Modena, 6 set. - (Adnkronos/Ign) - E’ morto alle 5 di questa mattina, nella sua casa alle porte di Modena, Luciano Pavarotti. Il tenore italiano aveva 72 anni e da tempo era ammalato di cancro al pancreas.
Nato a Modena il 12 ottobre 1935, Pavarotti era figlio di un panettiere e le sue prime esperienze canore sono avvenute nel coro di Modena a fianco del padre, appassonato di canto.
"Ci lascia un grande artista, un uomo buono. Luciano Pavarotti ha dato lustro a Modena nel mondo. Proporrò che gli venga intitolato il Teatro Comunale", ha affermato il sindaco di Modena, Giorgio Pighi. "Luciano non è riuscito a vincere l’ultima battaglia, ma la sua arte e la sua figura vivranno per sempre" ha specificato ancora il primo cittadino.
"I funerali si terranno nella giornata di sabato prossimo nel Duomo di Modena, in piazza Grande", ha riferito il sindaco Pighi all’ADNKRONOS. Non ancora definito l’orario delle esequie per le quali sono attese anche numerose personalita’ internazionali del mondo della musica e dello spettacolo. Il Comune di Modena è già in contatto con il ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli per definire le modalità delle manifestazioni istituzionali e un eventuale lutto cittadino.
E la morte del tenore, che nel 2003 aveva sposato Nicoletta Mantovani, è l’apertura dei siti online della stampa internazionale. La Cnn dedica allo scomparso ’big Luciano’ una ’breaking news’ con la sua foto a colori e ricorda che il famoso tenore italiano soffriva di cancro epatico e si è esibito con star della musica classica e leggera.
Il sito online della britannica Bbc ricorda che la ’leggenda’ del bel canto era stata operata di cancro nel luglio del 2006 a New York e da allora non era più comparso in eventi pubblici.
In Australia il ’Daily Telegraph’ riporta l’annuncio della morte del ’Maestro’ alle 5 di questa mattina, data dal suo manager Terri Robson, e sottolinea come Pavarotti fosse "immediatamente riconoscibile per la sua barba color carbone", si legge, ricordando poi la "magia intangibile" che riusciva a irradiare con la sua voce che conquistava il cuore, piu’ di quanto Placido Domingo e Jose Carreras, suoi partner nei concerti dei ’Tre tenori’, siano mai riusciti a fare.
Sul ’New York Times’ c’è la foto di Pavarotti sorridente al termine di sua esibizione a Doha in Qatar, in 2003. "Come Enrico Caruso e Jenny Lind prima di lui - si legge - Pavarotti ha esteso la sua presenza ben al di là dell’ opera lirica" ed era diventato un "titano della cultura pop. Milioni di persone - ricorda il quotidiano americano - lo hanno visto in tv e hanno trovato nella sua personalità espansiva, nel suo fascino fanciullesco e nella sua generosa figura, un legame con una forma d’arte poco familiare per tante persone".
Pavarotti era il "tenore più famoso della seconda metà del XX secolo", sottolinea lo spagnolo ’El Pais’, ricordando il debutto del tenore il 29 di aprile 1961 nel "Teatro Reggio Emilia" con l’interpretazione di Rodolfo nella "Bohe’me".
Il ricordo commosso sul quotidiano ’El Mundo’ è corredato da una foto di Pavarotti al termine di un concerto a Mosca nel 2003. Il Teatro La Scala di Milano, si legge, ha annunciato che nel 2008 verrà indetto un concorso internazionale di canto a lui intitolato.
