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Francesca Ribeiro parla di significato teologico del prodigio, trattando dell’ultima trasmissione di Augias dedicata a Medjugorje. Il riferimento alle tesi di Pierri sulle apparizioni è palese

sabato 16 giugno 2007.
 

Gentile direttore,

la puntata di Enigma su Raitre (15 giugno) era dedicata a Medjugorje, e bisogna ammettere che tra le trasmissioni di Augias su temi religiosi e trasmissioni analoghe di Bruno Vespa, passa la stessa differenza che c’è tra una strada a due sensi e magari a quattro corsie, e una strada a senso unico. Augias è arrivato persino ad intervistare l’autore de "L’imbroglio di Medjugorje".

Purtroppo però un aspetto importantissimo del problema delle apparizioni mariane, come al solito non è stato affrontato; vale a dire se tali apparizioni siano teologicamente attendibili; se siano conciliabili col concetto di un dio giusto che tratta i propri figli alla stessa maniera; di un dio che non fa discriminazioni; che non rivela segreti, e soprattutto che non li rivela ad un figlio sì e all’altro no.

Riguardo a Medjugorje, la Chiesa è cauta e non si è ancora pronunciata; ma spesso l’errore della Chiesa sta proprio in questo attendere; in questa prudenza a lungo termine.

Il "miracolo", infatti, a prescindere dalla sua "verità", si radica saldamente nell’immaginario popolare; il luogo delle apparizioni comincia ad essere meta di pellegrinaggi, e quindi un grosso affare commerciale; magari vi si costruisce anche un ospedale, dove avviene sempre qualche guarigione scientificamente inspiegabile, considerata subito miracolosa.

A quel punto l’intervento della Chiesa diventa solo una formalità. Essa, infatti, è costretta a riconoscere il miracolo; e il processo canonico ha un esito scontato.

Francesca Ribeiro


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