Un gruppo di militanti ha invaso per protesta l’ex chiesa, ora adibita a museo.
Il partito islamico inoltre ha indetto una grande manifestazione per domenica
Istanbul in fermento contro la visita del Papa
i lupi grigi assaltano la basilica di S. Sofia
Il Vaticano sdrammatizza: "Fatti episodici che dispiacciono ma non preoccupano"
Il pontefice è atteso nel paese musulmano il prossimo 28 novembre
ISTANBUL - Monta in Turchia la protesta contro la visita di Papa Benedetto XVI. Un gruppo di militanti del partito ultranazionalista Bbp, vicino all’organizzazione "lupi grigi" alla quale apparteneva l’attentatore di Karol Wojtyla Alì Agca, hanno occupato oggi a Istanbul l’ex basilica di Santa Sofia, attualmente adibita a museo, per dimostrare contro l’arrivo del Pontefice, in programma per la prossima settimana. Secondo le prime informazioni la polizia avrebbe arrestato una quarantina di persone prima di riuscire a chiudere gli uffici ospitati dall’edificio. Per disperedere la folla che urlava "Allah akbar" (Allah è grande) ed esponeva uno striscione con la scritta "non lasciate che l’ignorante e astuto Papa venga in Turchia" è stato necessario il lancio di candelotti lacrimogeni.
Malgrado la tensione e l’apprensione suscitata da questo episodio, il Vaticano si è affrettato a sdrammatizzare. "Continuo a considerare questi fatti episodici e limitati, tali da non mettere in questione la sostanza e il clima della visita che prevediamo si svolga in modo sereno", ha commentato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. "Questi fatti - ha proseguito - non alimentano preoccupazioni particolari anche se danno dispiacere. Non sono tuttavia una sorpresa dato che sappiamo che esistono gruppi che sono poco favorevoli alla visita del Papa. Ma sono fatti da non sopravvalutare".
L’assalto a Santa Sofia è un’anticipazione di quanto potrebbe accadere domenica prossima quando sono in attese in piazza a Istanbul circa un milione di persone chiamate dal Saadet, la formazione integralista islamica turca del Partito della felicità (nota anche con la sigla Sp), a manifestare contro l’arrivo di Ratzinger. ’’Il nostro rispetto per tutte le religioni e per tutti i loro rappresentanti è infinito, ma noi non possiamo restare senza risposta di fronte a coloro le cui dichiarazioni vanno contro le nostre convinzioni’’, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa Osman Yumakogullari, presidente del Sp per Istanbul.
Gli organizzatori hanno detto di attendere in piazza almeno un milione di persone. ’’A settembre - ha ricordato Yumakogullari - Papa Benedetto XVI non si è fatto scrupolo di insultare il profeta Maometto. Secondo lui, il profeta ha portato delle cose inumane e sataniche’’. Il Pontefice è atteso in Turchia dal 28 novembre al 1 dicembre, per il suo primo viaggio in un paese musulmano, due mesi dopo aver provocato una levata di scudi nel mondo musulmano con delle affermazioni sull’Islam e la violenza in occasione di una visita in Germania. Nell’agenda del suo soggiorno è prevista anche una visita alla basilica di Santa Sofia per la quale l’islamismo radicale turco rivendica da tempo il ritorno alla funzione di moschea.
* la Repubblica, 22 novembre 2006
TURCHIA: ASSALTATA SANTA SOFIA CONTRO VISITA DEL PAPA
ISTANBUL, 22 NOV - Circa 40 persone hanno cercato di fare irruzione nel museo di Santa Sofia, protestando contro la prossima visita del papa in Turchia e sono state arrestate dalla polizia che ha chiuso tutti gli accessi al museo.
I manifestanti appartengono tutti al Partito ultranazionalista BBP (Partito della Gran Unione) vicino ai lupi grigi. Il museo di Santa Sofia fu in origine una chiesa cristiana bizantina e poi fu adibita a moschea dal 1453 fino a circa 70 anni fa, quando fu trasformata in museo di stato per volontà del fondatore della Turchia moderna, Kemal Ataturk.
I ’’lupi grigi’’ arrestati sono 39, ma secondo alcune voci essi erano almeno un centinaio. Alcuni potrebbero essere entrati nel museo alla spicciolata presentandosi come turisti e confondendosi con i veri turisti presenti alla scena. I 39 arrestati hanno affermato di appartenere all’organizzazione giovanile del partito BBP, ’’Focolari di Alperen’’, gruppo scissionista del Partito di azione nazionalista fondato da Arpaslan Turkes. Essi sono stati condotti in una stazione di polizia vicina. La polizia ha identificato anche alcuni dei turisti presenti ed ha quindi sgombrato il museo di Santa Sofia chiudendo tutti gli accessi al grandioso edificio.
Il papa visitera’ Santa Sofia giovedi’ 30 novembre nel corso della sua visita in Turchia, che lo portera’ ad Ankara il 28, ad Efeso il 29 e ad Istanbul il 29 pomeriggio e il 30 novembre. L’islamismo radicale turco rivendica da tempo il ritorno di Santa Sofia alla funzione di moschea. Il movimento dei ’’lupi grigi’’, un tempo esprimeva un nazionalismo laico estremista, ma da qualche tempo sta esprimendo sempre piu’ anche motivazioni vicine all’islam fondamentalista.
IL VATICANO: FATTI NON PREOCCUPANTI
"Continuo a considerare questi fatti episodici e limitati, tali da non mettere in questione la sostanza e il clima della visita che prevediamo si svolga in modo sereno". E’ il commento di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana alla notizia dell’assalto di Santa Sofia a Istanbul . "Questi fatti non alimentano preoccupazioni particolari anche se danno dispiacere. Non sono tuttavia una sorpresa dato che sappiamo che esistono gruppi che sono poco favorevoli alla visita del Papa. Ma sono fatti da non sopravvalutare".
* ANSA » 2006-11-22 16:21
RATZINGER, LO "STERMINATORE DI ECUMENISMO"
AL DI LA’ DELLA "TRAGEDIA"...LO SPIRITO DI ASSISI: LA LEZIONE DI FRANCESCO (NON DI BENEDETTO XV O BENEDETTO XVI)
IL VAN-GELO ... DELL’IMPERATORE COSTANTINO!!!
ISTANBUL 2014: FRANCESCO E BARTOLOMEO |
Santa Sofia a Istanbul.
Il «sultano» e il risiko da non accettare né subire
di Raul Gabriel (Avvenire, sabato 18 luglio 2020)
Santa Sofia non è un edificio. Santa Sofia è un organismo vivente che ha accompagnato le vicissitudini di una delle più affascinanti città del mondo, separazione, nella contiguità simbolica e geografica, tra Occidente e Oriente. Santa Sofia si è modificata nel tempo, attraversata dagli impeti della storia dell’uomo, sempre controversa, sempre conflittuale. Per tutte queste ragioni Santa Sofia è da sempre e suo malgrado, anche trofeo. Trofeo per una umanità dalla logica predatoria, per cui ogni realtà esiste solo in funzione della propria appartenenza al potere di turno. Questa trovata di Erdogan, altamente prevedibile e perfino in ritardo rispetto ai tempi che ci si potevano aspettare, è l’ennesima occasione in cui si dovrebbe, da parte nostra, ribaltare le carte, affrancando una volta per tutte un luogo così potente sul piano estetico e storico da ogni valenza di bottino di guerra, da esibire per dimostrare una egemonia che ha valore solo se le si dà valore.
Tanta parte del mondo occidentale è complice di Erdogan. Perché nei commenti di questi giorni dimostra di pensarla allo stesso modo. Santa Sofia moschea? È uno scandalo, è il segno dell’avanzamento dell’islam, è una perdita di territorio, che finora, a mezzo millennio dalla vittoria ottomana, in una indefinita quanto presunta neutralità, poteva essere rivendicato da tutte le parti in gioco. Mentre il vero scandalo è un altro. Che l’Occidente, e in particolare l’Occidente cristiano, sia a tutt’oggi profondamente ancorato a logiche da crociata, da esercito, da clan, da tifoseria per l’una o l’altra parte. Non è su questo piano che si gioca la maturità storica di una cultura che dovrebbe essere ormai libera dall’artificio di identificare la potenza di una rivelazione con la quantità di bandierine appuntate sulla carta geografica. Cosa sia Erdogan dovremmo saperlo da tempo, e certo Santa Sofia, in termini di gravità, è l’ultima delle dimostrazioni di una autocrazia che non guarda in faccia a nessuno, usando l’islam in maniera pretestuosa per consolidare un dominio ottenuto anche con la forza del fanatismo, e, bisogna ammetterlo, con i nervi d’acciaio di chi, sotto gli aerei che volevano ribaltarlo in quel luglio del 2016, non ha mollato di un millimetro, esortando i suoi sodali alla rivolta contro i rivoltosi.
Cosa possono le mollezze delle cancellerie europee, perlopiù ignave rispetto ai soprusi che sono anche storia recente, di fronte alla determinazioni di questo uomo ormai piuttosto avanzato nell’età ma con la energia di un leone? Lo scandalo per Santa Sofia è uno di quei balletti diplomatici e mediatici, il cui unico effetto è di consolidare la leggenda del ’sultano’ (come lo chiamano i media in una ulteriore concessione alla sua epopea da conquistatore), che immagino sorridente di fronte a questa agitazione isterica, un po’ ipocrita, che sottende un comportamento sostanzialmente connivente e omissivo.
Santa Sofia una possibilità ce la offre. Far sì che l’operazione ’di nuovo moschea’ diventi giudice feroce e inappellabile del suo stesso ideatore e della arretratezza della sua visione. Testimoniando una cultura che ha superato le logiche primordiali della imposizione di una verità attraverso la moltiplicazione delle bandierine del risiko, con le sue armate e i suoi territori.
Testimoniando una cultura in cui la valenza simbolica anche di un solo uomo che vive la propria identità con libertà e solidarietà può valere mille ’conquiste’ di Santa Sofia, il cui portato di verità svanisce proporzionalmente al valore pragmatico di che le viene attribuito. Testimoniando una cultura che non si disperde in mille rivoli isterici di lamentazioni inutili e dannose, incapaci di spostare di un solo millimetro la realtà delle cose.
Possiamo provare dolore, ma non abbiamo alcun timore di Santa Sofia che ridiventa moschea, perché al primo posto abbiamo il rispetto per l’uomo, il rispetto per la verità che non ha bisogno di fortezza, perché è fortezza in se stessa, amplificata non dalla pomposità, dal prestigio, dalla ricchezza dei luoghi o dalla forza degli eserciti, quali essi siano, ma dalla sua stessa essenza. Presente, inalienabile e sostanzialmente indifferente ai miserabili autocrati della terra che con tutti i loro disastri non fanno altro che testimoniare la propria inesorabile e fatale transitorietà, che noi possiamo contribuire a rivelare, purché riusciamo a essere - ed è tutto da dimostrare - realmente differenti.
Turchia. Istanbul, la decisione è presa: Santa Sofia sarà moschea
Il Consiglio di Stato turco ha annullato il decreto del 1934 che aveva trasformato uno dei monumenti simbolo di Istanbul - fino al 1453 basilica e poi moschea - in un museo
di Redazione Internet e Marta Ottaviani (Avvenire, venerdì 10 luglio 2020)
Santa Sofia a Istanbul tornerà ad essere una moschea. Come già era stato anticipato, il Consiglio di Stato turco ha annullato il decreto del 1934 che aveva trasformato uno dei monumenti simbolo di Istanbul - fino al 1453 basilica e poi moschea - in un museo.
La notizia in Turchia circolava già da due giorni. La Danistay, il Consiglio di Stato, ha quindi accettato il ricorso presentato dal partito di centro destra Iyi Parti. L’edificio bizantino, quindi, verrà di nuovo adibito al culto islamico.
La Danistay si era riunita per esaminare il ricorso lo scorso 2 luglio. La seduta era durata appena 17 minuti. La decisione era attesa fra due settimane, ma il processo ha subito un’improvvisa accelerazione che, quasi sicuramente, non è frutto di un caso. Il 15 luglio, infatti, sarà il quarto anniversario del fallito golpe del 2016 e molti dirigenti dell’Akp, salutando nei giorni scorsi l’indiscrezione come se la notizia fosse già ufficiale, hanno ipotizzato una preghiera di inaugurazione nell’edificio proprio in quel giorno al quale, secondo il ministro dell’Interno Soylu, «dovrebbero partecipare tutti i leader politici turchi».
Un gesto che andrebbe a caricare ancora più di significato il ritorno dell’ex basilica cristiana in moschea e consacrare il presidente, Recep Tayyip Erdogan, non solo come il padrone assoluto del Paese, ma anche come il nuovo Sultano contrapposto all’Occidente, per il quale criticare le decisioni turche sull’argomento equivale a violare la sovranità nazionale della Mezzaluna.
Il suo portavoce, Ibrahim Kalin, giovedì aveva dichiarato che il monumento sempre «resterà patrimonio mondiale» e che con la trasformazione in moschea verrebbe visitata da ancora più persone.
La decisione della Danistay, però, potrebbe non essere accettata dall’Unesco, che ha iscritto Santa Sofia nella lista dei Beni patrimonio per l’Umanità, mentre la Commissione Europea ha chiesto ufficialmente e a gran voce che rimanga un museo, «simbolo di dialogo interreligioso e interculturale».
Il priore della comunità monastica di Bose fa il punto sul cammino ecumenico delle Chiese cristiane in vista dell’incontro tra il Santo Padre e il Patriarca di Mosca, il primo nella storia.
di Enzo Bianchi (Famiglia Cristiana, 05/02/2016)
E’ importante innanzitutto perché è storico. E’ la prima volta che accade dopo secoli di incomprensioni, di lotte, di sangue. E’ importante, poi, perché avviene in obbedienza all’Evangelo di Cristo, in un contesto in cui Roma e Mosca sollecitano preghiere al Signore che ha supplicato i suoi discepoli di cercare, vivere, custodire l’unità, che solo in Dio trova compimento e sigillo.Ed è importante infine perché diventa modello da seguire: è frutto di un dialogo perseguito con santa testardaggine ed accettato con evangelica umiltà.
Già Roncalli e Montini sognavano in cuor loro di poter arrivare a un abbraccio fraterno con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Con Giovanni XXIII e Paolo VI, però, i tempi non erano maturi. C’era la Guerra fredda. Il mondo era diviso in due. Un Muro attraversava l’Europa. Montini abbracciò il Patriarca Atenagora: Roma e Costantinopoli tornarono a parlarsi. Ma Mosca rimaneva ancora fredda. E distante. Giovanni Paolo II andò a un passo dal grande evento: attorno al 2000 sembrava possibile un incontro in terreno neutro, nel monastero benedettino ungherese di Pannonhalma. Prevalsero i timori e le remore. Un Papa polacco non era particolarmente amato in Russia. E poi c’era l’irrisolto problema dei cattolici di rito bizantino, presenti in particolar modo in Ucraina, ovvero dei cristiani che dalla separazione conseguente allo scisma d’Oriente erano tornati a unirsi a Roma.
