di Giuseppe D’Avanzo (la Repubblica 29.05.2008)
E’ un errore richiamare, a partire dalla crisi dei rifiuti in Campania, un nuovo conflitto tra Berlusconi e la magistratura o, se piace di più, tra la magistratura e Berlusconi. Magari, si trattasse soltanto di questo. L’affare a Napoli è molto più contorto di questa semplificazione lineare. Lo si comprende soltanto se si è consapevoli che il collasso di Napoli non nasce da un accidente occasionale. E’ il frutto marcio di una cattiva politica e di una pessima amministrazione che, del tutto prive di una "cultura del risultato", hanno trasformato la raccolta dei rifiuti e il ciclo industriale del loro smaltimento in un’occasione per distribuire reddito e salario a una società stressata e assegnare profitti a poteri criminali ingordi e a imprese private senza scrupoli. Con l’evidente utilità - per la politica - di amalgamare un «blocco di potere» corrotto (dal professionista al "pregiudicato") che, in cambio del saccheggio di quelle risorse pubbliche, ha assicurato consenso accettando di vivere in un progressivo, inarrestabile degrado igienico-sanitario.
Ne è nata una spirale diabolica: la cattiva gestione della cosa pubblica ha provocato «l’emergenza». «L’emergenza», altra cattiva gestione. E ancora «emergenza» e ancora cattiva gestione in un gorgo il cui esito è oggi sotto gli occhi di tutti. E tuttavia, anche nella procura di Napoli, è facile incontrare più d’un pubblico ministero disposto ad ammettere che le frasi (intercettate) di Marta Di Gennaro - il braccio destro di Bertolaso agli arresti domiciliari da martedì - sono le parole «sofferte» di un funzionario dello Stato che deve scegliere tra il male e l’orribile per far fronte all’emergenza, pur nella consapevolezza che le «ecoballe» sono un «mucchio di merdaccia» (perché non lavorate, non inertizzate), che la discarica di Macchia Soprana è «una vera schifezza» (perché vi finisce anche quel che, tossico e pericoloso, non dovrebbe finirci).
Come interrompere questo avvitamento? Con un decreto che ha valore di legge ordinaria, il governo ha "spento" qualche principio costituzionale per rafforzare la sua decisione e l’operatività della task force affidata a un sottosegretario/commissario straordinario. L’esecutivo ha la convinzione, non campata per aria, che a Napoli e in Campania ci sia uno «stato d’eccezione» che legittima un «vuoto del diritto» e la sospensione delle norme perché le decisioni necessarie ad evitare la crisi non possono essere determinate più né dalle norme né dal diritto, ma soltanto dalla gravità dell’emergenza.
Accade così che, per la sola Campania, non ci sarà alcuna differenza tra rifiuti e rifiuti tossici o pericolosi perché si agirà in deroga alle leggi e alle normative europee. Nasce un ufficio giudiziario a competenza regionale che elimina «il giudice naturale» con la centralizzazione in capo al procuratore di Napoli dell’esercizio dell’azione penale e delle indagini preliminari. Sono ridimensionati i poteri del pubblico ministero e della polizia giudiziaria, cui è vietato il sequestro preventivo d’urgenza delle discariche irregolari o pericolose. Si condiziona l’intervento preventivo della magistratura a «un quadro indiziario grave» e non, come avviene in Italia, alla «sufficienza indiziaria». Si crea, come dicono i magistrati, un "procuratore speciale" con il compito di proteggere il lavoro "sporco" e urgente del "Commissario del Governo" che già ha nelle mani la direzione di tutte le autorità pubbliche (polizie, prefetti, questori, forze armate, gli altri poteri competenti per materia).
Ci sono delle ragioni sufficienti per questa straordinarietà, è sciocco o irresponsabile negarlo. Le leggi e il diritto delimitano una condizione di normalità. Qui di "normale" non c’è più nulla. Se non si trovano, nei prossimi mesi, sei, sette capaci «buchi» dove stipare, quale che sia la sua pericolosità, tutta l’immondizia della regione non raccolta e quella che continua a produrre, ricorderemo a lungo l’estate del 2008 come la stagione di una catastrofe sanitaria molto poco europea.
A questa ragione di Stato si oppone un’altra ragione altrettanto ostinata. L’eccedenza autoritaria dei provvedimenti del governo riduce, per i campani, alcuni diritti garantiti dalla Costituzione. Se «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge», articolo 3 della Carta, i campani saranno meno eguali, avranno meno dignità sociale. Ciò che è «tossico» altrove, in Campania non lo è. Ciò che altrove è considerato «pericoloso», qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario qui non saranno in vigore.
