Putin e la manna sprecata
di BARBARA SPINELLI (La Stampa, 2/3/200)
Difficile dare un nome, alla Russia che oggi sceglierà il suo nuovo Presidente dopo otto anni di Putin. È una democrazia che molti definiscono mutilata, se non abolita: Dmitri Medvedev, il giovane giurista designato da Putin come delfino, non ha rivali perché l’opposizione oltre a spezzettarsi è stata estromessa, e perché molti dispositivi democratici hanno ricevuto colpi fatali: la libera critica della stampa, la giustizia indipendente, il federalismo contro l’accentramento (Putin abolì nel 2004 l’elezione diretta dei governatori). Secondo altri esperti, la Russia sarebbe ricaduta nel passato: una regressione che l’odierna manna petrolifera avrebbe dilatato, restituendo al paese una potenza magari passeggera ma pur sempre nociva.
L’arma petrolifera sarebbe l’equivalente dell’atomica sovietica, o del grano russo di cui l’Europa aveva fame ai tempi dello zar: essa occulta i mali di chi la brandisce, incutendo paura e dipendenza. «Forse l’errore russo fu di flirtare con la libertà e decidere di cambiar pelle. La pelle buttata è l’unica che avevano», dice lo scrittore ucraino Andruchovyc. Altri temono ennesimi messianesimi politici: la riproposta di una Terza Roma, di una superiore civilizzazione fondata sulla simbiosi Stato-Chiesa, sarebbe la linea delle gerarchie ortodosse e avrebbe appoggi al Cremlino. È la tesi degli scrittori Viktor Erofeev, Vladimir Sorokin.
La svolta risalirebbe al 2007, quando le gerarchie dichiararono che il Regno di Dio era l’orizzonte (Frankfurter Allgemeine, 20-12-07). La fuga nell’autoritarismo e quella nel passato hanno un’unica origine l’umiliazione della disfatta sovietica e sarebbero la nemesi che fa eco a un’offesa caoticamente sofferta. Sofferta caoticamente da Eltsin. Inflitta caoticamente dai trionfatori della guerra fredda. Ma c’è una terza possibilità, cui fa accenno lo studioso Ivan Krastev, presidente del Centro di studi liberali a Sofia, quando sostiene che il Cremlino ha un’ambizione assai meno retrograda e difensiva di quanto sembri.
Nella seconda parte del mandato, Putin ha teorizzato un modello giudicato necessario e vincente non solo in Russia, per fronteggiare la globalizzazione: il modello della democrazia sovrana, pensato per incantare il mondo e non semplicemente difendersene. Per incantare i vicini europei, e l’intera Unione.
È un modello nato in reazione alla babelica democrazia di Eltsin, consolidatosi dopo i movimenti ucraini del 2004. Movimenti che hanno sconvolto Putin e specialmente il suo ideologo, Vladislav Surkov. Il modello Surkov vuol rispondere a una duplice minaccia: le tentazioni populiste-rivoluzionarie della democrazia (Ucraina, Georgia), e la cosiddetta democrazia amministrata. Due soluzioni egualmente teleguidate, che consegnerebbero la sovranità a lontani incontrollati poteri.
In apparenza la democrazia sovrana restaura il passato. In realtà sta ridivenendo, come la felicità di Saint-Just, un’idea nuova e stregante in tutta Europa. La democrazia con il suo pluralismo e i suoi poteri distinti affatica Stati ed élite, soprattutto durante i torbidi: sembra come denudarli, rallentarli. Non così la democrazia sovrana, che al posto della diversità di interessi mette la fusione fra governanti e governati, e antepone tale identificazione alla rappresentanza: le elezioni in quest’ottica non servono a rappresentare il popolo, bensì il potere. Di qui la statalizzazione dell’economia, rovina del liberalismo. Se governanti e governati si fondono nell’identità nazionale, ogni separazione laica vien screditata: tra Stato e economia, Stato-chiesa, Stato-magistratura, Stato-giornali e Tv.
Il conflitto d’interessi è questione non italiana ma globale, altera i più svariati settori. Quanto alla lotta anti-oligarchi, annunciata da Putin nel 2000 e culminata nel 2003 nell’esproprio-arresto di Khodorkovski, capo dell’ente petrolifero Yukos, la menzogna è palese. Non gli oligarchi erano il bersaglio, ma la loro indipendenza. Sotto Putin gli oligarchi si sono moltiplicati immensamente, ma sono oligarchi legati al Cremlino (Medvedev, presidente di Gazprom, ne è esponente).
