Il dibattito suscitato dal pezzo di Domenico Barbero circa il disagio dei giovani a San Giovanni in Fiore mi ha spinto a una nota sulla sinistra locale.
Nelle opinioni lette, soprattutto in quelle di Chiara Iaquinta, ho colto un interesssante richiamo alla fedeltà ideologica. E gli ideali sono una faccenda seria, il motore delle azioni, la guida dell’etica, l’energia della politica. Tanto più che, al contrario di quanto generalmente si crede, "viviamo in un mondo fortemente ideologizzato". Ce lo ricorda spesso il filosofo Alfonso Maurizio Iacono, spesso assieme al collega Etienne Balibar.
Che cosa può significare, oggi, essere di sinistra nel contesto florense? Penso che la risposta deve restare nel contemporaneo e nel glocale. Se non altro, per evitare di riproporre gli schemi teorici della dialettica fascisti/comunisti, ancora in voga fra i giovani militanti di An e del Pd.
Limpidi, lasciamoci stimolare dalla domanda. Abbandoniamo, anche solo per poco, il buonismo metodologico che ci caratterizza come nuova leva della politica; tendente, di solito, a riconoscere infinite possibilità di riscatto ai vertici della sinistra locale, in perenne difficoltà economica e costretti a governare in un’area depressa ma finanziata a pioggia dall’Europa. Cerchiamo, dunque, qualche gesto, provvedimento od elemento, riconducibile a quel novero, che possa qualificarsi di sinistra.
Partirei, tanto per attualità, dalla recentissima celebrazione dei fratelli Bandiera da parte del sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Nicoletti, e del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio.
Ho sentito discorsi istituzionali, l’insistenza sull’eroismo dei Bandiera, l’innno nazionale ed esortazioni all’unità della patria, sullo sfondo un leggero sventolìo del Tricolore.
Agli inizi di maggio, l’antropologo Vito Teti, sul giornale Il Quotidiano della Calabria, ha scritto un bel fondo sul radicamento, riguardante una moderna impostazione della Questione calabrese, alla luce degli ultimi fatti regionali e della situazione politica italiana dopo il 14 aprile.
Non mi pare che le fanfare a memoria dei Bandiera siano una buona risposta all’accorato appello di Teti al radicamento, in vero rivolto anzitutto ai quadri della sinistra moderata.
Radicamento che, di là dalla riverenza di Nicoletti e Oliverio per la storia scritta dai più forti, non è, nell’intenzione dell’intellettuale vicino al Pd, apologia della sangiovannesità, del folklore e delle pur suggestive tradizioni locali, non presidiate in primo luogo dalla sinistra. Radicamento che allude, piuttosto, alla necessità d’un ruolo propulsivo della Calabria nelle dinamiche politiche del Paese e all’utile abbandono della marginalità culturale e sociale costruita in decenni di subordinazione dei nostri rappresentanti (di sinistra). Radicamento che significa anche apertura al mondo, dialogo, formazione e uscita dalle sbarre del campanilismo, vittimistico, autoreferenziale e celebrativo, dentro cui ci hanno artatamente imprigionati i politici della sinistra locale.
Sicuramente, se dicessi dello scempio urbanistico (a San Giovanni in Fiore), che non è affatto obiettivo tipico della sinistra, più di qualcuno mi apostroferebbe, invitandomi a generalizzare e a imputare, più che la sinistra, la casta nella sua totalità, compreso il Partito dell’amore di Riccardo Schicchi, se ancora si regge.
Se cercassi prove di comunismo o socialismo nelle politiche sociali della sinistra locale, troverei improvvisazione, clientelismo e assenza di cognizione e programmazione. Ma presumo che, nella fattispecie, più di qualcuno diventerebbe viola Fiorentina e pretenderebbe un rinvio a giudizio dell’intero arco costituzionale.
Se guardassi alle politiche ambientali, che non sono troppo dissociate dall’urbanistica, isolerei paradigmi di impensabili rovine e favori agli amici, agli amici degli amici, agli amici degli amici degli amici. Fraternità, fratellenza e libera muratoria. Mi si obietterebbe che questo disordine armonioso, questo ordine disarmonico, è roba bipartisan. Ma qui, è bene ribadirlo, si vanno cercando tracce di sinistra autentica nelle politiche della sinistra locale.