Con Joseph Ratzinger è come se si fosse trattenuto il respiro. Bergoglio ci ha messo del suo. Una convinzione testarda, in primo luogo. Non ha dato tregua a Kirill. Pochi mesi fa è tornato a bussare alla sua porta: ci vediamo quando vuoi, dove vuoi, come vuoi. Così sarà. L’incontro è frutto dell’ecumenismo concreto di Francesco che si nutre, sì, di profondità evangelica, ma che non usa l’affidamento allo Spirito come alibi per non muovere un passo , qui, sulla terra.
Il fatto che l’incontro tra il Papa e il Patriarca avvenga ben prima dell’annunciato Concilio panortodosso non legittima l’ipotesi che Mosca voglia ipotecare la leadership del cammino delle chiese d’Oriente. Temi e modalità d’incontro sono stati concordati. All’abbraccio tra il Papa di Roma e il Patriarca di Costantinopoli si aggiungerà quello tra il Papa e il Patriarca di Mosca. Non può che far del bene all’intera cristianità. Un passo avanti. Per tutti.
Papa Francesco: il 12 febbraio storico incontro con il patrarca di Mosca Kyrill a Cuba
Lombardi, incontro con Kyrill preparato da tempo
di Redazione ANSA *
Il Papa e il patriarca di Mosca Kyrill si incontreranno a Cuba il 12 febbraio, quando il Papa farà una tappa prima del viaggio in Messico. Lo annunciano congiuntamente Sante Sede e Patriarcato di Mosca, definendolo "storico incontro". I due si incontreranno all’aeroporto di Cuba e rilasceranno anche una dichiarazione comune.
"La Santa Sede e il Patriarcato di Mosca - si legge nel comunicato congiunto, che è stato letto ai giornalisti da padre Federico Lombardi in sala stampa vaticana - hanno la gioia di annunciare che, per grazia di Dio, Sua Santità Papa Francesco e Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia, si incontreranno il 12 febbraio. Il loro incontro avrà luogo a Cuba, dove il Papa farà scalo prima del suo viaggio in Messico, e dove il Patriarca sarà in visita ufficiale. Esso comprenderà un colloquio personale presso l’aeroporto internazionale José Martí dell’Avana e si concluderà con la firma di una dichiarazione comune". "Questo incontro - prosegue la nota - dei Primati della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa russa, preparato da lungo tempo, sarà il primo nella storia e segnerà una tappa importante nelle relazioni tra le due Chiese. La Santa Sede e il Patriarcato di Mosca auspicano che sia anche un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà. Invitano tutti i cristiani a pregare con fervore affinché Dio benedica questo incontro, che possa produrre buoni frutti".
L’ incontro tra il Papa e il patriarca di Mosca Kyrill è stato "preparato da lungo tempo", afferma il comunicato congiunto Santa Sede-Patriarcato di Mosca, letto da padre Federico Lombardi in sala stampa vaticana. "Sono lieto - ha detto il portavoce - di poter leggere un importante comunicato, lo leggerò in quattro lingue, e ho aspettato le 12,10 perché è congiunto con il patriarcato di Mosca".
Papa in Turchia, Francesco a Istanbul
Entra nella Moschea Blu
di Redazione *
Papa Francesco è a Istanbul, seconda tappa del suo viaggio in Turchia. L’aereo con a bordo il Pontefice, proveniente da Ankara, è atterrato all’aeroporto internazionale della città sul Bosforo. Papa Bergoglio è stato accolto all’aeroporto dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, e dal governatore della città.
Papa Francesco è entrato nella Moschea Sultan Ahmet di Istanbul, conosciuta anche come Moschea ’Blu’. Ad accoglierlo sull’ingresso è stato il Gran Muftì. Imponenti le misure di sicurezza lungo il percorso che ha fatto il Papa dall’aeroporto e anche nei dintorni della stessa Moschea.
Con le mani giunte sopra la croce pettorale, il volto chino, gli occhi chiusi. Così papa Francesco si è raccolto, in silenzio, nella Moschea Blu di Istanbul davanti al "mihrab", la nicchia che indica la direzione della Mecca. Il Pontefice è rimasto così, in raccoglimento, preghiera o meditazione spirituale, per oltre due minuti accanto all’imam che declamava delle invocazioni. Entrando nella moschea, papa Francesco, in rispetto alla tradizione musulmana secondo cui bisogna entrare scalzi nei luoghi di culto, si era tolto le scarpe.
Il Papa è stato dapprima accompagnato nella visita dentro la moschea, quindi si è trattenuto alcuni minuti in maniera riservata. Bergoglio, al suo arrivo a Istanbul, secondo il programma originario avrebbe dovuto andare prima al Museo di Santa Sofia e solo dopo alla Moschea Blu, ma ha invertito l’ordine della visita per rispetto nei confronti dell’ora di preghiera musulmana. Nella sua visita alla Moschea Blu il 30 novembre di otto anni fa, anche Benedetto XVI era rimasto raccolto in preghiera davanti al "mihrab", con le mani unite e muovendo impercettibilmente le labbra, per oltre un minuto con a fianco il Gran Mufti.
Papa Francesco è arrivato nella Basilica di Santa Sofia a Istanbul, oggi un Museo. E’ tra i principali monumenti della città turca. Fu cattedrale cristiana di rito bizantino fino al 1054, sede patriarcale greco-ortodossa, cattedrale cattolica, poi moschea, infine museo dal 1935, per volere del padre della Turchia Ataturk. Sovrastata da una gigantesca cupola è una delle migliori espressioni dell’architettura bizantina.
Francesco e Bartolomeo: quale unità *
da Il Cittadino di Lodi *
Il Papa in Turchia. L’abbraccio con il patriarca ecumenico Bartolomeo. L’enorme attenzione mediatica, le trasmissioni televisive, le paginate dei giornali. A distanza di una settimana da questi eventi ci è parso naturale chiedere al vescovo - che per vent’anni e fino a poco tempo fa si è occupato in prima persona delle Chiese orientali - un commento.
Monsignor Malvestiti ha accolto immediatamente la proposta. Ne è scaturita un’intervista tutta particolare, ricca anche di aspetti inediti.
Eccellenza, come giudica l’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo?
«Si è trattato di un ulteriore seme di unità gettato per il futuro. È stato un buon passo in avanti per ambedue le Chiese. I gesti del Papa, poi, hanno avuto un significato altissimo. Egli ha detto: “A cosa serve la nostra fedeltà al passato, se questo non significa nulla per il futuro? A cosa giova il nostro vanto per quanto abbiamo ricevuto, se tutto ciò non si traduce nella vita per l’uomo e per il mondo di oggi e di domani?”».
Posso chiederle di fare un passo indietro? Io non ho per nulla chiaro quante e quali siano le Chiese di tradizione orientale, e quali di queste riconoscono il Papa in quanto tale.
«Le Chiese orientali in comunione con Roma sono ventidue e godono però di un’ampia autonomia nel loro territorio e sono regolate da una propria legislazione. Sono dette sui juris. Accanto al Codice di Diritto Canonico c’è infatti il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. L’unico “supremo legislatore” - come viene chiamato - è il Papa».
Come sono suddivise?
«Ci sono anzitutto sei Chiese patriarcali: la prima è quella di Alessandria. Seguono le tre di Antiochia: di Siria, dei Maroniti e dei Melchiti. Poi abbiamo la Chiesa di Babilonia dei Caldei e quella di Cilicia degli Armeni. Tutte e sei sono governate da un patriarca e pur rimanendo fedeli alla tradizione teologica, liturgica condivisa dalla rispettiva Chiesa non cattolica sono in piena comunione col Vescovo di Roma».
E queste sono le prime sei.
«Ci sono poi quattro arcivescovi maggiori che governano rispettivamente la Chiesa Greco Cattolica dell’Ucraina con sede a Kiev, la Chiesa Siro-Malabarese e quella Siro-Malankarese ambedue con sede nello Stato Indiano del Kerala, la Chiesa Greco-cattolica di Romania con sede in Transilvania, nella cittadina di Blaj, chiamata “mica-Roma” ossia piccola Roma. Questi arcivescovi maggiori in comunione con il Papa hanno gli stessi diritti dei patriarchi».
E questo significa che...
«Vengono eletti anch’essi dal rispettivo sinodo composto da tutti i vescovi e subito dopo l’elezione chiedono la conferma al Papa, mentre i Patriarchi gli presentano la richiesta di “ecclesiastica communio” e il successore di Pietro la accoglie con una lettera che consente al nuovo “capo e padre” della rispettiva chiesa di svolgere il suo servizio nell’unità con l’intera Chiesa cattolica. Ecco il respiro universale».
E le altre dodici Chiese?
«Si tratta di Chiese metropolitane, a ciascuna delle quali fanno riferimento tre o quattro diocesi, chiamate eparchie, oppure delle semplici chiese particolari come quelle italo-albanesi di Lungro in Calabria e di Piana degli Albanesi in Sicilia, ambedue bizantine insieme al Monastero di Grottaferrata alle porte di Roma fondato addirittura nel 1004, le quali sono in cammino verso la piena maturità ecclesiale. Quando la composizione anche numerica e le strutture lo consentiranno potranno accedere al superiore grado ecclesiale».
Come si pone la Chiesa cattolica nei confronti delle Chiese ortodosse?
«Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha definito queste “vere Chiese”, riconoscendole come “custodi viventi delle origini cristiane” insieme alle Chiese della corrispondente tradizione rituale, dalla quale esse provengono e riservando a quelle cattoliche un auspicio: che fioriscano e crescano per assolvere la loro missione per l’unità tra tutte le Chiese».
Cosa significa?
«Le Chiese cattoliche orientali non sono un ostacolo all’ecumenismo, bensì un ponte affinché la conoscenza e la stima reciproca, la preghiera e la collaborazione vicendevoli, ci mantengano sulla nuova via da seguire: guardare a Cristo per trovarci più vicini di quanto oggi pensiamo».
Perché il Papa si è recato in Turchia? Mi pare che la Chiesa ortodossa del patriarca Bartolomeo non abbia un numero consistente di seguaci. Ad esempio, i fedeli della Chiesa ortodossa russa sono invece alcune centinaia di milioni...
«È tutto legato alla storia. Costantino fondò la nuova Roma sulle rive del Bosforo e vi pose un patriarca. Giustiniano eresse la splendida cattedrale patriarcale: è l’attuale museo di Santa Sofia ad Istanbul. Quando i patriarcati di Antiochia e di Alessandria caddero sotto la dominazione araba, dall’ottavo secolo il patriarca di Costantinopoli diventò l’autorità ecclesiastica più importante dell’Oriente, attirando nella propria orbita alcune regioni che prima facevano riferimento a Roma, ed avviando un’intensa attività missionaria specialmente tra le popolazioni slave. E poiché Costantinopoli era rimasta la sede dell’Impero romano d’Oriente, sorse la contrapposizione con Roma sull’esercizio della giurisdizione in Oriente».
Quindi è una vicenda antichissima.
«Come è noto, la rottura definitiva avvenne nel 1054, quando il papa Leone IX e il patriarca Michele Cerulario si scomunicarono a vicenda, dando inizio allo scisma che si è trascinato fino alla reciproca cancellazione delle scomuniche alla vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II. Quel giorno fu preparato dallo storico abbraccio tra il beato Paolo VI e il patriarca ecumenico Atenagora avvenuto a Gerusalemme nel 1964. Per commemorare il cinquantesimo anniversario di quel gesto ha già avuto luogo quest’anno un incontro tra Papa Francesco e Bartolomeo al Santo Sepolcro nella Città Santa».
Dal 1054 iniziò una vera frammentazione per la Chiesa ortodossa.
«Sì. E ai quattro patriarcati storici di Gerusalemme, Antiochia, Alessandria e Costantinopoli se ne sono aggiunti diversi altri. Praticamente ogni nazione può avere un proprio patriarcato indipendente. Al patriarca di Costantinopoli è riconosciuto però il primato d’onore, e può intervenire - potremmo dire - solo è richiesta la sua consulenza».
Sono 35 anni che una commissione mista di teologi cattolici e ortodossi si affatica nel tentativo di trovare un accordo per rimetterci insieme. Mi pare che di passi sostanziali ne siano stati fatti ben pochi.
«La commissione si incontra periodicamente, ma il confronto è molto faticoso. Le Chiese ortodosse per prime sono divise tra loro, alcune faticano ad accordarsi anche sul tipo di primato che la tradizione assegna al patriarca ecumenico di Costantinopoli. Un primato che Bartolomeo è tornato a rivendicare, nel suo scambio di messaggi con il Papa».
Perché non si trova un accordo? Qual è la questione più spinosa?
«Un ostacolo di rilievo è il modo di intendere il primato del vescovo di Roma. La Chiesa ortodossa sarebbe disposta ad accettare il Papa come un primus inter pares perché, secondo la loro interpretazione, nel primo millennio fino allo scisma del 1054, tra Chiesa Occidentale ed Orientale, il Papa sarebbe stato tale».
Ma questo non è condiviso dalla Chiesa cattolica.
«Infatti, perché noi riconoscamo al Papa un primato che gli deriva dall’essere il successore dell’apostolo Pietro, sul quale Cristo ha fondato la sua Chiesa. Il servizio petrino è quello di garantire l’unità nella verità e nell’amore e quindi al vescovo di Roma è riconosciuta una autorità piena, immediata e universale sui pastori e sui fedeli».
È un privilegio?
«No. È un carisma a custodia del supremo bene della unità. Spetta proprio allo stesso successore di Pietro sostenere la vita delle Chiese nella loro diversità, che esprime la ricchezza dell’unico Spirito di Cristo e mai nuoce all’unità, bensì la esalta».
Che risultati ha prodotto la visita del Papa in Turchia?
«Ha confermato le prospettive di due Chiese che si trovano molto vicine e scoprono sempre più di avere la responsabilità grave di lavorare perché si realizzi la preghiera di Gesù al Padre per tutti i battezzati: siano una cosa sola perché il mondo creda. Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa sono in profonda sintonia sulla difesa della vita e del creato, sui grandi temi della giustizia, della libertà religiosa e della pace».
Anche i predecessori di Papa Francesco hanno lavorato moltissimo, negli anni passati, sui grandi temi del dialogo interreligioso.
«Certamente! Cito soltanto Benedetto XVI, il quale disse che “il dialogo ecumenico è una scelta irreversibile”. E aggiunse che il rispetto e il confronto interreligioso costituiscono un impegno inderogabile, lavorando alacremente con parole e gesti indimenticabili in quella ottica».
Ha detto il patriarca Bartolomeo: “Gli odierni persecutori dei cristiani non chiedono a quali Chiese appartengono le loro vittime. L’unità si attua già in alcune regioni, purtroppo, attraverso il martirio”.
