Le ultime novità sulla differenziata a San Giovanni in Fiore sono peggiori delle precedenti. I 14 della cooperativa “Città pulita” che hanno deciso di firmare, dopo i primi 7, il contratto con il vincitore della gara, l’Ati tra “Presila Cosentina” e “Locride Ambiente”, aspettano di sapere se e quando saranno presi a lavorare. Ciò perché intanto la stessa società ha provveduto ad assumere altri addetti al loro posto.
La vicenda va analizzata con attenzione. I 14 operai di “Città pulita” hanno comunicato la loro scelta lo scorso 23 marzo, ma dopo 4-5 giorni giorni di attesa hanno saputo che l’azienda aveva già concluso nuove assunzioni. Un fatto legittimo, che comunque crea ansie e tensioni tra i lavoratori di “Città pulita” rimasti ad oggi senza salvaguardia, prevista dal bando di gara.
Dunque la maggioranza in Comune non ha saputo mediare con l’azienda, durante le fasi conclusive della delicata trattativa sulla pretesa di “Città pulita” di applicare il contratto nazionale di categoria a 6 ore, invece delle 4 stabilite dal municipio nella proroga dei termini per la presentazione delle offerte, avvenuta senza la dovuta pubblicità richiesta dall’Anticorruzione nazionale.
È ora di smascherare le finzioni di questa storia, di farlo per iscritto anche a uso della Procura di Cosenza, che sta indagando sulla procedura pubblica.
A scanso di equivoci, diciamo subito che l’Ati ha vinto la gara, su cui non ha neppure un briciolo di responsabilità, e perciò ha l’obbligo di garantire il servizio.
Primo, il Comune di San Giovanni in Fiore ha modificato le ore lavorative in seconda battuta. Il bando originario ne indicava 6 ed estendeva la salvaguardia a 6 unità di personale provenienti dalla mobilità e non comprese nell’organico di “Città pulita”. Il perché dell’allargamento è stato motivato dal sindaco, Giuseppe Belcastro, il quale ha sul punto dichiarato che il personale in questione veniva dal bacino dei rifiuti. Per la cronaca, 5 sui 6 della mobilità avevano prestato servizio a tempo indeterminato per “Valle Crati” e per questo erano usciti dal bacino regionale dei lavoratori Lsu-Lpu. Licenziati da “Valle Crati”, fallita, avevano lamentato la mancata inclusione nel servizio comunale rifiuti da parte dell’amministrazione guidata da Antonio Barile, il precedente sindaco di San Giovanni in Fiore, che di recente ci ha precisato d’aver avuto le mani legate, a riguardo, per via della normativa vigente.
Secondo, posto che non possiamo entrare nella vicenda dell’ampliamento della salvaguardia, la ricordata riduzione d’orario costituisce per tutti i lavoratori interessati una deroga di fatto alle sei ore giornaliere del contratto nazionale di categoria. Se sia ammissibile o meno, è affare delle autorità di competenza. In sostanza, dagli uffici municipali hanno valutato in un secondo tempo che la cifra del bando era insufficiente per le assunzioni a 6 ore. Pertanto dagli stessi uffici hanno diminuito le ore, in concreto determinando una stretta agli stipendi, che a “Città pulita” non hanno accettato, se non dopo estenuanti tentativi di centrare l’obiettivo prefissato, andati a vuoto dopo settimane di tavoli con sindacati, rappresentanti politici e vertici aziendali.
Durante la trattativa sono state formulate diverse proposte. Il Comune di San Giovanni in Fiore ha, per bocca del sindaco Belcastro davanti al prefetto di Cosenza, ammesso l’errore degli uffici sull’importo per il costo della forza lavoro della differenziata.
Questo è un fatto assodato, che smonta la versione, fornita dal sindaco, per cui lavorando meno gli operai di “Città pulita” avrebbero guadagnato di più. Poi in una conferenza stampa il sindaco ha parlato di vincolante ristrettezza di budget, benché si tratti di un servizio essenziale per cui vale il principio ben evidenziato dall’associazione “Libertà e Giustizia” in ordine alla sentenza numero 275/2016 della Corte costituzionale sul pareggio di bilancio: «È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione».
