Editoriale

Finanziamento ai partiti: anche Grillo spara cazzate

lunedì 23 aprile 2012.
 

di Emiliano Morrone

Beppe Grillo ha il merito d’aver smosso e svecchiato la politica. Con il linguaggio che sappiamo: diretto, rabbioso, violento, di pancia. Da qui, però, non si può farne un messia o il Pericle della Repubblica digitale in cui si compiono verità e giustizia.

Per certo il suo vocabolario, il suo dire iperbolico urta spesso big di palazzo, che ne bandiscono parole e toni. È vero che i suoi attacchi al sistema sono ritenuti «feroci» e «inaccettabili» da figuri moralmente compromessi, che giustificano comportamenti illeciti di parlamentari, amministratori e consiglieri pubblici; che difendono i compari a prescindere da fatti, ipotesi di reato, intercettazioni inquietanti.

Adesso Grillo ha il favore della stampa, che, forse perché innocuo, ne amplifica anatemi, analisi e profezie. E con poca critica di dettaglio o prospettiva. Grillo spettacolarizza la contestazione; sempre legittima, insopprimibile. Nel contempo, il comico dispensa informazioni a modo suo: tratta di mercato, banche, potere ed esercizio della democrazia. Si contraddice eppure resta in cattedra; infierisce contro i media ma rimane onnipresente, con tutto lo zapping che vuoi. Nei talk, ovunque si scaldi il brodo oleoso della politica.

L’equilibrio tra i poteri dello Stato è debole, e teorica, ormai, la sovranità del popolo. Il momento è favorevole, dunque, per conquistare spazi politici; a patto di non avanzare col populismo con cui la Lega s’è spacciata come rivoluzionaria, prima di sprofondare nelle pratiche spartitorie e predatorie del sistema.

Da Naro a Lusi, da Belsito alla Mauro, al Trota, a lady Bossi; tra ex tesorieri, famigli e familiari, i partiti sono in crisi. Anzitutto, perché fanno i loro comodi, di là dai rimborsi, grazie a una legge elettorale che impedisce al popolo di scegliere i rappresentanti e al parlamento di proporre e votare buone leggi. In questa valle di lacrime, però, non sembra esserci lungimiranza politica, capacità di costruire.

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