Se m’addentrassi nelle politiche culturali, lì davvero scoprirei una riedizione trash del Ventennio, atteso che Mussolini si servì di Giovanni Gentile, che, a parte le polemiche con - e di - Benedetto Croce, come pure il gesto dei Gap, fece quella discussa Riforma della scuola vissuta sino, più o meno, all’aziendalizzazione dell’istruzione.
Chiudere totalmente e militarmente alle proposte culturali dell’avversario, questo ha fatto l’esecutivo in carica - alquanto diverso l’andazzo ai tempi di Riccardo Succurro. Si noti, "avversario" è, per la sinistra di San Giovani in Fiore, chiunque non si sottometta al suo potere, chiunque non proclami eterna fedeltà alla compagine, chiunque non dimostri d’aver votato o procacciato consensi per la scuderia e il suo cavallo da corsa, ormai non più di battaglia. Ovviamente, i tifosi, i simpatizzanti e i tesserati della sinistra (locale) sbandiererebbero, di contro, le manifestazioni dei giovinotti della squadra, belle, partecipate e riuscite.
Non tocco la Sanità, che è di competenza manageriale, limitandomi al seguente auspicio: che nessuno abbia mai guai seri di salute, perché, grazie al parassitismo della sinistra locale e al cannibalismo di ambo i lati in Regione, siamo in casini grossi, enormi, colossali.
Pregherei il lettore di non confondere il mio discorso critico con un manifesto partigiano: al bando le catalogazioni spicciole e comode.
La sinistra locale, per arrivare al succo, è veramente sinistra? Le sue scelte sono di sinistra?
Molto approssivamente, a me pare che a San Giovanni in Fiore ci siano tante anime di sinistra. Anime disilluse, demoralizzate, deluse; che non si riconoscono più nei partiti della sinistra e manifestano frequentemente un disagio, un disorientamento, un’indignazione trattenuta.
I cambiamenti italiani, la fusione (a freddo) nel Pd e, prima, la modernizzazione del Pci, diventato Pds e Ds, hanno portato notevoli vantaggi a pochi protagonisti della scena politica locale.
Modernizzazione che ha avuto una linea precisa, quella di Confindustria, e che si è sostanziata nella falsa diagnosi e propaganda dell’unico male italiano: lo scandalo del conflitto di interessi dell’Imperatore possidente, onnipresente e forcaiolo. Trattato il quale avremmo avuto - per i democratici della Quercia - libertà, prosperità, garanzie sul lavoro e bonus sociali.
Se non vaneggio, lo stesso Veltroni ha impostato la campagna elettorale sullo sbaglio clamoroso dell’antiberlusconismo a oltranza nella Seconda Repubblica. Smentendosi con la candidature di Colaninno junior e monsieur Calearo. Da un lato, la critica alla sinistra, incapace di rispondere alla degenerazione etica italiana e alle esigenze dei lavoratori, che pagando le tasse e spesso la vita, sono l’organo vitale dello Stato e di un’impresa di puro profitto. Dall’altro, l’investitura veltroniana di gerarchi del capitale organizzato. Bella mossa, splendida coerenza.
Dove è la sinistra? E’ nel programma riformista di Obama, pure legato alla rivoluzione del gioachimismo, o nell’integralismo di Ferrando, che ha irrigidito il (suo) partito ripudiando espressioni d’un comunismo ermeneuticamente derivato?
C’è una via di mezzo tra il nuovo modello di sinistra, quello americano incarnato dal candidato democratico di colore, e quello del dotto professore genovese?
E, di là da questo, come si muove la sinistra locale per non sembrare un falso d’autore del Pd di Veltroni, proiezione italiana dei Democratici Usa e aggiustamento capitolino del remake arcorese?
E, prioritariamente, come si muove la sinistra florense per lo specifico del posto e della Calabria?