Questo modello ha le sue seduzioni: ne vediamo tracce in Italia, in Francia. Abolire il classico conflitto fra destra e sinistra è la felicità nuova promessa agli stanchi della democrazia. Riacquista forza l’ideologia, atavica, del Noi: in Russia uno dei movimenti giovanili di Putin nazionalisti messianici, anche naziskin si chiama Nash, Noi. Non un noi inclusivo ma esclusivo, xenofobo. Il modello è attraente per le élite, anche in Europa. Xenofobia, identità governanti-governati, fastidio per la pluralità laboriosa di voci: tanti ne sono affascinati. L’influenza del modello russo sarà difficilmente ammessa, anche perché per l’Europa sarebbe una sconfitta: l’idea dell’Unione è basata sul superamento della democrazia sovrana. Nei suoi paesi le sovranità non sono assolute ma suddivise tra Europa, Stati, regioni. Resta la seduzione.
D’altronde il modello sovrano-unilaterale è americano oltre che russo; la vera competizione moscovita non è con Washington ma con l’Europa. È un’autentica «guerra ideologica sulla sovranità», afferma Krastev. La democrazia sovrana è il potere morbido, il softpower russo, e sottovalutarne la moderna malia sarebbe esiziale. Questa malia i vincitori della guerra fredda non la comprendono, e non stupisce. «I vincitori non sono curiosi», in questo Carl Schmitt fu profetico ed è vero che all’Occidente è mancata negli ultimi 18 anni (come ai vincitori del ‘14-‘18) l’attitudine a immedesimarsi nel vinto, a capirlo. Son intuiti gli imbrogli di Putin, non la fragilità che ne impregna la forza. Un unico fatto obnubila le menti: l’inattesa maestà russa, riacquisita grazie al petrolio.
In un recente Libro Bianco, due oppositori analizzano questa falsa maestà: Boris Nemtsov e Vladimir Milov. È un testo che denuncia l’occasione sprecata da Mosca, ansiosa di ridivenire dominatrice e rispettata. L’occasione era il petrolio e gas: un eldorado che ha arricchito nuovi oligarchi, enormemente, avvantaggiando il popolo solo in parte.
Il petrolio a 100 dollari ha consentito il «sonno invernale» di Putin, trasformandosi in «anestetico potente» più che in opportunità. Non è stato usato per riparare i perduranti disastri: strade, sanità, pensioni, diseguaglianze, crimine. Né per correggere quello che Medvedev chiama il nichilismo giuridico dei Russi, il loro non-rapporto con la Legge, la familiarità con la corruzione. È forse la più ammorbante delle occasioni mancate, è importante che Medvedev la disveli.
Il lettore di Nemtsov scoprirà una potenza assetata di riscatto, ma non solida. La ritrovata potenza è quella di nuocere, non di edificare: una falsa potenza, alla lunga. Gli autori sono anzi convinti che a tal punto l’era petrolifera delle vacche grasse sia stata sciupata, che la sovranità ne uscirà a prezzi. Neppure la forza militare (missili, soldati motivati e ben pagati) è stata modernizzata. La corruzione divora presente e futuro, in questo come in altri campi. L’esercito ha sedato la Cecenia, dopo 100 mila morti: ma i torbidi si sono estesi al Caucaso, lambendo in primis Daghestan e Inguscezia: «Quel che è rimasto delle nostre forze armate non è in grado di resistere a attacchi di aggressori agguerriti. L’arsenale nucleare è rattrappito e se si continua così, a metà del prossimo decennio perderemo la capacità di dissuasione e quindi di sovranità» (Nemtsov-Milov, Putin: The Bottom Line Putin: Il bilancio).
Ma anche Europa e Occidente rischiano sorprese brutte. Esser stati vincitori non aiuta necessariamente a pensare. A forza di non esser curiosi dunque di non far politica e non prepararsi perderemo la battaglia culturale, senza sapere che cosa valeva la pena difendere e che cosa per stanchezza avremo smarrito.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO"...