CENTO PRIME PAGINE 1-2 *
Morte PAVAROTTI, CENTO GIORNALI DAL MONDO 1
Morte PAVAROTTI, CENTO GIORNALI DAL MONDO 2
I funerali del maestro nel Duomo di Modena, migliaia nelle strade
Alla cerimonia anche Kofi Annan, l’ambasciatore Usa Spogli, Bono, Zeffirelli
Il mondo saluta Pavarotti
Un addio con "Vincerò"
La Kabaivanska intona l’Ave Maria di Verdi, Bocelli esegue l’Ave Verum Corpus
Prodi: "Le parole non servono, a parlare sono l’emozione e il dolore"
MODENA - Una bara di acero chiaro circondata da rose rosse, lilium e girasoli, i suoi preferiti, nel cuore dell’abside del Duomo di Modena. Sulla destra e sulla sinistra i familiari, la moglie Nicoletta che singhiozza ininterrottamente, l’ex moglie Adua con le tre figlie, gli amici più stretti. Alle tre in punto l’Ave Maria intonata dalla soprano, e amica, Raina Kabaivanska, avvia l’ultimo saluto a Luciano Pavarotti. L’atto finale di un omaggio durato tre giorni, in cui almeno centomila persone hanno onorato la camera ardente e il mondo ha salutato, commosso, il tenore italiano come uno dei più grandi della storia della musica e della lirica.
Cinquantamila - secondo la stima del Comune di Modena - le persone che hanno assistito alle esequie dalle strade e dalle piazze del centro storico insieme alle telecamere delle tv di tutto il mondo. Nella cattedrale erano presenti, fra gli altri, Romano Prodi, Francesco Rutelli, Arturo Parisi, l’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, il numero uno della Fao Jacques Diouf, ministri e autorità locali, dal presidente della Regione Vasco Errani al sindaco di Modena, Giorgio Pighi. Soprattutto c’erano gli amici di Big Luciano, Bono, Jovanotti, Zucchero, Gianni Morandi, Carla Fracci, Caterina Caselli, la soprano Mirella Freni, Franco Zeffirelli, i friends con cui Pavarotti è riuscito, esperimento unico e forse irrepetibile, a miscelare musica pop, lirica e opera.
Monsignor Cocchi, che ha officiato la messa, prima di ringraziare tutte le autorità presenti, ha letto il messaggio e la benedizione apostolica di Papa Benedetto XVI che ha scritto del "sentimento di cordoglio per la dipartita del grande artista che con grande talento interpretativo ha onorato il dono divino della musica". Un lungo applauso per un emozionato Andrea Bocelli che, al momento della comunione, ha eseguito l’Ave Verum Corpus di Mozart.
C’è anche un messaggio di Alice, 4 anni, la bambina avuta da Nicoletta, letto da monsignor Cocchi: "Papà, so che mi hai tanto amata e so che mi proteggerai sempre. Ti porterò con me nel mio cuore bambino". Una suora ha letto una preghiera a nome delle tre figlie di Pavarotti (avute dalla prima moglie): "Ti ringraziamo Signore per avergli fatto dono di una voce capace di toccare le corde dell’anima". "Le parole non servono - ha detto Prodi nel suo intervento dal pulpito - a parlare sono l’emozione e il dolore, e tutto dentro di noi e intorno a noi mostra che Pavarotti è entrato profondamente in tanti momenti della nostra vita. E’ per me un onore rendere omaggio al suo genio e alla sua generosità a nome di tutta l’Italia".
Disposte in ordine nelle navate della chiesa ci sono circa mille persone. Nella piazza Grande altre migliaia seguono la cerimonia sui maxischermi, sotto l’occhio di un imponente servizio d’ordine. "Il più grande tenore di tutti, un grande uomo e la più grande perdita a livello planetario" dice il cantante Tony Renis. E Jovanotti, commosso: "Anche il sole oggi sembra salutare la grandezza di Pavarotti".
Un lungo applauso ha accompagnato la bara all’uscita dal Duomo, mentre gli altoparlanti diffondevano le note di Vincerò con la voce di "Big Luciano". In cielo, l’omaggio della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolore. Poi, il trasferimento al cimitero di Montale, in agro di Castelnuovo Rangone, a pochi chilometri da Modena, nella tomba di famiglia.
* la Repubblica, 8 settembre 2007.
