Fattaccio

San Giovanni in Fiore: il Comune ha deciso di spremere gli emigrati sulla Tarsu

martedì 22 gennaio 2008.
 

Il Comune di San Giovanni in Fiore, vicino al dissesto finanziario, tenta il recupero obbligando gli emigrati. Stavolta, però, non c’entrano carità e paradosso; come in passato, quando emigrati del West Virginia, dietro suppliche e voti di penitenti, donarono alla città una tac inutilizzata dall’ospedale civile, ricevendo onori e prese per “il mazzo”.

Oggi, il vertice dell’amministrazione locale domanda, tramite la società Maggioli tributi, che i fuori sede versino tasse da capogiro per la nettezza urbana, anche i proprietari di vecchie coloniche e case non terminate. Sarebbero arretrati, da migliaia di euro, a fronte d’un servizio rifiuti di primissima qualità, per il quale gli addetti del posto vengono pagati a salti e che, ai tempi, si consegnò alla Vallecrati spa, targata Vincenza Bruno Bossio, moglie dell’ex vicegovernatore calabrese Nicola Adamo, buon amico del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio. Cose di casa nostra, insomma, meno che per l’esattoria, affidata a una società di Santarcangelo di Romagna (Rn), la Maggioli, con filiale perfino a Bruxelles.

E tra cavolini e cavolate, ora tocca sborsare un botto di soldi a famiglie che a San Giovanni in Fiore non tornano più manco in agosto. Il tutto giuridicamente servito con un elenco interminabile di delibere consiliari.

Una trovata per racimolare sostanze mancanti al municipio, su cui grava la sentenza sfavorevole della vertenza cogli operai dell’ex Fondo sollievo, ai quali si devono, nel complesso, circa 3 milioni di euro?

Sarebbe mica male come soluzione finanziaria, “eccellente” direbbe l’imprenditore Burns, della felice serie televisiva “I Simpson”. Il consigliere comunale Antonio Barile ha denunciato ininterrottamente gli aumenti sulla spazzatura, che, allo stato, già costa ai contribuenti 500 mila euro in più rispetto alla gestione precedente.

Da tempo, socialisti e democratici di maggioranza predicano riduzione degli sprechi, tagliano dove capita, come per l’illuminazione pubblica di Natale, e pretendono capitali per i tanti ed efficienti servizi che offrono a una comunità prospera e felice, lontana dagli affari della mafia e con una gioventù che proprio non riesce a deprimersi. Il sindaco Antonio Nicoletti nelle sue continue comparse, dai tornei di lettura dei ragazzi al ricordo dei caduti sul lavoro, sottolinea il livello di Welfare nel centro silano, quasi invitando a prenderlo come esempio. E che s’aggiornino i dirimpettai del Trentino, perché da noi si sta in paradiso.

“Modernizzazione”, “modernità”, “modernismo”, “futurismo”, “sviluppo ecosostenibile” e “partecipazione popolare” sono le parole chiave della sua giunta, in cui si va d’amore e d’accordo al punto che due assessori, Spadafora (Pd) e Tiano (Verdi), hanno recentemente scelto di dimettersi per contemplare la politica santa nella nuova Città del Sole.

Secondo il regolamento sulla Tarsu scaricabile dal sito Internet del Comune di San Giovanni in Fiore, sono esclusi dal pagamento della tassa sulla mondezza “locali che risultano inabitati per l’intero anno solare”. Ma gli emigrati non si sa che cosa fanno, dove e come vivono, sicché tanto vale pungolarli e mungerli, dato che i soldi li hanno. Forse ha pensato così qualche burocrate illuminato.

Ma Vincenzo Morrone, già assessore comunale e oggi membro di Heritage Calabria, mena duro contro il torto della Tarsu e sottolinea lo sgarbo della cancellazione della Consulta degli emigrati ai tempi della gestione rossa del palazzo. “Adesso che il timone lo tengono i socialisti - dice Morrone - le cose non sono cambiate e gli emigrati sono ancora la categoria da insultare e maltrattare”. Annunciando azioni legali collettive contro il Comune, l’ex politico usa toni sprezzanti verso la giunta Nicoletti, ritenendola incapace di presentare progetti, finanziabili col Por, per la conservazione del patrimonio boschivo. Evidenzia, poi, come questi riuscirebbero a creare “almeno trecento posti di lavoro” e insiste sulla “beffa agli emigrati, che nel tempo hanno concorso in maniera determinante alla crescita civile ed economica della città”.

Per certo, la politica italiana vive di schizofrenie e doppiezze. Quella calabrese - e, segnatamente, quella locale - avrebbe bisogno di un personal trainer per la memoria. Uno che ricordi la cittadinanza onoraria ad Abert Andy Audia, subito seguita dalla commemorazione dei morti di Monongah, con la successiva mazzata della Tarsu agli emigrati. Il sindaco dirà, probabilmente, che ci saranno verifiche, come per la grave vicenda della discarica comunale in località Vetrano.

Resta da vedere se qualcuno avrà il buon senso di ripensarci e risolvere. Perché gli emigrati sono stufi e, per l’ennesima volta, si sentono, fuor di metafora, rifiuti organici. Di balle, in questi tempi, ne viaggiano troppe.

Emiliano Morrone

già su il Crotonese del 22 gennaio 2008


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