«È vero. È avvenuto anche durante la persecuzione ateistica nell’Europa dell’Est, nel secolo appena passato. E oggi i cristiani stanno fuggendo dal Medio Oriente. Non dobbiamo mai dimenticare che essi, invece, hanno il diritto di rimanere dove sono nati. E dove meritano di rimanere per l’amore inscindibile che insieme a quello per la fede cristiana hanno sempre riservato a proprio Paese, alla lingua e alla cultura native».
E nel frattempo i massacri continuano.
«Si pone chiaramente il problema di un Islam moderato. Ha parlato chiaro il Papa: “Sarebbe bello che tutti i leader politici, religiosi e accademici, parlino chiaramente e condannino questi atti di violenza, perché questo aiuterà la maggioranza del popolo islamico a dire “no” alla violenza”».
Lei è mai stato a Istanbul?
«Più volte. L’ultima poche settimane fa».
Quando? In quale occasione?
«Nel luglio scorso mi sono recato a Istanbul a motivo di alcune proprietà della Chiesa greco-cattolica di Bulgaria, risalenti a quando la nazione era parte dell’Impero Ottomano. Da Istanbul iniziò l’unione di un gruppo di ortodossi con
Roma. Si trova nella loro chiesa in quella città la data scolpita sulla base dell’altare: il 1861. Ho visitato la comunità cattolica composta dai latini, dagli armeni, dai caldei e dai siri. In Turchia è tuttora molto vivo il ricordo di monsignor Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII».
Perché?
«Roncalli dal 1935, e per un decennio, fu delegato del Papa in Turchia e in Grecia. I rapporti che seppe instaurare con le altre Chiese furono tali che quando morì Pio XI, nella cattedrale cattolica di Istanbul furono invitati, per il pontificale di suffragio, tutti i rappresentanti delle Chiese cattoliche e ortodosse orientali. In vista della prima festa liturgica di San Giovanni XXIII, l’11 ottobre scorso, sono riuscito ad avere per la grande chiesa cattolica di Sant’Antonio in Istanbul una reliquia particolare».
Quale?
«Una reliquia di Papa Giovanni, in un reliquiario simile a quello presentato a Papa Francesco il giorno della canonizzazione. In quella circostanza Bartolomeo vi prese parte e tenne una conferenza sul ruolo ecumenico svolto in Turchia dall’arcivescovo Roncalli».
Questa è una notizia originalissima, che interessa molto i lodigiani, perché permette loro di conoscere meglio la figura del proprio vescovo.
«A Istanbul mi sono recato anche a pregare sulle tombe di tre gloriosi patriarchi: San Basilio Magno, San Giovanni Crisostomo e San Gregorio Nazianzeno, veneratissimi nel mondo orientale ma anche dalla Chiesa cattolica. La cattedrale del Phanar, che è attigua alla residenza del Patriarca ecumenico, ricevette solo nel novembre 2004 le reliquie del Crisostomo e del Nazianzeno per volontà di Papa Giovanni Paolo II. Ero presente quando in una indimenticabile celebrazione ecumenica, nella basilica di San Pietro, egli le consegnò a Bartolomeo, dopo averle tratte dagli altari dove i loro corpi sono custoditi».
Non ha mai incontrato personalmente il patriarca Bartolomeo?
«L’ho incontrato sia alla Congregazione per le Chiese Orientali sia al Pontificio Istituto Orientale, sempre a Roma, dove egli fu studente di teologia. Parla magnificamente l’italiano. E l’ho incontrato anche nelle visite alla sua residenza con i tre cardinali prefetti con cui ho collaborato. Nel luglio scorso, dopo la preghiera nella cattedrale di San Giorgio, sua santità mi ha gentilmente ricevuto, parlando - tra l’altro - della tanto attesa visita di papa Francesco e delle sorti dei cristiani in Oriente. Abbiamo insieme recitato la preghiera del Signore per l’unità dei cristiani e della famiglia umana».
Benedetto XVI parla della sua visita all’Angelus in San Pietro. E ringrazia "l’amico popolo turco" per la bella accoglienza
Papa: "Dal mio viaggio in Turchia parta dialogo proficuo con l’Islam" *
CITTA’ DEL VATICANO - "Dal mio viaggio in Turchia spero possa nascere una sincera collaborazione fra le diverse chiese cristiane e un dialogo proficuo con i musulmani". Lo ha detto questa mattina all’Angelus Benedetto XVI commentando il suo viaggio in Turchia. Il Papa ha reso noto che, come consuetudine, parlerà diffusamente del significato della sua visita durante la prossima udienza generale del mercoledì. E ha anche voluto esprimere la sua gratitudine "all’amico popolo turco" per la bella accoglienza che gli ha riservato.
"Desidero ringraziare ancora una volta, insieme a voi, il Signore per il viaggio apostolico che nei giorni scorsi ho compiuto in Turchia - ha esordito il Pontefice nel suo discorso prima della preghiera mariana - in esso mi sono sentito accompagnato e sostenuto dalla preghiera dell’intera Comunità cristiana".
"Vorrei soprattutto ricordare con riconoscente affetto - ha aggiunto papa Ratzinger dinanzi alle decine di migliaia di fedeli presenti in Piazza San Pietro - la cara comunità cattolica che vive in terra turca. Penso ad essa mentre, con l’odierna domenica, entriamo nel tempo dell’Avvento".
"Ho potuto incontrare e celebrare la Santa Messa - ha raccontato - insieme con questi nostri fratelli e sorelle, che si trovano in condizioni spesso non facili. E’ veramente un piccolo gregge, variegato, ricco di entusiasmo e di fede che, potremmo dire, vive costantemente ed in maniera forte l’esperienza dell’Avvento sostenuto dalla speranza".
* la Repubblica, 3 dicembre 2006.
All’udienza generale il Pontefice ricorda il recente viaggio apostolico. Parla davanti a 15mila fedeli: "Lo Stato garantisca un’effettiva libertà religiosa"
Benedetto XVI: "Ho pregato il Dio unico Turchia laica ponte di amicizia tra civiltà" *
CITTA’ DEL VATICANO - "La Turchia laica sia ponte di amicizia tra civiltà". Durante l’udienza generale, Papa Ratzinger parla del suo viaggio in Turchia e rende grazie alla Divina Provvidenza che gli ha "concesso di compiere un gesto non facile sotto diversi aspetti".
Davanti a 15mila fedeli, Benedetto XVI parla nell’aula Paolo VI del Vaticano e ricorda la visita alla Moschea Blu dove ho "sostato per qualche minuto in raccoglimento": "E’ in quel luogo di preghiera che mi sono rivolto al Dio unico del cielo e della terra, padre misericordioso dell’intera umanità".
Ripercorrendo le tappe fondamentali del suo recente viaggio, Benedetto XVI ha parlato più in generale della distinzione fra la sfera civile e quella religiosa nella società odierna: "Lo Stato deve garantire un’effettiva libertà religiosa", ha detto Papa Ratzinger. "Possano tutti i credenti, cristiani e musulmani, dare testimonianze di vera fraternità".
L’udienza generale del mercoledì, oggi ha avuto un preambolo nella Basilica di San Pietro dove il Pontefice ha incontrato i pellegrini delle Diocesi del Lazio accompagnati dai loro vescovi e dal cardinale vicario Camillo Ruini. A loro, il Papa ha chiesto una "coraggiosa azione evangelizzatrice" per "suscitare il rinnovamento dell’impegno dei cattolici nella società.
* la Repubblica, 6 dicembre 2006.
ISTANBUL, BENEDETTO XVI NELLA MOSCHEA BLU *
ISTANBUL - Benedetto XVI si è raccolto in preghiera per circa un minuto nella Moschea Blu. In precedenza, sempre nel pomeriggio, era stato a Santa Sofia, l’ex basilica cristiana, poi moschea dal 1453, diventata museo statale nel 1935 per volontà di Ataturk. Già Paolo VI e Giovanni Paolo II visitarono il museo di Santa Sofia, rispettivamente nel 1967 e nel ’79.
VENTI MINUTI DA TURISTA A SANTA SOFIA. "E’ orientata verso oriente". "Ecco il mosaico della Madonna con il bambino". "La cupola è alta 51 metri e larga 31". Il direttore del museo illustra al Papa le meraviglie di Santa Sofia, nata come la più grande chiesa d’oriente, trasformata in moschea dagli ottomani e in museo da Ataturk. Benedetto XVI con a fianco il cardinale Tarcisio Bertone e tutto il seguito segue con attenzione e chiede spiegazioni, mentre un interprete rende possibile il dialogo in italiano. Venti minuti da semplice turista per il Papa, che non si concede neppure di visitare il piano superiore e perde quindi la vista di mosaici splendidi, come il Cristo Pantocrator. Firma però il libro d’oro di Santa Sofia: sette righe vergate con la sua calligrafia minuta. Poi via, verso la moschea blu.
ANSA, 30.11.2006
’UN’OFFESA A DIO UCCIDERE IN SUO NOME’ *
ISTANBUL - Il Papa e il Patriarca affermano "che uccidere degli innocenti in nome di Dio è un’offesa verso di lui e verso la dignità umana. Dobbiamo tutti impegnarci per un servizio rinnovato dell’uomo e per l difesa della vita umana". Lo afferma la dichiarazione di Benedetto XVI e Bartolomeo I. La dichiarazione chiede anche impegno contro "povertà, guerra e terrorismo, spoliazione di poveri, emigrati, donne e bambini".
Il Papa e il patriarca auspicano "che sia ristabilita la pace" in Medio Oriente, "che si rafforzi la coesistenza cordiale tra le diverse popolazioni, tra le Chiese e tra le differenti religioni". Per questo incoraggiano "lo stabilire rapporti più stretti tra i cristiani e un dialogo interreligioso autentico e leale, al fine di lottare contro ogni forma di violenza e di discriminazione". Lo afferma la dichiarazioni comune firmata al Fanar da Benedetto XVI e Bartolomeo I.
"In ogni iniziativa di unificazione" in Europa "le minoranze devono essere protette, con le loro tradizioni culturali e le loro specificità religiose". Lo afferma la dichiarazione firmata dal Papa e dal patriarca di Costantinopoli in cui si chiede che l’Ue "tuteli tutti gli aspetti che riguarda la persona umana e i suoi diritti". Papa e Patriarca affermano di aver "valutato positivamente il cammino verso la formazione dell’Unione europea". "Gli attori di questa grande iniziativa - sottolineano - non mancarono di prendere in considerazione tutti gli aspetti della persona umana e i suoi diritti inalienabili. Soprattutto la libertà religiosa, testimone e garante del rispetto di ogni altra libertà. In ogni iniziativa di unificazione - affermano i due leader religiosi - le minoranze devono essere protette con le loro tradizioni culturali e le loro specificità religiose. In Europa, cattolici e ortodossi, pur restando aperti alle altre religioni e al loro contributo alla cultura, devono unire gli sforzi per preservare le redici, le tradizioni e i valori cristiani, per assicurare il rispetto per la storia, come per contribuire alla cultura della futura Europa, alla qualità delle relazioni umane a tutti i livelli". Dopo aver ricordato il patrimonio cristiano della Turchia e la predicazione di San Paolo, grazie alla quale "il Vangelo e la cultura greca si sono incontrate", la dichiarazione afferma che "tale legame, che ha tanto contribuito alla eredità cristiana che abbiamo in comune, resta attuale e porterà ancora frutti in futuro, per l’evangelizzazione e per la nostra unità".
Un caloroso applauso di un centinaio di persone radunate nel cortile del Fanar ha salutato i due leader religiosi quando hanno alzato insieme le braccia, tenendosi la mano. Il Papa e Bartolomeo erano affacciati al balcone della sede del patriarcato, ornata dallo stendardo papale e da quello patriarcale e hanno benedetto la folla l’uno in latino e l’altro in greco.
Una copia del Vangelo con copertina in argento è il dono di Bartolemeo al Papa, che ha ricambiato con un calice. Lo scambio dei doni è avvenuto verso la fine della solenne liturgia nella chiesa patriarcale di San Giorgio. Batolomeo, sorridendo, ha citato il comune "impegno per la pace, l’amore e l’unità".
"Dal 1453 Aghia Sophia è una moschea". E’ lo striscione che campeggia dietro il leader cittadino del partito Bbp, Bayran Karagian, organizzatore della manifestazione dei Lupi Grigi prevista nella piazza dell’università di Istanbul, a fianco della moschea. Davanti a decine e decine di troupe e fotografi e centinaia di poliziotti in assetto anti-sommossa spiega che la visita in Turchia di Benedetto XVI "é nociva" sia per la Turchia che per l’Islam. Alle sue parole fanno seguito slogan urlati: "Allah è grande", "Allah è grande". E ancora: "Santa Sofia è per il popolo turco e il popolo musulmano". Nel pomeriggio l’ex basilica costantiniana, ex moschea e ora museo per volere di Ataturk, sarà meta di una breve visita da parte del Pontefice, proprio come fece anche Paolo VI. C’é anche un gruppetto di bambini che sventola bandiere turche e bandiere del partito Bbp. Una signora, Mariam, è arrivata in piazza col figlio (provvisto di bandiera) per protestare e aspetta i manifestanti: "non ho nulla contro il Papa come persona, ma sono le sue parole che non mi piacciono". Un ragazzo commenta che la visita papale alla Moschea Blu - prevista subito dopo quella a Santa Sofia - "é stata fatta solo per bilanciare la prima visita, quella a Santa Sofia". Secondo la polizia i manifestanti attesi sono qualche centinaio.
ANSA, 30.11.2006
Il Papa in visita alla Moschea Blu
Terza giornata del viaggio di Benedetto XVI in Turchia. Al mattino la celebrazione ecumenica insieme al patriarca Bartolomeo I, in occasione della festività di Sant’Andrea apostolo, nella chiesa di San Giorgio, a Istanbul. Nel pomeriggio la storica visita alla Moschea Blu accompagnato dal Gran Muftì. *
07:22 In visita alla Moschea Blu
Altro appuntamento centrale del viaggio papale sarà la visita alla Moschea Blu nel pomeriggio, accompagnato dal Gran Muftì. Scalzo, sosterà in silenzio per qualche minuto nel punto più interno dello storico edificio. Vi arriverà in auto proveniente dalla basilica di Santa Sofia (ora museo). Nella ex basilica a dargli il benvenuto sarà il direttore del museo gli farà strada illustrandogli tutti i particolari
07:19 Al mattino celebrazione ecumenica col patriarca Bartolomeo I
Terza giornata della visita di Benedetto XVI in Turchia. In mattinata, il Papa, in uno dei momenti centrali di tutto il viaggio, terrà la celebrazione ecumenica assieme a Bartolomeo I in occasione della festività di Sant’Andrea apostolo, nella chiesa di San Giorgio. Con il patriarca firmerà una dichiarazione congiunta
* la Repubblica, 30.11.2006
PAPA: MINACCIATO DA AL QAIDA? VATICANO NON E’ PREOCCUPATO *
ISTANBUL - Sulla seconda giornata di Benedetto XVI in Turchia, una giornata caratterizzata da un vibrante appello per la pace tra i popoli e la concordia in Terra Santa, si e’ allungata l’ombra minacciosa di Al Qaida. Contro il Papa l’auto-proclamato ’Stato islamico dell’Iraq’ ha diramato via Internet una dichiarazione rabbiosa in cui si condannano i suoi sforzi per ’’dare vita al cosiddetto dialogo tra le civilta’ col mondo islamico’’.
