Teologia politica

L’ASTUZIA DELLA FEDE (e della ragione) ASSOLUTA, "CATTOLICA". Con il suo viaggio in Turchia il Papa sembra aver chiuso l’incidente di Ratisbona. Ma il comune avversario delle Chiese non è l’Islam, è la «secolarizzazione, il nichilismo, il relativismo» occidentali. Un’analisi di Gian Enrico RUSCONI.

sabato 2 dicembre 2006.
 

L’Occidente preoccupa Benedetto

Con il suo viaggio in Turchia il Papa sembra aver chiuso l’incidente di Ratisbona. Ma il comune avversario delle Chiese non è l’Islam, è la «secolarizzazione, il nichilismo, il relativismo» occidentali, come dice la dichiarazione congiunta dei due capi

di GIAN ENRICO RUSCONI *

Ce l’ha fatta Benedetto XVI. Con il suo viaggio in Turchia sembra aver accontentato tutti. Sono soddisfatti i cattolici interessati all’intensificazione dei rapporti con la Chiesa ortodossa; i religiosi e i laici preoccupati del dialogo politico e culturale con l’Islam nella versione turca, che è la più accettabile secondo i criteri europei. Sono contenti i politici di Ankara che volevano dimostrare all’Europa di saper controllare l’estremismo religioso del loro Paese. Hanno trasformato in successo politico quella che alla vigilia sembrava una operazione rischiosissima. Non da ultimo esce rafforzata la figura di papa Ratzinger con la sua specifica personalità. Certo, rimane il dubbio che questo viaggio abbia soltanto rimosso alcune difficoltà preliminari, abbia corretto errori commessi in precedenza. Abbia posto cioè semplicemente le premesse per un lavoro tutto da inventare. Bilancio positivo, comunque, se misurato ai timori della vigilia, e che ora ci consente di guardare con occhio più sereno a un complesso di problemi che rimangono molto seri.

Cominciamo dalla figura del Papa, finalmente emancipato dalla figura del suo predecessore e mentore. Non è certamente un caso che Ratzinger abbia ripetuto le parole semplici e forti di un altro suo predecessore (Giovanni XXIII): «Io amo i turchi». Queste parole, con altri gesti e immagini (prima fra tutte la fotografia del Papa sorridente accanto alla grande bandiera nazionale turca) hanno colpito l’opinione pubblica turca, che spesso coltiva il complesso di vittima della malevolenza occidentale. Dobbiamo riconoscere che il Pontefice è stato particolarmente attento ad accentuare i gesti simbolici, all’altezza della comunicazione mediatica. A cominciare dalla discesa dell’aereo quando non portava in evidenza il crocifisso sulla veste bianca. Diplomazia e coerenza ideologica. Questo atteggiamento è stato più importante che l’augurio (forzatamente interpretato) che la Turchia possa raggiungere il suo obiettivo di entrare nella Unione Europea. Il Papa infatti offre una garanzia autorevole che l’Islam, in versione turca, non è incompatibile con i valori europei. È un punto molto importante, quando si affronta il dibattito sulla specificità della Turchia nel mondo islamico.

Reciprocamente l’atteggiamento di Ratzinger rende più coerente ed efficace la sua insistenza sulla «libertà religiosa» che è un principio ineludibile per un autentico Stato laico. Se le autorità politiche di Ankara si decidessero a formalizzare e a dare attuazione in modo inequivocabile a questo principio, manderebbero un segnale decisivo ai molti che sono contrari all’entrata della Turchia nell’Unione europea perché è inadempiente su alcuni principi democratici fondamentali. Detto questo, avanzo l’ipotesi che sarà più facile ottenere il riconoscimento formale della libertà religiosa dallo Stato turco che non registrare significativi progressi nei rapporti tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. Anche qui si sono visti grandi simpatici segnali simbolici. Compresa la fotografia dei due capi della rispettive Chiese che alzano le braccia congiunte in un gesto di riconoscimento paritario reciproco, anche se in realtà ricorda le foto mondane degli sportivi o dei politici nei grandi compressi di partito. Ma anche qui siamo davanti alla logica mediatica.

