Voci

Nel nome di mio fratello. Intervista con Salvatore Borsellino

Antimafia, caso Contrada, legislazione, informazione, lotta per la Giustizia
giovedì 7 agosto 2008.
 
PALERMO - Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato insieme alla sua scorta nella strage di Via D’Amelio, è una delle voci più autorevoli della lotta alla criminalità organizzata. Sempre in prima linea, Borsellino racconta il suo punto di vista sull’antimafia, sulle recenti nomine del Csm e su uno dei casi più discussi del momento: la scarcerazione di Bruno Contrada.

Dal sito di Salvatore Borsellino

Quale è secondo lei lo stato di salute dell’antimafia in Italia?

"Purtroppo l’antimafia italiana è estremamente frammentata. Esistono delle grandi organizzazioni, come Libera ad esempio che, nonostante segua importanti attività come quella del sequestro e dell’assegnazione dei beni della mafia, è ormai troppo istituzionalizzata, troppo vicina ad ambienti politici e pertanto si discosta dall’antimafia ’forte’, quella fatta da alcuni gruppi, per lo più di giovani. Penso ad ’Ammazzateci tutti’ o ai ’Ragazzi di Locri’. Inoltre la coesistenza di anime diverse all’interno dell’antimafia porta spesso a dei ’distinguo’ e a delle divisioni che rendono il fronte poco compatto. Per volere citare un esempio: alla manifestazione organizzata in Piazza Navona dell’opposizione reale in Parlamento, la coesistenza di anime diverse ha fatto si che ci fossero una serie di prese di posizione tramite le quali uno si dissociava dall’altro. La stessa cosa accade nell’antimafia. Se le varie componenti che rivestono ruoli diversi all’interno della società non si appoggiano tra loro non rendono un servizio utile alla causa della lotta alla mafia. Io, ad esempio, ho delle posizioni molto aggressive sul tema dell’antimafia e pertanto non vengo quasi mai invitato da Libera se non da qualche componente a titolo personale. All’ultima manifestazione tenutasi a Bari non si sono sognati di invitarmi ed anche qualora fossi stato invitato probabilmente avrei assunto la stessa posizione di Benny Calasanzio - figlio e nipote di due imprenditori di calcestruzzo uccisi dalla mafia - il quale ha rifiutato di andare alla manifestazione poichè non condivideva la presenza in quella sede di una persona inquisita come la vedova di Fortugno".

E sul fronte della legislazione antimafia?

"Credo che peggio di così non si potrebbe andare. Dopo la stagione delle stragi a seguito della quale lo Stato fu costretto ad assumere delle posizioni dure si sono fatte nuovamente largo le posizioni del ’continente’ garantista. Allo stato attuale è in atto un vero e proprio disfacimento di quella legislazione che consente ai giudici e alle forze dell’ordine di poter svolgere il proprio lavoro. All’interno delle istituzioni si sono incuneate forze che seguono gli interessi della criminalità organizzata. Credo si possa fare un esempio su tutti : Marcello Dell’Utri. E’ inoltre in atto una operazione di delegittimazione nei confronti della magistratura e di assoggettamento del Csm al potere politico. Le riforme previste per l’organo superiore della magistratura mirano proprio a questo ma io credo che non ce ne sia addirittura bisogno perché Csm e magistratura si fanno già abbastanza male da sole tramite le loro correnti che sono un vero e proprio cancro per la magistratura. Nel momento in cui alcuni magistrati hanno indagato sulle malefatte di destra e sinistra, entrambi gli schieramenti politici, tramite le correnti che in qualche modo pilotano, hanno reagito cercando di ridurre al silenzio questi giudici."

A proposito di Csm: lei si è molto arrabbiato per la nomina di Di Pisa al posto di quella di Alfredo Morvillo alla guida della Procura di Marsala. Ci spiega come mai e perché non condivide la scelta del Csm?

