Sfoghi, ricostruzioni

Lettera da Fontamara - di Nicola Bonelli

venerdì 2 dicembre 2005.
 

Lettera da Fontamara di Nicola Bonelli

Spreco infinito lungo i Fiumi di Basilicata (e d’Italia)

Legalità perduta nei Palazzi del Potere regionale (e nazionale)

Con l’avvento della nuova Giunta Regionale, era nata la speranza (un po’ verde) di un’aria nuova; speranza di una svolta nella tradizionale politica dissipatrice di pubbliche risorse, praticata nell’ultimo ventennio lungo i fiumi lucani. Speranza vana. Nulla è cambiato: lo Spreco continua come prima e più di prima. Milioni di euro di denaro pubblico vengono buttati lungo i fiumi, in “operazioni” (e non opere) che offendono la morale e la comune intelligenza. Nel frattempo, di quelle stesse risorse se ne soffre la dannata mancanza per: Ospedali, Scuole, Strade, Case, Infrastrutture e Servizi vari. Lo sviluppo economico della nostra regione diventa sempre più un miraggio. Il 30 % delle famiglie lucane, apprendiamo dalle statistiche, vive al limite della povertà. In compenso, i signori della Giunta hanno già conquistato il loro meritato posto nell’Albo d’oro degli Allegri Spreconi di Basilicata. Insieme a Quelli della Bubbico & C, della Dinardo & C, della Boccia & C, della Michetti & C. Il Presidente Vito De Filippo - che per meriti precedenti ne faceva già parte - grazie agli Sprechi attuali ne ha conquistato il primo posto.

Sprechi attuali. “Fondi per sistemare il Basento”, annunciava un articolo de “la Nuova Basilicata” del 20 luglio 2005. Riferiva di due delibere della Giunta Regionale di Basilicata, riguardanti due interventi di sistemazione fluviale: nel torrente S. Nicola (Nova Siri, Mt) e nel fiume Basento (Calciano, Mt). Interventi descritti dal verde Francesco Mollica, Assessore alle Infrastrutture, come investimenti per la difesa del suolo. Ma che in realtà sono soltanto un immane sperpero di denaro pubblico. Sono soldi stanziati dal C.I.P.E.: un fondo di 25 milioni di euro, destinato da un “Accordo” del luglio 2003 a “Lavori” di questo genere. Per come vengono spesi, sarebbe più giusto definirli: “Fondi da sistemare nel Basento”. Ho esaminato i due progetti: redatti dall’ing. Antonio Losinno, approvati dall’ing. Donato Grieco, dell’Ufficio Infrastrutture e Difesa del suolo di Matera, con la supervisione del Dirigente Gen. ing. Aniello Vietro. Conosco lo stato dei luoghi e posso dire che entrambi gli interventi potrebbero essere realizzati a costo zero per la P.A.. Con il progetto alla mano, potrei dimostrare quanto sostengo. Spiego qui comunque in sintesi.