Quello che invece ha colpito è la mancata partecipazione alla comunione eucaristica. Storici e teologi spiegano in tutti i dettagli perché il Papa non poteva farlo. Come laico potrei ingenuamente essere scandalizzato, dopo aver letto tante parole solenni. Ma so che qui tocchiamo una questione dogmatica essenziale quanto quella del riconoscimento dell’autorità papale, nel cui merito non entro. Ma l’impressione (non positiva) che se ne trae, allora, è che la riapertura del dialogo tra le Chiese avviene fondamentalmente su posizioni difensive verso il comune avversario che - si badi - non è affatto l’Islam ma «la secolarizzazione, il relativismo e il nichilismo in particolare nel mondo occidentale», come dice la dichiarazione congiunta dei due Capi delle Chiese. Siamo cosi tornati a un punto critico dell’intera strategia ratzingeriana. Era già evidente nell’importante lezione di Ratisbona, che ha provocato tanti equivoci a proposito dell’infelice citazione su Maometto. A questo proposito l’incidente comunicativo sembra chiuso, proprio anche grazie alla visita in Turchia. Ora è chiaro più che mai che il vero avversario rimane in Occidente.

* La Stampa, 02.12.2006


Sulla questione, ormai divenuta radicale ed epocale (antropologica, e teo-logico-politica!!!), nel sito, si cfr.

-  L’Eu-angélo non è un "messaggio" di "mammasantissima"!!! PER LA PACE E IL DIALOGO, QUELLO VERO ...: UN NUOVO CONCILIO, SUBITO. Ev-angelo: GIUSEPPE dà a suo Figlio, GESU’ (= "Dio" salva), il NOME del Suo "Dio", e Gesù rivela che il Nome di "Dio" è "Amore" (Agape, Charitas)!!! VANGELO della Chiesa cattolico-romana: "Deus caritas (= caro-prezzo) est". Catechesi di Benedetto XVI: «Solo da Gesù la salvezza: il dialogo non lo neghi»!!??

-  "UCCIDETE LA DEMOCRAZIA", ELEZIONI, E "MISTERO" delle SCHEDE BIANCHE?! LA "NOTTE" DEL "BROGLIO DEI BROGLI" E’ "SCESA" QUANDO E’ STATO (ED E’ ANCORA !!!) "PERMESSO" A UNA PERSONA E A UN PARTITO L’AB-USO DELLA “PAROLA”: Che "Forza"!!! "For SHAME"!!! Istituzioni e cittadini, tutte e tutti - sonnambuli e conniventi ?!! LUNGA VITA ALL’ITALIA !!! IN PRINCIPIO ERA LA PAROLA ("LOGOS"), NON IL "LOGO"!!!


Benedetto XVI e Bartolomeo I (30 novembre 2006) Dichiarazione congiunta *

"Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Sal 117,24)

Il fraterno incontro che abbiamo avuto, noi, Benedetto XVI, Papa di Roma e Bartolomeo I, Patriarca ecumenico, è opera di Dio e per di più un dono che proviene da Lui. Rendiamo grazie all’Autore di ogni bene, che ci permette ancora una volta, nella preghiera e nello scambio, d’esprimere la nostra gioia di sentirci fratelli e di rinnovare il nostro impegno in vista della piena comunione. Tale impegno ci proviene dalla volontà di nostro Signore e dalla nostra responsabilità di Pastori nella Chiesa di Cristo. Possa il nostro incontro essere un segno e un incoraggiamento per noi tutti, cattolici ed ortodossi, a condividere gli stessi sentimenti e gli stessi atteggiamenti di fraternità, di collaborazione e di comunione nella carità e nella verità. Lo Spirito Santo ci aiuterà a preparare il grande giorno del ristabilimento della piena unità, quando e come Dio lo vorrà. Allora potremo rallegrarci ed esultare veramente.

