IL 25 NOVEMBRE A SALERNO IL PRESTIGIOSO PREMIO "TROTULA DE RUGGIERO" ALLA DOTTORESSA ANTONELLA LITTA*
Il 25 novembre 2013 nel Duomo di Salerno, in occasione della Festa di Santa Caterina Alessandrina patrona della Scuola Medica Salernitana, la dottoressa Antonella Litta ricevera’ il Premio "Trotula de Ruggiero" 2013.
Il premio e’ intitolato alla figura di Trotula de Ruggiero, di nobile famiglia, donna medico, docente ed autrice di trattati scientifici, vissuta intorno al 1100, che fece parte della prestigiosa Scuola medica salernitana; esso e’ attribuito ogni anno a donne che si sono particolarmente distinte nel campo della ricerca scientifica.
L’iniziativa del Premio "Trotula de Ruggiero" e’ promossa dall’Ordine dei Medici di Salerno, dal Centro Studi Civitas Hippocratica, dalla Nuova Scuola Medica Salernitana, con autorevoli patrocini.
Prima della cerimonia di consegna del Premio, nel Duomo verra’ celebrata la messa dall’arcivescovo di Salerno Luigi Moretti.
Alla dottoressa Antonella Litta esprimiamo le nostre vivissime congratulazioni per questo prestigioso riconoscimento, che premia la sua straordinaria attivita’ di medico, di studiosa, di persona impegnata per il diritto alla salute, per la difesa dell’ambiente, per la legalita’, per la pace, per la vita, la dignita’ e i diritti di tutti gli esseri umani.
L’associazione "Respirare"
Viterbo, 19 novembre 2013
L’associazione "Respirare" e’ stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell’ambiente.
Una breve notizia sulla dottoressa Antonella Litta
Antonella Litta svolge l’attivita’ di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E’ specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita’ di ricerca scientifica presso l’Universita’ di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu’ importanti studi scientifici italiani sull’interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993.
E’ referente locale dell’Associazione italiana medici per l’ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e’ responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d’inquinamento ambientale e danno alla salute".
E’ referente per l’Ordine dei medici di Viterbo per l’iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia’ responsabile dell’associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e’ stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici.
Presta attivita’ di medico volontario nei paesi africani. E’ stata consigliera comunale. E’ partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta’ locali ed internazionali. E’ impegnata nell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) a livello locale e provinciale. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta’ concreta. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e’ impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita’, alla nonviolenza e al rispetto dell’ambiente.
E’ la portavoce del Comitato che si e’ opposto vittoriosamente all’insensato ed illegale mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame di dantesca memoria e che s’impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell’ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti.
Come rappresentante dell’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali.
E’ oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell’arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione.
Per il suo impegno in difesa di ambiente, salute e diritti alla dottoressa Antonella Litta e’ stato attribuito il 6 marzo 2013 a Roma il prestigioso "Premio Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai".
Il 18 ottobre 2013 ad Arezzo in occasione delle settime "Giornate italiane mediche per l’ambiente" le e’ stato conferito il prestigioso riconoscimento da parte della "International Society of Doctors for the Environment" con la motivazione "per la convinta testimonianza, il costante impegno, l’attenzione alla formazione e all’informazione sulle principali problematiche nell’ambito dell’ambiente e della salute".
Il 25 novembre 2013 a Salerno le verra’ consegnato il prestigioso Premio "Trotula de Ruggiero".
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COI PIEDI PER TERRA
Supplemento de "La nonviolenza e’ in cammino"
Numero 775 del 19 novembre 2013
Scuola Medica Salernitana candidata come Patrimonio Unesco: entrano nel vivo le iniziative
Le “conversazioni”, destinate alla città, hanno la funzione primaria di raccontare alcuni aspetti e momenti di un’istituzione fondante della memoria e dell’identità salernitana
di Redazione (SalernoToday, 26 gennaio 2021)
Entra nel vivo il lavoro che il Comune di Salerno, come Ente capofila, sta portando avanti per la candidatura della Scuola Medica Salernitana quale Patrimonio immateriale dell’umanità. Giovedì 28 gennaio (ore 18) inizieranno una serie di incontri (da remoto) che coinvolgeranno studiosi del settore. Il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno avvierà dal 28 gennaio un ciclo di “conversazioni” proprio sulla Scuola Medica Salernitana.
Le “conversazioni”, destinate alla città, hanno la funzione primaria di raccontare alcuni aspetti e momenti di un’istituzione fondante della memoria e dell’identità salernitana. Una serie di studiosi, di competenze e provenienze diverse, dell’Università di Salerno e di prestigiose università italiane ed europee, metteranno in luce l’eredità scientifica e culturale della Scuola Medica Salernitana dal medioevo fino ai nostri giorni, i suoi protagonisti, le immagini, la memoria e le opere che le sono state dedicate nel corso della sua lunga esistenza, nonché le teorie e le terapie che la resero famosa in tutta Europa e che ancora oggi sono analizzate alla luce della moderna farmacopea.