Torrente S. Nicola - Delibera n. 1547/2005 (Lavori di ripristino officiosità idraulica del torrente S. Nicola, agro di Nova Siri, secondo intervento, importo 330 mila euro) approvata nella seduta del 18.07.2005: presenti tutti gli Assessori, assente il Presidente Vito De Filippo. L’intervento riguarda il tratto medio del corso d’acqua, a partire da 3 km. a monte della s.s. 106. Vi è prevista l’apertura della “savanella” (sezione di deflusso) - per una larghezza di 40 metri, profondità di 3,5 metri, e lunghezza di 2.500 metri - che comporta l’asportazione dall’alveo di 140 mila metri cubi di materiale. Vediamo le incongruenze del progetto: a) l’obiettivo dichiarato è il “ripristino dell’officiosità idraulica”, ma tra i suoi elaborati non esiste uno straccio di verifica della portata idrica. Non si comprende perciò da dove scaturisca il dimensionamento della sezione proposta: 140 mq. Sezione che - con la pendenza longitudinale propria del 2%, e con un tirante idrico di 2,5 metri - potrebbe contenere una portata di 1.000 mc/s: portata di un fiume con bacino da 1200 kmq. (come il Basento); esagerata per un torrentello con 60 kmq. di bacino, qual è appunto quello in questione; b) da notare, inoltre, che il tratto terminale del torrente, compreso tra la s.s. 106 e la foce, ha una sezione di soli 65 mq. ed una pendenza dello 0,6%; lo stesso ponte della 106 ha una luce di soli 24 metri; può quindi transitarvi una portata massima di 200 mc/s. Per cui, perché aumentare la sezione di monte, che può già contenere 500 mc/s, quando quella di valle ne contiene meno della metà?; c) il torrente in esame è una tipica fiumara calabra: un greto con tanta ghiaia ma senza una goccia d’acqua; ghiaia depositata in modo uniforme per lungo e per largo e non come dice il progetto “in notevoli accumuli che deviano il flusso idrico” (che non esiste) “e provocano consistenti erosioni” (anch’esse inesistenti); e soprattutto non è vero che l’erosione stia “interessando un attraversamento viario di grande utilità... per cui si è reso necessario intervenire”. Il ponte dell’unica strada che attraversa quel tratto di torrente - una strada poderale larga 4 metri e lunga 6 chilometri, a partire dal cimitero di Nova Siri - è un’opera di recente costruzione: robusto e ben fondato; è alto 4 metri; ha una luce complessiva di 100 metri e non presenta alcun segno di erosione; inoltre, la sottostante sezione d’alveo potrebbe contenere 2.500 mc/sec.: le portate del Basento e del Sinni messe insieme. Ed allora nasce il dubbio: ma l’obiettivo è veramente la regimazione del S. Nicola o piuttosto il materiale inerte ivi disponibile? Dubbio peraltro avvalorato da un intervento precedente (170 mila mc asportati dallo stesso tratto). Considerato comunque l’attuale fabbisogno di inerti, non ci sarebbe niente di male: se servono gli inerti bisogna pur trovarli da qualche parte; e ben vengano dal S. Nicola se la soluzione è compatibile, come nel nostro caso, con la tutela ambientale. Basta chiamare le cose col loro nome. E qui si tratta di “estrazione di inerti “ e non di altro. Il punto della questione però è un altro. La cosa assurda di questo intervento sta nel fatto che la Regione, proprietaria di quel materiale, decide di immetterlo gratis sul mercato, ed in più offre un regalo da 330 mila euro a chi se lo aggiudica. Difatti, dovendo realizzare soltanto l’apertura dell’alveo, l’impresa appaltatrice potrà evitare qualsiasi costo cedendo il materiale a qualche ditta interessata; la quale in cambio eseguirà (gratis) i lavori di scavo, appropriandosi del materiale di risulta. E così, l’importo lordo aggiudicato diventa un netto ricavo incassato. Con tante grazie e... riconoscenze. Ma quale “Investimento per la difesa del suolo”. Qui si tratta di un concorso a premi alla Bonolis, con tanto di Pacco-dono messo in palio. Pacco ricco nel contenuto ed elaborato nella fattura. Per concepirlo c’è voluto lo sforzo congiunto di: geol. Franco Vaccaro; geom. Vincenzo Pascale; geom. Antonio Nella; geol. Claudio Berardi; geom. Pasquale Gizzi; ing. Antonio Losinno; ing. Donato Grieco; riuniti in Conferenza di servizio il 13.05.2005. E poi c’è voluta tanta carta per confezionare un progetto (a)improvvisato, (b)approssimativo e (c)menzognero. Il materiale di cui sto parlando è lo stesso che si trova in tutti i fiumi lucani: idoneo alla produzione di inerti; richiesto dagli impianti del settore; ed oggetto delle concessioni estrattive di competenza del Dipartimento Ambiente. Il quale di norma (legge reg. n. 12/1979) dovrebbe autorizzarne la rimozione, ma alle seguenti condizioni: il materiale viene ceduto in sito; la Regione ne incamera il canone; il Concessionario si accolla l’onere per scavo e trasporto. Con l’intervento “S. Nicola”, invece, il Dipartimento Infrastrutture, nel fare lo stesso lavoro, non incamera un bel niente, ed in più spende un sacco di soldi. In conclusione, con l’apertura della cava “S. Nicola” - sommando ai 427 mila euro del primo intervento (delibera 1388/2002, della Giunta Bubbico & C.) i 330 mila del secondo (delibera 1547/2005, della Giunta De Filippo & C.), ed aggiungendo i 155 mila euro (valore minimo dei 310 mila mc. di materiale) - la Regione sta buttando 912 mila euro di preziose risorse pubbliche.