Ansa» 2008-03-03 10:46
RUSSIA: OSSERVATORI ’BOCCIANO’ VOTO
MOSCA - "I risultati delle elezioni presidenziali russe riflettono la volontà degli elettori ma il potenziale democratico non è stato realizzato pienamente": è il giudizio di Andreas Gross, capo della missione di osservatori dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce), l’unica missione occidentale. Il voto, a suo avviso, ha avuto un carattere plebiscitario. Lo riferisce l’agenzia Itar-Tass.
E’ stato una sorta di plebiscito sulla politica degli ultimo otto anni, ha aggiunto Gross. "Nel corso delle elezioni abbiamo osservato i limiti registrati anche alle legislative del 2007", ha spiegato. Limiti, ha proseguito, "notati anche dal gruppo pre-elettorale degli osservatori dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’ Europa, ma i dirigenti russi non hanno tenuto presente alcuna delle nostre preoccupazioni nel corso della preparazione delle presidenziali". In particolare, secondo Gross, "non hanno voluto tener presente la preoccupazioni riguardante la registrazione dei candidati, che mette in dubbio la libertà di queste elezioni. Tra l’altro non hanno migliorato l’approccio dei candidati ai mass media, il che li ha messi in posizione non paritaria". La delegazione dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’ Europa si è rammaricata che alle elezioni non sono stati presenti i suoi partner tradizionali, ossia gli osservatori dell’Odihr, l’ufficio preposto al monitoraggio elettorale dell’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), che hanno rinunciato alla missione per le restrizioni poste dalle autorità russe. "La qualità dell’osservazione dipende dall’analisi e dall’informazione che presenta tale ufficio", ha sottolineato Gross.
APPELLO OSSERVATORI A MEDVEDEV PER DEMOCRAZIA
MOSCA - La delegazione di osservatori dell’ assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha lanciato oggi in una conferenza stampa a Mosca un appello al nuovo presidente russo Dmitri Medvedev perché "manifesti come primo passo una sufficiente fiducia verso il proprio Paese e la democrazia, in modo che in futuro possa garantire una rappresentanza degli osservatori ufficiali più ampia e con una permanenza più lunga". Parlando a nome della delegazione, il capo missione Andrea Gross ha indicato anche le correzioni legislative auspicabili in Russia: "perfezionare la legge elettorale che riguarda il finanziamento della campagna elettorale per garantire più trasparenza del processo di voto, rendere più facile l’iter di registrazione dei candidati indipendenti (quelli di partiti non rappresentanti in Parlamento, costretti a raccogliere due milioni di firme, ndr), creare una televisione indipendente pubblica, come già proposto dopo le elezioni presidenziali del 2004 e quelle legislative del 2007". Secondo Gross, è necessario rivedere anche le modalità di partecipazione al voto delle persone che occupano posti di primo piano nella vita politico-istituzionale del Paese. Nel ribadire che in queste presidenziali la Russia non ha usato tutto il suo potenziale democratico, la delegazione ha precisato "che i risultati delle elezioni non sarebbero cambiati se nel corso del voto fossero state tenute presenti tutte le nostre raccomandazioni"
PLEBISCITO PER MEDVEDEV
MOSCA - Come era largamente nelle previsioni il ’delfino’ di Vladimir Putin, Dmitri Medvedev, ha trionfato nelle elezioni presidenziali di ieri in Russia, ponendosi come il naturale sostituto del presidente uscente del quale, ha subito sottolineato, intende proseguire il corso politico. Dopo lo spoglio del 70,6% delle schede, a Medvedev era andato oltre il 70% delle preferenze, una percentuale molto vicina al 71,3% con il quale Putin era stato riconfermato al Cremlino nel 2004.
Al secondo posto sembra consolidarsi il leader comunista Ghennadi Ziuganov, che si aggiudica il 17,77%, seguito dal candidato ultranazionalista, l’eccentrico Vladimir Zhirinovski con il 9,27%. Quarto, distanziato di molto, l’altro candidato semisconosciuto Andrei Bogdanov, al quale è andato finora solo l’1,29% delle preferenze. Sembra confermata anche la alta affluenza alle urne, che la commissione elettorale prevede intorno al 67%, contro il 64,4% delle presidenziali di quattro anni fa. L’opposizione tuttavia solleva forti dubbi su quella e altre cifre, fioccano le denunce di brogli e si annunciano ricorsi. Al di là dell’effettiva affluenza (in alcune zone come la Cecenia troppo alta per essere verosimile), la percentuale di consensi attribuiti a Medvedev appare credibile, dato il relativo peso politico dei soli rivali ammessi. Zhirinovski aveva in un primo tempo annunciato ricorso contro i risultati, ma ha subito dopo detto di voler rinunciare, affermando di non essere in grado di dimostrare i probabili brogli. Ziuganov invece ha confermato il ricorso in tribunale, sostenendo che il dato reale dei suoi consensi è "almeno del 30%" e che il suo partito ha raccolto un dossier su 200 casi di irregolarità.