La responsabilità scientifica del programma del ciclo di “conversazioni”, che si terranno con cadenza settimanale, è delle professoresse Maria Consiglia Napoli e Amalia Galdi, del Dipartimento di Scienze del patrimonio culturale, quella tecnico-organizzativa è a cura di Mirò. Intanto, la Soprintendenza ABAP di Sa e Av, sempre nell’ambito delle attività comuni previste per la Candidatura Unesco della Scuola Medica Salernitana con il Comune di Salerno e le altre Istituzioni, presenterà un percorso narrativo, i video, tratti dalle immagini del Museo Virtuale che contengono la storia, i protagonisti, i saperi e le terapie della Istituzione salernitana. Nell’ambito del ciclo di conferenze proposte dall’Università di Salerno la dottoressa Adele Lagi, archeologa funzionario ABAP, terrà una comunicazione sugli scavi delle Terme di San Nicola della Palma, aspetto inedito e per la prima volta posto all’attenzione degli studiosi.
Inoltre, sarà attivato un progetto di Art Bonus e Fundraising a favore del ‘Museo Virtuale della Scuola Medica salernitana’, una strategia di avvicinamento dei cittadini al patrimonio culturale, perché donare per il patrimonio significa conoscerlo ed amarlo, con la partecipazione della “Fondazione della Comunità Salernitana onlus” di Salerno e con il supporto della Divisione Ales che gestisce e promuove l’Art bonus ed i rapporti pubblico-privato.
Tutti gli incontri si potranno seguire sulla pagine Facebook:
Salerno Cultura - Comune di Salerno
Comune di Salerno - Pagina ufficiale dell’Ente
DiSPaC - Università degli Studi di Salerno.
Trotula, la prima ginecologa. Ma non chiamatela femminista
Biografia in forma di romanzo per la donna che sapeva ascoltare il dolore. E divenne Magistra tra i dottori di Salerno
di Maria Serena Natale (Corriere della Sera, 28.12.2014)
È un mondo di principesse longobarde che impugnano la spada, di pensatori arabi che traducono testi greci, di memorie pagane che si intrecciano alla liturgia cristiana. Tempo di congiure e invasioni nel quale un drappello di mercenari può fondare una dinastia, un Papa sfidare l’imperatore, un re tradire un giuramento.
«Era l’anno del Signore 1020, il primo giorno del mese di settembre, l’ora seconda del mattino, poco dopo il sorgere del sole». La nascita di Trotula de Ruggiero è avvolta nella leggenda, come la sua vita di scienziata nell’«opulenta Salerno» dell’XI secolo. Mix di sangue normanno, longobardo e greco, Trotula vive il momento con l’intensità e l’impazienza di chi avverte la connessione tra le epoche, il senso di una ricerca personale che si salda alla grande avventura umana e si esprime nella cura del singolo istante, nel rispetto di ogni creatura. Un sentimento panico di immersione nel potente mistero della natura che rivive nel libro di Dorotea Memoli Apicella, studiosa appassionata della «medichessa» celebrata in tutta l’Europa medievale per i suoi rimedi ai mali del corpo e dell’anima, Io, Trotula (Marlin 2013, ora giunto alla terza ristampa, finalista al Premio Fiuggi Storia 2014 per la sezione Romanzo storico).
Un lavoro scrupoloso di ricucitura che fa confluire nel gioco della finzione letteraria le tracce disseminate attraverso i secoli da un personaggio spinto ai margini delle cronache ufficiali - ne fu messa in dubbio l’esistenza - ed entrato nel mito. Opera di scavo sin dal titolo, da quell’Io che pone con forza la questione dell’identità e l’urgenza di riaffermare la soggettività della prima ginecologa della storia, decisa a trasformare il sapere empirico in scienza e a far breccia nel non detto che grava sulla sessualità femminile, sottomessa al patriarcato.
Il racconto procede in prima persona dall’infanzia all’amore impossibile per Edoardo il Confessore, re d’Inghilterra tra il 1042 e il 1066, fino alla consacrazione come Magistra. L’aspirazione della protagonista a uno spazio individuale di indipendenza critica si fonde con lo sviluppo di una coscienza «di genere» fondata sulla condivisione delle intime fragilità delle sue pazienti, incapaci di dare un nome a una sofferenza che, in un sistema dove il pudore diventa strumento di potere, è fisica e psicologica. Nesso che Trotula comprende in anticipo sulla modernità.