Fiume Basento. Delibera n. 1546/2005 - “Sistemazione idraulica del fiume Basento, agro di Calciano, importo 250 mila euro” - approvata nella seduta del 18.07.2005 (presenti tutti gli Assessori, assente il Presidente Vito De Filippo). Qui la questione è più complessa e lo spreco molto più grosso. Per capire la vera causa dell’attuale degrado della situazione idraulica - compreso il crollo della gabbionata che si intende ricostruire con questo intervento - bisogna conoscere la storia decennale di abusi ed omissioni degli uffici preposti: abusi sanciti persino da una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. Vediamo intanto le incongruenze del progetto e le contraddizioni tra questo e quello del S. Nicola: a) l’intervento viene presentato per “sistemazione idraulica”, ma non lo è. Sistemazione idraulica vuol dire innanzitutto ripristino della sezione di deflusso, con annesse opere per il governo delle acque e per la difesa delle sponde. Di solito si interviene per tratti di chilometri e nell’ottica della prevenzione. Nel nostro caso invece si guarda soltanto al rifacimento di 150 metri di gabbionata, senza peraltro badare alla salvaguardia degli altri 5 chilometri della stessa difesa spondale: quasi tutta scalzata ed in procinto di crollare. b) stranamente, quegli “accumuli di deposito alluvionale che deviano la corrente”, chiamati in causa nel torrente S. Nicola (ma ivi inesistenti), vengono ignorati nel fiume Basento; dove invece sono presenti e formano la vera causa del crollo della gabbionata in questione; crollo che nel progetto viene invece addebitato ad un improbabile “raggiro dell’onda di piena”(?). Non sono quindi previsti né il ripristino della sezione di deflusso, né l’asportazione di materiale dall’alveo. c) riassumendo: l’intervento prevede la ricostruzione di un’opera, ma non prevede l’eliminazione della causa che l’ha distrutta. Anzi, dalla planimetria del progetto si rileva che il flusso della corrente (che ora si proietta verso la sponda) non viene raddrizzato verso il centro ma viene traslato verso valle con la medesima direzione. Quindi è facile prevedere a breve il crollo del tratto contiguo di gabbionata. Concepito così, l’intervento sul Basento può definirsi, è vero, “un investimento”. Ma non certo “per migliorare la stabilità del territorio...”, come sostiene Francesco Mollìca, ma solo per produrre altri appalti.