La camera ardente allestita nel Duomo della città emiliana è stata riaperta alle 6.40
In coda c’erano già migliaia di persone. Ieri la visita di Napolitano, Muti e Tomba
Pavarotti, oggi a Modena i funerali
Ci saranno anche Prodi e Kofi Annan
E’ previsto un intervento del premier durante l’orazione funebre
Mentre i brani musicali sono affidati ad Andrea Bocelli e Raina Kabaiwanska *
MODENA - Ci saranno il presidente del Consiglio Romano Prodi, che interverrà durante l’orazione funebre, il vicepremier Francesco Rutelli, l’ex segretario generale dell’Onu, Kofy Annan, il cantante Bono Vox degli U2, Zucchero, Luciano Ligabue, Laura Pausini, Lucio Dalla ai funerali di Luciano Pavarotti, questo pomeriggio alle 15 nel Duomo di Modena. Quando la camera ardente è stata riaperta, intorno alle 6.40 di questa mattina, migliaia di persone erano già in fila fin dall’alba per rendere l’ultimo saluto a Big Luciano.
In 50mila finora hanno reso omaggio, dalla tarda serata di giovedì, al grande tenore scomparso. La camera ardente resterà aperta fino alle 13 per consentire poi l’allestimento della funzione religiosa che sarà officiata dall’arcivescovo monsignor Benito Cocchi e concelebrata da altri sacerdoti e prelati.
Tra i visitatori ieri ci sono stati il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il maestro Riccardo Muti, l’ex campione di sci Alberto Tomba. Ai funerali canteranno il tenore Andrea Bocelli e il soprano Raina Kabaiwanska.
Le frecce tricolori della pattuglia acrobatica nazionale - che ieri hanno eseguito alcune prove - sorvoleranno il duomo di Modena al termine della cerimonia funebre. Per seguire la cerimonia si sono accreditati 450 tra giornalisti, fotografi e cineoperatori da tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Messico, Georgia, Lituania.
Il comune di Modena predisporrà in città due maxi-schermi per consentire a tutti quelli che non riusciranno ad entrare in Chiesa di seguire i funerali in diretta. Uno sarà collocato in Piazza Grande, accanto al Duomo, uno nella vicina piazza Sant’Agostino.
* la Repubblica, 8 settembre 2007.
Che spreco Maestà
di MINA (La Stampa, 7/9/2007)
Immediatamente dopo la stretta al cuore, l’immagine del suo sorriso mi è tornata negli occhi. L’espressione che denunciava la consapevolezza del suo strapotere professionale. Lo sguardo di gentile disponibilità e tolleranza. L’arietta ironica di chi ha voglia di giocare. Incuteva, non dico terrore, ma ti dava la sensazione di dovere scendere un gradino e guardarlo dal basso in alto. E non soltanto in senso fisico, ovviamente. Luciano era solenne. Ricordo che Sandro Bolchi che stava facendo una regia per lui mi diceva: «No, nessun problema coi cantanti, non è una razza che mi fa paura però, quando entra Pavarotti, entra Pavarotti!».
La voce, inutile ripeterlo, talmente pura e perfetta da sembrare artificiale. Ma quella ci rimane. È l’uomo che se ne va. E con lui il suo talento che non è una cosa che si tocca, che si vede, che si può riprodurre. Ecco, dove sarà andato a finire il suo talento? Mi rendo conto che è una riflessione insolita, bislacca. Ma quelle rare volte che se ne va una persona di quell’eccelso livello artistico mi torna questo stupore, questa domanda. Devo essere pazza. Figurati cosa gliene importa a chi lo amava di dove va a finire il suo talento.
Ma non è una mancanza di rispetto. È come un voler trattenere con le mani, con l’anima, un tesoro irriproducibile che viene dissipato, distrutto dalla morte. Sua Maestà la Morte non tiene conto di queste «sciocchezze». Ti prende in blocco come prende tutti. Ti lascia soltanto, per alleviare la pena, un palloncino di memoria da gonfiare, quando è il caso. È giusto così. Ma che spreco, Maestà!