Domani il Papa ha in programma una visita alla basilica di Santa Sofia (ora museo) e poi, subito dopo, e’ sua intenzione varcare la soglia della Moschea Blu, la moschea piu’ importante di Istanbul, come gesto di distensione e di considerazione nei confronti del mondo musulmano. Benedetto XVI e’ arrivato a Istanbul, megalopoli di 11 milioni di abitanti a cavallo tra due continenti, proveniente da Smirne dove in un clima di grande raccoglimento spirituale ha celebrato una messa nel santuario della Casa di Maria. Per proteggerlo il governo turco ha predisposto misure di sicurezza elevatissime, ma tutto cio’ non sembra affatto turbare minimamente la serenita’ del Pontefice che vive ogni momento del viaggio ’’felice e fiducioso’’, secondo il commento del cardinale Paul Poupard, uno dei porporati che fanno parte della delegazione. In serata il direttore della sala stampa vaticana ha voluto mettere in rilievo che le minacce di Al Qaida non intimoriscono.
’’Non c’e’ preoccupazione ne’ da parte del Papa ne’ da parte del suo entourage per questo tipo di messaggi che confermano ancora una volta l’urgenza e l’importanza dell’impegno comune di tutte le forze contrarie all’uso della violenza’’, ha affermato padre Lombardi ponendo poi l’accento sulla necessita’ di rafforzare il dialogo tra le fedi ’’per dichiarare nel modo piu’ esplicito che tutte le religioni non debbono usare la violenza nel nome di Dio’’. Intimidazioni terroristiche a parte, la visita di Benedetto XVI, col suo ingresso al Fanar, e’ di fatto entrata nel suo ’cuore’ pulsante: il reale motivo per il quale e’ stata intrapresa, infatti, e’ principalmente ecumenico. ’’Mi e’ di grande gioia essere qui tra voi, fratelli di Cristo’’, ha detto rivolgendosi al Sacro Sinodo ortodosso. Nella storica sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli il Papa e’ stato accolto con calore, familiarita’ ed uno scrosciante applauso.
Fosse stato per lui l’abbraccio col patriarca Bartolomeo I ci sarebbe stato l’anno scorso, ma essendo mancato l’invito ufficiale da parte del governo, il gesto fraterno sulla scia di Paolo VI e Giovanni Paolo II si e’ potuto realizzare solo adesso. Domani, festa solenne di Sant’Andrea apostolo, cattolici e ortodossi celebreranno assieme una solenne liturgia; poi firmeranno un’importante dichiarazione congiunta per rafforzare legami ed impegni a favore di un’Europa rispettosa dell’uomo, a favore della pace e del dialogo con le fedi. Prima di prendere l’aereo della Turkish Airlines per Istanbul, il Pontefice si e’ fatto protagonista di una ’’preghiera speciale per la pace’’ tra le nazioni. Per farla ha scelto un luogo simbolico: il santuario della Casa di Maria di Efeso, meta continua di pellegrinaggi sia per i cristiani che per i musulmani. ’’Da questo lembo della Penisola Anatolica ponte naturale tra continenti - ha detto durante la messa celebrata davanti alla piccola comunita’ cattolica - invochiamo pace e riconciliazione per coloro che abitano nella Terra che chiamiamo ’santa’ e che tale e’ ritenuta sia dai cristiani che dagli ebrei e dai musulmani’’.
Poi ha ricordato che la regione di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e’ ’’destinata ad ospitare un popolo che diventasse benedizione per tutte le genti’’. Al termine dell’omelia non ha mancato di pensare alla ’’bella testimonianza’’ di don Andrea Santoro, il sacerdote romano ucciso per mano di un fanatico islamico al grido di ’’Allah e’ grande’’ nel febbraio scorso. Cristo va cantato ’’con gioia anche quando siamo provati da difficolta’ e pericoli, come attesta la bella testimonianza di don Santoro - ha detto - che mi piace ricordare anche in questa nostra celebrazione’’. Rivolgendosi alla piccola comunita’ cattolica che sopravvive faticosamente in Turchia nonostante i problemi e le difficolta’ legate all’intolleranza, Benedetto XVI ha esortato a non farsi farsi prendere dallo sconforto.
’’Cari fratelli e sorelle con questa visita ho voluto far sentire l’amore e la vicinanza spirituale non solo miei, ma della Chiesa universale alla comunita’ cristiana che qui in Turchia e’ davvero una piccola minoranza e affronta ogni giorno non poche sfide e difficolta’’’. Il canto del Magnificat, in segno di lode e ringraziamento, ha concluso la cerimonia del Papa. Domani lo attende la visita in Moschea.
* ANSA » 2006-11-26 12:28
DALLA TURCHIA L’ACCORATO APPELLO DI BENEDETTO XVI DURANTE LA SANTA MESSA CELEBRATA AD EFESO, "CITTÀ BENEDETTA DALLA PRESENZA DI MARIA SANTISSIMA" *
Pace tra i popoli. Pace per la Terra Santa. Pace per l’intera umanità!
La solenne Concelebrazione Eucaristica presso il Santuario di "Meryem Ana Evì"
"Da qui, da Efeso, città benedetta dalla presenza di Maria Santissima - che sappiamo essere amata e venerata anche dai musulmani - eleviamo al Signore una speciale preghiera per la pace tra i popoli". È l’accorata invocazione elevata da Benedetto XVI durante la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta, nella mattina di mercoledì 29 novembre, presso il Santuario di "Meryem Ana Evì" ad Efeso. "Da questo lembo della Penisola anatolica, ponte naturale tra continenti - ha detto il Papa - invochiamo pace e riconciliazione anzitutto per coloro che abitano nella Terra che chiamiamo "santa", e che tale è ritenuta sia dai cristiani, che dagli ebrei e dai musulmani: è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, destinata ad ospitare un popolo che diventasse benedizione per tutte le genti". "Pace per l’intera umanità! - ha proseguito - Di questa pace universale abbiamo tutti bisogno; di questa pace la Chiesa è chiamata ad essere non solo annunciatrice profetica ma, più ancora, "segno e strumento"". "Proprio in questa prospettiva di universale pacificazione - ha sottolineato - più profondo ed intenso si fa l’anelito verso la piena comunione e concordia fra tutti i cristiani. All’odierna Celebrazione sono presenti fedeli cattolici di diversi Riti, e questo è motivo di gioia e di lode a Dio. Tali Riti, infatti, sono espressione di quella mirabile varietà di cui è adornata la Sposa di Cristo, purché sappiano convergere nell’unità e nella comune testimonianza".
(©L’Osservatore Romano - 30 Novembre 2006)
Il grande teologo ortodosso sottolinea il contributo che Benedetto XVI porta alla formulazione di un rapporto fecondo tra la fede e la politica. In cui sia riconosciuto il contributo che viene dall’esperienza religiosa senza che questa degeneri in disegno di potere. L’ottimismo sui passi avanti nel cammino per l’unità dei cristiani
Clément: la sfida di una laicità aperta
Religione e Stato, la «lezione turca» di Benedetto XVIIl Papa chiede di lasciare spazio alla religione nella vita pubblica. Il che implica che la sfera religiosa non si mescoli con la volontà di potenza. Il discorso del pontefice abbraccia il tema dell’amicizia tra i popoli. Una mano tesa che invita l’islam e al contempo si offre. La visita passo avanti verso l’unità delle nostre Chiese Gli effetti si risentiranno nei Balcani, in Ucraina, nel Libano, in Palestina
Da Parigi Daniele Zappalà (Avvenire, 29.11.2006)
«Spero sopra ogni altra cosa che la visita del Papa, sulla scia delle parole inaugurali così significative pronunciate ad Ankara, possa essere di grande aiuto ai cristiani della Turchia e non solo». A formulare l’auspicio è il grande teologo ortodosso Olivier Clément, più volte testimone della precaria condizione di tanti cristiani dell’Asia Minore. Gli stessi che sperimentano però al contempo, sottolinea Clément, «l’interesse sincero ma ancora necessariamente silenzioso» di tanti turchi musulmani di ogni ceto verso il cristianesimo.
Che impressione le ha lasciato il discorso di Benedetto XVI alla presenza del direttore degli affari religiosi della Turchia, Bardakoglu?
È un discorso che è andato dritto alle cose essenziali. Resta adesso da vedere se questi punti saranno accettati anche dall’altra parte. Il discorso abbraccia pienamente il tema dell’amicizia, certo, ma insiste anche sulla necessità di lasciare tutto lo spazio necessario alla religione nella vita pubblica. Una necessità che implica in parallelo che la sfera religiosa non si mescoli con la volontà di potenza della politica. Queste parole hanno il senso di una mano tesa che invita l’islam e al contempo si offre.
Ankara ha spesso vantato il proprio modello politico di laicità. Siamo oggi davanti alle premesse di un nuovo dialogo possibile su questo tema fra cristianesimo e mondo islamico?
Lo spero vivamente. In Turchia, nonostante le formulazioni ufficiali, la laicità resta un problema essenziale e scottante. Basti pensare che la scuola di teologia ortodossa di Halke è stata chiusa dal governo turco fin dal 1971 e attende ancora di essere riaperta. L’esercito turco continua a vegliare su una certa laicità ereditata dal pensiero di Kemal Ataturk. Ma altri movimenti fanno oggi pressione per spingere lo Stato a prendere posizione in favore dell’islam.
C’è grande attesa per la visita del Papa alla Moschea Blu. Come interpretarla?
La Moschea Blu fronteggia Santa Sofia e fu costruita da un grande architetto di origine cristiana. Storicamente ha rappresentato uno dei simboli della vittoria dell’islam sulla civiltà bizantina. Ma adesso, la visita del Papa a questo luogo può diventare un alto momento di riconciliazione fra cristiani e musulmani.
Fin dalla vigilia, si sottolinea l’orientamento prevalentemente ecumenico di un viaggio verso il cuore del mondo ortodosso. Condivide?
Sì. È divenuta quasi un’abitudine che il Pontefice faccia il primo viaggio ecumenico a Costantinopoli, dato che il Patriarca di Costantinopoli è il primo per onore fra i patriarchi ortodossi. È un viaggio, in questo senso, che riconosce il primato del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli nella Chiesa ortodossa.
I temi della libertà religiosa e della laicità, appena affrontati dal Papa ad Ankara, meriterebbero secondo alcuni anche un crescente approfondimento fra cattolici e ortodossi. Che ne pensa?
La ricerca comune di una definizione aperta di laicità mi pare ormai indispensabile. Tanto più se si considera in Europa la persistente tentazione della politica di imporre la laicità come uno strumento di lotta anti-religiosa. È purtroppo ancora in parte il caso della Francia. Si tratta certamente di una sfida che accomuna il mondo cattolico e quello ortodosso. E occore poi dire che in quest’ultimo persiste una certa nostalgia, soprattutto in Russia, della famosa «sinfonia» fra la Chiesa e lo Stato. È un vecchio sogno bizantino, ma esso non ha oggi più alcun senso. Occorrerà che soprattutto i russi, poco a poco, si liberino di questa nostalgia che compromette la Chiesa.
Sulla base dello scenario attuale, è ottimista rispetto allo sviluppo della libertà religiosa in Paesi come la Turchia e la Russia?
Ho l’impressione che lo sviluppo di una laicità aperta e tollerante s’imponga sempre più come una necessità e che essa dovrà assecondare ogni ulteriore sviluppo della modernità. In una nazione moderna in cui coesistono religioni diverse, non si potrà avanzare a lungo senza l’apertura garantita dalla laicità e ciò mi pare, come dicevo prima, un punto chiave del messaggio del Papa. Governi come quello russo e quello turco saranno prima o poi costretti ad arrendersi a quest’evidenza, anche se ciò prenderà del tempo.
Quali doni del proprio patrimonio comune possono utilizzare oggi i cristiani per contribuire all’avvento di società sempre più aperte?
Anzitutto, il dono della libertà, la libertà nella Resurrezione. I cristiani sono capaci di portare con loro da sempre questa testimonianza della laicità aperta ed oggi ciò resta di fondamentale importanza, anche se ciò non è semplice in Paesi come la Turchia. Occorrerà attendere che l’atmosfera che esiste già in certe città e certe regioni turche si approfondisca per poi diffondersi. Nel frattempo, occorrerrano anche dei segni ufficiali chiari come la restituzione e la riapertura della scuola teologica patriarcale di Halke.
Benedetto XVI incontrerà il Patriarca Bartolomeo I, spesso presentato come un grande "resistente". Lei che lo conosce da vicino sottoscrive questa definizione?
Sì. Si tratta di un resistente anche per questo rischio constante, in Turchia, di vedere la testimonianza cristiana tradursi in martirio. Sono rimasto sempre colpito dalla persistenza in lui della tenacia e della dolcezza. In nome dell’unità degli ortodossi, intende mantenere la Chiesa a Costantinopoli malgrado tutte le pressioni che si esercitano su di essa. Purtroppo, tutto può ancora accadere, compreso il peggio, che obbligherebbe allora il Patriarcato a stabilirsi altrove.
Cosa rappresenta questa visita del Papa per gli ortodossi?
Penso si tratti di una gioia. In primo luogo, per tutte le minoranze ortodosse. È un passo in avanti verso l’unità completa delle nostre Chiese. Gli effetti di questa visita si risentiranno nei Balcani, in Ucraina, nel Libano, in Palestina. Credo che invece la Russia si mostrerà più discreta e non dirà molto.
Fra i cattivi ricordi che hanno separato cattolici e ortodossi, un posto particolare ha avuto proprio il sacco di Costantinopoli al tempo delle crociate. Che peso ha ancora questo ricordo?
Il ricordo di quella tragedia ha pesato molto, ma ho l’impressione che a partire dalla visita di Giovanni Paolo II ad Atene, le cose siano molto migliorate. Il peso negativo di ciò che avvenne nel 1204 mi pare destinato a cancellarsi progressivamente. Credo che una delle dimensioni essenziali del viaggio del Papa sia la possibilità di un’ulteriore svolta per proiettarsi verso un futuro di riconciliazione.
Religione senza guerra
di Siegmund Ginzberg *
Poche parole semplici per una situazione complicata. «Cristiani e musulmani appartengono alla famiglia umana di quanti credono nell’unico Dio». Cristiani e musulmani uniti dal concorde riferimento al patriarca Abramo, sia pure secondo «le rispettive tradizioni». Avrebbe potuto tranquillamente dire cristiani, musulmani, ebrei. Ed in effetti l’ha pure detto, e abbastanza chiaramente. Stesso Dio, anche se chiamato con nomi diversi, che poi sono lo stesso nome, anche se non lo si nomina. Stesso ceppo. Soprattutto stessa famiglia, il genere umano.