Lo Spreco nella tradizione regionale (e nazionale). Quanto all’accennata storia di abusi ed omissioni, è una storia abbastanza nota, peraltro raccontata a puntate anche da “la Nuova Basilicata” nell’arco di questi ultimi sette anni. Chiunque potrebbe conoscerla consultando l’archivio del giornale. Consiglio in particolare l’articolo “La difesa del fiume Basento” dell’1.04.2000, in cui si racconta delle “Sistemazioni fluviali fantasma” e dei famigerati Fondi FIO, 8.000 miliardi di lire: stanziati anche quelli dal CIPE negli anni 80 (delibera del 6 febbraio 1986 - gaz. uff. n. 71 del 26.03.1986); distribuiti in tutta Italia nel clima della Tangentopoli Nazionale; in gran parte spesi in operazioni spartitorie (più che in opere pubbliche), molte delle quali finirono nella rete di Mani pulite. 528 di quei miliardi (metà dei quali avuti in prestito dalla Banca Europea Investimenti) furono allora “sistemati” lungo i fiumi lucani, in Pacchi-dono simili al “S. Nicola”. Tra quelle “si stemazioni”, guarda caso, c’era anche la costruzione di questa gabbionata nel Basento: costata allora 15 miliardi di lire; realizzata soltanto per metà; contabilizzata due volte la stessa metà; e pagata per intero. E’ consultabile inoltre - presso Presidenza ed Assessorati regionali, presso Ministeri, Prefettura, Provincia, Procure, Corte dei conti e Comuni interessati - un mio dossier di 100 pagine, datato 24.05.2003 (Denuncia di pericolo e proposta di intervento). Vi evidenziavo la presenza in alveo degli “accumuli alluvionali” ed il loro effetto nefasto sulle sponde e sul ponte della ss 277, ricordando che sin dal 1998 avevo proposto, con regolare istanza corredata di progetto, un intervento di manutenzione idraulica a costo Zero per la P.A. L’intervento prevedeva la rimozione di quegli accumuli ed il consolidamento della gabbionata. A quel tempo l’opera era scalzata ma ancora integra. Bastava intervenire allora e sarebbe stata salva. Il valore dei 200 mila mc di materiale utilizzabile avrebbe compensato i lavori per consolidare l’opera; ed avrebbe procurato una notevole entrata erariale. Ma non è andata così. L’ufficio Infrastrutture di Matera (allora Ufficio Territorio) respinse la mia proposta, con provvedimento del 12.01.1999, rifiutandosi di valutarne il contenuto. Ed ha poi continuato ad ignorare quella situazione di pericolo, nonostante i ripetuti articoli di stampa e i solleciti di Prefettura, Provincia e Comune. Sul suddetto provvedimento di diniego, a firma dell’ing. F. Saverio Acito, si è poi pronunciato, a seguito di un mio ricorso, il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. Con sentenza n. 8/05, resa in data 17.11.2004 e pubblicata in data 21.01.2005, il Tribunale dichiara tale atto: “illegittimo... e fondato su una disposizione di legge riportata in termini erronei e fuorvianti, e quindi in violazione della norma stessa”. In altri termini: un crimine. Entrando nel merito della questione, il Tribunale delle Acque dice tra l’altro: “...gli stessi accertamenti operati dal CTU pongono in evidenza l\’esistenza di situazioni di oggettivo rischio idraulico: gabbionate danneggiate, necessità di risagomatura delle sezioni idriche, erosione delle sponde, formazione di accumuli alluvionali in alveo etc.”. Ed ancora:“L\’interessata ha presentato la propria istanza al fine di meglio garantire l’officiosità idraulica; sarebbe stato onere, quindi, dell\’Amministrazione operare una verifica atta ad appurare se la situazione di grave pregiudizio idraulico fosse in atto; e se ad essa non fosse possibile sopperire altrimenti con maggiore beneficio per l’interesse pubblico.”. Il Tribunale delle Acque, insomma, ha annullato il provvedimento di rigetto e ordinato il prosieguo dell’istruttoria illegittimamente interrotta. Ma ad oggi, trascorsi otto mesi dalla notifica (in data 2.03.2005) nulla si è mosso. Ed ora la Giunta De Filippo & C., con la delibera 1546/2005, approva l’intervento sul Basento, non nell’ottica del maggior beneficio, come detta la sentenza, ma in quella opposta del maggior onere per l’interesse pubblico. Sarebbe da non credere, se non ci fossero tanto di sentenza notificata e di delibera adottata. C’è da aggiungere che la situazione di oggettivo rischio idraulico, descritta nel parere del CTU del Tribunale, era persino nota all’Autorità di Bacino, sin dall’anno 2001. Tanto è vero che nelle mappe del suo Piano-stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, il tratto in questione è inquadrato tra le “Aree ad alto rischio inondazione”. Ma la stessa Autorità di Bacino, invece di “disciplinare e regolare l’estrazione dei materiali litoidi in funzione del buon regime delle acque” (come detta l’art. 17 della legge 183/89), impegna la sua struttura per programmare la spesa (vedi il menzionato Accordo di Programma) e per confezionare pacchi-dono del tipo “S. Nicola”. Intanto quegli accumuli alluvionali - che tuttora ostruiscono l’alveo del Basento; che provocano erosione e crollo delle difese spondali; che minano la stabilità del ponte della ss 277 presso lo Scalo di Grassano - sono ancora ignorati dall’Ufficio Infrastrutture di Matera. Viene da chiedersi: si vuol “trattenere” quel materiale per confezionare altri doni? O si vuol conservare una “fattrice” di crolli e di appalti? Facendo un po’ di conti nella seconda ipotesi (la più probabile) - rapportando i 250 mila euro (per 150 metri) alla lunghezza totale di 5.000 metri di gabbionata - il secondo ciclo di ricostruzione comporterà una spesa di 8 milioni di euro. Se poi si procede come nel primo ciclo (realizzandone metà e pagandone due volte la stessa metà) il volume di appalti ed affari si raddoppia. E così via per altri cicli a venire... Insomma, l’intervento nel Basento - di cui tanto si vanta l’Assessore Francesco Mollica - non è altro che l’inizio di un secondo ciclo d’affari e di spreco. Ed è anche un bel coperchio sugli abusi ed omissioni sinora commessi dall’Ufficio Infrastrutture di Matera. Il quale, dopo aver perseguito e provocato la distruzione di quella gabbionata, si appresta ora a gestirne la ricostruzione: una vera gallina dalle uova d’oro per la Lobby degli Appalti; un’opera della quale peraltro se ne potrebbe fare a meno; basterebbe garantire la manutenzione preventiva sia nella pulizia dell’alveo che nella cura della vegetazione riparale.