E ancora, appare «inaccettabile», come ha scritto su queste pagine Stefano Rodotà, la manipolazione del sistema giudiziario. «Il governo si sceglie i magistrati che devono controllare le sue iniziative. Viene aggirato l’articolo 102 della Costituzione, che vieta l’istituzione di giudici straordinari o speciali. Vengono creati nuovi reati di ampia interpretazione che finiscono per restringere il diritto di manifestare liberamente. La garanzia dei diritti costituzionalmente garantita è degradata. La legalità costituzionale è complessivamente incrinata». Per di più - anche questo sarebbe sciocco e irresponsabile negarlo - è proprio vero che questo diritto «speciale», non alimenti ancora, come è già accaduto, quella cattiva gestione che finora ha prodotto soltanto guai e nuove emergenze?
Come si vede, non abbiamo dinanzi il consueto conflitto tra i governi di Berlusconi e la magistratura. La controversia è più intricata e mette in contrasto l’urgente necessità di agire per risolvere, nel brevissimo periodo, una crisi che può diventare un cataclisma e il dovere di garantire, protetto dall’indipendenza della magistratura, il diritto alla salute che, violato, potrebbe produrre nel medio/lungo periodo danni al cittadino e disgrazie per la democrazia non più lievi di quelle prodotte dall’emergenza di oggi. Non c’è spazio per gli estremismi ideologici. Occorre pragmatismo e responsabilità. E una faticosa mediazione che, tenendosi alla larga dalle forzature corporative e dalle eccedenze autoritarie, sappia risolvere - oggi - la catastrofe napoletana senza pregiudicare - per il domani - la Costituzione e regole del gioco di una democrazia.
L’arroccamento del Cavaliere
di Giuseppe D’Avanzo (la Repubblica,31.05.2008)
Magari oggi correggerà in parte le sue parole. Capita spesso. Ma, se si prende sul serio e alla lettera quel che ha detto Silvio Berlusconi a Napoli, non c’è dubbio che l’esecutivo - come già s’era paventato - voglia tirare avanti per la sua strada con un paradigma di governo che "militarizza" la politica e l’applicazione della decisione; un canone che sospende temporaneamente l’esercizio della norma anche in violazione della legge e della Costituzione.
Dinanzi alla catastrofe dei rifiuti non smaltiti di Napoli e della Campania, Berlusconi rivendica il diritto e il dovere di declinare la "governabilità" come decisione assoluta e non partecipata. Il presidente del Consiglio non ha alcuna intenzione - come pure era parso a molti - di mitigare l’"eccedenza autoritaria" del suo piano e del decreto legge che lo sostiene. Al contrario, evocando una «destrutturazione dello Stato» e la minaccia di «un’anarchia», lo irrobustisce, lo "incarognisce" e annuncia il ruolo decisivo - nell’operazione - dell’Esercito. Saranno i militari del Genio a gestire gli impianti di combustibile da rifiuti (CdR), abbandonati dall’impresa privata (la Fibe) che si è vista decapitare le direzioni dagli arresti della magistratura. I soldati proteggeranno le discariche (e questo si sapeva) e in più - è una novità - «saranno chiamati a garantire anche l’accesso ai siti: non è accettabile alcun divieto di transito alle istituzioni della Repubblica. In gioco ci sono le regole minime per non passare dalla democrazia all’anarchia». «Chiaiano sarà definita zona militare», dice Berlusconi.
Si può immaginare allora che cosa accadrà presto in quella periferia di Napoli. Teatro dei violenti scontri della scorsa settimana, l’"ultimo chilometro" - dalla rotonda della Rosa dei Venti che conduce al Poggio Vallesana e alla Cupa del Cane, dove sono le cave di tufo che ospiteranno la discarica - sarà "militarizzato". L’Esercito, e non più la polizia, ne proteggerà la percorribilità impedita per alcuni giorni dalle barricate dei comitati di protesta. Berlusconi è stato categorico, forse imprudente, forse consapevole della sua sfida: «Dalle relazioni che abbiamo, siamo sicuri della idoneità di Chiaiano». In realtà, le analisi tecniche del suolo sono in corso soltanto da quattro giorni e, alla vigilia, ne sono stati ritenuti necessari venti per un responso rigoroso. L’anticipo della sentenza non potrà che riaccendere gli animi e in serata, a Chiaiano già si urlava contro «la beffa del governo».