Ieri sera il feretro è arrivato nella cattedrale cittadina dove è stata allestita la camera ardente
Il tenore accolto con un lungo applauso. Dodicimila per l’ultimo saluto. Domani alle 15 i funerali
Modena piange Big Luciano
Oggi l’omaggio di Napolitano
Durante la cerimonia canteranno Andrea Bocelli, Raina Kabaivanska e la corale Rossini
Il principe Carlo, assente, invia un telegramma: "Il mondo è un posto più vuoto senza di lui"
MODENA - Una città intera sta piangendo il suo mito e gli sta tributando l’ultimo saluto. Da ieri sera almeno dodicimila persone sono sfilate davanti alla bara color legno chiaro dove è esposto Luciano Pavarotti. Nel pomeriggio, tra le 16 e le 16.30, è previsto anche l’arrivo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Modena ha proclamato il lutto cittadino. Ma è corretto dire che questo lutto coinvolge l’Italia, tutta, e sta andando al di là della Manica e degli oceani.
Ieri, intorno alle 21, il feretro è arrivato in Piazza Grande ed è stato sistemato nella cattedrale romanica, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco: lì fino a domani ci sarà la camera ardente e, sempre domani, alle 15, sarà celebrato il funerale. Un lungo, commosso, deferente applauso ha accolto Big Luciano, accompagnato dalla moglie Nicoletta Mantovani e dalle tre figlie avute dal primo matrimonio. Stamane Nicoletta Mantovani è tornata con la figlia Alice, di quattro anni. La navata della chiesa è piena di fiori di campo e soprattutto margherite color arancione. Anche Alice ha lasciato un mazzolino di fiori accanto alla bara del babbo. Tra i petali spunta una pagina di quaderno, un disegno infantile e la firma grande, stampatello, incerta: Alice.
Il corpo del tenore è adagiato su un rivestimento di velluto rosso - lo stesso colore dei sipari dei palcoscenici ldove ha trionfato - ed è vestito con uno smoking con il papillon bianco, come quelli con cui, per tante volte, ha conquistato i più importanti teatri del mondo. In mano, un rosario e la grande sciarpa di seta bianca, un’altra icona delle sue esibizioni.
Alla famiglia continuano ad arrivare messaggi di cordoglio da ogni parte del pianeta. Di fronte e al di sopra di tanto dolore e commozione, nella piazza della cattedrale campeggia una foto gigante di Pavarotti in bianco e nero: sorride, al suo modo, a ricordare il tratto più importante del suo carattere, bonomia e dolcezza.
A testimoniare l’affetto della comunità modenese ieri è stato il sindaco Giorgio Pighi, che, fra i primi, ha fatto visita alla famiglia. Il primo cittadino ha annunciato la volontà del Comune di intitolare a Pavarotti il Teatro comunale, luogo simbolo della vita culturale e artistica della città. Per ricordarlo sarà inoltre organizzato dalla Città di Modena anche un corso riservato alle "Voci nuove", in collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano, e sarà portata avanti, nel suo nome, la scuola "Buon canto" che il tenore aveva promosso insieme a Mirella Freni, coetanea e sua concittadina.
Domani ai funerali sono attesi uomini politici, personaggi dello spettacolo ed altre personalità da tutto il mondo. Assente il principe Carlo che, con Diana, è stato uno dei più accesi fan del tenore. "Il mondo sembra un posto più vuoto senza di lui" scrive l’erede al trono britannico in un telegramma di condoglianze per la scomparsa di "uno dei tesori nazionali dell’Italia. I suoi eccezionali talenti hanno portato gioia e ispirazione a milioni di persone e faranno sì che il suo notevole contributo all’universo della musica non sarà mai dimenticato".
Durante la cerimonia canteranno Andrea Bocelli e il soprano Raina Kabaivanska, che da tempo vive a Modena, oltre alla Corale Rossini, dove Pavarotti cantava da ragazzo. Al termine della cerimonia, le Frecce tricolori saluteranno nel cielo di Modena il grande tenore.
E intanto arriva oggi un altro importante messaggio di cordoglio, che si unisce alle decine di ieri, quello dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, che definisce Pavarotti "un musicista unico e un individuo speciale" che "non ha mai consentito al proprio genio e alla propria fama di renderlo insensibile ai bisogni degli altri".