Sistema criminoso regionale. A quanto pare questi signori sono tutti protesi verso il flusso di risorse in Uscita, senza curarsi minimamente delle possibili Entrate. Anzi fanno di tutto per trasformare una possibilità di Entrata in occasione di Spesa. A quanto pare stiamo assistendo ad un grosso “conflitto d’interessi”, forse il padre di tutti i conflitti: interessi contrapposti tra l’Istituzione, che aspira a migliorare le proprie Entrate, e gli Apparati, che preferiscono attivare la Spesa, su cui è più facile realizzare tornaconti personali. Nella manutenzione dei corsi d’acqua, stiamo assistendo in quest’ultimo ventennio, anche in Basilicata, a sconcertanti comportamenti della struttura del settore. Da una parte si cerca di soffocare l’attività estrattiva - disciplinata come dicevo dalla legge regionale n. 12/1979 - con la quale si potrebbe ottenere gratis la pulizia degli alvei fluviali e produrre ingenti entrate per la Regione; si improvvisano Studi fasulli e strumentali per sostenere la carenza di materiale in alveo; si scoraggiano le richieste reali portando il canone alle stelle; si pratica l’istigazione a delinquere, imponendo concessioni “virtuali” e truffaldine (ti autorizzo per un metro cubo... ma ne puoi prelevare dieci) in un processo di criminalizzazione coatta degli operatori del settore; si ricorre ad atti criminali, come il diniego sopra descritto, per rigettare le istanze reali. Dall’altra parte, invece, si procede alla pulizia degli alvei, ed alla rimozione dello stesso materiale, con il sistema d ell’appalto e con l’impiego di ingenti risorse pubbliche; si abbonda nei quantitativi; si cede gratis il materiale. A riprova di quanto sopra, riferisco quanto segue. Durante l’anno 2003: mentre l’Ufficio Infrastrutture di Matera appaltava il primo intervento nel torrente S. Nicola, pagando (all’Impresa appaltatrice) il prezzo di 3.000 lire per mc e facendo spendere 427 mila euro alla Regione, il dr. Vincenzo Siggillito, dirigente generale del Dipartimento Ambiente, con nota del 23.09.2003 si opponeva ad una mia proposta di pagare il prezzo di 1.000 lire per mc. (per il materiale concessomi e da asportare dal Basento, nell’ambito di un intervento di pulizia dell’alveo) sostenendo che il prezzo minimo e inderogabile da pagare era di 3.000 lire per mc.. Risultato: nel S. Nicola si è eseguito il primo intervento e si è già appaltato il secondo, con la spesa sopra elencata di 912 mila euro; l’intervento del Basento invece - che poteva eseguirsi a costo Zero ed in più produrre un’entrata di 15 mila euro - pur dichiarato d’ufficio già nel 2002 “urgente e indifferibile”, pur sollecitato da Comune , Provincia e Prefettura, ad oggi non è stato ancora eseguito. Da notare che la natura di entrambi gli interventi è perfettamente identica. Altrettanto dicasi per la natura del materiale: utilizzabile al 100 % per la produzione di inerti. Tutto questo, è evidente, viene perpetrato in violazione delle leggi, e può sembrare il frutto di una casuale castroneria amministrativa. Invece fa parte di un preciso disegno criminoso: il materiale viene “occultato” da quelli dell’Ambiente - con il gioco delle Tre Carte e con le solite manfrine ambientaliste - per poter confezionare, insieme a quelli delle Infrastrutture, generosi pacchi-dono del tipo “S. Nicola”. Oppure viene “trattenuto” in alveo da entrambi i Dipartimenti, come nel caso del Basento, perché possa provocare danni e... “produrre” nuovi appalti. Questa materia è finita insomma (anche in Basilicata, come nel resto d’Italia) in mano ad una banda di Intriganti, Lestofanti e Utilidioti - annidati ad ogni livello della burocrazia - per i quali la difesa del suolo non è un obiettivo ma solo un pretesto: per attivare fondi; per la cui “sistemazione” (e spartizione) sono sfruttati i nostri sventurati fiumi. Il tutto avviene: con il beneplacito e la “riconoscenza” dei Governanti: vengono promossi al rango di Dirigente generale, per “fedeltà al sistema”, certi personaggi che, per il danno economico arrecato alla Regione, meriterebbero invece il confino. Il tutto avviene, mentre Quelli dell’opposizione stanno a guardare.