Berlusconi è stato liquidatorio contro ogni ipotesi di correzione del decreto per evitare i profili di incostituzionalità che magistrati e costituzionalisti hanno rilevato nella creazione di un "commissario giudiziario" (titolare di tutte le inchieste ambientali della regione, potrà scegliersi il pubblico ministero più "affidabile", in deroga alle ordinarie regole di assegnazione) e di un "processo penale napoletano" (inedita la figura di un giudice collegiale per le indagini preliminari). Taglia corto Berlusconi: «Un ordine dello Stato non può vivere in un empireo e pensare alle leggi come ad un moloch assoluto. Le leggi devono essere adattate per far vivere meglio i cittadini». Anche questo s’era intravisto.
L’emergenza napoletana si definisce ora compiutamente come «uno stato d’eccezione», come un «vuoto del diritto» che interrompe la norma e trasforma il diritto in una «prassi» dove la decisione «non può essere mai interamente determinata dalla norma». È in questo scarto che nascono le torsioni costituzionali che Berlusconi non riconosce. Il governo si sceglierà allora i magistrati che dovranno controllare le sue iniziative. I campani saranno meno protetti dalla legge. Ciò che è "tossico" altrove, non lo sarà in Campania. Ciò che altrove è considerato "pericoloso", qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia sanitaria qui non saranno in vigore o lo saranno affievolite. Come ha scritto Stefano Rodotà «viene aggirato l’articolo102 della Costituzione, che vieta l’istituzione di giudici straordinari o speciali. Vengono creati nuovi reati di ampia interpretazione che finiscono per restringere il diritto di manifestare liberamente. La garanzia dei diritti costituzionalmente garantita è degradata. La legalità costituzionale è complessivamente incrinata». «È un dovere che lo Stato faccia definitivamente lo Stato», conclude il presidente del Consiglio.
Berlusconi agita, dunque, lo spadone intenzionato a tagliare i nodi istituzionali e sociali della catastrofe napoletana con un solo, deciso colpo netto. Senza curarsi (o intenzionalmente approfittandone) degli strappi alla Costituzione, agli ordinamenti, alla partecipazione sociale. Ne nasceranno molte polemiche e conflitti, e se ne parlerà ancora nel minuto. Quel che in queste ore, però, bisogna chiedersi è se questa incrudelita accelerazione avvantaggi la soluzione della crisi napoletana o costituisce un problema in più alla somma di inestricabili problemi che già ci sono. Nei giorni scorsi, era sembrato che il governo volesse abbassare i toni, accogliere le obiezioni. Le teste d’uovo erano al lavoro in Parlamento per correggere con un maxi-emendamento le "eccedenze" mentre responsabilmente l’Associazione nazionale magistrati dichiarava al ministro della Giustizia la sua disponibilità a trovare le soluzioni più adeguate ad «accompagnare» lo sforzo urgente del governo.
L’annuncio dell’«uso della forza dello Stato» chiude ogni spazio di mediazione. Berlusconi può vantare nel suo arroccamento il beneplacito dell’opposizione, l’intesa delle istituzioni locali e soprattutto la drammaticità della crisi. Nei prossimi giorni, sapremo se sono elementi sufficienti per piegare con «la forza» le popolazioni e far dimenticare le manomissioni costituzionali e lo sbaraglio del potere di controllo di una magistratura indipendente.
Il capo dello Stato, ricevendo un gruppo di studenti al Quirinale definisce "follia"
l’incendio dell’immondizia. E lancia un accorato appello a cittadini e istituzioni
Napolitano: "Angosciato dai rifiuti
Sostenere sforzi o sarà catastrofe"
E sulla Costituzione: "Giusto riformarne alcune parti, ma con larghe intese"
ROMA - Ha parlato di emergenza rifiuti, questa mattina, Giorgio Napolitano: dicendosi "angosciato" invitando a "sostenere gli sforzi, altrimenti sarà la catastrofe"; e sottolineando la "follia" di chi brucia l’immondizia. Ma nel suo intervento odierno, ricevendo al Quirinale un gruppo di studenti, il presidente della Repubblica ha anche chiesto di "rispettare la Costituzione così com’è"; e della possibilità di cambiarne alcune parti, ma solo con larghe intese.