Bogdanov invece ha incassato il flop con grazia, definendo "corretto" il voto. Quanto all’opposizione democratica, non è stata messa in condizione di produrre neanche una candidatura: all’ex campione mondiale di scacchi Garry Kasparov è stato in pratica impedito di creare un suo gruppo di iniziativa; l’ex premier liberale Mikhail Kasianov si è visto respingere come false le firme a suo sostegno; il leader dell’Unione delle forze di destra Boris Nemtsov ha rinunciato invitando al boicottaggio dopo che il candidato da lui indicato, lo scrittore dissidente Vladimir Bukovski, era stato bocciato dalla Corte costituzionale per un problema di doppio passaporto. Kasparov ieri era stato bloccato da una ventina di agenti mentre tentava di raggiungere la Piazza Rossa con in mano una busta di plastica su cui era scritto "non partecipo a questa farsa". Medvedev, che al momento del voto aveva spiegato l’evidente buonumore col fatto di "sentire la primavera nell’aria", potrà iniziare il 7 maggio, dopo il periodo previsto per il passaggio delle consegne, la sua stagione di numero uno del Cremlino. Con Putin come premier: il successo del neo-presidente è dovuto essenzialmente al ticket creato col predecessore, che ha accettato di guidare il nuovo governo. Se Vladimir manterrà la parola - c’é chi pensa che l’annuncio sia stato solo un espediente per blindare il successo del ’delfino’ -si assisterà nei prossimi mesi a una delicata coreografia fra i due sodali. L’attuale presidente, stando al tam-tam dei corridoi del Cremlino, avrebbe già detto che non terrà foto del suo pupillo appese sopra la scrivania. Medvedev comunque, parlando coi giornalisti a Mosca nella tarda serata di ieri, ha sottolineato la sua intenzione di continuare il corso politico di Putin, anche se - ha rilevato - spetta al presidente, e quindi a lui, la definizione della politica estera. "Penso che vi sarà una diretta continuazione della politica portata avanti al presidente Putin", ha detto Medvedev, che ha assistito insieme a Putin a un concerto rock organizzato dai fedelissimi del Cremlino a ridosso della Piazza Rossa per festeggiare la vittoria. "Noi abbiamo fiducia l’uno nell’altro e questa è probabilmente la cosa più importanté, ha aggiunto il futuro presidente riferendosi ai suoi rapporti con Putin. Medvedev ha tenuto a rilevare che è il presidente, "in virtù della costituzione, a determinare la politica estera". Tema principale della sua politica internazionale ha osservato, sarà la difesa degli interessi russi con tutti i mezzi legali.
L’immagine di Dmitri Medvedev e di Vladimir Putin l’uno accanto all’altro al concerto rock sulla Piazza Rossa ha simboleggiato al meglio il passaggio di poteri indolore e la continuità nella politica del Cremlino, diretta a ridare alla Russia il suo posto di grande potenza che aveva perso dopo la caduta del comunismo e gli anni della presidenza di Boris Ieltsin. Una politica, quella del tandem Medvedev-Putin, che punta a restituire al paese più grande del mondo una posizione di punta nella politica internazionale, facendone una autentica potenza economica e diplomatica.
Urne aperte in tutto l’enorme Paese: 108 milioni gli elettori
Gli elettori hanno 12 ore per esprimersi: stasera i primi risultati
Presidenziali, la Russia al voto
con Medvedev grande favorito
Il delfino di Putin si è presentato presto al suo seggio *
MOSCA - Aperti a Mosca e in tutto il Paese i seggi per le elezioni presidenziali. I russi devono scegliere il successore di Vladimir Putin alla testa della Federazione.