Le vendite di dischi sono impazzite nelle ultime ore ed è rarissimo trovare un cd del tenore. I negozi non hanno fatto in tempo a rifornirsi. A ruba, ed esaurite, anche le copie pirata.
* la Repubblica, 7 settembre 2007.
L’ADDIO AL TENORE
Nato a Modena il 12 ottobre 1935, debuttò a 26 anni a Reggio Emilia nella «Bohème». Nel ’65 trionfò alla Scala diretto da Karajan, quindi al Met. Ma da quei teatri fu anche duramente fischiato
Pavarotti
Una carriera unica tra trionfi e cadute
di Pierachille Dolfini *
Con la scomparsa di Luciano Pavarotti l’Italia non perde solo una delle più grandi voci della lirica, ma perde un simbolo, una bandiera che ha sempre portato nel mondo il nome e le belle tradizioni del nostro paese. Non c’è dubbio, infatti, che insieme alla pizza e alla Ferrari, Big Luciano era diventato il simbolo dell’Italia nel mondo, un marchio di fabbrica che garantiva il tutto esaurito, una carta da giocare nelle grandi occasioni. E questa leadership gli è stata sempre riconosciuta da tutti, anche da quelli che di lirica non capiscono un acca, tanto che a febbraio 2006 fu lui a chiudere con il suo squillante Vincerò la cerimonia di apertura delle olimpiadi invernali di Torino.
Quel Vincerò che solo il cancro ha potuto smentire facendo tacere per sempre Big Luciano. Il tenorissimo, morto ieri all’età di 71 anni, ce l’ha messa tutta lottando sino all’ultimo: «mi auguro di poter affrontare da pari a pari la malattia» aveva detto, quasi in tono di sfida, uscendo dall’ospedale di New York dove il 4 luglio del 2006 era stato operato per asportare un tumore al pancreas. Pochi giorni di convalescenza a New York e poi via, in Italia, accanto alle figlie (tre quelle avute dalla moglie Adua e una, Alice, nata dal secondo matrimonio con la segretaria Nicoletta Mantovani): Pavarotti era tornato a Modena, dove era nato il 12 ottobre del 1935 e lì aveva affrontato la chemioterapia sino al ricovero in ospedale del 9 agosto scorso per un principio di polmonite. Da lì era tornato a casa il 25 agosto. Non c’era più niente da fare. La chemioterapia, ormai, non poteva fare più niente. Inutile accanirsi.
Da subito, il cantante, che da tempo alle prese con disturbi di varia natura che lo avevano costretto a cancellare diversi concerti della tournée programmata per dare l’addio alle scene, aveva deciso di non fare mistero della sua malattia. Aveva affidato la notizia del suo tumore al pancreas ad un asettico comunicato stampa: «L’operazione è stata po rtata a termine con successo e ha permesso di asportare chirurgicamente tutta la massa maligna» si leggeva nella nota dell’agente di Pavarotti che informava di come l’agenda del tenore sarebbe cambiata: niente più concerti, dunque, in Scozia, Inghilterra, Finlandia, Norvegia, Austria, Svizzera e Portogallo. Ma Big Luciano, a più riprese, si era detto certo di poter tornare a cantare a inizio 2007. Erano in molti quelli pronti ad applaudire il ritorno del maestro elementare modenese diventato, grazie a una voce unica, il più famoso tenore del mondo: in molti erano certi che la tempra del tenorissimo sarebbe ancora una volta prevalsa e il do di petto del pucciniano Vincerò sarebbe tornato a risuonare.
Niente di tutto questo, solo una fugace apparizione in tv, il 16 gennaio scorso a Porta a porta in occasione di una puntata dedicata a Toscanini e qualche telefonata per ringraziare dei premi che per lui andava a ritirare la seconda moglie Nicoletta Mantovani.