Il fatto è che, oltre a dormire e baccagliare in casa, la tira sempre sulla disperazione, la miseria e la sorte ineluttabile di San Giovanni in Fiore. Di recente, un suo alto esponente ha proferito in consiglio comunale: "Qui non ci sono possibilità". Massima che dovrebbe muoverlo a dimissioni immediate.
In conclusione, se la sinistra locale non ha fatto un tubo nelle materie di sua pertinenza; se è rimasta ferma al mero riconoscimento della dignità delle donne in consiglio - giocando, ai tempi, sulla gayaggine di Vattimo - e se ha rifiutato qualsiasi confronto, che cosa significa, oggi, essere di sinistra nel contesto florense? Via libera alle risposte.
Emiliano Morrone
Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra, è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Fare il bagno nella vasca è di destra far la doccia invece è di sinistra, un pacchetto di Marlboro è di destra di contrabbando è di sinistra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Una bella minestrina è di destra il minestrone è sempre di sinistra, quasi tutte le canzoni son di destra se annoiano son di sinistra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Le scarpette da ginnastica o da tennis hanno ancora un gusto un po’ di destra, ma portarle tutte sporche e un po’ slacciate è da scemi più che di sinistra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... I blue-jeans che sono un segno di sinistra con la giacca vanno verso destra, il concerto dello stadio è di sinistra mentre i prezzi sono un po’ di destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... La patata per natura è di sinistra spappolata nel purè è di destra, la corsia del sorpasso è a sinistra ma durante le elezioni è a destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... La piscina bella azzurra e trasparente è evidente che sia un po’ di destra, mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare son di merda più che sinistra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... L’ideologia, l’ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia, è la passione, l’ossessione della tua diversità che al momento dove è andata non si sa dove non si sa dove non si sa. Io direi che il culatello è di destra la mortadella è di sinistra, quasi sempre il mal di testa è di destra la colite invece è di sinistra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... La tangente per natura è di destra col permesso di chi sta a sinistra, non si sa se la fortuna sia di destra ma la sfiga è sempre di sinistra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Il saluto vigoroso a pugno chiuso è un antico gesto di sinistra, quello un po’ degli anni ’20, un po’ romano è da stronzi oltre che di destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... L’ideologia, l’ideologia non so se è un mito del passato o un’isteria, è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché con la scusa di un contrasto che non c’è se c’è chissà dov’è se c’è chissà dov’è. Canticchiar con la chitarra è di sinistra con il karaoke è di destra, i collant sono quasi sempre di sinistra il reggicalze è più che mai di destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... La risposta delle masse è di sinistra col destino di spostarsi a destra, son sicuro che il bastardo è di sinistra mentre il figlio di puttana è a destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Una donna emancipata è di sinistra riservata è già un po’ più di destra, ma un figone resta sempre un’attrazione che va bene per sinistra e destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra, è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra... Destra-sinistra Destra-sinistra Destra-sinistra Basta!
Avrei voluto scriverle io ste parole ma...confesso le ho copiate!
Mi ricordo la mia meraviglia e forse l’allegria
di guardare a quei pochi che rinunciavano a tutto;
mi ricordo certi atteggiamenti e certe facce giuste
che si univano in un’ondata che rifiuta e che resiste.
Ora il mondo è pieno di queste facce
è veramente troppo pieno
e questo scambio di emozioni, di barbe, di baffi e di chimoni
non fa più male a nessuno.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Non so cos’è successo a queste facce, a questa gente
se sia solo un fatto estetico o qualche cosa di più importante,
se sia un mio ripensamento o la mia mancanza di entusiasmo
ma mi sembrano già facce da rotocalchi,
o da Ente del Turismo.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
E visti alla distanza non siete poi tanto diversi
dai piccolo-borghesi che offrono champagne e fanno i generosi
che sanno divertirsi e fanno la fortuna e la vergogna
dei litorali più sperduti e delle grandi spiagge
della Sardegna.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
E anche se è diverso il vostro grado di coscienza
quando è moda è moda non c’è nessuna differenza
fra quella del play-boy più sorpassato e più reazionario
a quella sublimata di fare una comune
o un consultorio.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Io per me se c’avessi la forza e l’arroganza
direi che sono diverso e quasi certamente solo
direi che non riesco a sopportare le vecchie assurde istituzioni
e le vostre manie creative, le vostre innovazioni.
