FORTUGNO, CRONACA DI UN DELITTO ANNUNCIATO

venerdì 23 giugno 2006.
 
Parla Maria Grazia Laganà: «Mio marito durante la formazione della lista ebbe qualche perplessità su qualche candidato... sia di opportunità politica, sia per questioni di trasparenza... dice accertatevi bene se c’è qualche problema giudiziario in corso... gli dissero che la cosa si era chiusa... io ebbi invece a dire che avevo un po’ di timore... Loiero in parte condivideva queste perplessità poi con Loiero incontri non c’è ne furono più... ».

Fortugno, cronaca di un delitto annunciato di Enrico Fierro*

Le fortune di Sandro Marcianò, detto Santo, erano «indissolubilmente legate» a quelle di Mimmo Crea, ex Udc, tre volte assessore del centrodestra alla Regione, nel 2005 passato alla Margherita. Il potere clientelare dell’uomo ritenuto il mandante dell’omicidio Fortugno, il prestigio, la sua forza a Locri e dintorni, vennero messe in discussione dalla elezione di Fortugno. I timori della vedova Laganà e il contesto politico nel quale è maturato un delitto che in molti ora definiscono annunciato. «Dalle intercettazioni risulta che Fortugno si era opposto all’ingresso del Crea nella Margherita e che in ciò era stato appoggiato, fino ad un certo momento, dal Presidente Loiero».

Fortugno con la vita la sua elezione a consigliere regionale. Uno sgarro insopportabile per Alessandro Marcianò, detto Santo. Il ras della sanità a Locri. Santo è il padre di Giuseppe Marcianò, l’uomo che accompagnò il killer Salvatore Ritorto a Palazzo Nieddu il 16 ottobre 2005, giorno dell’omicidio Fortugno. Il caposala Marcianò, in ottimi rapporti con la cosca dei Cordì, è ritenuto dai magistrati della Dda di Reggio Calabria (Giuseppe Creazzo e Marco Colamonici) il mandante. Perché - si legge nell’ordinanza del gip Maria Grazia Arena - l’elezione di Fortugno aveva messo in discussione «la sua gestione del potere clientelare». Un potere enorme che gli derivava anche dai rapporti con Domenico Crea, ex Udc, tre volte assessore delle giunte regionali di destra, candidato dalla Margherita alle regionali 2005. «Fortugno si era opposto all’ingresso del Crea nella Margherita ed in ciò era stato appoggiato, fino ad un certo momento, dal Presidente Loiero», si legge nelle 402 pagine dell’inchiesta. Parla Maria Grazia Laganà: «Mio marito durante la formazione della lista ebbe qualche perplessità su qualche candidato... sia di opportunità politica, sia per questioni di trasparenza... dice accertatevi bene se c’è qualche problema giudiziario in corso... gli dissero che la cosa si era chiusa... io ebbi invece a dire che avevo un po’ di timore... Loiero in parte condivideva queste perplessità poi con Loiero incontri non c’è ne furono più... ».

Aveva paura la moglie di Fortugno e lo disse chiaramente ai dirigenti del suo partito Oliverio e Franco Bruno. «Non so come vanno a finire queste elezioni, non so chi potrebbe essere il primo dei non eletti... se dovesse essere qualcun altro di cui non ho sospetti sull’individuo, sul candidato, ma sui contorni che potrebbero esserci, io ho un po’ di paura». Fortugno venne eletto e firmò la sua condanna a morte. Fu ucciso, scrivono i magistrati, perché aveva messo in discussione il potere di «chi contava veramente a Locri». Perché è «Fortugno a "giocare in casa" dei Marcianò come avversario diretto facendo loro subire l’onta della sconfitta».

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www.unita.it, 23.06.06


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