La tragedia di Napoli. "Sono molto angosciato, vivo questa situazione, come Capo dello Stato e come napoletano, con grande sgomento": queste le parole del capo dello Stato. Che poi ha continuato così: "La cosa peggiore è lasciare accumulare i rifiuti nelle strade, lasciarli marcire e fare la follia di incendiarli. Bisogna sostenere gli sforzi per superare l’emergenza e non chiudersi in una visione ristretta: se tutti dicono i rifiuti non portateli sotto casa mia ma da un’altra parte, ci sarà una catastrofe".
Le riforme istituzionali. Napolitano, pur sottolineando l’assoluta necessità di "rispettare" la nostra Carta fondamentale, ha aggiunto: "La Costituzione nei suoi principi, nei suoi valori, vale così com’è. Ma ci sono norme sull’organizzazione dei poteri e del governo che meritano di essere aggiornate dopo 60 anni. Mi auguro che si faccia con un largo appoggio delle forze politiche".
L’ambiente. Sollecitato anche dalla platea di tutti giovani, accorsi al Quirinale in occasione della Festa di primavera, il presidente della Repubblica si è soffermato anche sui rischi di eccessiva cementificazione del nostro Paese: "Se si pensa che più si costruisce meglio è, allora si rovina l’ambiente".
* la Repubblica, 30 maggio 2008.
Ansa» 2008-05-30 10:38
NAPOLITANO, ESTIRPARE BUBBONE RIFIUTI E POTERE CAMORRA
ROMA - "La crisi dei rifiuti e il potere della camorra sono un bubbone così grande che non ci sarà mai sviluppo vero se non viene estirpato". Lo dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un colloquio-intervista con il "Mattino" sul film Gomorra, che il presidente ha visto insieme al regista Matteo Garrone e all’autore del libro Roberto Saviano.
GOMORRA FILM IMPRESSIONANTE, SPERO IN POLITICA - "Impressionante, un film impressionante". Giorgio Napolitano ha visto il film "Gomorra" insieme all’autore del libro, Roberto Saviano, con il regista Matteo Garrone ,la signora Clio e il figlio Giulio, gli amici Francesco Rosi, Raffaele La Capria con Ilaria Occhini il produttore Domenico Procacci e Caterina D’Amico di Rai Cinema, oltre ai suoi più stretti collaboratori. I commenti del presidente della Repubblica, riportati in un articolo del "Mattino", sono improntati alla preoccupazione per i temi sollevati dalla pellicola. "E’ un film di verità e dolore su Napoli, che mai come in questo momento interroga e stimola le nostre coscienze", dice Napolitano. "Ora Gomorra farà il giro del Mondo - prosegue il presidente - alimentando il dibattito e le polemiche sulla realtà di Napoli e della Campania ma il film come il libro si fonda, oltre che su conoscenze ed esperienze dirette, su basi di documentazione ineccepibile, atti giudiziari e parlamentari. Certo, le luci di Scampia o di Castelvolturno sono fosche ma c’é sempre uno sforzo di comprensione di quello che avviene. Questo è un segnale da cogliere. E la visione con Saviano del film deve valere come un gesto di sostegno, di vicinanza delle istituzioni alla sua battaglia, al suo coraggio di svelare il mondo criminale dei Casalesi. Bisogna coltivare la speranza che in Campania accada quello che è successo in Sicilia, che ci sia contro i clan che muovono il traffico di rifiuti tossici lo stesso impegno partecipato a denunciare il racket. In questo la magistratura - penso al processo contro i Casalesi - e il comportamento della politica sono molto importanti per coinvolgere i cittadini".
PALAMARA, INCHIESTA PIENAMENTE LEGITTIMA
"E’ pienamente legittima l’inchiesta napoletana sui rifiuti che non è un’inchiesta a orologeria ed era partita già a gennaio". Lo ha detto il presidente dell’Anm Luca Palamara, intervenendo a Radio Anch’io - nell’ambito di una puntata dedicata al rapporto tra politica e magistratura - riferendosi alle critiche sugli arresti, da alcuni definiti ’a tempo’, disposti l’altro giorno dalla Procura di Napoli anche nei confronti di una ex stretta collaboratrice di Bertolaso. Inoltre Palamara ha affermato che "legittimo il fatto che un magistrato residente a Chiaiano si sia affacciato a vedere che cosa stavano facendo i manifestanti che erano vicini alla sua abitazione", a proposito di articoli sulla stampa che riportavano la notizia che un magistrato (il pm Quadraro) aveva partecipato alle proteste dei comitati antirifiuti. Palamara ha poi aggiunto che "l’inchiesta di Napoli ha come oggetto l’accertamento della commissione di reati nell’ambito del ciclo dello smaltimento dei rifiuti". Infine, il presidente dell’Anm ha ricordato che nei giorni scorsi i magistrati hanno consegnato al ministro della Giustizia Angelo Alfano "proposte di riforma a costo zero per velocizzare i processi".