Abbiamo evocato con gratitudine gli incontri dei nostri venerati predecessori, benedetti dal Signore: hanno mostrato al mondo l’urgenza dell’unità e hanno tracciato sentieri sicuri per giungere ad essa, nel dialogo, nella preghiera e nella vita ecclesiale quotidiana. Il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I, pellegrini a Gerusalemme sul luogo stesso in cui Gesù è morto e risorto per la salvezza del mondo, si sono incontrati in seguito più volte, qui al Fanar ed a Roma. Essi ci hanno lasciato una dichiarazione comune che mantiene tutto il suo valore, sottolineando che il vero dialogo della carità deve sostenere ed ispirare tutti i rapporti tra le persone e tra le stesse Chiese, "deve essere radicato in una totale fedeltà all’unico Signore Gesù Cristo e nel mutuo rispetto delle tradizioni proprie" (Tomos Agapis, 195). Non abbiamo dimenticato lo scambio di visite tra Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II e Sua Santità Dimitrios I. Fu proprio durante la visita di Papa Giovanni Paolo II, la sua prima visita ecumenica, che fu annunciata la creazione della Commissione mista per il dialogo teologico. Essa ha radunato cattolici ed ortodossi con lo scopo dichiarato di ristabilire la piena comunione.

Per quanto riguarda le relazioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli, non possiamo dimenticare il solenne atto ecclesiale che ha relegato nell’oblio le antiche scomuniche, le quali, lungo i secoli, hanno influito negativamente sulle relazioni tra cattolici ed ortodossi. Non abbiamo ancora tratto da questo atto tutte le conseguenze positive che ne possono derivare per il nostro cammino verso la piena unità, al quale la Commissione mista è chiamata a dare un importante contributo. Esortiamo cattolici ed ortodossi a prendere parte attivamente a questo processo, con la preghiera e con gesti significativi.

In occasione della sessione plenaria della Commissione mista per il dialogo teologico tenutasi recentemente a Belgrado e generosamente ospitata dalla Chiesa ortodossa serba, abbiamo espresso la nostra gioia profonda per la ripresa del dialogo teologico. Dopo un’interruzione di qualche anno, dovuta a varie difficoltà, la Commissione ha potuto lavorare di nuovo in uno spirito di amicizia e di collaborazione. Trattando il tema: "Conciliarità e autorità nella Chiesa" a livello locale, regionale e universale, essa ha intrapreso una fase di studio sulle conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa. Ciò permetterà di affrontare alcune delle principali questioni ancora controverse tra cattolici ed ortodossi. Come nel passato, siamo decisi a sostenere incessantemente il lavoro affidato a questa Commissione, mentre ne accompagniamo i membri con le nostre preghiere.

Come Pastori, abbiamo innanzitutto riflettuto sulla missione di annunciare il Vangelo nel mondo di oggi. Questa missione: "Andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19), oggi è più che mai attuale e necessaria, anche in paesi tradizionalmente cristiani. Inoltre, non possiamo ignorare la crescita della secolarizzazione, del relativismo e perfino del nichilismo, soprattutto nel mondo occidentale. Tutto ciò esige un rinnovato e potente annuncio del Vangelo, adatto alle culture del nostro tempo. Le nostre tradizioni rappresentano per cattolici e ortodossi un patrimonio che deve essere continuamente condiviso, proposto e attualizzato. Per questo motivo, dobbiamo rafforzare le collaborazioni e la nostra testimonianza comune davanti a tutte le nazioni.

Abbiamo valutato positivamente il cammino verso la formazione dell’Unione Europea. Gli attori di questa grande iniziativa non mancheranno di prendere in considerazione tutti gli aspetti che riguardano la persona umana ed i suoi inalienabili diritti, soprattutto la libertà religiosa, testimone e garante del rispetto di ogni altra libertà. In ogni iniziativa di unificazione, le minoranze debbono essere protette, con le loro tradizioni culturali e le loro specificità religiose. In Europa, cattolici ed ortodossi, pur rimanendo aperti alle altre religioni e al contributo che danno alla cultura, debbono unire i loro sforzi per preservare le radici, le tradizioni ed i valori cristiani, per assicurare il rispetto della storia, come pure per contribuire alla cultura dell’Europa futura, alla qualità delle relazioni umane a tutti i livelli. In questo contesto, come non evocare gli antichissimi testimoni e l’illustre patrimonio cristiano della terra dove ha luogo il nostro incontro, a cominciare da quanto ci dice il libro degli Atti degli Apostoli nell’evocare la figura di San Paolo, Apostolo delle nazioni. Su questa terra, il messaggio del Vangelo e la cultura ellenica si sono saldati. Questo vincolo, che così tanto ha contribuito all’eredità cristiana che ci è comune, resta attuale e recherà ancora frutti in avvenire per l’evangelizzazione e per la nostra unità.