Un approccio laico e razionale, maturato nel contesto cosmopolita della Scuola medica salernitana che vede collaborare scienziati arabi, ebrei, bizantini. Una visione trasferita nei pionieristici studi di cosmetica, nell’idea della bellezza come forza liberatrice che trova nel corpo il luogo privilegiato della scoperta di sé.
Trotula femminista ante litteram ? Fedele a un progetto di massima aderenza alla verosimiglianza storica sulle orme di Jacques Le Goff, l’autrice indaga una sensibilità estranea alle tensioni rivendicative della contemporaneità, sottraendo la narrazione della maternità al piano politico del conflitto tra i sessi per riconsegnarla a un orizzonte naturale intriso di sacra devozione che lega l’immanente al trascendente in un eterno rigenerarsi. «Non è vero - si domanda Trotula - che il sole del tramonto a volte sembra quello dell’alba?».
La storia di Trotula, la donna che curava le donne
di Clotilde Barbarulli *
Ricordo ancora il libro “Sulle malattie delle donne “ di Trotula De Ruggiero, a cura di Pina Cavallo Boggi nelle edizioni La rosa di Torino, letto nel 1979, perciò capisco la passione di Presciuttini che racconta di essersi innamorata di questa donna, come una folgorazione, nel 2005, e di aver sentito la necessità di fare ricerche, scrivendo un testo teatrale e poi il libro: intuisce infatti di trovarsi di fronte “a una delle tante amnesie che la storia riserva alle grandi figure femminili”, una scelta politica dunque.
Nei primi decenni dell’anno Mille la città di Salerno conobbe uno splendore economico e culturale, in particolare prese forma la moderna medicina. In tale contesto nasce ed opera Trotula: un’infanzia felice fra la tata Iuzzella, conoscitrice di erbe, come molte popolane, e poi un precettore, Gerardo, che deve insegnarle filosofia, matematica e letteratura. Da adolescente quando la cuoca Carminella incinta partorisce sul pavimento della cucina, capisce il potere delle donne (nonostante l’amato precettore le dica che per gli eruditi la donna è solo origine di peccato e tentazione), e dimentica il rammarico per i divieti subiti dopo l’infanzia essendo una femmina: “Non c’era libro o pensiero capace di eguagliare quel potere che Madre Natura aveva deciso di dare a quelle come me: alle donne”. Dopo la morte della madre per il parto diventa “smaniosa di sondare il mistero della salute, del sangue e della morte”: perciò - nel desiderio di capire cosa sia successo - ottiene di frequentare la Scuola di medicina, pur cercando di conoscere anche le guaritrici che usavano l’arte delle erbe e degli unguenti.
La storia di Trotula è anche un romanzo di formazione, una educazione di sé e uno sguardo al mondo. L’autrice la segue nella sua evoluzione, la incalza direi e la accompagna. Trotula, violentata in un momento di ubriachezza dal marito, che l’ama ma soffre per la sua superiorità, si stabilisce - con scandalo inaudito per l’epoca- rinunciando ad ogni privilegio nel quartiere giudaico di Salerno per curare tutti/e, ricchi e poveri, e va in giro con un solo servitore. Finisce per assistere le partorienti, e le rincresce essere considerata “poco più di una mammana” ma salva molte donne da una morte certa. Si trova a curare infezioni, insegna alle levatrici le norme igieniche, si confronta con studiosi arabi e normanni, interrogandosi sull’autopsia, allora proibita, e sulla chirurgia, applicata solo dagli ‘infedeli’ islamici di Avicenna.
Trotula parla dei rimedi per il controllo delle nascite e riflette sulla sessualità delle donne. Si occupa della cura del corpo, perché la bellezza è il segno di un corpo sano in armonia con l’universo: insegna così alla cugina Adelberga la depilazione, ed in quella casa viene ascoltata e interrogata da molte marchese e contesse su come sbiancare i denti, e come “una donna sverginata” possa sembrare vergine. Il suo punto di vista mette in crisi la tradizione e le sacre scritture (“partorirai con dolore”), soprattutto perché vuole alleviare le sofferenze del parto ed evitare la morte: Dio - ritiene - non può aver creato niente d’imperfetto, sta agli umani capire i segreti del corpo, augurandosi che un giorno la scienza possa essere del tutto libera dalla religione.