Governo parallelo nazionale. All’origine di tutto questo c’è l’Allegra Gestione del Denaro Pubblico: programmata e diretta dal C.I.P.E. (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) che opera e decide in parallelo con il Governo centrale, esattamente come faceva il famigerato Sottogoverno di una volta. Con la differenza che mentre quello operava di nascosto (nelle segreterie dei partiti) e gestiva le briciole, il CIPE opera alla luce del sole, dispone di un Sistema strutturale nazionale (sistema fatto di sovrastrutture e strutture sorte ad hoc, tra cui le Autorità di Bacino) e decide sul grosso della Spesa pubblica. Si spacciano le risorse stanziate (e sperperate) per illusori “Investimenti... per lo sviluppo... per l’occupazione... per la difesa del suolo...”. Si inventa l’emergenza anche laddove non esiste per usare le procedure della somma urgenza. Si opera quindi con metodi disinvolti e sbrigativi. Si saltano controlli e competenze tradizionali. Si seguono regole non scritte e si violano quelle scritte. E allora!!!??? Quello che andrebbe innanzitutto regimato, arginato e imbrigliato, è questo immenso fiume di denaro pubblico, che scorre senza controllo e senza ritegno; e che - lasciando a secco ciò che è utile e necessario - straripa e si perde in mille “operazioni” che offendono il buonsenso, la morale e la comune intelligenza. Ma il tutto sarà possibile solo dopo aver smantellato questo indecoroso Sistema di “governo parallelo”, che è nato per produrre Spreco, e di spreco si alimenta.