Benedetto XVI in Turchia ha fatto ricorso alle parole più semplici, ad una sua personale versione del "rasoio di Occam", per sciogliere un nodo che si era andato aggrovigliando a dismisura. Stavolta, di parole, non ne ha sbagliata una.
Il Papa che qualcuno, dalle nostre parti, dopo il discorso di Ratisbona, aveva esaltato come uno che finalmente ha il coraggio di dirgliene quattro agli islamici, spiegargli perché la fede dell’Occidente è più umana e razionale della loro, si è trasformato a sorpresa nel più ecumenico dei papi, nel più rispettoso delle sensibilità altrui. Per chi in cuor suo auspicava un Papa che seguisse grosso modo la linea, se non il linguaggio di Oriana Fallaci, forse è una tremenda delusione. Per gli altri, se non una sorpresa, quello che ci saremmo aspettati in frangenti difficili come questi da un grande leader.
Ha parlato di «stima», «rispetto reciproco» tra cristiani e islamici, di «dialogo» da «portare avanti come un sincero scambio di amici». Insomma in termini di parità, non di superiorità di una religione, quella di cui è a capo, rispetto alle altre. Si è guardato bene dall’ingenerare qualsiasi equivoco di rimprovero. Quando ha detto che «bisogna usare la religione in modo diverso», nel senso che dovrebbero essere strumento di pace e di dialogo, non di guerra e conflitto, era chiaro che intendeva dire tutte le religioni, anche la sua, non solo quelle del dirimpettaio.
«I cristiani e i musulmani - ha insistito - seguendo le loro rispettive religioni, richiamano l’attenzione sulla verità del carattere sacro e della dignità della persona». Ha sciolto, con una semplicità e chiarezza che più di così non si può, i dubbi che erano insorti circa la sua volontà di continuare o meno nel solco del Concilio Vaticano II e del dialogo tra tutte le fedi, a cominciare da quelle monoteiste. «La Chiesa cattolica vuole andare avanti sulla scia del Concilio Vaticano II per una nuova pagina nella storia della nostra fede», ha detto al suo interlocutore, il gran muftì Ali Bardakoglu. Non trascurando di fargli notare che il principio del dialogo vale sia per i «fratelli musulmani» che per quelli che i suoi predecessori avevano definito i «fratelli maggiori ebrei»: «Lei sa che la "Nostra Aetate" è molto importante sia per la religione ebraica che musulmana», gli ha voluto esplicitamente ricordare. Commentando la scorsa estate le polemiche seguite alla sua lezione di teologia a Ratisbona, ci eravamo permessi di osservare che, se voleva davvero tagliare la testa ai dubbi e alle controversie, il modo più chiaro e semplice sarebbe stato ribadire che intendeva restare nel solco del Concilio voluto da Giovanni XXIII. L’ha fatto, estendendo ulteriormente la continuità: «Il Concilio Vaticano II ha messo il dialogo come strumento di incontro fra culture e religioni. Paolo VI ha dedicato un’intera enciclica al dialogo», ha ricordato, per concludere che pur «certamente nella piena aderenza alla propria fede» da parte di ciascuno, «ci apriamo all’altro per servire insieme Dio e servire l’umanità».
La novità clamorosa è che, nel momento più difficile, nel pieno di un viaggio non gradito a molti dei suoi ospiti, con sulle spalle la croce di un putiferio che pareva inarrestabile, questo Papa si è rivelato in grado di parlare a tutti, dialogare anche in chi non voleva dialogare o non credeva fosse possibile dialogare con lui. Il modo in cui ha posto la questione dell’unità delle religioni monoteiste rovescia totalmente la questione di chi tra i profeti delle tre religioni sia migliore o peggiore dell’altro. Il modo in cui ha posto il tema, molto delicato, della libertà di religione, potrebbe soddisfare sia gli estremisti laici che si ispirano ad Atatürk, sia il populismo dei politici islamici ora al governo in Turchia: «la libertà di religione costituisce per tutti i credenti la condizione necessaria per il loro leale contributo all’edificazione della società, in atteggiamento di autentico servizio, specialmente nei confronti dei più vulnerabili e poveri». Il modo in cui dice che rispetto e stima sono «la base per la collaborazione al servizio della pace tra nazioni e popoli, il desiderio più caro di tutti i credenti e di tutte le persona di buona volontà» fa piazza pulita, con estrema semplicità degli equivoci e dei sospetti cui aveva dato stura il discorso da teologo di Ratisbona. Papa Ratzinger che smentisce il cardinale Ratzinger sulla desiderabilità dell’ammissione della Turchia in Europa è più di quanto potevano volere o sperare di udire i suoi interlocutori politici ad Ankara. «Servire l’umanità», la fratellanza in un’unica «famiglia umana», «dignità della persona» potrebbero accontentare persino un miscredente e al tempo stesso umanista fanatico come Karl Marx. Gli avevano chiesto si scusarsi. Ha fatto molto meglio: ha spiazzato anche chi gli voleva male.
Forse, tra chi auspicava un capo della cristianità più capace di "tenere la rotta", mobilitare la propria parte alla guerra di civiltà in corso, c’è chi può avere ragioni per dolersi di tanto ecumenismo. Non può invece che rallegrarsene chi è convinto che queste "guerre" si vincono solo se si è in grado di parlare con tutti, anche quelli che non hanno alcuna voglia di ascoltare. Il metodo potrebbe portarlo anche dove non sono riusciti andare, e a farsi ascoltare, i suoi predecessori: magari fino in Cina e nella Russia ortodossa, più tosti della Turchia.
* www.unita.it, Pubblicato il: 29.11.06 Modificato il: 29.11.06 alle ore 6.33
Il Papa a Erdogan "Vengo in amicizia". Ma il Gran Muftì lamenta "pregiudizi su Islam"
Il Pontefice: "Il mio non è un viaggio politico ma pastorale, per la pace e il dialogo, per approfondire l’amicizia tra Turchia e Santa Sede". Erdogan riferisce: "Si è detto favorevole all’ingresso della Turchia nella Ue. E ha chiarito la sua posizione sull’Islam". Poi l’omaggio al mausoleo di Ataturk, seguito dal faccia a faccia col presidente della Repubblica. E l’incontro col Gran Muftì, a cui Benedetto ricorda l’importanza della libertà religiosa. Ma Bardakoglu ribatte ricordando i "troppi pregiudizi" sui musulmani. Il tutto tra straordinarie misure di sicurezza: mobilitati 16 mila agenti
17:16 Bardakoglu: "Passo verso alleanza tra religioni"
"Questa visita è un passo molto importante per l’alleanza tra religioni e culture diverse". Lo ha affermato il presidente Alì Bardakoglu, in un suo discorso teletrasmesso, tenuto in presenza di Benedetto XVI, davanti agli alti dignitari musulmani turchi al termine del colloquio da lui avuto con il Papa
17:14 Il Gran Muftì: "Troppi pregiudizi contro Islam"
I rapporti islamo-cristiani sono materia delicata che non può subire altri incidenti come quello seguito al discorso del Papa a Ratisbona. Benedetto XVI se lo è sentito dire senza tanti giri di parole dal responsabile turco per gli affari religiosi, il Gran Muftì Alì Bardakoglu. La parola Ratisbona non è risuonata nella grande sala ma il riferimento era chiarissimo. "Noi musulmani - ha detto - condanniamo tutti i tipi di violenza e di terrore indipendentemente da chi li commette e contro chi". E invece, ha lamentato, "durante i periodi che stiamo attraversando, vediamo che l’islamofobia, che esprime una mentalità secondo cui la religione islamica contiene e incoraggia la violenza, che l’Islam si è diffuso nel mondo con la spada e che i musumani sono potenziali utilizzatori di violenza, sta gradualmente crescendo". "Noi uomini di religione e le istituzioni religiose - ha concluso - non dovremmo essere schiavi di tali pregiudizi, nutriti da tali paure e preoccupazioni e dovremmo agire con buon senso"
17:00 Papa: "Cristiani e musulmani difendono persona"
"I cristiani e i musulmani, seguendo le loro rispettive religioni, richiamano l’attenzione sulla verità del carattere sacro e della dignità della persona": lo ha detto il Papa al Gran Muftì
16:58 Papa: "Dialogo con Islam, abbiamo unico Dio"
Il dialogo con l’Islam "non può essere ridotto ad un extra opzionale: è al contrario una necessità vitale". Lo ha detto Benedetto XVI incontrando il Gran Muftì Alì Bardakoglu. "Cristiani e musulmani - ha aggiunto - appartengono alla famiglia umana di quanti credono nell’unico Dio" e fanno riferimento ad Abramo secondo "le rispettive tradizioni"
16:54 Papa col Gran Muftì parla di libertà religiosa
"La libertà di religione, garantita istituzionalmente ed effettivamente rispettata, sia per gli individui come per le comunità, costituisce per tutti i credenti la condizione necessaria per il loro leale contributo all’edificazione della società, in atteggiamento di autentico servizio, specialmente nei confronti dei più vulnerabili e dei poveri". Lo ha detto Benedetto XVI nel discorso al Gran Muftì, Alì Bardakoglu
16:43 Il benvenuto del leader dell’opposizione
"Benvenuto in Turchia. Spero che Lei, se Dio vuole (Inshallah), darà testimonianza dell’ospitalità del popolo turco". Questo il messaggio rivolto a Benedetto XVI dal leader dell’opposizione e del Partito repubblicano del popolo, Deniz Baykal. Critiche invece al partito di governo, Akp, per avere accettato come data della visita il 30 novembre, festa cattolica e ortodossa di Sant’Andrea, su cui il Vaticano aveva molto insistito.
16:27 Papa incontra il Gran Muftì
Il Papa, dopo l’incontro con il presidente della Repubblica Alì Necdet Sezer nel palazzo presidenziale, si è spostato nella sede della Diyanet per l’incontro con Alì Bardakoglu, presidente del Dipartimento per gli affari religiosi. Secondo il programma, partecipano anche personalità della comunità musulmana tra le quali il gran muftì di Ankara e quello di Istanbul
15:55 "Chiesa incoraggia cammino Turchia verso la Ue"
"La Santa Sede non ha il potere nè il compito specifico, politico, di intervenire sul punto preciso riguardante l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Non le compete. Tuttavia vede positivamente e incoraggia il cammino di dialogo e di avvicinamento e inserimento in Europa, sulla base di valori e principi comuni". Lo ha detto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana
15:41 L’appoggio del Papa
L’agenzia statale turca, Anadolu ha successivamente confermato che, secondo il premier turco Erdogan, in seguito alla richiesta di quest’ultimo di "appoggiare la Turchia nel processo di adesione all’Unione europea", il Papa gli ha risposto: "Come è a lei ben noto, noi non siamo dei politici, ma auspichiamo l’accesso della Turchia all’Unione europea".
14:58 D’Alema: "Evitare congelamento adesione Ue"
Evitare il "congelamento ufficiale" del negoziato di adesione della Turchia all’Ue e "dare più tempo" alla ricerca di una soluzione alla questione cipriota: questa, in sintesi, la posizione dell’Italia sul dossier turco espressa oggi dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema in occasione del summit euromediterraneo di Tampere.
14:36 Erdogan: "Per il Papa Islam è pacifico e amorevole"
Riferendo del suo colloquio col Papa, il premier turco Erdogan ha riferito che il Pontefice ha anche chiarito la sua visione della religione musulmana, dopo le polemiche sulla "lectio magistralis" di Ratisbona. "Il messaggio più importante che il Papa ci ha dato riguarda l’Islam", ha detto Erdogan, "ribadendo la sua opinione dell’Islam come pacifico e amorevole".
14:12 Il presidente accoglie il Papa
Il Papa è stato accolto dal presidente della Turchia Ahmet Necdet Sezer, al Palazzo Presidenziale, coon una cerimonia ufficiale. E’ seguito un colloquio centrato, secondo un comunicato della presidenza turca, sui seguenti argomenti: "relazioni bilaterali, possibilità di sviluppare la comprensione e la cooperazione reciproca e su temi regionali ed internazionali".