Io sono diverso,
io cambio poco, cambio molto lentamente
non riesco a digerire i corsi accelerati da Lenin all’Oriente
e anche nell’amore non riesco a conquistare la vostra leggerezza
non riesco neanche a improvvisare e a fare un po’ l’omosessuale
tanto per cambiare.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
E siete anche originali, basta ascoltare qualche vostra frase
piena di parole nuove sempre più acculturate, sempre più disgustose
che per uno normale, per uno di onesti sentimenti
quando ve le sente in bocca avrebbe una gran voglia
che vi saltassero i denti.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Io per me se c’avessi la forza e l’arroganza
direi che non è più tempo di fare mischiamenti,
che è il momento di prender le distanze
che non voglio inventarmi più amori
che non voglio più avervi come amici, come interlocutori.
Sono diverso e certamente solo
sono diverso perché non sopporto il buon senso comune
ma neanche la retorica del pazzo
non ho nessuna voglio di assurde compressioni
ma nemmeno di liberarmi a cazzo
non voglio velletarie mescolanze con nessuno
nemmeno più con voi
ma non sopporto neache la legge dilagante
del "fatti i cazzi tuoi".
Sono diverso, sono polemico e violento
non ho nessun rispetto per la democrazia
e parlo molto male di prostitute e detenuti
da quanto mi fa schifo chi ne fa dei miti
Di quelli che diranno che sono qualunquista non me ne frega niente:
non sono più compagno né femministaiolo militante,
mi fanno schifo le vostre animazioni, le ricerche popolari
e le altre cazzate;
e finalmente non sopporto le vostre donne liberate
con cui voi discutete democraticamente
sono diverso perché quando è merda è merda
non ha importanza la specificazione:
autisti di piazza, studenti, barbieri, santoni, artisti, operai,
gramsciani, cattolici, nani, datori di luci, baristi,
troie, ruffiani,
paracadutisti, ufologi...
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Caro Francesco,
poco seri ma faceti, ne attendiamo ansiosi, allora, una tua versione in vernacolo.
Salutoni.
emiliano
Essere di sinistra a San Giovanni in Fiore. Farebbe bene il mio amico Emiliano a scriverci un libro. Magari Gigino ne venderebbe qualche copia, e già vedo baffuti autisti a sbirciare con l’occhio malefico. L’argomento meriterebbe spazio e confronto. Essere di sinistra a San Giovanni in Fiore potrebbe voler dire tante cose. Un sangiovannese può essere di sinistra offrendo in pasto gli appalti pubblici ai casalesi, e magari è di sinistra chi la camorra la combatte. Un sangiovannese può essere di sinistra abbracciando logiche clientelari da prima repubblica, e magari è di sinistra chi invece sogna Zapatero. Un sangiovannese può essere di sinistra vincendo le elezioni grazie a serbatoi di voti creati con anni di assistenzialismo ed assistiti, e magari è di sinistra chi crede nel lavoro. Un sangiovannese può essere di sinistra difendendo gli amministratori di sempre che hanno fatto della città florense uno scempio urbanistico (colpa anche dei cittadini), e magari è di sinistra chi sogna un’isola pedonale permamente su corso Roma, un centro di aggregazione giovanile, un campo da tennis, una città a misura d’uomo. Questi e tanti altri esempi che annoierebbero chi legge penso possano chiarire un aspetto singolare: la sinistra a San Giovanni in Fiore ha due facce, due colori, due modi di pensiero totalmente differenti. Forse per questo una delle due non è sinistra.