Abbiamo rivolto il nostro sguardo ai luoghi del mondo di oggi dove vivono i cristiani e alle difficoltà che debbono affrontare, in particolare la povertà, le guerre e il terrorismo, ma anche le diverse forme di sfruttamento dei poveri, degli emigrati, delle donne e dei bambini. Cattolici ed ortodossi sono chiamati ad intraprendere insieme azioni a favore del rispetto dei diritti dell’uomo, di ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, come pure per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Le nostre tradizioni teologiche ed etiche possono offrire una solida base alla predicazione e all’azione comuni. Innanzitutto, vogliamo affermare che l’uccisione di innocenti nel nome di Dio è un’offesa a Lui e alla dignità umana. Tutti dobbiamo impegnarci per un rinnovato servizio all’uomo e per la difesa della vita umana, di ogni vita umana.

Abbiamo profondamente a cuore la pace in Medio Oriente, dove nostro Signore ha vissuto, ha sofferto, è morto ed è risorto, e dove vive, da tanti secoli, una moltitudine di fratelli cristiani. Desideriamo ardentemente che la pace sia ristabilita su quella terra, che si rafforzi la coesistenza cordiale tra le sue diverse popolazioni, tra le Chiese e le diverse religioni che vi si trovano. A questo fine, incoraggiamo a stabilire rapporti più stretti tra i cristiani e un dialogo interreligioso autentico e leale, per combattere ogni forma di violenza e di discriminazione.

Nell’epoca attuale, davanti ai grandi pericoli per l’ambiente naturale, vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per le conseguenze negative che possono derivare per l’umanità e per tutta la creazione da un progresso economico e tecnologico che non riconosce i propri limiti. Come capi religiosi, consideriamo come uno dei nostri doveri incoraggiare e sostenere gli sforzi compiuti per proteggere la creazione di Dio e per lasciare alle generazioni future una terra sulla quale potranno vivere.

Infine, il nostro pensiero si rivolge a tutti voi, ortodossi e cattolici presenti ovunque nel mondo, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, uomini e donne laici impegnati in un servizio ecclesiale, ed a tutti i battezzati. Salutiamo in Cristo gli altri cristiani, assicurando loro la nostra preghiera e della nostra disponibilità al dialogo e alla collaborazione. Vi salutiamo tutti con le parole dell’Apostolo dei Gentili: "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2 Cor 1,2).

Fanar, 30 novembre 2006

Benedetto XVI e Bartolomeo I - 17.2 Kb

Benedetto XVI e Bartolomeo I

___

* Avvenire


Sul tema, nel sito, si cfr.:

PER LA VISITA DEL PAPA IN TURCHIA (28 NOVEMBRE), AD ISTANBUL, LA BASILICA DI S. SOFIA E’ STATA ASSALTATA DAI "LUPI GRIGI". NELLA "NOTTE" CHE AVANZA, NON SI PREPARINO "INUTILI STRAGI"!!! CHE LO SPIRITO DI ASSISI E DI SAN GIOVANNI IN FIORE ILLUMINI IL MONDO !!! VIVA IL "LUPO" DI GUBBIO e VIVA IL "LUPO" DI GIOACCHINO DA FIORE !!!

ERMETISMO ED ECUMENISMO RINASCIMENTALE, OGGI: INCONTRO DI PAPA FRANCESCO E BARTOLOMEO I A ISTANBUL.

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO".


Rispondere all'articolo

Forum