L’incontro di Presciuttini con Trotula (“Fa così la storia: ricopre i gesti di detriti, come il fiume” ) mi ricorda Anna Banti quando racconta di non riuscire a “liberarsi” di Artemisia, della sua “ostinazione a farsi ricordare”, e Christa Wolf che sente Medea chiamarla ad entrare “nel tempo di lei”. La tendenza della riscrittura del romanzo storico da parte di autrici - nel senso di un orizzonte condiviso, attento a figure di donne, al cui interno si esprimono esperienze e toni differenti - in Italia risale a Bellonci e a Banti e si arricchisce nel tempo di altri nomi con sfumature e rivisitazioni diverse (come Pariani, La signora dei porci; Corti, L’ora di tutti; Rasy, L’ombra della luna; Dacia Maraini, Marianna Ucria; Cutrufelli, La donna che visse per un sogno): una reinvenzione, se si considera che Orlando è per Anna Banti “romanzo storico per eccellenza”, perché la realtà consiste in un inseguirsi di motivi interiori, legati alla storia di un minuto o di una vita. Paola Presciuttini - che già in Comparse aveva ricreato una genealogia di donne della propria famiglia risalendo ai primi del ‘900, “una cordata di mule testarde”, e in un racconto del 2000 aveva narrato una pittrice del ‘500 - con Trotula dilata il tema di una Storia diversa raccontata da chi era stata cancellata. Se per il romanzo storico si è spesso discusso sulla necessità o meno della verisimiglianza linguistica, l’autrice ha preferito, come racconta in un’intervista, dato che Trotula parlava in latino, studiare piuttosto il ritmo della lingua, la cosmologia del tempo, facendo ricerche sugli abiti e le case.
Come scrive Anna Banti, ogni romanzo “tessuto sui dati contradditori della condizione umana” e sugli “anonimi”, costruisce “il miglior modo di fare Storia”. Il romanzo storico, sostiene, fa un’opera proustiana sulla storia: infatti sgorga dal documento storico, ma, rivisitato soggettivamente, trasfigura e ricrea la realtà, in una nuova misura di connivenza storico-letteraria. Nella ricerca attenta di “passi perduti, segni labili che il tempo non ha raccolto” e che “additavano lacune da comare, rammendi da tessere” (Banti), Presciuttini mette in luce il rapporto tra corpo e parola nel divenire donna nei tempi antichi: è un colloquio intenso con Trotula, e crea genealogia femminile, muovendosi fra il rigore e l’emozione degli affetti.
Il punto di vista è mobile, perché le voci narranti si alternano, dando un quadro vivace del Medioveo, da Trotula stessa, al marito medico, alla tata analfabeta, al precettore, alla cugina, ed offre un’immersione nel passato che intreccia - nella tensione narrativa - il senso della quotidianità e della interiorità con le idee dominanti e le vicende storico politiche. Così nell’invenzione poetica viene offerto spazio al tempo delle emozioni, dando corpo a qualcosa che si è come evaporato e perso nella Storia ufficiale.
Più che di una rivisitazione del romanzo storico preferirei parlare di scritture che effettuano un movimento critico verso la Storia ufficiale per introdurre la rugosità degli eventi e il sentire di donne, come cifra dell’alterità. Il romanzo perciò, pur partendo dal documento storico, trasfigura e ricrea la realtà, per cui il materiale d’archivio si fa avventura narrativa e umana, mettendo in risalto l’assenza e cercando di riportare la vita alla sua complessità. Così i fatti storici lievitano in quella zona d’ombra dell’interiorità dove la ‘verità’ si fa più inafferrabile, per raggiungere passioni e dolori altrimenti muti. E la distanza consente una più intensa riflessione anche sull’oggi, per il divenire donna
Presciuttini Paola:
Trotula, Meridiano zero, 2013, pp. 402, euro 18
Occhi di grano, sensibili alle foglie 1994
Comparse, tropea 1999
“Sul ponte”, Tuttestorie, 6, 2000
Non dire il mio nome, meridiano zero 2004
Trotula quasi magistra 2006 (testo teatrale)
Il ragazzo orchidea, Gaffi 2009
Anna Banti:
La camicia bruciata, Mondadori 1973
Artemisia, Bompiani 1996.
“Romanzo e romanzo storico”, Paragone, 20, 1951
Christa Wolf:
Cassandra, edizioni e/o 1984
Premesse a Cassandra, edizioni e/o 1984
* SOCIETA’ ITALIANA DELLE LETTERATE - Letterate Magazine, Parole/Visioni
RINASCIMENTO ITALIANO, OGGI: LA SCOPERTA DI UNA CAPPELLA SISTINA CON 12 SIBILLE. Sul tema, la prefazione di Fulvio Papi e parte della premessa del lavoro di Federico La Sala
Le Sibille di Contursi hanno parentele più celebri nella Cattedrale di Siena, nell’appartamento Borgia in Vaticano, nel Tempio Malatestiano di Rimini, nella Cappella Sistina di Michelangelo. La pittura disegna l’ eclettismo ermetico-cabalistico-neoplatonico rinascimentale (...)