Il percorso fatto insieme a mons. Bregantini ha risvegliato in noi la forza di sognare, ci ha restituito la certezza di poter cambiare la nostra terra. Da questo percorso sono nati tanti fatti, realtà tangibili di cambiamento, tra cui:
il Consorzio Sociale GOEL (www.consorziosociale.coop), consorzio di imprese sociali della Locride;
Calabria Welfare, consorzio regionale della cooperazione sociale, la più grande impresa sociale in Calabria, circa un migliaio di occupati, un sistema che realizza servizi, prodotti, inserimento lavorativo di persone svantaggiate, sviluppo di comunità locali;
Comunità Libere (www.comunitalibere.org), una rete nonviolenta di cittadini, famiglie, imprese, organizzazioni sociali, a difesa di chiMore... viene attaccato dai poteri anti-democratici e/o violenti.
La partenza di mons. Bregantini ci impegna a realizzare questo sogno e questo progetto. Non vogliamo fermarci. Dobbiamo continuare! Lo dobbiamo alla nostra gente: che troppe volte ha assaporato l’amarezza della disillusione, cadendo vittima di quella mentalità del “destino” che tanto abbiamo combattuto in questi anni. Lo dobbiamo all’Italia intera, che è ormai contagiata - da nord a sud - dall’espansione strisciante delle mafie e dei poteri occulti, veri e propri tumori della democrazia e del bene comune: assumono decisioni pubbliche in luoghi privati, trasformano la politica in “Borsa” degli interessi individuali, ledono la concorrenza e il libero accesso ai mercati, si impadroniscono dei “beni pubblici” sottraendoli alla collettività, emarginano chi non conta nulla e non ha potere da scambiare... Il nostro impegno per il cambiamento ci ha procurato attacchi, attentati, intimidazioni, campagne diffamatorie, tentativi più o meno velati di delegittimazione. La partenza di mons. Bregantini ci esporrà ancora di più a questi rischi. Siamo convinti che la ‘ndrangheta, le massonerie deviate, la politica e le istituzioni corrotte e corruttibili, a qualsiasi livello e in qualsiasi ambito, tenteranno di farci a pezzi! Non temiamo solo attentati o intimidazioni. Prefiguriamo diffamazioni, delegittimazioni, scandali, inquisizioni punitive, difficoltà burocratico-legali; e laddove non si riuscità a trovare qualche appiglio, verrà creato ad arte.
Tutto ciò non ci spaventa. Abbiamo già detto che non arretreremo di un solo millimetro! Anzi abbiamo intenzione di vincerla questa battaglia. Non possiamo però farcela da soli. Abbiamo bisogno che il vuoto lasciato da mons. Bregantini sia colmato da una grande “alleanza” di soggetti che hanno a cuore i nostri obiettivi. Non per spirito di solidarietà, ma perchè riconoscono che è una battaglia che riguarda tutti: se perderemo noi perderà tutto il paese. Se invece vinceremo in Calabria, allora vorrà dire che è possibile un’Italia più giusta e “normale”.
Facciamo pertanto appello alla Società Civile, alla Chiesa Italiana, a tutte le Chiese, all’intero Movimento Cooperativo, ai Sindacati, ai Movimenti, alle Associazioni, al Volontariato, alle Fondazioni, alle Famiglie e alle Persone di buona volontà, alle Istituzioni, alle Imprese sane e libere. Chiediamo a tutti di sottoscrivere questo appello (su www.consorziosociale.coop) impegnandosi pubblicamente, ognuno per le proprie possibilità, a:
· non consentire la devastazione del nostro percorso di cambiamento, delle attività, delle persone e delle realtà che ne fanno parte;
· aiutarci a sviluppare forme di mutualismo economico per dare risposte concrete e democratiche ai bisogni della nostra gente;
· difendere, insieme a noi, le vittime della ‘ndrangheta e delle massonerie deviate;
· scovare la presenza e impedire l’azione delle mafie e dei poteri occulti in tutte le regioni d’Italia. A tutti coloro che risponderanno a questo appello diamo appuntamento nella Locride, il prossimo 1 marzo: per festeggiare questa grande alleanza, per rilanciare tutto il percorso compiuto sino ad oggi, per ridare speranza e coraggio alla nostra gente...... Grazie.