Biagio Simonetta
www.biagiosimonetta.it
Da questo sito, (che ho come homepage da ormai un annetto), ho appreso tanto. Dagli articoli e dai commenti. Parlare di politica a S.Giovanni è difficile. Io, sedicenne, trovo difficoltà a farlo. Gli amici se ne fregano, qualcuno ripete qualche frase che ha sentito dire per sbaglio, forse, a suo padre; qualcuno preferisce parlare solo dell’inter. Se provi a parlare con qualche conoscente che in qualche modo della politica ne fa parte, non ottieni mai una risposta soddisfacente, sempre se la risposta arriva! Per non parlare poi degli anziani, "vecchi lupi". Provi a dirgli una tua opinione che non rientra nei loro canoni e quasi quasi ti mettono le mani addosso, alzano la voce e battono i pugni sul tavolo. San Giovanni è stato sempre di sinistra. Oliverio doocet. Questo poi è intoccabile. Qualcuno lo ricorda fare i comizi con i calzoni corti (mi pare a Rovito), con i capelli: era giovane. Mi sbaglierò, forse, ma qui c’è un’Anarchia come in nessun altro luogo al mondo. Non credo esista la destra, la sinistra, la politica qui. Da questo sito apprendo tante cose che non sapevo, tante cose che altri non dicono. Che l’Ospedale stia lentamente chiudendo non è nuovo. Molti non lo sanno. Mesi fa si parlava di occupare la struttura pacificamente. Se non erro lo diceva Laratta. Mobilitazioni di massa non ne ho ancora viste; mobilitazione di singoli si (vedi Vincenzo Mauro). Io non sono di sinistra. O perlomeno di questa sinistra o questa destra. Fa lo stesso. A San Giovanni non c’è neppure l’opposizione. L’unico che pare farla in Consiglio è Militerno. W gli intrallazzi degli altri! Il futuro mio e di tantissimi giovani lo hanno determinato, lo determinano e lo determineranno i votanti e i politicanti che sono stati, sono e saranno seduti a Palazzo. Fra qualche anno mi vedo alla fermata che aspetto quei pullman rossi che portano a Bologna, Firenze, Roma. Insieme a me ci saranno tanti miei amici. Forse un solo pullman non basterà. Faremo i turni sennò. Stasera sono andato forse fuori tema, ma ci tenevo a dire ciò. Aggiungo che a Palazzo si inizia a sparlare dei preparativi della Notte Bianca. All’Ospedale poi si pensa! Le elezioni che verranno spero siano prossime. Magari Anticipate, perchè no? Mah!
Tengo a salutare Emiliano, amico carissimo che non sento da un po ma seguo sempre. La Voce insegna, io apprendo. Francesco F.
Carissimo Francesco,
racconti storie assolutamente vere, con l’amarezza che a un giovane non si deve procurare. Il problema è che, come senza pregiudizi hai onestamente osservato, la vecchia guardia - la lupaia - ha consegnato ai ragazzi una città di brutture, da cui bisogna partire. La tua testimonianza è molto significativa: da una parte c’è lo sguardo sulle cose, con l’anima che le vive giorno per giorno; dall’altra, c’è una spontanea reazione politica che si traduce nel rifiuto d’un ordine ingiusto e inamovibile. Nonostante la tua giovane età, hai una precisa coscienza politica: sai, e non ci stai, che il nostro destino è quello di partire, di lasciare la nostra terra, di cercare spazi e normalità altrove. Questa consapevolezza è importante per costruire una società diversa. Ed è la migliore risposta, sul terreno della concretezza, ai discorsi fanatici e irreali di giovani militanti (locali) di destra o sinistra. La Voce è nata per aggregare le energie della nuova generazione, per rappresentare desideri, aspirazioni, sogni e passioni di chi non si riconosce in un partito, non approvandone silenzi e parate, contraddizioni e scelte illiberali. Noi, che preferiamo rimanere in minoranza, e che non rinunciamo a un progetto condiviso di politica dal basso, continuiamo a informare, denunciare, proporre l’alternativa. Oggi, l’Italia si avvia verso un federalismo fiscale che toglierà alla Regione Calabria il 35% delle suo bilancio. Si tratta di -151 euro per abitante, secondo uno studio condotto di recente. Ciò significa che gli amministratori del futuro dovranno essere lungimiranti, accorti, responsabili: dovranno respingere l’illegalità, le contiguità, le clientele e l’assistenza. Dalla capacità di tutta la società di comprendere i tempi e di non nascondersi dietro a formule di rito o a preconcetti entusiasmi partigiani, dipenderà il futuro della Calabria e di San Giovanni in Fiore. L’impegno civile dei giovani, il loro coraggio, la loro formazione e il loro senso critico potranno fermare il progressivo spopolamento cui assistiamo con dolore. La verità non è nelle mani di questo umile giornale, che solo prova a raccontare, discutere e alimentare la speranza viva d’un futuro migliore.
