Venezuela

Sul Venezuela, Francesco Basile risponde a De La Fuente, con un pezzo da lui scelto, di Alan Woods

giovedì 8 dicembre 2005.
 

Di Alan Woods

DIFENDIAMO LA RIVOLUZIONE VENEZUELANA

Eventi drammatici stanno svolgendosi in Venezuela. La nazionalizzazione della Venepal col decreto numero 3438 segna una nuova svolta netta nella situazione. È un colpo contro l’oligarchia venezuelana marcia e corrotta e contro i saccheggiatori imperialisti che le stanno dietro. Sarà accolta entusiasticamente dai lavoratori di tutti i Paesi, così come Trotskij accolse la nazionalizzazione dell’industria petrolifera messicana ad opera del Presidente Lazaro Cardenas nel 1938. Sebbene in sé non comporti un cambiamento qualitativo nella natura di classe della rivoluzione venezuelana, questa misura risoluta rappresenta certamente un passo nella direzione giusta. Indica che la classe operaia sta intervenendo nella rivoluzione con crescente determinazione, premendo per i suoi interessi di classe indipendenti, rivendicando una rottura col capitalismo e sospingendo in avanti la rivoluzione. Questo, e questo soltanto, può garantire la vittoria finale e decisiva. La rivoluzione venezuelana è iniziata come una rivoluzione democratica nazionale che non andava oltre i confini del capitalismo e della proprietà privata. A dispetto di ciò, essa ha immediatamente sollevato l’odio e l’implacabile opposizione dell’oligarchia venezuelana e dei suoi padroni a Washington oltre che della borghesia e dei reazionari in America Latina e nel resto del mondo. È dovere elementare di tutti i lavoratori e dei progressisti ovunque nel mondo quello di difendere la rivoluzione bolivariana contro le cospirazioni dell’imperialismo e dell’oligarchia. Allo stesso tempo, i marxisti difendono la propria politica, le proprie idee e i propri programmi. Noi ci basiamo fermamente sul proletariato e, entro il processo generale della rivoluzione democratica nazionale, difendiamo le sue indipendenti rivendicazioni di classe. Il nostro slogan è quello di Lenin: “Marciare separati e colpire uniti!”. Il Presidente Hugo Chávez, come Lazaro Cardenas, si è mostrato un coraggioso difensore dei poveri e degli oppressi e un combattente impavido contro l’imperialismo. Finora non ha posto la questione del socialismo. Eppure, sfidando risolutamente i privilegi della classe dominante e resistendo alle pressioni dell’imperialismo, si è inevitabilmente posto in rotta di collisione con le forze della vecchia società. Ciò ha una logica e una dinamica sue proprie. Tutta la logica della rivoluzione tende ad esacerbare le contraddizioni fra i proprietari terrieri e i capitalisti venezuelani da un lato, e dall’altro lato i lavoratori e i contadini poveri venezuelani, spalleggiati dalle masse in America Latina e dal movimento operaio mondiale. Non vedere questo fatto sarebbe di una stupidità imperdonabile. Non vedere che la battaglia deve essere combattuta fino alla fine e che può risolversi solo nella vittoria decisiva di una classe sull’altra, sarebbe cecità riformista. Il destino della rivoluzione venezuelana sarà deciso dalla lotta di classe. L’esito finale non è ancora sicuro. Quello che è sicuro è che l’unica forza che ha salvato ogni volta la rivoluzione dalla sconfitta sono le masse: i lavoratori e i contadini poveri, che hanno ripetutamente dimostrato la loro lealtà incrollabile verso la rivoluzione bolivariana, la loro disponibilità a combattere e a fare i massimi sacrifici per difenderla contro i suoi nemici. Questa è la vera base della rivoluzione, la sua vera forza, la sua sola speranza. I confusionari riformisti cercano di sfumare le differenze tra le diverse classi nella rivoluzione. Parlano del “popolo” come se fosse un blocco omogeneo, quando in realtà è una vuota astrazione che nasconde una netta differenza di interessi. Cos’ha l’operaio venezuelano in comune coi capitalisti? Cos’ha il contadino venezuelano in comune coi proprietari terrieri? Cos’ha il piccolo negoziante venezuelano in comune coi banchieri e gli usurai? Ad ogni svolta decisiva nella rivoluzione, i ruoli delle diverse classi si sono manifestati. I banchieri, i proprietari terrieri e i capitalisti hanno opposto resistenza alla rivoluzione, l’hanno sabotata e hanno cercato di rovesciarla. E chi ha salvato la rivoluzione in ogni fase? Sono state le masse, e in primo luogo la classe operaia, a salvare la rivoluzione durante il golpe dell’aprile 2002, sono stati gli operai che l’hanno salvata durante la serrata padronale che era stata progettata per paralizzare e mettere in ginocchio l’economia. Infine, sono state le masse ad accorrere magnificamente in difesa della rivoluzione nel referendum di agosto che ha inflitto un colpo mortale alla controrivoluzione.


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