DA GOVERNO SI’MODIFICHE DL,BERTOLASO CRITICA PM
Mentre il Csm si appresta a mettere a punto il parere sul decreto sui rifiuti che ha attribuito al procuratore di Napoli la competenza su tutte le inchieste in materia ambientale in Campania e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ribadisce che l’obiettivo è riportare la regione "alla normalità e ad una situazione civile", anche attraverso "scelte dolorose", il governo non esclude che nel corso dell’iter parlamentare possa essere corretto il provvedimento che non solo ha provocato le critiche dei magistrati napoletani ma che suscita perplessità anche in alcuni settori dello stesso esecutivo. E dopo due giorni di silenzio, Guido Bertolaso risponde all’inchiesta dei giudici napoletani che ha portato all’arresto di 25 persone, tra cui una sua stretta collaboratrice. Quel provvedimento, sottolinea, ha provocato non solo "grandi sofferenze personali" ma anche "grandi problemi con le autorità locali" che ora sara più difficile convincerle della bontà delle iniziative intraprese. "L’intervento a Chiaiano era stato bello, concertato con tutti i soggetti coinvolti e importante anche per le altre comunità locali" aggiunge ribadendo che "esisteva la possibilità di andare avanti senza scontri, per trovare soluzioni che avrebbero ridotto i disagi per le popolazioni". Tutte cose che, fa intendere Bertolaso, sono state messe in secondo piano dall’inchiesta napoletana. Nonostante dunque la necessità di procedere con un provvedimento d’urgenza - il relatore Agostino Ghiglia ha detto in commissione Ambiente della Camera che le misure straordinarie sono state preso per "fronteggiare e finalmente risolvere la drammatica emergenza" e il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ha assicurato che il dl sarà calendarizzato al più presto - il governo sta studiando alcune modifiche. Anche se, si fa notare in ambienti governativi, l’obiettivo sarebbe quello di discutere in aula le eventuali correzioni. Tra queste, ci sarebbe la possibilità di sdoppiare la competenza dei reati in materia ambientale: non sarebbe solo la procura di Napoli ad occuparsene ma anche quella di Salerno, sede come il capoluogo di Corte d’Appello. In commissione, il ministro Prestigiacomo comunque ribadito che i maggiori poteri attribuiti alla procura di Napoli "saranno legati soltanto all’emergenza rifiuti". Che le modifiche siano necessarie ne sono consapevoli anche all’interno della stessa maggioranza. Nel Pdl ci sono alcuni, ed é il caso di ambienti influenti di Forza Italia ma anche di alcuni settori di An, che fin dall’inizio hanno criticato l’impianto dell’articolo 3 (appunto quello relativo alla competenza dell’autorità giudiziaria) che, secondo fonti governative, sarebbe stato voluto proprio da Bertolaso. Per la Lega invece parla direttamente Maroni sostenendo che le critiche avanzate contro la superprocura "sono miopi e inopportune" e aggiungendo che "quello individuato è uno strumento per risolvere la tragedia nazionale dei rifiuti". In ambienti vicini al ministro si fa però notare che da parte della Lega c’é comunque un’apertura a valutare eventuali suggerimenti. E anche dal Pd arrivano richieste di modifica, con il ministro ombra dell’Ambiente Ermete Realacci che indica i punti su cui bisognerà intervenire: bonifiche e raccolta differenziata; intervento dell’esercito per la protezione dei siti; azione della magistratura, "che va messa bene perché non si può indebolire il lavoro sulla malavita organizzata". Chi non si ha parlato del decreto è stato invece il sottosegretario Bertolaso che però alle considerazioni tecniche - "la situazione è drammatica e il tempo è tiranno" - ha fatto seguire quelle politiche, con la critica ai magistrati. "Se vi sono state parole forti - ha poi aggiunto riferendosi ai contenuti delle intercettazioni - queste sono state dettate dall’esasperazione di chi aveva accettato di tentare di risolvere il problema, sapendo di dover percorrere tutte le strade, anche quelle al limite delle norme vigenti". Certo che, é stata la sua conclusione polemica, "ogni volta che tentiamo di affrontare il problema e magari anche di prospettare soluzioni, incontriamo delle difficoltà".