Ti abbraccio e, ottimista, ti saluto con profonda amicizia.
emiliano
Difronte allo svuotamento della città e a quello che sta vivendo ora, dovrebbero fare un piccolo esamino di coscienza tutti quelli che andarono a votare alle passate comunali. Tutti quelli che votarono per l’attuale giunta. Tutti quelli che la votarono per moda, per vezzo, per obbligo. Tutti quelli che tracciando quel segno sulla scheda, hanno fatto un danno. San Giovanni in Fiore, se ancora non se n’è accorta, capirà presto di aver avuto l’occasione storica con Vattimo. Mentre qualcuno scherniva la sua gayaggine, lui e i giovani che l’han proposto lavoravano sul programma. Proponevano. Mentre la Chiesa, anzi, i parroci sputavano fuoco anzicchè acquasanta sul filosofo, questi si impegnava a capire i problemi, a far emergere i talenti, a riavvivare le tradizioni e a mettere in rilievo le ricchezze della città e di metterle in pratica. Ancora una volta si è andati per lo stesso verso. Quello errato. Personalmente diffido dai discorsi fanatici e irreali di giovani militanti (locali) di destra o sinistra. Finora ho sentito solo parole. troppe. Quando poi si dice di proporre. Anche le parole cessano. Ammiro e sto dalla parte della gente che propone.
Ricambio con l’amicizia di sempre Francesco Foglia
Caro Francesco,
mi ha colpito molto il tuo "appello" contenuto nel commento precedente. Come capita spesso, e come si dice "... il troppo stroppia..." però, e ti spiego perchè. Io sono uno di quelli che è andato a votare alle passate comunali, pur studiando a Milano. Io non ho votato per l’attuale giunta comunale. Io non ho votato per moda, per vezzo, per obbligo. Io non ho tracciato quel segno sulla scheda, quindi (come dici tu) non ho fatto un danno. Io sono uno di quelli che ERA affascinato dal progetto Vattimo, dal programma Vattimo, dal filosofo e uomo Vattimo. Io sono uno di quelli che ha deciso di disertare il più possibile la Chiesa per i fatti accaduti durante l’ultima campagna elettorale alle comunali. Io sono uno di quelli che il giorno delle amministrative mise la croce sul simbolo di Vattimo. Nello stesso tempo Io sono uno di quelli (o il solo, boh) che si è incazzato come una bestia quando ha letto un articolo su un giornale locale che diceva così... "Vattimo lascia il Consiglio Comunale del comune di San Giovanni in Fiore". Emiliano lo sa quanto sono rimasto deluso dalla notizia. Vattimo ha tradito il mio voto, la mia fiducia. Detto ciò non riesco a tollerare che un ragazzo, anche se giustificato dalla rabbia, dalla delusione, dall’amarezza di ciò che sta succedendo a San Giovanni in Fiore, faccia la predica agli elettori sangiovannesi. Anche io, te lo posso assicurare, "AMMIRO E STO DALLA PARTE DELLA GENTE CHE PROPONE" però aggiungerei... "...CHE CREDE IN CIO’ CHE PROPONE E FA DI TUTTO PER REALIZZARLO". Comunque il tuo sfogo è come dire "positivo", perchè mi fa pensare che la gioventù sangiovannese, della quale forse faccio parte un pò anche io, ha delle idee, ha la voglia di cambiamento. Quello che è mancato finora alle generazioni che si sono susseguite sul territorio silano.