13:51 Inizia incontro col presidente della Repubblica
Sta per iniziare l’incontro privato tra papa Benedetto XVI e il presidente della Repubblica turca Ahmet Necdet, Sezer al Palazzo Presidenziale di Ankara
13:35 Il Papa lascia il mausoleo per raggiungere il presidente turco Sezer
Il Papa lascia il mausoleo di Ataturk per raggiungere il presidente della Repubblica Necdet Sezer
13:31 Benedetto XVI: "Faccio mie le parole di Ataturk, pace in patria, pace nel mondo"
"La Turchia - ha scritto Bendetto XVI sul Libro d’Oro - è punto di incontro e crocevia di religioni e culture diverse, cerniera tra Asia ed Europa. Volentieri faccio mie le parole del fondatore della Repubblica turca per esprimere l’augurio, pace in patria e pace nel mondo". La frase è stata scritta in lingua inglese. Il Papa ha anche deposto nel Memoriale una corona di fiori bianchi e rossi, con la scritta ’Benedict XVI’
13:14 Il Papa al mausoleo Ataturk
Il Papa è giunto al mausoleo che accoglie la tomba dell’eroe dell’indipendenza turca Ataturk. Prima di lasciare il mausoleo, il Papa lascerà scritta una sua frase sul cosiddetto "Libro d’Oro"
13:02 L’auto del Papa verso il mausoleo di Ataturk
L’auto blindata con a bordo il Papa si sta spostando verso il mausoleo di Ataturk, "il padre dei Turchi", fondatore e primo presidente della Repubblica turca
12:55 Erdogan: "Il Papa mi ha detto che è favorevole all’ingresso della Turchia nella Ue"
Il primo ministro turco Erdogan ha riferito che nel colloquio con Benedetto XVI, il Papa si è detto "favorevole all’ingresso della Turchia nell’Unione europea"
12:48 Erdogan: "La visita del Papa coincide con un’epoca molto particolare"
Erdogan ha detto: "La visita del Papa coincide con un’epoca molto particolare ed è per questo che ha ancora più senso". Il premier turco ha ricordato al Papa la riunione dell’Alleanza delle civiltà, una riunione tra Turchia, Onu e Spagna di Zapatero. "Da qui - ha poi concluso Erdogan - uscirà una Dichiarazione finale"
12:42 L’attrice Yilmaz traduttrice all’incontro tra Bendetto XVI e Erdogan
L’interprete dall’italiano dell’incontro tra Benedetto XVI e Erdogan è stata l’attrice turca Serra Yilmaz nota anche in Italia per la sua partecipazione al film "Le fate ignoranti" di Ozptek e alla fiction "Carabinieri"
12:30 Benedetto XVI-Erdogan, venticinque minuti a colloquio
L’incontro tra il Papa e il premier turco è durato 25 minuti
12:23 Benedetto XVI: "In Turchia per aiutare l’incontro tra culture"
Benedetto XVI ha detto: "Sono lieto di visitare la Turchia per aiutare l’incontro tra culture e il lavoro della pace"
12:13 Erdogan: "Sono lieto di ricevere sua Santità"
Erdogan: "Sono lieto di ricevere sua Santità"
12:12 Benedetto XVI: "La mia visita per approfondire l’amicizia tra Turchia e Santa Sede""
Il Papa a Erdogan: "La mia visita per approfondire l’amicizia tra Turchia e Santa Sede"
12:04 Una saletta dell’aeroporto riservata per il colloquio tra il Papa e il premier
Benedetto XVI parlerà con il primo ministro turco in una saletta dell’aeroporto
12:02 Benedetto XVI stringe la mano al premier
Il Papa scende dalla scaletta dell’Airbus e stringe la mano al premier turco
11:58 Atterrato l’aereo del Papa
E’ atterrato sulla pista di Ankara l’aereo del Papa
11:57 Guida rossa e picchetto militare per Benedetto XVI
All’areoporto di Ankara tutto è pronto per ricevere il Pontefice. Una guida rossa è stata stesa davanti alla scaletta dalla quale scenderà Benedetto XVI mentre una fila di soldati si è già disposta per salutare il Papa
11:56 Erdogan in aeroporto. Tra dieci minuti atterra l’Airbus del Papa
Il premier turco Recep Tayyip Erdogan è giunto all’aeroporto dell’Ankara, dove tra circa dieci minuti atterrerà l’aereo del Papa
11:49 Benedetto XVI: "Sarò l’incontro tra due Chiese sorelle di Roma e Costantinopoli"
In volo per la Turchia, Benedetto XVI ha voluto esprimere al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I che lo accoglierà a Istanbul "grande rispetto": "Bartolomeo I è erede di una importante tradizione. Questo viaggio permetterà l’incontro tra le due Chiese sorelle di Roma e di Costantinopoli. E’ un momento molto importante nella ricerca dell’unità dei cristiani". Non vado a fare "una semplice visita di cortesia ma anche per discutere con il Patriarca Greco-Ortodosso Bartolomeo I dei grandi problemi dell’umanità coma la fame e la povertà mondiale"
11:30 Benedetto XVI: "L’Europa ripensi al laicismo, la Turchia ripensi al concetto di libertà"
Durante il viaggio verso Ankara, il Papa ha evidenziato la possibilità di "una fecondazione reciproca": "Noi europei dobbiamo ripensare la nostra ragione laica-laicista e la Turchia deve, partendo dalla sua storia, pensare con noi come ricostruire per il futuro il nesso tra laicità e tradizione, tra una ragione aperta e tollerante che ha come elemento fondamentale la libertà e i valori che danno contenuto alla libertà"
11:10 Controlli di polizia attorno alla residenza turca del Papa
Si stringono le maglie della sicurezza intorno a "Casa Roncalli" la residenza che a Istanbul ospiterà il Papa. La polizia sta monitornado le strade intorno alla nunziatura cattolica. Vengono effettuati controlli casa per casa mentre si stanno predisponenedo le transenne di ferro che chiuderanno tutta la zona
10:52 Benedetto XVI ai giornalisti: "Grazie per il lavoro che fate"
In aereo, Benedetto XVI ha salutato "cordialmente" i giornalisti che lo stanno accompagnando: "Gli avvenimenti arrivano all’umanità tramite la vostra mediazione e per questo lavoro importante vi dico grazie"
10:47 Il programma della giornata
L’aereo del Papa dovrebbe atterrare ad Ankara intorno alle 13. In aeroporto, Benedetto XVI inconterà il premier Erdogan in partenza per il vertice della Nato a Riga in Lettonia. Il Pontefice proseguirà la visita al mausoleo Ataturk, "il padre dei Turchi", fondatore e primo presidente della Repubblica turca. Seguirà il colloquio con il presidente della Repubblica Necdet Sezer. Poi il Pontefice incontrerà il Gran Muftì, la più alta autorità religiosa del Paese. Al termine dell’incontro il Papa terrà il primo discorso ufficiale in Turchia
10:13 Mobilitati in Turchia sedicimila agenti
Mobilitati a Istanbul 9.000 poliziotti; 7.000 ad Ankara. Venticinque agenti speciali turchi sono stati destinati alla protezione personale del Pontefice. Collaboreranno alla scorta di Benedetto XVIV, venti agenti della sicurezza vaticana
10:02 Un quotidiano turco titola: "Benvenuto Benedetto XVI"
La stampa turca ha riservato una calorosa accoglienza a Benedetto XVI. "Benvenuto", ha titolato in italiano il quotidiano ’Sabah’ che ha definito "storica" la visita del papa in Turchia. Un altro grande quotidiano, il ’Milliyet’, ha scritto che Papa Ratzinger riceverà in dono dal presidente Ahmed Necdet Sezer una copia dell’ordinanza imperiale per la tolleranza emanata dal sultano ottomano Mehmet II Fatih che nel 1453 strappò Costantinopoli ai cristiani
09:59 Allestimento speciale per il volo papale
L’Alitalia ha provveduto a modificare l’allestimento dell’Airbus riservato al Papa: grazie ad alcune file di posti in meno, il Papa potrà godere di una speciale poltrona più comoda delle consuete. Il Vaticano ha poi messo a disposizione argenterie di lusso personalizzate. Vari i pasti con menu speciali che verranno serviti a bordo.
09:53 Napolitano: "Sarà un viaggio che rafforzerà la fratellanza fra i popoli"
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha risposto al telegramma del Pontefice: "Sono certo che la sua visita offrirà un contributo di straordinario valore alla causa della fratellanza e della pace fra i popoli rafforzando le ragioni profonde di mutua comprensione e di dialogo tra il cristianesimo ed il mondo islamico"
09:35 Il telegramma del Papa a Napolitano
Un viaggio "per incontrare rappresentanti del popolo turco e in particolare fratelli e sorelle nella fede, condividendo con loro momenti di forte spiritualità e incoraggiare il dialogo ecumenico e interreligioso". Così, nel telegramma inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al momento della partenza, Benedetto XVI descrive il suo viaggio apostolico in Turchia
09:22 Il Papa è partito: "Il mio viaggio per la pace e il dialogo"
"Questo viaggio ha come sua determinazione il dialogo e l’impegno comune per la pace". Lo ha detto Papa Benedetto XVI ai giornalisti a bordo dell’aereo che lo sta portando in Turchia. Il Papa ha parlato di dialogo fra la "Chiesa e l’Islam" e il dialogo "con i nostri fratelli cristiani", evidenziando il valore simbolico degli incontri, "incontri in amicizia", e dell’impegno per la pace e la fraternità
09:11 Benedetto XVI: "Il mio non è un viaggio politico ma pastorale"
Prima di salire sull’aereo che lo porterà in Turchia, Benedetto XVI ha detto: "Il mio non è un viaggio politico ma pastorale"
09:07 Il segretario di Stato accompagna Benedetto XVI in Turchia
Nel viaggio in Turchia, Benedetto XVI è accompagnato dal Segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e da una delegazione composta da una decina di cardinali, tra cui il cardinale Paul Popard, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura e il dialogo interreligioso e dal titolare del dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani, cardinale Walter Kasper
09:06 Il saluto delle autorità a Fiumicino
A salutare il Papa all’aeroporto, il ministro della Giustizia Clemente Mastella a nome del Governo. Presenti inoltre, con vescovi e prelati, il prefetto di Roma Achille Serra, l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Giuseppe Balboni Acqua e il Nunzio Apostolico in Italia Paolo Romeo. E poi, il presidente dell’Alitalia Giancarlo Cimoli, il direttore Aviation di Aeroporti di Roma, Franco Giudice, il direttore regionale Centro dell’Enac Carlo Luzzatti, il sindaco di Fiumicino Mario Canapini
09:04 Blindato l’aeroporto di Fiumicino
Tiratori scelti occupano i punti strategici dello scalo di Fiumicino; impegnate numerose unità cinofile antiterrorismo; un elicottero della Polaria sorvola lo scalo mentre la vigilanza è stata estesa all’intera area aeroportuale con la collaborazione degli uomini della security del Vaticano
09:02 Benedetto XVI in aeroporto
Benedetto XVI è giunto in aeroportocon una vettura del Vaticano scortata da 11 macchine e 4 motociclisti della polizia. Avrebbe dovuto raggiungere l’aeroporto in elicottero ma stamane su Fiumicino grava una fitta nebbia
08:56 Chiuso Fiumicino per il decollo dell’aereo papale
L’intero scalo intercontinentale romano sarà completamente bloccato nei pochi minuti necessari per il decollo dell’aereo papale. Tutto il tragitto sarà supervisionato anche da aerei Nato dotati di Airborne Warning And Control System (Awacs), un sistema elettronico basato su un radar progettato per eseguire missioni di sorveglianza aerea
08:54 L’aereo del Papa scortato dai caccia militari Benedetto XVI partità intorno alle 9 dall’aeroporto di Fiumicino su un Airbus Alitalia accompagnato da un centinaio di persone. L’aero con a bordo il Papa sarà scortato con discrezione da caccia dell’aviazione militare italiana
la Repubblica, 28.11.2006
Parla Ali Bardakoglu, Gran Mufti della Turchia, che oggi incontrerà Benedetto XVI. Sarà un confronto tra due sistemi religiosi diversi: "Discuteremo i problemi e la via per risolverli"
"Gli spiegherò che è un errore continuare a criticare il Corano"
dal nostro inviato MARCO ANSALDO
ANKARA - "Il Papa è il benvenuto, lo tratteremo come un ospite di riguardo. Detto questo, se nel corso della discussione verrà il momento, gli farò rilevare gli errori compiuti a Ratisbona: un discorso basato su storia, informazioni e conoscenze completamente sbagliate. Il Papa ha attaccato i valori sacri dell’Islam: il Corano, il Profeta, la fede in Dio. Ha mostrato la nostra religione come causa dei problemi, e anche questo è un grave errore. Criticare il Corano come fonte di violenza è segno di non conoscere l’Islam, e il legame fatto tra fede e irrazionalità è stato un altro errore".
Morbido nei toni, duro nella sostanza. E pronto a misurarsi sul terreno preferito dal teologo Joseph Ratzinger, il Gran Mufti della Turchia. E il confronto di questo pomeriggio ad Ankara tra il pontefice della Chiesa di Roma e il direttore dell’ufficio Affari religiosi, Ali Bardakoglu, la più alta autorità religiosa del paese, potrebbe trasformarsi in un’ora di duello teologico. Bardakoglu è conosciuto come studioso finissimo. Fu lui il primo a pretendere le scuse dal pontefice quando a settembre Benedetto XVI citò un imperatore bizantino, Manuele II Paleologo, legando Maometto alla diffusione "della fede con la spada". Un testo risalente al Medioevo, pronunciato per giunta ad Ankara.
Ma il Gran Mufti è tutt’altro che un conservatore. Giurista e teologo all’Università di Marmara, è anzi l’uomo che sta cercando di modernizzare l’Islam in un paese già laico. La sua ultima iniziativa è quella di riuscire a portare in ogni città almeno un mufti donna. Bardakoglu, che sovrintende alle 76 mila moschee della Turchia, ha 54 anni, è sposato e ha 3 figli. Questa è l’intervista che ha rilasciato a Repubblica nel suo ufficio. Alle spalle nessun simbolo religioso, ma il ritratto di Ataturk, il padre della Turchia moderna.
Eccellenza, dunque è pronto a questo duello teologico?
"Preferisco considerarlo un confronto positivo tra due sistemi religiosi diversi. Dovremo sederci e discutere dei problemi del mondo, la povertà, l’ignoranza, il terrorismo, e cercare la via per risolverli. Ma se i leader religiosi criticano altre fedi, mettendone in discussione i valori sacri, allora si otterrà solo alta tensione. E le differenze tra i due sistemi diventeranno cosa certa".
E questo che è successo con il discorso del Papa a Ratisbona?
"Generalmente non parlo del passato, voglio guardare al futuro. I giovani ad esempio si trovano attualmente in una situazione pessima per valori etici e religiosi. La cultura popolare consuma le nostre vite e le cambia. E quando una religione perde le sue basi, allora comincia ad attaccare altre fedi. Mi aspetto da questo incontro un contributo serio su questo problema, e così farò in futuro quando capiterà".
Perché accetterebbe un invito del Papa a Roma?
"Sono sviluppi positivi che potrebbero accadere. Sedersi di fronte a una persona che non la pensa come te, in modo civile, è spesso anzi più proficuo".
Ma qui il pontefice è stato aspramente contestato prima a Santa Sofia dai Lupi grigi, poi in piazza dai fondamentalisti. Sarà pure il benvenuto, ma non di tutti.
"Queste piccole dimostrazioni non esprimono il sentimento generale della popolazione. La Turchia è un paese liberale e democratico. Ma i leader religiosi non dovrebbero accrescere la tensione e le reazioni emotive. Ogni discorso, ogni parola sono importanti. Questo sarà un viaggio sicuro, mostreremo la nostra ospitalità".
Però lei contesterà a Benedetto XVI le sue parole sull’Islam?
"Non parlerò del passato, ma farò rilevare il suo errore. Se il Papa si fosse ad esempio riferito a un gruppo preciso, avremmo accettato la critica. Ma lui ha attaccato invece direttamente i valori sacri dell’Islam. Non si possono biasimare le altre fedi. Io mi auguro che un discorso del genere faccia ormai parte del passato e non se ne parli più. Ma se ci sarà una discussione accademica, siamo pronti a farla".
Che cosa l’ha indisposta di più?
"L’Islam non è mai fonte di violenza. Invece il legame fatto tra fede e irrazionalità è stato un altro errore. Se noi compiamo uno sbaglio, siamo pronti a scusarci. Noi non parliamo mai nel nome di Dio, trasferiamo solo la conoscenza del Corano e lo interpretiamo. L’autorità più alta nell’Islam è la conoscenza, ancor più della gerarchia".
Ma il Papa è considerato infallibile.
"E’ ironico pensare che il Papa, ritenuto infallibile, faccia questi errori parlando di razionalità e irrazionalità. Nella teologia cattolica, in Lutero per esempio, ci sono molte espressioni di critica. Ma noi non le abbiamo mai usate".
(la Repubblica, 28 novembre 2006)
L’intervista
FATIH ALTAYLI Il direttore del popolare giornale turco Sabah:"Una fotografia con Erdogan e Ratzinger insieme potrebbe cambiare molte cose. Gli estremisti sono una minoranza". «La visita è una chance, il mio governo sta sbagliando»
di Gabriel Bertinetto (l’Unità, 27-11-2006)
Sabah (Mattino) contende a Huniyet la palma di quotidiano più venduto in Turchia. Giornale popolare, laico, nei confronti dell’attuale governo segue una linea di neutralità critica. In questa intervista all’Unità il direttore Fatih Altayli commenta il significato della imminente visita papale.
Signor Altayli, il Papa sta per arrivare in Turchia. Cosa rappresenta questa visita per il suo Paese: un fardello da sopportare, un rischio, un’opportunità politica?
