Caro Emiliano,
non posso non dispiacermi della tua decisione, inaspettata ed improvvisa. Posso anche giustificarla considerati i risultati politici (in senso lato) a San Giovanni in Fiore e in Calabria, sebbene i non pochi tentativi di cambiamento. Come una barca che rema invano in direzione ostinata e contraria. Ora decidi di assecondare il vento: avrai pensato che è meglio lasciar perdere quando ti accorgi che è inutile e forse dannoso proseguire. Gìà altre volte ci eravamo chiesti se non fosse il caso che San Giovanni facesse il suo corso, senza forzature, ma alla fine eravamo sempre d’accordo sul fatto che di fronte all’ingiustizia non si potesse tacere. Ancora ne sei convinto, nonostante tutto. La tua non è (né può essere) una dipartita. Sono sicuro che è solo una sosta, breve o lunga che sia. Al di là delle ragioni, volevo dirti che noi rimaniamo. Sarebbe troppo comodo per i soci vitalizi del potere: ora staranno già stappando bottiglie di spumante o invocando l’Immacolata Concezione perché la tua scelta sia davvero definitiva. E invece no, sappiano che ciò che è stato fatto finora non può andare perduto. Occorre che qualcuno percorra la strada già aperta, per quanto possa sembrare senza via d’uscita. Noi lo faremo, seguendo, non ho timore di dirlo, le orme del “maestro”, che per ora fa come il Duca d’Auge. Sul far del giorno sale in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trova poco chiara. Hai tutte le ragioni per stare un po’ ad osservare cosa accadrà nei prossimi tempi, a pensare di più alle tue faccende private, dopo tanti anni in cui le hai sacrificate per la cosa pubblica. Qualcosa hai lasciato nella storia sangiovannese, sicuramente il coraggio di servirsi del proprio intelletto, quel sapere aude di cui Barbara Marrella si ricorderà bene. Emiliano, ti ringrazio davvero dell’entusiasmo e del senso critico che ci hai dato, e che un giorno sarà apprezzato da molti.
Con affetto,
Vincenzo
8 dicembre 2006