In molti avevano scommesso sulla vittoria sulla malattia di Pavarotti, uno che le sfide le aveva sempre affrontate a testa alta: mentre ancora insegnava ginnastica ai ragazzini delle scuole elementari prendeva lezione di canto dal tenore Arrigo Pola e dal mitico maestro Campogalliani. Certo, il dna aveva fatto la sua parte: il padre, panettiere di professione, si dilettava a cantare nella corale Rossini di Modena e aveva trasmesso al figlio la passione per la musica. Immaginate, quindi la gioia del signor Fernando quando il 29 aprile del 1961 corse a Reggio Emilia ad applaudire il debutto del figlio: in cartellone c’era la Bohéme di Puccini e Big Luciano vestiva i panni di Rodolfo, ruolo ottenuto grazie alla vittoria al concorso Achille Peri. Gli aneddoti intorno alla vita del tenore si sprecano: la leggenda narra che a quattro anni già stupisse tutti intonando La donna è mobile, mentre sono in molti a sostenere che «Pavarotti non ha mai saputo leggere al musica». Poco importa. Quello che conta sono i successi, i numeri da capogiro raccolti da Big Luciano in quarantacinque anni di carriera.
I più grandi teatri del mondo gli aprono le porte: nel 1963 tocca al Covent Gardren di Londra dove Pavarotti sostituisce Giuseppe Di Stefano in teatro e nello show televisivo Sunday night at the Palladium, visto da 15 milioni di inglesi. A portarlo alla Scala è invece Herbert von Karajan che nel 1965 lo chiama per Bohéme. Big Luciano inizia un sodalizio che si prolungherà sino al 1992 quando appare per l’ultima volta nel teatro milanese: è il 7 dicembre, Riccardo Muti dirige il verdiano Don Carlo, ma il pubblico non perdona al tenorissimo, debuttante nel ruolo del protagonista, una stecca e lo contesta a suon di fischi. Se l’America aveva già applaudito Pavarotti alla fine degli anni Sessanta, il tenore strega la platea newyorkese del Metropolitan con i nove do di petto della Figlia del reggimento di Donizetti, exploit che il 17 febbraio del 1972 gli frutta ben diciassette chiamate in proscenio.
Dopo aver conquistato i teatri di tutto il mondo Pavarotti vuole di più e si inventa i concerti all’aperto davati a folle oceaniche di spettatori: ad Hyde park raduna oltre 150mila persone, mentre sono in più di 500mila ad ascoltarlo al Central park di New York. Alle Terme di Caracalla, per i Mondiali di calcio di Italia90, nascono i Tre tenori: Pavarotti, Domingo e Carreras inaugurano una formula (arie d’opera e canzonette popolari) destinata a essere replicata con successo in tutto il mondo. E le registrazioni di questi concerti (pubblicati dalla Decca, la casa discografica con la quale Pavarotti aveva firmato l’esclusiva) hanno superato le vendite dei dischi di Elvis Presley e dei Rolling Stones. Contribuendo al record di 100 milioni di dischi venduti dal tenore in tutta la sua carriera.
Ma Big Luciano non si ferma e nel 1992 inventa il Pavarotti and friends: il tenore duetta con stelle del pop per raccogliere fondi da destinare ai bambini dei paesi colpiti dalla guerra. Eventi che gli esperti chiamano cross-over, cioè luoghi dove i generi musicali si incontrano e si fondono, spettacoli che hanno avvicinato alla lirica persone che prima di allora non avevano mai messo piede in un teatro. Da qualche tempo Pavarotti aveva deciso di abbandonare le scene: nel marzo 2004 al Metropolitan di New York aveva dato l’addio all’opera cantando Tosca. Subito dopo era partita una lunga tournée mondiale di concerti, ma un’operazione alla schiena, alla quale si era sottoposto nel 2005, lo aveva costretto ad annullare esibizioni negli Stati Uniti, in Canada e a Vienna. Adesso che tutto il mondo lo piange, sul suo sito Internet restano le ultime parole che ha pronunciato: «Penso che una vita per la musica sia una vita spesa bene ed è a questo che mi sono dedicato».
* Avvenire, 07.09.2007.