"Innanzitutto già il fatto che la vicepresidenza del Csm sia di Nicola Mancino a mio parere squalifica l’organo perché la ritengo una persona ambigua; alla politica fa comodo che certe persone occupino le caselle giuste al momento giusto. Di contro devo ammettere che mi sono molto stupito per la nomina di Sergio Lari alla Procura di Caltanissetta poiché lo ritengo un magistrato estremamente valido. Per quanto riguarda Di Pisa, non ho condiviso quella scelta perché ritengo che mettere a capo della Procura di Marsala un magistrato che, anche se assolto dalle accuse mosse nell’ambito del procedimento del "corvo del Tribunale di Palermo" - Di Pisa era accusato di essere il redattore delle che attribuivano a Falcone, falsamente, una scorretta gestione dei pentiti - ha dichiarato di condividere il senso di quelle accuse. E alcune prove, come le impronte digitali, non hanno potuto essere prese in considerazione poiché rilevate in maniera alquanto ’anomala’. Tralasciando tutto questo, il solo fatto che abbia condiviso quel documento, che era una delegittimazione di Falcone e quindi anche di Paolo Borsellino, dato che i due lavoravano all’unisono. è un motivo sufficiente a rendere inopportuna quella nomina. Inoltre Marsala è un territorio delicato dove impera una delle famiglie più pericolose della mafia siciliana, quella di Castelvetrano, che Paolo aveva inquisito. Un territorio in cui convergono gli interessi della mafia e quelli delle logge massoniche deviate. Il caso di Vaccarino (l’ex sindaco di Castelvetrano condannato per traffico di droga ma scagionato dall’accusa di associazione mafiosa, ndr) è emblematico perché dimostra i raccordi tra i vari poteri (Vaccarino ha dichiarato di essere stato arruolato dai servizi segreti per catturare il boss Matteo Messina Denaro ed è anche stato denunciato da Salvatore Borsellino poiché ha attribuito al fratello, il giudice Paolo, procedure non proprio trasparenti durante le proprie indagini. Sarà la magistratura ad accertare o smentire la fondatezza delle dichiarazioni di Vaccarino, ndr). Il suo preteso tentativo di far pentire il boss trapanese è secondo me falso e finalizzato solo a ricrearsi una verginità". La nomina di Di Pisa in quella procura a pochi giorni dalla commemorazione di Paolo e della sua scorta, la ritengo un’atto di tracotanza".

In questi giorni si è molto dibattuto sulla scarcerazione di Bruno Contrada. Chi è per lei Bruno Contrada ?

"Io mi fido assolutamente di quello che diceva Paolo sul dottore Contrada".

Ce lo vuole ricordare?

"Basta nominare a sproposito il nome di Contrada per morire". Ma non solo Paolo ne parlava in questi termini. Anche Giovanni Falcone quando era costretto a stringere la mano a Contrada, non appena questi usciva dalla stanza, si puliva la mano sui vestiti. E a raccontarmelo è stato Ayala che fu testimone oculare di questi episodi.

E del modo in cui l’informazione sta trattando il caso della sua recente scarcerazione, che ne dice?

C’e’ un vero e proprio apparato di disinformazione, un esercito di ’troll’ composto da amici o comunque da persone ricattabili da Contrada. Chi da le giuste informazioni viene attaccato da questo esercito, come è successo ad Emiliano Morrone, il cui sito è stato oggetto di diversi attacchi subito dopo la pubblicazione di alcuni articoli su Contrada. Stampa e televisione si dimenticano di dire molto sul caso Contrada e stanno trattando la vicenda in un modo assai particolare. Incentrano il tutto sulla malattia e sul suo stato dì salute ma tacciono sui punti dell’ordinanza di scarcerazione, specie nelle notizie di primo impatto che poi sono quelle più importanti per l’opinione pubblica. Si sa che a Contrada sono stati concessi gli arresti domiciliari ma quasi nessuno dice che la decisione del tribunale che non gli permette di ritornare a Palermo è stata motivata dalla persistente pericolosità sociale del condannato. Non si dice che tra sei mesi ci sarà il riesame del provvedimento e, nei pochi casi in cui è stato detto o scritto, la decisione sulla revisione del processo che ci sarà ad Ottobre è stata presentata come necessaria in virtù dell’acquisizione di nuovi elementi. Cosa assolutamente falsa perché non ci sono nuovi elementi ma solo una istanza presentata dall’avvocato Lipera - difensore di Bruno Contrada e di altri boss mafiosi tra cui Santapaola, che è stato fondatore del partito Sicilia Libera, voluto da Leoluca Bagarella come diretta espressione di Cosa Nostra in politica.

Salvatore, davanti tutto questo cosa pensa di poter fare?

"Continuare a parlare senza paura. E’ l’unica cosa che possiamo, dobbiamo fare."

Nicolò Conti


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