Siamo quasi alla fine d’una campagna elettorale senza contenuti. Per molti candidati, costerà più di 100.000 euro; tra manifestoni, spot, cenette, aperitivi, trovate pubblicitarie e a volte squallida compera dei voti. Specie nella mia Calabria, dove c’è chi campa di stenti e non ha più la dignità che sempre si deve a un uomo.
La sete di potere è proporzionale allo sconforto generale nella mia terra. Ed è con gli onesti, quelli che schifano gli ambienti politici, che dobbiamo cercare di cambiare, vincendo gl’indugi.
Questo sarà il solo appello che farò, prima del 28 e 29 marzo prossimi. Seguirà una corposa pubblicazione su fatti vissuti od osservati da vicino, voltafaccia di vario ordine e grado, silenzi, accordi dell’ultima ora tra le parti, opportunismo a diversi livelli.
Ho capito che se cerchi la partecipazione dal basso, se mantieni un’obiettività e una coerenza naturali per le scelte del tuo passato, diventi pericoloso; molto più, forse, che se scrivi e denunci ogni santo giorno.
Non mi pento d’aver deciso di candidarmi. Anzitutto perché ho visto da vicino la speranza e l’ardore di tanti ragazzi, a cui le istituzioni hanno imposto quella sottomissione e quel formalismo registrati e condannati da Pasolini nei suoi appunti in video.
Ieri ho incontrato dei giovanissimi, a Cosenza. Ho parlato con loro sul da farsi. Abbiamo affrontato il tema del futuro, ma non accademicamente o in modo retorico. Occorre produrre cultura, una parola bistrattata in tempi di utilitarismo e violenza, crisi economica e mancanza di lavoro.
Ai ragazzi di ieri ho ricordato la figura di Peppino Impastato, che m’ha dato la forza di resistere a colpi di coda, scorrettezze, cattiverie e minacce velate. Ho detto col cuore, poi, del sacrificio di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta. Borsellino ci ha lasciato in eredità un movimento culturale in embrione, che nel tempo s’è sviluppato grazie all’audacia e passione di suo fratello Salvatore. Un movimento che capace di cambiare le coscienze, di spargere il seme della rivoluzione con le parole e le azioni. Esattamente di questo c’è bisogno in Calabria, nell’unità di chi brama verità, libertà e giustizia, lontano da ogni compromesso.
C’è un problema di fondo, che i signori dei 100.000 euro a tornata elettorale non hanno voluto affrontare in questi giorni, preferendo sciorinare dati falsi, articolare proposte di circostanza, vessare ascoltatori e cittadini con la loro prosopopea di maniera e la magniloquenza di gigantografie mute e vuote. Si tratta delle possibilità dei giovani in una regione segnata dalla ’ndrangheta, da una massoneria deviata invisibile e dominante, dal clientelismo grasso e sfacciato, dalla chiusura di tutti gli spazi di democrazia.
Avrei potuto fottermene, non caricarmi di pesi e fatiche, né della responsabilità di invogliare e incoraggiare ragazzi sinceri e disinteressati. I ragazzi non si possono mai ingannare e non è giusto persuaderli all’ignavia e al culto dell’immagine o della prevaricazione. I ragazzi vanno seguiti: hanno sogni, energie, idee, bellezza. Necessitano di strumenti, anzitutto di testimonianze; di coordinate per iniziare un percorso autonomo, per sviluppare senso critico, per determinare una svolta reale al di fuori di logiche partitiche o esibizionistiche. Spegniamo la televisione!
Vivo a Roma, dove da anni, nonostante gravi problemi dei miei, emigrati per salute dalla Calabria, sto cercando senza piegarmi di fare giornalismo, mai asettico o superficiale, mai neutrale, mai scontato.
La voglia di vedere un altro mondo, un’altra Italia, un’altra Calabria; l’impegno nella scrittura viva, nel teatro come strumento formativo e in progetti d’informazione senza capi mi sono costati querele, promesse di mali futuri, inimicizie, allontanamenti, guai fisici, rotture insanabili anche nei sentimenti. Ho sempre agito con spirito collettivo, ed è per questo che, con umiltà, vi chiedo di votarmi.
Io non sono altro che un tramite, uno che si espone e si mette in piazza, reale o virtuale, perché dentro sente profondamente il bisogno d’un riscatto del suo popolo.
Facciamo girare questo appello in ogni dove. Sono candidato al Consiglio regionale della Calabria, eleggibile in tutta la provincia di Cosenza. Su Internet ci sono tante notizie sul mio conto, i miei scritti, i miei interventi, le mie denunce, la mia visione della vita e della politica.
Andiamo dai nostri vicini, dai nostri amici, dai nostri familiari. Diciamo loro dell’importanza di questo voto, spieghiamo che stavolta ci sono persone che non hanno legami, agganci, interessi. Spingiamo la Calabria sana a votarmi.
Se entro in Consiglio regionale, li marco stretti, e ci avranno sempre sotto il palazzo: saranno obbligati a risponderci, gli sarà impossibile predare, delinquere, distruggere. Perché non gli lasceremo un millimetro per manovrare ai nostri danni, ai danni della nostra meravigliosa terra.
Emiliano Morrone
AI CITTADINI E ALLE CITTADINE DELLA CALABRIA
probabilmente avete già deciso su come e chi votare. Tuttavia - se me lo cosenzite, a me di origini campane è venuta l’influenza - mi permetterei di consigliarvi una piccola passeggiata, tra i LARI-CI PI-SANI e di ripensare (e ri-vedere) il film di Ridley Scott, Il Gladiatore).
E’ una mia accorata sollecitazione per rin-francarsi, una semplice amicale sollecitazione. Forse può rin-cuorarvi ed essere più lucidi e più fieri di voi nell’atto dell’esercizio del vostro diritto-dovere di cittadini-sovrani e di cittadine-sovrane.
E, alla fine, valutate e decidete, se in tutta serenità e consapevolezza, e nel rispetto dei vostri Lari non sia il caso di concedere la vostra fiducia a un giovane come Emiliano Morrone.
Mi auguro che gli spiriti grandi della vostra terra vi ispirino e vi guidino, per la via migliore - per voi stessi e voi stesse e per il futuro della Calabria e dell’Italia.
Vi anticipo che, io ho già idealmente votato - e non potevo non votare - per la Lista dove sono presenti Tommaso Campanella, Bernardino Telesio, e Gioacchino da Fiore!!!
UN CARO SALUTO
E
VIVA, VIVA LA CALABRIA!!! VIVA, VIVA L’ITALIA!!!
Federico La Sala