Giovedì 29 marzo in municipio c’è stata l’ennesima assemblea tra le parti e i rappresentanti politici. Il Pd Tonino Candalise, alias “Zorro”, si è stracciato le vesti, e non è stato l’unico in maggioranza, a difesa dell’assunzione dei 14 di “Città pulita”.
La ragione potrebbe non essere quella che appare a una prima lettura. Da un lato, infatti, Belcastro - alias “Tuttappostu” - e sodali hanno capito d’aver sbagliato nell’intera gestione politica della differenziata, malgrado le accuse, pesanti quanto infondate, rivolte a chi ha sempre chiesto chiarimenti sulla procedura e sostenuto le ragioni dei lavoratori. Dall’altro, è ovvio, l’azienda ha coperto i 14 posti vacanti solo sulla base dei propri intendimenti, il che era consentito.
Agli attacchi gratuiti della maggioranza comunale, che pure con comunicati ha accusato sciacallaggio politico, perseguimento di interessi personali a danno dei lavoratori e altre “amenità”, occorre rispondere con domande e fatti.
Uno, chi e perché avrebbe usato i “disperati” di “Città pulita” persuadendoli a non firmare? Di opere di convincimento se ne conosce per certo una, cioè la missione diplomatica dell’ex avvocato della cooperativa, Giuseppe Lammirato (Pd), al capannone di “Città pulita”, da quanto appreso volta a portare i dipendenti, allora 21, a sottoscrivere il contratto con il vincitore della gara. Con lui c’era, tra l’altro, l’assessore al Turismo, Antonio Nicoletti. Nella circostanza il presidente della cooperativa, Luigi Allevato, ha avuto un malore passeggero.
Due, chi dell’attuale componente politica, ha di fatto ricevuto “utili” dal Comune, lungi da noi l’intenzione di ascriverli a irregolarità? Vogliamo parlare, per esempio, del montaggio degli arredi del palazzo comunale? Vogliamo parlare del declassamento del municipio risalente alla gestione di Antonio Nicoletti (senior), oggi nel Pd, cui fece seguito la nomina del segretario comunale adesso confermato? Vogliamo parlare della rappresentanza di “Zorro” nel Gal Sila, che non è mai passata dal Consiglio comunale, nel quale nessuno, salvo Lopez, ha avuto dubbi innanzi al dettato della lettera m) dell’articolo 42 del Tuel? E se andiamo al passato remoto oppure recente, vogliamo tacere sugli incarichi politici o riconducibili alla politica che hanno ricevuto gli odierni “megafoni” del Pd, che in coro hanno avallato una trovata diffamatoria, dello scorso autunno, concepita nell’ambito della giovanile del partito?
Le chiacchiere stanno a zero. Andiamo ai fatti. In risposta a un esposto dei deputati 5stelle Dalila Nesci e Paolo Parentela sullo stato della differenziata, il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, Nicola De Luca, ha precisato - con nota avente protocollo numero 6034 e senza data - che «il bando di gara è stato redatto dopo un’analisi accurata dei costi e dei ricavi». Tra parentesi, il documento di De Luca è stato inviato anche alla Procura di Cosenza e della Corte dei conti, nonché alla Prefettura e al locale Ufficiale sanitario. Perché, allora, il bando è stato in seguito modificato, con la riassunta riduzione delle ore giornaliere di lavoro?
Inoltre De Luca ha scritto che «a oggi il servizio è a regime», imputando «gli eventuali disservizi, verificatisi nei primi giorni di avvio del servizio», alle trattative in corso tra il vincitore della gara e gli operai di “Città pulita”. Ma lo contraddice una nota, protocollo numero 6042 del 30 marzo 2017, del Rup Antonio Cantisani, dell’Ufficio tecnico, in cui si legge che «il servizio di raccolta e spazzamento periodico delle strade non è conforme a quanto sottoscritto in contratto».
Sappiamo che per la stesura di questa seconda nota il sindaco Belcastro ha dovuto insistere più volte.
Il Comune esca allo scoperto, già da oggi, sapendo che la suddetta contraddizione è un puro fatto.
Emiliano Morrone