San Giovanni in Solitudine

San Giovanni in Fiore, una riflessione sulla solitudine e un invito ai servizi sociali a fare qualcosa

venerdì 25 aprile 2008.
 

“Il discorso è in fondo sui poveri cani che siamo tutti quanti noi abbastanza avulsi dall’incontro umano, abbastanza soli”. Sono parole di quel folletto di Rino Gaetano i cui apparenti nonsensi spingono ancora alla riflessione. La solitudine è un tema. Sicuramente letteratura e poesia, ma soprattutto condizione umana. E’ presente nella nostra epoca più di quanto non crediamo. Tutti noi abbiamo ben presente la solitudine tipica, come può essere quella di un senzatetto. Ma non ci accorgiamo immediatamente di quella atipica, dell’uomo comune che, visto nel suo svolgere una normale esistenza, sembra non soffrirne. Rino invece se ne era accorto, perché riusciva, forse meglio di altri, a squarciare il velo dell’apparenza, a procurarsi spaesamento, a sentirsi - direbbe Pessoa - costantemente altro. Questo è un tema che ci accompagna individualmente, chi meno chi più. Nemmeno un male, poiché l’essere soli non lo è di per se, ma una condizione irrimediabilmente umana, quasi anestetica. Una condizione, quando diviene sofferenza, con la quale la teologia del modello capitalista deve fare i conti. La taumaturgia del mercato, come soluzione del malessere sociale, non sembra scalfirla minimamente. Siamo d’accordo sul fatto che la “fine della geografia”, per usare le parole dell’architetto Paul Virilio, come conseguenza dello sviluppo dei mezzi di comunicazione e trasporto, non è accompagnata dalla fine della solitudine. Tutto questo per dire che la politica deve tenerne conto. L’economia, il benessere, il denaro non bastano. Per non fare un discorso puramente teorico, a San Giovanni in Fiore ci sono persone, molte persone che soffrono la solitudine, non esclusi ragazzi. Alcune delle quali trovano un felice approdo nella dolce morte del suicidio. Un forte impegno deve essere svolto dai servizi sociali. Non bendiamoci gli occhi, ma guardiamo possibilmente oltre l’ingannevole velo del benessere. A San Giovanni manca quel minimo di spazi (centri sociali, sportivi, ricreativi, strutture culturali, passatempi di vario genere) che fa sentire l’uomo meno solo. E’ implicito che gli interventi privati debbono essere accompagnati dalla mano pubblica, consapevoli anche che, per quanto una pubblica amministrazione si impegni in materia di servizi sociali, i problemi non vengono del tutto risolti. Ciò però non deve essere motivo pretestuoso di lasciare le cose come stanno.

Vincenzo Tiano, 17 febbraio 2007


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