«Un po’ tutto. È un’opportunità perché la Turchia è l’unico Paese islamico, o abitato in prevalenza da musulmani, che il Papa possa visitare. Forse l’Occidente potrà capire che l’Islam non è solo terrore ovunque nel mondo e può esserci un modello di Islam democratico. Ma il viaggio presenta anche dei rischi. Se accade qualcosa al pontefice durante il suo soggiorno da noi, ne deriveranno grandi problemi fra il mondo cristiano e la Turchia. Ho scritto sul mio giornale che alcuni servizi segreti potrebbero prendere a bersaglio Papa Benedetto mentre è in Turchia, perché sarebbe un’occasione per loro di mettere in pratica la teoria dello "scontro di civiltà"»
Ritiene che il suo governo stia affrontando l’evento nei miglior modo possibile? Ha delle critiche da rivolgere?
«Il goveno turco sta affrontando la visita nel peggior modo possibile. Non riescono a vederne i vantaggi. A causa delle loro "radici musulmane" e delle loro preoccupazioni di politica interna cercano di evitare il Papa. Una fotografia che ritraesse Erdogan e il pontefice assieme potrebbe cambiare molte cose in senso positivo. Ma il governo è più interessato ai voti islamici che potrebbe perdere a causa di quella foto».
Che impatto ha avuto il discorso di Ratisbona sulla società turca?
«Non è stato un impatto particolar- mente rilevante».
Ratzinger, prima di diventare Benedetto XVI, contrastò apertamente l’idea che Ankara entrasse in Europa. Come valuta questo atteggiamento? Avrà un’influenza sulle chances turche di ingresso nell’Unione europea?
«Com’è noto, i Papi sono sempre personalità con un profilo politico. Verso la fine della guerra fredda, fu scelto un pontefice proveniente da un Paese del blocco orientale, la Polonia. Uno che era contro il comunismo. Oggi, il tema è lo scontro di civiltà, ed è stato scelto Ratzinger, conosciuto per le sue opinioni contrarie all’Islam e alla presenza di un Paese islamico in Europa. Ogni volta che avvengono importanti rivolgimenti nella politica intemazionale, se ne vedono gli effetti sulle elezioni papali. Quanto alle relazioni fra Turchia e Uè, gli europei non riescono a capire che la Uè non è un traguardo economico per la Turchia, ma piuttosto un "modello sociale e giuridico". Il nostro scopo è di raggiungere gli standard civili europei e dotarci di un sistema legale simlare. Una volta conseguito quell’obiettivo, sarà forse la Turchia a non ambire più a far parte dell’Unione».
Il capo delle forze armate turche recentemente ha lanciato un monito contro l’ascesa del fondamentalismo religioso in Turchia. Ma il fondamentalismo sta davvero diventando un pericolo nel suo paese? È vero che il governo Erdogan fa troppo poco contro le minacce che vengono poste alle basi secolariste dello Stato?
«Non credo che la Turchia diventerà uno Stato confessionale. Perché non lo è mai stata. Nemmeno durante il periodo ottomano. Il popolo turco non ha alcuna affinità con gli arabi wahabiti. In qualche modo anche in quei tempi c’era libertà di pensiero. È vero che il premier Erdogan mostra una maggiore attenzione per le persone ferventi nella fede, ma non potrei mai dire che essi vogliano cambiare la Costituzione turca».
In che modo il dialogo interreligioso e interculturale è legato alle aspirazioni europee della Turchia?
«Nei turchi c’è un gene molto interessante, grazie al quale possono facilmente integrarsi ma non possono mai essere assimilai ti. Non dimentichiamoci che i turchi sanno benis-smo come vivere assieme. E questo, grazie all’eredità ottomana. In quell’epoca diverse religioni e nazioni convissero senza problemi».
Si notano preoccupanti sintomi di una nuova e forse innaturale alleanza fra nazionalismo e fondamentalismo in Turchia. Ciò riguarda solo minoranze estremiste, o è qualcosa che potrebbe estendersi a più ampi settori sociali?
«È vero. Quei sintomi esistono, ma anche in Europa. Durante o dopo le grandi trasformazioni economiche, culturali, tecnologiche, e soprattutto all’indomani di gravi crisi economiche, crescono nazionalismi e fondamentalismi. Ma fortunatamente in Turchia possiamo dire che il problema riguarda solo delle minoranze».
C’è il pericolo che il fidanzamento turco-europeo si rompa? Se accadesse, chi ne sarebbe responsabile, e cosa si può fare per evitarlo?
«Entrambe le parti sarebbero colpevoli. Gli europei non capiscono che la Turchia ce la sta mettendo tutta, e sta attuando molti cambiamenti. Ma così come accade anche tra gli europei, in Turchia c’è chi non vuole far parte della Uè. Noi abbiamo fatto molto per stabilire certi standard democratici, anche se in qualche modo le forze armate conservano qualche influenza sulla politica. Ma gli europei non vedono gli sforzi fatti dai turchi. E peggio ancora, ci creano delle difficoltà. Ad esempio su Cipro. La Turchia e la parte turca di Cipro hanno accettato il piano Annan per risolvere la questione cipriota. È la parte greca a tenere aperto il problema. E ad usarlo contro la Turchia».
Il desiderio di entrare in Europa era convidiso da una ampia maggioranza della società turca. Questo desiderio sta svanendo?
«Ovviamente. Tre anni fa il sostegno alla Uè si aggirava intorno all’80%. Oggi è circa il 55%. Ma è sempre più alto del favore che l’appartenenza alla Uè incontra nella maggior parte dei Paesi membri».
da: IL DIALOGO
A ventiquattr’ore dalla partenza del Pontefice cresce la tensione. Il Gran Muftì: "Viaggio positivo ma insufficiente ad eliminare il rancore"
Domani Benedetto XVI in Turchia vedrà Erdogan all’aeroporto
Messaggio di Ratzinger al summit pan-asiatico: "Rispetto e dialogo fra le culture e religioni"
CITTA’ DEL VATICANO - Durante la visita in Turchia, che inizierà domani, il Papa vedrà anche il premier Tayyip Erdogan. L’incontro, rimasto in forse fino ad oggi per gli impegni ufficiali di Erdogan - che proprio martedì è in partenza per il vertice Nato a Riga - è stato confermato oggi da Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede. I due si vedranno in aeroporto per quindici minuti nella sala Vip, all’arrivo del Pontefice ad Ankara.
Alla vigilia del viaggio, che continua a destare preoccupazioni, Benedetto XVI sottolinea nuovamente l’importanza del dialogo fra le fedi. "L’evangelizzazione deve essere accompagnata da un impegno di sincero e autentico dialogo tra le culture e tra le religioni, basato sul rispetto, la reciprocità, l’apertura e la carità". Questo il messaggio inviato oggi da Benedetto XVI al summit pan-asiatico in corso a Bali tra tutti i membri del Pontificio Consiglio della Cultura e i presidenti delle commissioni cultura degli episcopati locali. Una nuova apertura, dopo il saluto al "caro popolo turco, ricco di storia e cultura" pronunciato ieri dopo la preghiera dell’Angelus.
Cresce, intanto, la tensione per il viaggio. Se la manifestazione di protesta degli islamici e nazionalisti del "partito della Felicità" domenica è sostanzialmente fallita, raccogliendo in piazza ad Istanbul 10-15mila persone invece del milione atteso, oggi il gran muftì Ali Bardakoglu, massima autorità religiosa dello stato turco, ha dichiarato, in un’intervista al quotidiano Aksma, che il viaggio del Papa è "malgrado tutto un passo positivo" ma non "sufficiente ad aprire la porta del dialogo" e ad "eliminare il rancore dopo l’inopportuna dichiarazione’’ di Ratisbona.
Le tappe della visita. Il programma del viaggio, che inizia domani, è fitto di incontri. Il Papa partirà dall’aeroporto di Fiumicino alle 9.00 e arriverà ad Ankara verso le 13.00. Come primo atto ufficiale, si recherà al mausoleo di Ataturk, Padre della Patria, una meta alla quale si dirigono tutti i capi di Stato che arrivano in Turchia. Qui firmerà il Libro d’Oro e scriverà una breve frase, che sarà la sua prima testimonianza nel Paese a cavallo fra Europa e Asia, dal momento che non sono previste cerimonie ufficiali e discorsi al suo arrivo.
All’aeroporto il Pontefice vedrà il premier turco Recep Tayyip Erdogan, che sarà in partenza per il vertice della Nato che si tiene a Riga, in Lettonia. Subito dopo è in programma la visita al presidente della Repubblica Necdet Sezer.
Il Papa dovrebbe quindi avere un breve colloquio con il vice primo ministro turco. Subito dopo si recherà alla sede del Dipartimento degli Affari religiosi, la Dyanet, dove avverrà l’atteso faccia a faccia con Alì Bardakoglu, il Gran Muftì. Al termine dell’incontro privato il Papa e Bardakoglu terranno due brevi discorsi e il testo pronunciato dal Pontefice in questa occasione sarà di fatto il suo primo discorso ufficiale in terra turca.
Benedetto XVI incontrerà poi il corpo diplomatico e pronuncerà un secondo intervento, fortemente atteso perché dovrebbe toccare il tema dei rapporti fra oriente e occidente.
Efeso e Istanbul. Il 29 novembre il Papa sarà ad Efeso dove presiederà la messa e pronuncerà l’omelia. Qui si trova un importante santuario mariano visitato da tre milioni di pellegrini ogni anno, la maggior parte dei quali musulmani.
Il Pontefice arriverà a Istanbul nella serata di mercoledì 29, e qui sarà ricevuto dal Patriarca e parteciperà a una "Dossologia per la pace", una forma di preghiera che loda la Gloria di Dio, nella basilica patriarcale di San Giorgio. Vi sarà poi un incontro privato fra il Pontefice e Bartolomeo I.
Giovedì mattina Benedetto XVI parteciperà alla divina liturgia nella cattedrale di San Giorgio dove i due leader spirituali si scambieranno discorsi ufficiali, il bacio della pace e insieme benediranno i fedeli presenti. Al termine, il Papa ed il Patriarca firmeranno una dichiarazione comune di solidarietà ecumenica che sarà anche letta.
Santa Sofia e la Moschea Blu. Giovedì Benedetto XVI visiterà Santa Sofia e, altra tappa molto attesa, la Moschea blu di Istanbul. Quindi si recherà in visita di preghiera alla cattedrale armena apostolica di Istanbul e incontrerà il patriarca Mesrob II.
Il primo dicembre il Pontefice celebrerà la messa nella cattedrale dello Spirito Santo per la comunità cattolica. Quindi il ritorno in Italia.
(la Repubblica, 27 novembre 2006)
Centinaia di agenti antisommossa in piazza Caglayan. Gli organizzatori: "Benedetto XVI non è il benvenuto"
Turchia, Istanbul blindata migliaia in piazza contro il Papa
ISTANBUL - Sono in migliaia, in gran parte giovani, di orientamento islamico radicale e nazionalista. Sono radunati nella piazza Caglayan di Istanbul per la manifestazione contro la prossima visita del Papa, Benedetto XVI in Turchia da martedì. La polizia, centinaia di agenti, ha circondato la piazza ed effettua controlli rigorosi, che - secondo gli organizzatori - stanno ritardando l’arrivo dei partecipanti.
Il partito della Felicità (Saadet, Sp) da cui è partita l’iniziativa conta di portare in piazza un milione di persone anche se secondo le previsioni saranno al massimo trecentomila. Proprio oggi Benedetto XVI ha iniziato l’Angelus salutando con "stima e amicizia" il "caro popolo turco" lanciando l’ennesimo segnale di distensione.
L’Sp ha noleggiato duemila autobus per portare a Istanbul i dimostranti. Secondo gli organizzatori hanno aderito circa 60 organizzazioni islamiche non governative.
Dopo l’intervento delle autorità turche, il partito ha accettato di attenuare lo slogan originale della manifestazione "Il papa furbo e ignorante non è il benvenuto" e lasciare solo "Il papa non è il benvenuto". La maggior parte dei cartelli sono scritti in inglese ad uso dei numerosissimi mass media occidentali presenti sulla piazza: "Papa non venire", "Se il papa viene occupiamo Santa Sofia", "Gesù non è figlio di Dio, ma un profeta dell’Islam". Ve ne anche qualcuna intenzionalmente ironica come "Le crociate sono state una passeggiata", "Qui è Istanbul, non Costantinopoli".
Vi sono anche bandiere turche, ma vi sono anche molte bandiere verdi dell’Islam con versetti coranici in arabo. Molti giovani portano sulla fronte una bandana verde con le medesime scritte in arabo.
"Abbiamo un rispetto infinito per tutte le religioni e i loro rappresentanti, ma non possiamo restare a guardare di fronte a dichiarazioni che vanno contro la nostra fede", ha spiegato Osman Yumakogullari, esponente di spicco del partito della Felicità, erede del partito islamico del Benessere messo fuori legge nel 1998 in nome della laicità dello Stato.
Il riferimento è alla lectio magistralis tenuta dal pontefice a Ratisbona che tanto clamore ha suscitato. "In settembre Benedetto XVI ha insultato il profeta Maometto che, a suo dire, ha portato ad accadimenti disumani e satanici nel mondo", ha dichiarato ancora Yumakogullari, secondo cui il Papa non si è scusato per quelle parole.
Benedetto XVI all’Angelus: "Il mio pellegrinaggio sulle orme di Wojtyla". Sull’Aids nessun cenno di apertura sul profilattico: "Malati non siano discriminati"
Il Papa: "Stima e amicizia per il caro popolo turco"
CITTA’ DEL VATICANO - "Un saluto cordiale al caro popolo turco, ricco di storia e di cultura" è stato inviato oggi da Benedetto XVI in mondovisione dopo la preghiera dell’Angelus. "A tale popolo e ai suoi rappresentanti esprimo sentimenti di stima e di sincera amicizia", ha detto il Pontefice, che martedì prossimo inizierà ad Ankara la sua visita in Turchia.
Proprio mentre a Istanbul è in corso una manifestazione contro il viaggio, ai 50mila fedeli presenti in piazza San Pietro il Papa ha chiesto di accompagnarlo "con la preghiera, perché questo pellegrinaggio possa portare tutti i frutti che Dio desidera". "Con viva emozione - ha quindi aggiunto Papa Ratzinger - attendo di incontrare la piccola comunità cattolica, che mi è sempre presente nel cuore, e di unirmi fraternamente alla Chiesa ortodossa, in occasione della festa dell’apostolo sant’Andrea".
Il Papa ha richiamato anche la figura di chi lo ha preceduto: "Con fiducia mi pongo sulle orme dei miei venerati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II; e invoco la celeste protezione del beato Giovanni XXIII, che fu per dieci anni delegato apostolico in Turchia e nutrì per quella nazione affetto e stima".
Quindi il Papa è tornato sulla questione dell’Aids, ma senza alludere in nessun modo alla presunta nuova posizione della Chiesa in materia di profilassi che qualche giorno fa alcune fonti davano allo studio. Ratzinger si è limitato a incoraggiare "le molteplici iniziative che la Chiesa sostiene in questo campo" e a rinnovare il suo auspicio che i malati non siano mai discriminati, e chiedere una "accresciuta responsabilità nella cura della malattia", ricordando che il prossimo primo dicembre ricorre la giornata mondiale contro l’Aids.