In tutta la Russia, che è attraversata da nove fusi orari, i seggi rimarranno aperti 12 ore. Mentre questa mattina la gente comincia a votare nella capitale, stanno già per chiudere i primi seggi aperti ieri sera alle 23:00 ora di Mosca (le 21:00 italiane) nell’estremo oriente della Russia, a Kamchatka e Ciukotka. L’ultima zona nella quale i seggi chiuderanno, alle 21:00 ora di Mosca (le 19:00 italiane) è Kaliningrad, la città più a occidente della Federazione.
Dal 15 febbraio sono già in corso votazioni con "urne volanti" in aree molto lontane e destinate soprattutto agli equipaggi di pescherecci o navi militari in navigazione.
Gli aventi diritti al voto sono 108.790.420, che voteranno in 96.277 seggi, 364 dei quali all’estero.
Sul voto della capitale vigilano 23 mila poliziotti, 3.000 in più rispetto alle legislative di dicembre. Dmitri Medvedev, il delfino di Vladimir Putin, candidato largamente favorito, è stato uno dei primi, insieme alla moglie Svetlana, a votare nel suo seggio, il numero 2614, allestito in una scuola media a sud ovest di Mosca. "Sono di buon umore perchè è arrivata la primavera. Anche se piove, fa piacere. E’ cambiata la stagione", ha detto riferendosi alla giornata "calda" (+2), benchè grigia e nevosa.
Nel suo seggio, dove sono registrati 2.400 elettori, ci sono tre osservatori: uno di Russia Unita (il principale partito filo Cremlino che lo sostiene) e due dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
* la Repubblica, 2 marzo 2008.
L’assolo della band di Putin
di Alessia Grossi *
Il 2 marzo la Russia voterà il nuovo presidente. Ma a guardare i video postati su YouTube non sembra che gli elettori si troveranno nell’imbarazzo della scelta al momento del voto.
E mentre sul sito più visto nel mondo si cerca con video - montaggi satirici di fare una qualche opposizione o critica all’attuale presidente Vladimir Putin, altri post, più realistici, tentano di presentare via YouTube la campagna elettorale.
Per iniziare x10ader presenta il successore indicato da Putin al Cremlino, il superfavorito Dmitry Medvedev. Impossibile trovare nel post momenti in cui il candidato non sia al fianco di Putin o non scorgere nei suoi gesti gli stessi dell’attuale presidente. I due insomma si confondono al punto che uno vale l’altro. Per questo i volti dei due politici si sovrappongono, per tornare ad essere di nuovo un Vladimir Putin soltanto. L’attuale presidente russo poi viene trasformato nel capo di una rock band, e come ogni rock star che si rispetti orchestra il gruppo di musicisti alle sue spalle. Solo alla fine del video, sui titoli di coda, il candidato Medvedev si ritaglia i suoi contorni, ma questo è solo un montaggio.
Ma chi è Dmitry Medvedev? A spiegarlo è un post della Tv AlJazeeraEnglish, che presenta un’inchiesta sulla povertà e la corruzione nelle regioni dell’est della Russia. A Vladivostok la situazione è quasi disperata, fa vedere la tv araba in lingua inglese, e questi saranno i problemi con cui dovrà misurarsi il nuovo presidente da domenica prossima. Ma, assicura, «Medvedev, l’uomo desiganto a essere eletto presidente della Russia ha già fatto della battaglia contro la corruzione la sua priorità». I commenti sotto il video di AlJazeera non sembrano essere dello stesso parere.
Ma Medvedev e Putin apparte, che ne è degli altri candidati al Cremlino? A guardare la successione di video postati su YouTube non parrebbe ce ne siano altri. Meglio, candidati ce ne sarebbero anche, se però non venissero fatti accomodare fuori dagli studi televisivi non molto gentilmente durante i confornti elettorali. Ecco. Questo è il video di RussiaToday che presenta un dibattito Tv tra il candidato del partito Liberlademocratico russo Vladimir Zhirinovsky e un esponente del partito Democratico e vice del candidato Andrey Bogdanov. Quest’ultimo durante l’incontro viene insultato pesantemente da Zhirinovski che gli dà del matto e poi allontanato dallo studio dalla guardia del corpo del rivale. Insomma la campagna elettorale russa su YouTube a tratti sembra assumere toni drammaticamente comici.
* l’Unità, Pubblicato il: 29.02.08, Modificato il: 29.02.08 alle ore 18.51 - per vedere i filmati di YOU TUBE, cliccare sul "rosso"