Con cordialità, Mele Francesco
Caro Francesco (Mele),
occorre trovare una scriminante. Se di progetti e proposte vogliamo parlare, e sono certo che questo è l’obiettivo di chi scrive sul forum, iniziamo a distinguere chi ne ha e chi ne fa da chi, immobile e zitto, mantiene l’ordine esistente. Le dimissioni di Vattimo sono un fatto vecchio, che in te, è stranoto, hanno suscitato rabbia, amarezza e delusione. Ma non si può significare che chi, in nome di quel nome - e di ciò che significava per la città - conduce un discorso politico dal basso e vorrebbe che le scelte fossero partecipate, in realtà non crede in ciò che afferma o presenta.
Nell’ultimo consiglio comunale il sindaco si è scusato con Marco Militerno per non aver mai risposto a una sua interpellanza articolata in 17 punti. Il termine per le risposte dell’esecutivo o del sindaco è, per norma, di 30 giorni. L’assessore Lammirato ha rimproverato a Marco la distanza dalla città, cosa che - secondo l’assessore - gli avrebbe impedito di accedere agli atti senza bisogno dell’interpellanza. A un’interpellanza si risponde, poi si discute nel merito. Marco vive a Bologna, e non per sua colpa o proprio vezzo. Ciononostante partecipa e parla ai consigli.
Io mi chiedo, e ti chiedo, se questo genere di dialettica - di Lammirato - sia costruttivo e se si devono sempre innalzare muri rispetto al confronto; come se Marco, che, ripeto, dimora a Bologna, non dovesse o non potesse interessarsi, con interpellanze pubbliche e istituzionali, di questioni prioritarie per San Giovanni in Fiore. Vale a dire: discarica di Vetrano, politiche sociali e per i giovani, casa di riposo, cimitero, inquinamento elettromagnetico, tassa sui rifiuti, Vallecrati, Consulta degli emigrati, concessioni edilizie e razionalizzazione della sanità locale.
In attesa di tue, ti saluto con la stima, l’amicizia e la cordialità di sempre.
emiliano
Caro Emiliano,
ammetto di essere stato diffidente quando Militerno si sedette in consiglio comunale, forse perchè ancora deluso dall’affaire Vattimo. Riconosco il merito del lavoro d’opposizione di Militerno ma mi dispiace, ritorniamo sempre lì. Perchè questo lavoro, svolto egregiamente dal Militerno, non l’ha fatto Vattimo?. Sarò ripetitivo, sarò quello che vuoi. Io la vedo così. Dopo i risultati delle amministrative mi aspettavo una opposizione forte e responsabile di Vattimo, prendendo spunto dal programma, e poi dopo i 5 anni o prima, ci sarebbe stata la possibilità di una ricandidatura di riprovarci. Quello che non condivido poi è la "lezione" di Francesco Foglia a chi ha votato a sinistra, magari credendo pure in un cambiamento. Ogni volta che si generealizza si cade nel ridicolo. Lungi da me offendere qualcuno ma uso determinate parole per rendere meglio ciò che intendo.
Con la stima e il rispetto immutato, Mele Francesco
Mio caro,
il punto è proprio questo: che la sinistra del posto non ha niente di sinistra, che tira a campare, che ama il potere e l’adulazione; la quale, è pacifico, può esserci verso i governanti in ogni piccolo centro italiano.
Non vorrei essere ripetitivo: ho ben capito qual è il tuo pensiero su Vattimo. Ma, se non fosse ancora palese, il filosofo non è più, personalmente, tra le parti politiche. La mia domanda è semplice: chi propone, chi si spende, spesso rimettendoci di tasca propria, e chi rifiuta ogni progetto, suggerimento o percorso?
Rinunciando al salotto, ribadisco quanto segue. Chi oggi governa a San Giovanni in Fiore, l’opinione non è solo mia, sta dando pessimi esempi di capacità e responsabilità. Di recente, ho incontrato in tv il deputato Aurelio Misiti, dell’Italia dei Valori. Mi ha detto: "San Giovanni in Fiore è il paradigma di tutto ciò che in politica non si deve fare". Non è una dichiarazione di Vattimo, del sottoscritto o del ministro Maroni. Misiti è calabrese e di centrosinistra. Da ciò, trai pure il tuo giudizio.
Coi bei sentimenti di sempre.
emiliano