Politica

San Giovanni in Fiore, risposta alla risposta di Vincenzo Tiano: la politica è confronto, non verità rivelata

mercoledì 27 aprile 2011.
 

Caro vicedirettore Vincenzo Tiano,

se abbiamo trovato dio, è inutile cercarlo. Se la verità è il quadro che alcuni di voi, miei amici, continuate a dipingere, non mi resta altro che contemplarla.

Il punto è che ciascuno ha un’idea della politica, legittima e rispettabile. Se vogliamo discutere, però, dobbiamo abbandonare il paradigma della verità manifesta.

Molti, infatti, credono di possederla. E, quando ciò accade, si comportano un po’ come i catechisti della prima ora: se mi converto, concorro alla mia salvezza e a quella del genere umano.

Tu stesso, che dimostri grande passione politica, sei ancora alla ricerca di dio: discuti, polemizzi, argomenti. Ed è bene continuare a farlo.

Chi ci legge non sempre intende ciò che scriviamo in ambito locale. Questo sito s’avvia, come sai, essendo tra i fondatori, a raggiungere un record considerevole: 6 milioni di visite reali.

"la Voce di Fiore" non si occupa solo di San Giovanni in Fiore: ogni giorno ha circa 3mila lettori. Erano il doppio, ma da ultimo, poiché impegnati nel lavoro, abbiamo avuto un calo.

Vorrei ricordarti, tra le nostre azioni degne di nota, l’opera d’informazione sul caso Contrada (qui il link) e su altre pagine aperte della storia italiana. Un giorno ci scrisse anche il presidente emerito della Repubblica, il senatore Francesco Cossiga - qui il link. E, ancora, il giudice Michele Barillaro, estensore della sentenza del procedimento cd. "Via D’Amelio ter" - qui il link.

Potrei rammentare anche episodi riguardanti la nostra Calabria: il discorso di Mario Pirillo ai precari dell’ex Fondo sollievo, da noi registrato e reso pubblico (qui il link); poi ripreso sul suo blog dal collega Roberto Galullo, di "Il Sole 24 Ore" - qui il link.

Non mi piacciono le celebrazioni, ma, per il principio evangelico del dare a Cesare quel che è di Cesare, posto che pure io cerco dio, vorrei per una volta rammentare il ruolo che insieme abbiamo svolto fuori delle mura domestiche.

In primo luogo il contributo alla lotta per la verità sui fatti di Palermo e l’impegno vivo per divulgare l’eredità di Paolo Borsellino:

"la lotta alla mafia (...) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità".

"la Voce di Fiore" ha, dunque, una sua identità, chiaramente riconoscibile. Una parola, in proposito, voglio spenderla per Federico La Sala, che - malgrado senza successo continui a ripetergli d’evitare titoli troppo lunghi - ha pazientemente aggiornato le pagine del sito, aprendo una mole di questioni attuali e cruciali. E una parola per sant’Alfredo Federico, che da quasi sette anni paga il dominio della Voce.

E’ da un preciso contesto culturale che abbiamo preso le nostre mosse. Contesto fatto di riflessioni, proposte, ispirazioni filosofiche, visioni del mondo e della vita, informazione e piccole azioni concrete (lista Vattimo, iniziative culturali e antimafia, festival filosofico, il libro "La società sparente" e forse la mia candidatura alle scorse regionali).

Passo subito alla politica, con delle precisazioni per i lettori che ci seguono da fuori e che non sono di San Giovanni in Fiore.

Tu mi dici, in soldoni, che Antonio Barile sta coinvolgendo la città, creando unità attorno alla sua figura. Non lo dubito, ma dovrebbe essere più inclusivo e guardare all’intera città e alla politica nazionale.

In quanto alla comunicazione su Internet dei suoi sostenitori, è una continua ripetizione delle virtù del candidato, senza alcun riferimento, ad oggi, alla questione dell’emigrazione, della legalità, del Sud, in cui San Giovanni in Fiore si trova e a cui si ricollegano i grandi temi dell’occupazione, della scuola e della sanità pubbliche. Aggiungi, poi, che dall’altra parte c’è il marcio e ometti completamente di affrontare il problema che ho posto.

Lo scrivo più chiaramente: questo problema si chiama Silvio Berlusconi. Scendendo, si chiama Giuseppe Scopelliti.

Tu mi proponi di far finta di nulla, in pratica. E, se scrivo, come ribadisco, che Berlusconi e Scopelliti sono un enorme problema, mi ribatti che Mario Oliverio è il peggio, da un ventennio l’ordinatore e il padrone politico della zona.

Poi mi precisi che Rosa e Tullio Cusani, con cui condivido anche il buddismo, sono passati con Barile; che i miei sostenitori d’Impegnocivile hanno scelto Barile e che, dunque, sono io quello che non capisce.