Turchia: "E’ terra di rinconquista"
Dai diari di Angelo Roncalli, le parole che hanno ispirato Benedetto XVI *
La citazione da Papa Roncalli «Amo i turchi» - ripetuta ben due volte nel corso della visita in Turchia - autorizza a pensare che Benedetto XVI, nei giorni che hanno preceduto un viaggio così denso di implicazioni storiche, pastorali e politiche, abbia riletto e meditato alcuni passaggi importanti dell’esperienza evangelica del suo illustre predecessore Giovanni XXIII. Dopo quasi dieci anni trascorsi come visitatore apostolico in terra bulgara, il 24 novembre 1934 Angelo Roncalli viene nominato delegato apostolico in Turchia, dove resterà fino al 1944. Qui il cristianesimo gli appare in tutto il suo declino, tanto da fargli salutare la svolta laicista - e la conseguente de-islamizzazione - come una possibilità per avvicinare la società turca ai valori della civiltà cristiana. Riportiamo qui di seguito alcune cruciali annotazioni tratte dai diari di Angelo Roncalli («La mia vita in Oriente, 1935-1939», Edizioni dell’Istituto per le Scienze Religiose di Bologna), molte delle quali indirizzate al suo interlocutore di riferimento a Roma, il cardinale Pacelli.
L’avvento del laicismo
«In fondo il movimento che rivoluziona tutta la tradizione turca, che soppianta di netto le basi dell’antico regime, che proclama la libertà di coscienza, che abolisce la poligamia, che sostituisce finalmente la domenica al venerdì come il giorno di riposo settimanale, che si studia di mettere il popolo turco nella circolazione della civilizzazione europea, come non vedere dei segni di accostamento alla civiltà cristiana?»
I nuovi intellettuali turchi
«Non bisogna chiudere gli occhi per non vedere. Questi turchi del nuovo regime compiono, secondo la mentalità loro che lentamente si svolge, sforzi ammirevoli verso tutto ciò che è progresso in ogni campo tranne che nella filosofia e nella religione. Uno dei mezzi migliori per accostarli è di mostrare per loro stima, apprezzamento e, finché è possibile, cooperazione»
Sulla chiusura dei periodici religiosi
«Ogni giorno un giro di vite, oggi è toccato ai bollettini cattolici. Naturalmente è stato soppresso insieme a tutti gli altri bollettini di qualunque confessione o religione, non volendosi qui propaganda in alcun modo».
Il rapporto con le autorità
«Due ore dopo ero già dal Vali o Governatore della Città. Mi vi recai in ferraiolo pavonazzo. Parlai per interprete, servendomi di un Canonico della Cattedrale. Il Vali, un po’ sordo ma molto gentile, come era stato con i due delegati Rotta e Margotti, tenne a mostrarsi sensibile all’atto di riguardo che gli avevo usato recandomi da lui appena giunto al suo posto. Gli dissi che seguivo l’esempio dei miei predecessori e mi informavo allo spirito della Chiesa e della Santa Sede, sempre rispettosa delle autorità civili per essere fedele al Vangelo che insegna a dare a ciascuno il suo; che pur tenendomi sempre aderente al mio ministero di rappresentante pontificio e curandomi degli affari religiosi, mi sarà sempre cosa cara intrattenere buoni rapporti personali con le autorità civili. Lo pregavo di trasmettere i miei sensi di ossequio alle più alte autorità del Governo della Repubblica che osavo sperare, non avranno che ragione di compiacersi del mio rispetto alla forte nazione che mi ospita, di cui sarà mia cura penetrare l’anima, studiandone la storia, la lingua, la vita, cosicché il mio contegno serva di incoraggiamento a tutti i cattolici di Turchia».
Il problema della lingua
«Ben umiliante per noi cattolici la constatazione che io evito di sottolineare in pubblico, ma che non debbo tacere davanti alla Santa Sede. Nonostante tutti gli inviti della Santa Sede a reclutare elementi di qui e di soggezione turca, ad apprendere la lingua del paese, qui siamo a “tabula rasa”. Non uno - e se qualcuno c’è lo è per caso o per eccezione - che parli il turco: elementi del paese pochissimi, turchi quasi nessuno. Se domani uscisse una legge che non permette il soggiorno in Turchia a chi non è di soggezione turca, qui per la Chiesa cattolica ci sarebbe il deserto. Eppure le vocazioni, a volerle cercare, si sarebbero trovate».
L’avvenire dei cattolici
«Innanzi tutto parmi debbansi nettamente distinguere due questioni: 1) la necessità di avere e conservare a qualunque costo un piccolo seminario interrituale a Istanbul; 2) i rapporti di detto seminario con i pp. Cappuccini. Quanto alla prima questione, l’affermazione è unanime. Un seminario a Istanbul per la prima formazione dei futuri sacerdoti dei vari riti, latino, greco, armeno è di necessità assoluta. Lasciare o far morire quello che ancora esiste - la sola istituzione che ormai resti ancora viva, qui nell’antico centro dell’ortodossia, del movimento suscitato da papa Leone XIII per la unione delle Chiese -, lasciarlo o farlo morire senza che qui sia pronto un altro seminario o istituto che ne prosegua i compiti, sarebbe errore imperdonabile. Solo la violenza della persecuzione può sopprimerlo: e la Chiesa cattolica pare non debba cedere che alla violenza. Qualche istituto scolastico cattolico che alle prime difficoltà ha levato le tende, ora se ne pente. Altri chiudono quest’anno mentre avrebbero potuto resistere ancora. Se ne pentiranno fra breve. Il cattolicismo potrà subire in Turchia nuove pressioni. Ma non sparirà interamente. Resteranno qui sempre assai più cattolici che non ne esistessero nei secoli passati, dal 1453 al 1837. Questa è terra riservata alla riconquista cristiana. Non bisogna chiudersi tra le angustie del momento attuale e prendere decisioni precipitate. Si attraversa una crisi: le prospettive dell’avvenire immediato non sono liete, ma neanche disperate».
I fedeli di Istanbul
«Dei fedeli cattolici di ogni rito e appartenenti ad ogni nazionalità che formano la ormai ridotta comunità cattolica di Istanbul non ho che parole di elogio. Si direbbe che la tribolazione del ceto sacerdotale e religioso ha accresciuto il fervore dei fedeli. Il loro contegno invita al lavoro e al sacrificio».
* La Stampa, 30.11.2006
Lo rivela il capo della Conferenza episcopale del Paese. E il premier Erdogan conferma la possibilità di un saluto in aeroporto
Papa, vigilia del viaggio in Turchia "Visiterà la Moschea blu di Istanbul"
CITTA’ DEL VATICANO - E’ un viaggio che tutti gli osservatori giudicano a dir poco ’’delicato’’, quello che Benedetto XVI si appresta a compiere in terra turca. Una visita pastorale che si è andata complicando dopo l’ormai famoso discorso di Ratisbona, con la citazione su Maometto che ha fatto insorgere i musulmani. E così, adesso, c’è grande attesa per la quattro giorni del Papa ad Ankara, Istanbul ed Efeso: partenza martedì 28 novembre, per concludersi l’1 dicembre. Intanto, oggi, arriva una notizia confortante, sul fronte del dialogo con l’Islam: monsignot Georges Marovitch, portavoce della Conferenza episcopale turca, rivela che quasi certamente la visita del Pontefice alla Moschea Blu, la più celebre e importante di Istanbul, si farà.
"Sarà - spiega Marovitch - un segno di amicizia e di rispetto del Papa verso i musulmani". La moschea, ricorda inoltre il monsignore, era già stata visitata da Giovanni Paolo II nel 1979, dunque non si tratta di una "prima" assoluta. Nei giorni scorsi i responsabili del viaggio di Benedetto XVI hanno già fatto un sopralluogo nella moschea. Che contiene, tra l’altro, un frammento della Pietra nera della Kaaba venerata a La Mecca.
L’altro precedente della visita di un papa riguarda sempre Wojtyla, che nel 2001 visitò la grande moschea di Damasco, in Siria. Marovitch mette però l’accento sul fatto che stavolta un "gesto di grande cortesia da parte del Papa" è anche quello di recarsi nella sede del Dipartimento degli Affari religiosi, per incontrare il Gran Muftì Alì Bardakoglu.
Quanto alla possibilità, circolata in questi giorni, che il premier Recep Tayyp Erdogan possa salutare il Papa all’aeroporto di Ankara, la conferma arriva proprio dal primo ministro: "Se gli orari coincideranno, martedì, prima che io parta per Riga per il vertice della Nato, c’è la possibilità di un incontro col Papa, al suo arrivo".
Verso il Viaggio Apostolico
di Benedetto XVI in Turchia *
"L’Osservatore Romano" sta accompagnando - a partire dall’edizione di domenica 19 novembre - l’intenso cammino di preparazione spirituale al Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Turchia (che si svolgerà da martedì 28 novembre a venerdì 1° dicembre) con una serie di "pagine speciali". Saranno Ankara, Efeso e Istanbul le tre "tappe" di questo attesissimo Pellegrinaggio del Successore dell’Apostolo Pietro. Nell’edizione odierna è particolarmente marcata la dimensione ecumenica. Pubblichiamo articoli sulla Chiesa patriarcale di San Giorgio al Fanar (a cura del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli); di Mons. Eleuterio F. Fortino, Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; di Egidio Picucci; di Gianni Valente; di Gianluca Biccini e di Giampaolo Mattei.
IL PAPA POTREBBE VISITARE LA MOSCHEA BLU DI ISTANBUL *
CITTA’ DEL VATICANO - La più grande moschea di Istanbul, la moschea Sultanahmet, più conosciuta come la Moschea Blu, potrebbe essere meta di una breve sosta da parte del Papa, in segno di omaggio verso l’Islam, in occasione del suo prossimo viaggio in Turchia. Il Vaticano sta studiando questa possibilità d’accordo con le autorità turche. La notizia, circolata ad Ankara, ha trovato conferme presso autorevoli fonti della Santa Sede.
Fonti giornalistiche turche hanno riferito che sarebbe stata la presidenza degli affari religiosi (Diyanet) a suggerire al Vaticano di visitare la Moschea Blu. Un gesto definito "di apertura". Il Vaticano avrebbe accettato, per cui sarebbe allo studio una piccola modifica del programma in tale senso. Secondo le stesse fonti, il Diyanet avrebbe suggerito al Vaticano questo passo anche per "non dare l’impressione di visitare solo Santa Sofia", la ex basilica (ed ex moschea) oggi museo di Stato che il pontefice, durante la sua permanenza in Turchia, visiterà il giorno 29 novembre. Ministero degli esteri è venuta una mezza ammissione:"La possibilità di una tale visita non è stata ancora accertata. Il programma non è ancora completamente definito".
ERDOGAN NON ESCLUDE INCONTRO AD AEROPORTO
Il premier turco Tayyip Erdogan ha affermato questa sera in diretta Tv che non è escluso che ci possa essere un incontro tra lui ed il papa all’aeroporto di Ankara il giorno 28 quando il papa arriverà nella capitale turca. "Se gli orari coincidono, nascerà la possibilità di incontrarci con il papa all’aeroporto (di Ankara) al suo arrivo in Turchia" - ha affermato Erdogan partecipando ad un programma della Tv islamica, Tgrt.
Il premier turco lo stesso giorno dovrebbe partire per la capitale della Lettonia Riga per partecipare al vertice della Nato del 28 e 29. Finora Erdogan aveva escluso la possibilità di un incontro con il papa perché, oltre al suo impegno al vertice della Nato, era occupato anche il 30 novembre per una riunione del Consiglio supremo di difesa, da lui presieduto. Il suo mancato incontro con il papa (come pure quello del vicepremier Abdullah Gul, anch’egli al vertice della Nato a Riga il 28 e 29) era stato interpretato dalla stampa turca ed internazionale come "non casuale".
Nella stessa trasmissione televisiva Erdogan ha criticato la manifestazione di domenica organizzata dal partito islamico radicale Saadet. "Non approviamo questo atteggiamento di gruppi marginali che affermano ’papa non venire’. Che c’entra? Se si va da parte nostra, perché loro non devono venire? Devono venire", ha affermato il premier turco.
"Accolgo con tolleranza la loro visita e dò importanza ad essa. Per l’alleanza delle civiltà questi sono passi importanti", ha anche detto Erdogan alla stessa trasmissione televisiva della Tgrt, che è un canale di orientamento sia islamico sia nazionalista.
* ANSA » 2006-11-24 18:49
Turchia, nazionalisti occupano chiesa contro visita Papa
Sale la tensione per l’imminente arrivo del Pontefice. Dall’Italia una task force per la sua sicurezza*
ISTANBUL - Trentanove membri del movimento islamico di estrema destra Partito della Grande Unione sono stati arrestati oggi a Istanbul, dopo aver occupato la vecchia basilica bizantina ed ex moschea Haghia Sofia, o Santa Sofia, oggi museo, per protestare contro l’imminente visita di Papa Benedetto XVI. Il Pontefice si recherà in Turchia dal 28 novembre al 1 dicembre e ha in programma una visita a Santa Sofia per il 30 novembre.
Un filmato ha mostrato decine di uomini entrare nell’edificio urlando all’unisono «Allah Akbar» (Allah è grande), quindi inginocchiarsi per pregare. I nazionalisti islamici hanno ripetutamente urlato un monito al Pontefice: «Papa, non commettere l’errore di sfidare la nostra pazienza». Il leader del gruppo ha quindi letto un comunicato in cui si afferma che Benedetto XVI ha offeso la comunità musulmana per il nesso tra islam e violenza citato nel discorso pronunciato all’Università di Ratisbona, in Germania, lo scorso settembre. La lettura del comunicato è stata interrotta dall’irruzione della polizia. Davanti al rifiuto dei manifestanti di arrendersi, un agente di polizia ha fatto ricorso allo spray urticante prima di immobilizzarli. Caricati su alcuni autobus, sono stati trasportati in una centrale di polizia per essere interrogati.
«Si tratta di fatti che non mettono in questione assolutamente il clima generale di attesa e di serenità in cui pensiamo si svolgerà il viaggio del Papa» ha commentato il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
Nei giorni scorsi, il quotidiano turco Vakit aveva riportato la notizia di un presunto progetto del Pontefice per riportare l’ex basilica ai fasti del passato, quando era la più grande chiesa della Cristianità. Eretta nel VI secolo dall’Imperatore Giustiniano, Santa Sofia divenne moschea nel 1453, quando Costantinopoli, oggi Istanbul, cadde sotto il dominio dell’Impero Ottomano. Nel 1930 il grande riformatore turco, Kemal Ataturk, decise di trasformarla in un museo aperto a tutti, vietando le cerimonie religiose. Non si tratta di un museo in senso stretto, con opere in mostra, in quanto è lo stesso edificio a essere diventato museo.
* La Stampa, 22.11.2006