MAIL ufficio.stampa@consorziosociale.coop
FAX 0964.419191 TEL 340.0920981
Già su Rete per la Calabria
I GIOVANI DELLE COOPERATIVE CALABRESI CHIEDONO FIDUCIA E SOSTEGNO
«Aiutateci a sognare ancora» Certo, non mancheremo all’appello
di ANTONIO MARIA MIRA (Avvenire, 22.11.2007)
«Aiutateci a sognare ancora». Il sogno «di poter cambiare la nostra terra». È l’appello che arriva da Locri. Lo lanciano i giovani delle cooperative e delle organizzazioni sociali nate per impulso della diocesi calabrese. Sono preoccupati i ragazzi, temono «attacchi e intimidazioni», «diffamazioni e delegittimazioni». Appena tredici giorni fa la promozione a Campobasso del vescovo Giancarlo Maria Bregantini, preceduta da anticipazioni giornalistiche, tutte volte alla ricerca di ’trame oscure’. Poi il silenzio generale. Come se la Locride, con o senza il ’suo’ padre Giancarlo, non facesse più notizia. «Chi oggi - scrivevamo tredici giorni fa - per lo spostamento di un vescovo si strappa le vesti, quante volte ha provato sulle stesse pagine a raccontare la voglia di riscatto di quella gente, di quei giovani, di quei disoccupati, che talora solo grazie alla solidarietà cattolica hanno trovato i mezzi per avviare sprazzi di socialità diversa e alternativa?». Invece nulla, prima e dopo. Si sono spenti i riflettori, come da ’ultimo spettacolo’. Noi siamo convinti che non sia così. Che non possa e non debba essere così. E lo sono anche i giovani calabresi. Il documento diffuso ieri ha un titolo molto significativo. ’Nella Locride per resistere in Calabria’, con la parola ’resistere’ corretta in ’vincere’. Già vincere. Perché, come disse alcuni anni fa l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, «non basta combattere la mafia, bisogna sconfiggerla».
Proprio così, sconfiggerla. Perché si può. Lo stanno dimostrando altri ragazzi del Sud, quelli di ’Addio pizzo’ che a Palermo e poi in gran parte della Sicilia, hanno smosso coscienze e pesanti macigni, coinvolgendo un mondo imprenditoriale per troppi anni colpevolmente in silenzio. E stanno vincendo.
Così vogliono anche i ragazzi calabresi. «La partenza di Mons. Bregantini ci impegna a realizzare questo sogno e questo progetto - scrivono ancora nel loro appello -. Non vogliamo fermarci. Dobbiamo continuare! Lo dobbiamo alla nostra gente che troppe volte ha assaporato l’amarezza della disillusione».
Dunque, assicurano con forza: «Non arretreremo di un solo millimetro!». Ma, aggiungono: «Non possiamo farcela da soli». È vero. Questi ragazzi hanno bisogno di noi, ne hanno diritto. Per quello che hanno fatto, e soprattutto per quello che vogliono ancora fare. Perché da fare ce n’è ancora tanto. «Sono stato la loro voce. Un popolo in cammino. Non si fermerà, continuerà anche dopo di me», ci aveva detto padre Giancarlo, sottolineando che «la Locride non vede un albero tagliato ma potato e che sarà riinnestato dalla mano di Dio per produrre nuovi frutti». Certo in questi anni possono essere stati fatti errori, sottovalutazioni. Forse alle volte è mancato quel «discernimento comunitario» più volte richiesto da padre Giancarlo. Non tutti quelli che potevano e dovevano collaborare lo hanno fatto. Qualcuno, probabilmente, ne ha anche approfittato. Ma ora quei ragazzi sono lì, con le loro serre, i loro frutti di bosco, piccoli ma enormi nella dirompente novità in una terra bloccata dalle catene della ’ndrangheta. E chiedono il nostro aiuto. L’aiuto di tutti. Per «una grande alleanza» perché, appunto, «è una battaglia che riguarda tutti: se perderemo noi perderà tutto il Paese». Riaccendiamoli, dunque, i riflettori. Non solo sul fragore dei morti ammazzati, i summit mafiosi, le violenze e le sopraffazioni (che noi da parte nostra non smetteremo mai di denunciare...).
Ma soprattutto sul lavoro silente, su quel «sogno che si fa segno». Che fa crescere la speranza in questa aspra terra di Calabria. I ragazzi della Locride chiudono il loro appello con un «Grazie». Ringraziamoli noi per il loro difficile coraggio. Ora. Concretamente.