Poca trasparenza e caro-prezzo ("caritas")!!!

Banche - di nebbia!!! Aprire e mantenere un conto corrente in Italia è molto più caro che negli altri paese europei !!! Denuncia dell’Antitrust, l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato.

lunedì 5 febbraio 2007.
 

[...] i punti critici sono: gli ostacoli alla mobilità della clientela, la cosiddetta «fidelizzazione forzosa» (cioè costi elevati aggiunti dalle banche e legati, ad esempio, alla chiusura del conto corrente o al trasferimento dei titoli) e, soprattutto, la scarsa trasparenza.

Dall’indagine emerge infatti che il correntista ha difficoltà a selezionare, nella fase iniziale di stipulazione del contratto di conto corrente, quello più economico. Lo stesso correntista risulta poi estremamente vincolato alla banca una volta acceso il conto corrente [...]

L’Antitrust: in Italia i conti correnti più cari dell’Ue *

Aprire e mantenere un conto corrente in Italia è molto più caro che negli altri paese europei. A dirlo è l’Antitrust, l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, che ha appena concluso un’indagine annuale sui servizi erogati dagli istituti di credito italiani. Secondo l’Autorità, il dato più rilevante che emerge dall’analisi è l’«enorme variabilità potenziale» nei prezzi di tenuta e movimentazione di un conto corrente, variabilità alla quale non corrisponde, tuttavia, «la possibilità del consumatore di scegliere al meglio secondo le proprie necessità». Questo fa sì che il costo medio di un conto corrente sia decisamente alto: circa 182 euro all’anno, quando in Francia è meno di 99, in Belgio e Gran Bretagna meno di 65 e in Olanda, addirittura, meno di 37 euro.

A spiegare l’anomalia della situazione italiana, non è, secondo l’Authority, il numero troppo basso degli operatori nel settore: basta considerare che paesi come Olanda e Belgio hanno il minor numero di gruppi bancari attivi ma anche il minor livello di spesa media di conto corrente. Il problema è, piuttosto, la «maggiore debolezza del processo competitivo nel nostro settore bancario rispetto agli altri paesi e l’assenza di incentivi allo sviluppo di un reale gioco concorrenziale». Nella fattispecie, i punti critici sono: gli ostacoli alla mobilità della clientela, la cosiddetta «fidelizzazione forzosa» (cioè costi elevati aggiunti dalle banche e legati, ad esempio, alla chiusura del conto corrente o al trasferimento dei titoli) e, soprattutto, la scarsa trasparenza.

Dall’indagine emerge infatti che il correntista ha difficoltà a selezionare, nella fase iniziale di stipulazione del contratto di conto corrente, quello più economico. Lo stesso correntista risulta poi estremamente vincolato alla banca una volta acceso il conto corrente, avendo scarsissimi incentivi a fare ricerca e dovendo superare notevoli difficoltà nel momento in cui decide il cambiamento.

La «difficoltà» di scelta è provata dalla variabilità dei prezzi: si può spendere anche 6, in taluni casi anche oltre 10 volte in più per lo stesso uso del conto corrente a seconda della banca e del conto selezionato. Esiste in sostanza una «gran parte» di domanda che paga prezzi molto più alti rispetto alla «nicchia» che seleziona il conto migliore. Questo si traduce nell’assenza di incentivi da parte delle banche a cambiare «il sistema», ossia a informare realmente ed efficacemente i correntisti.

Un altro problema sarebbe la straordinaria diffusione dei cosiddetti «conti a canone», risultati molto meno convenienti di quelli al consumo. Questi conti, il cui utilizzo è aumentato in tutte le banche, sono più costosi poiché non consistono in «pacchetti omnicomprensivi», ma in formule che lasciano spesso a carico del consumatore numerosi servizi tipici di uso del conto (come bonifici, prelievo di contanti, incasso di assegni) o, viceversa, includono servizi non tipicamente legati all’uso del conto (ad esempio polizze assicurative), rendendo così più onerosa la spesa complessiva.

I rimedi? L’Autorità li elenca in una serie di misure, schematizzate in otto punti:
-  1) la redazione di fogli informativi sintetici con una chiara indicazione delle spese anche in una sola voce di costo;
-  2) l’introduzione di una garanzia di stabilità, almeno per un arco temporale minimo, delle voci di costo tenuta e movimentazione del conto corrente;
-  3) la piena comparabilità dei costi secondo le esigenze del singolo consumatore attraverso lo sviluppo di fonti informative, indipendenti dal sistema bancario con la costruzione di motori di ricerca;
-  4) l’informazione annuale sintetica al correntista della spesa effettivamente sostenuta per la tenuta del conto;
-  5) l’indicazione della sua variazione rispetto all’anno precedente;
-  6) l’individuazione di modalità in grado di mantenere in vita i servizi connessi al conto corrente per il tempo necessario a completare il trasferimento, per evitare duplicazioni di costo per il correntista;
-  7) la definizione di una durata temporale massima per l’esecuzione delle operazioni di trasferimento del conto corrente;
-  8) l’eliminazione di tutti i vincoli, contrattuali o di fatto, non necessari tra conto corrente e altri servizi e lo sviluppo di meccanismi che consentano la portabilità del conto corrente.

* l’Unità, Pubblicato il: 05.02.07, Modificato il: 05.02.07 alle ore 17.25


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