Ognuno è libero di compiere le sue scelte, ma è pur vero che la storia deve insegnare qualcosa. Allora, la ripercorro in breve, soprattutto per i ventiquattro lettori di Verona, Desenzano del Garda, Isernia, Messina, Siracusa, L’Aquila, Palermo, Firenze, Bologna, Pordenone, Trento, Palagianello, Brescia e Roma.

Nel 2005, candidammo il filosofo Gianni Vattimo, omosessuale, a sindaco di San Giovanni in Fiore. Andammo da soli e, al ballottaggio fra il candidato di centrodestra e quello di centrosinistra, Vattimo dichiarò, pur non votando da noi, la preferenza per il primo, Antonio Barile. La notizia ebbe risalto sulla stampa nazionale, con addebito di eresia.

Non ci fu un approfondimento sui media: nessun giornalista si chiese quali fossero le condizioni reali della nostra città, da noi denunciate, con particolari e nomi, in maniera più diretta e coraggiosa del pur valido oppositore Barile.

Prima del ballottaggio, mentre la sinistra, con l’appoggio di alcuni sacerdoti locali, vedeva Vattimo come "il diavolo venuto da Torino", "pericoloso per i giovani", Barile ci avvicinò e gli chiedemmo di rinunciare al simbolo del Pdl e di ritirare la sua candidatura per quella del filosofo. Disse di no.

Da allora, non c’è stato giorno in cui non abbia spinto per un progetto politico autonomo in loco, condivisibile dalle persone oneste sul piano intellettuale e morale.

Autonomo nel senso di indipendente da partiti e schieramenti, visto che conosciamo, e non possiamo negarle, le logiche calabresi di potere. Della destra e della sinistra.

Ovviamente, Barile non è affatto un mascalzone, ma non ha avuto il coraggio e l’audacia di fare a meno di Berlusconi e di Scopelliti; nonostante la sua vittoria nel 2010 sia stata determinata da una diversa consapevolezza, nella coscienza collettiva, rispetto agli uomini, ai metodi e alle necessità della politica.

Consapevolezza a cui, senza alcun interesse materiale, "la Voce di Fiore" ha dato un contributo decisivo. Consapevolezza maturata particolarmente in persone profonde, preziose e sempre interessate al bene comune. Mi riferisco a Rosa e Tullio, a Giannetto Papaianni, a Gabriella Militerno, a Bruno Oliverio e ad altri amici.

In qualche modo, se oggi il centrosinistra ha candidato a sindaco Emilio Vaccai, della società civile, questo lo si deve anche all’azione informativa e pedagogica del nostro sito.

Se sarà di facciata, non possiamo dirlo prima del tempo. Non è giusto e non è onesto intellettualmente. Questo non significa, come tu mi hai scritto, che io esalti gli altri candidati, Vaccai, Monica e Bernardo Spadafora. Né vuol dire che m’impegno subito a votare uno di loro o Barile.

E’ importante che favoriamo un confronto senza pregiudizi, sgombrando il campo dal paradigma della verità. Anche per amore verso la nostra terra.

Ciascuno dei quattro aspiranti alla carica di sindaco deve dimostrare equilibrio, capacità di governo, accortezza, coraggio, obiettività e indipendenza. Soprattutto, deve convincere per uomini e programmi.

Sarebbe interessante, in proposito, sapere anzitempo da ciascuno chi chiamerebbe in giunta, come risolvere lo scandalo dell’Abbazia florense: sia la vicenda della casa di riposo che quella del restauro sospeso.

Caro Vincenzo,

per ora fai un discorso tipicamente politico, che rispetto. Io riesco, con tutti i miei limiti, a mantenermi critico e propositivo.

In pratica, non accetto che Barile mi passi come la verità rivelata. Auspico un confronto pacato e disteso fra i candidati. Se ieri c’erano ragioni per usare un linguaggio duro e dritto - non nel senso di mafioso -, oggi non possiamo che giudicare i candidati e i loro progetti politici sulla base dell’esposizione pubblica.

Io penso che Barile sia stato mandato a casa con una scusa. Mi riferisco alle dimissioni dei consiglieri comunali del centrosinistra per la vicenda dell’ospedale.

Ma è anche vero che la gestione politica dell’allora sindaco fu molto discutibile: rese pubblicamente l’idea d’essere subordinato a Scopelliti, benché non potesse pagare per una situazione prodotta, negli anni, dall’intera classe dirigente calabrese. Trasversale, affarista e collusa.

Se le nostre comuni battaglie hanno avuto e hanno un senso, dovresti essere tu, caro Vincenzo, a premere perché Barile rinunci ai suoi collegamenti, non solo simbolici, a Berlusconi e Scopelliti.

E mi auguro che lo stesso sappiano fare i giovani di San Giovanni in Fiore che si riconoscono nei partiti della sinistra, liberandosi dei vecchi lupi, ancora a palazzo.

Io, comunque, resto convinto che la società si possa e debba costruire dal basso, senza affiliazioni.

Emiliano Morrone


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