Colpe del Palazzo di Giustizia. E’ chiaro che la sopradescritta “Prassi” - che predilige il denaro in uscita e penalizza le entrate, e che provoca gli immensi danni erariali sopra elencati - è fondata su Manfrine e Mistificazioni, su Abusi ed Atti illeciti, che altro non sono che sistematica violazione della legge. Certo, è una prassi voluta dagli addetti ai lavori, che però deve la sua “affermazione” alla noncuranza dell’autorità giudiziaria, ed alla inconsistenza della sua azione. Le mie denunce - dell’appalto truffaldino primo-ciclo-gabbionata; delle concessioni “virtuali” e conseguente abusivismo estrattivo; del succitato diniego criminale - sono finite nell’indifferenza e sotto la sabbia delle Procure della repubblica di Matera e di Potenza. La stessa fine hanno fatto le mie denunce, presso la Corte dei conti di Potenza, per il danno erariale prodotto dalla malamministrazione regionale. Quanto al diffuso abusivismo estrattivo - che si perpetra lungo i fiumi, sotto gli occhi di tutti - devo dedurre che l’organo di vigilanza va in giro con un occhio bendato e con l’altro intermittente. Del “bene comune”, del “pubblico interesse”: non gliene frega niente a nessuno. La noncuranza di chi sovrintende al rispetto della Legge non fa che incrementare l’arroganza e il menefreghismo di chi dovrebbe rispettarla, garantendo di fatto l’impunità ai tanti Mascalzoni che ne fanno scempio. Nel contesto che ne deriva si mortifica la Dignità; si perde la Legalità; prevale il Malcostume; e così via verso la morte dello stato di diritto. Dopo di che arriva la giungla. Si sfascia il consorzio civile. Ed alla fine rimaniamo fregati TUTTI .

Novembre 2005 nicolabonelli@libero.it 348.2601976

“...L’attuale politica nazionale sulla Difesa del suolo e sul governo idraulico dei fiumi - politica fondata su incuria ed abbandono; contraria ad ogni forma di manutenzione preventiva; ispirata da un “ambientalismo” strumentale e mistificatorio; perseguita dalla lobby Tangenti & Appalti, nella logica dell’emergenza - sta oscurando l’Italia e ne sta sfasciando il territorio...” (da “un Oscuro Disegno Nazionale”, sul sito: http://xoomer.virgilio.it/fontamara/ )

“La mediocrità delle loro malefatte trova terreno fertile nella divisione e nell’ignoranza: il Male si aggrega, il Bene non lo sa fare. La filosofia del quieto vivere sta evolvendo nella rassegnazione del quieto morire...” (v. u.)

Ciò che è dannoso nel mondo non sono gli uomini cattivi, ma il silenzio di quelli buoni (M. L. King)

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Il presente articolo è pubblicato nel rispetto dell’assoluta libertà di manifestazione del pensiero che la Voce di Fiore garantisce a chiunque. Il responsabile della testata dichiara, comunque, di dissociarsi dal testo. Non già per vigliaccheria o subordinazione al potere. Un giornalismo serio implica la verifica dei fatti. In questo caso, ciò è evidentemente complesso. Per tale ragione, pur esprimendo viva solidarietà all’amico Bonelli, non posso, per onestà intellettuale, ratificare alla cieca quanto il suo pur nutrito lavoro contiene.

Con stima,

emiliano morrone


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