di MATTEO TONELLI (www.repubblica.it, 03.02.2006)
ROMA - Smontare, liquidare, rendere marginale la scuola pubblica. Incentivare quella privata. Si potrebbe sintetizzare così il dossier che Legambiente dedica allo stato di salute dell’istruzione italiana dopo cinque anni di governo targato centrodestra. Pagine di cifre che analizzano i risultati prpdotti dalla riforma della scuola di Letizia Moratti e che verrano presentate domani in un convegno a Roma organizzato dal tavolo nazionale "Fermiamo la Moratti".
La riforma, assicura Legambiente, è ispirata da un preciso disegno: far funzionare sempre peggio la scuola pubblica, aprire spazi alla privatizzazione e trasformare l’istruzione in una merce appetibile per il mercato. Se questo è il fine ultimo, la strada percorsa è evidente: meno insegnanti e più alunni, più precari, tagli ai finanziamenti. Un dato fotografa la situazione: a fronte di un aumento di 107.000 alunni, legato all’ingresso a scuola di ragazzi stranieri, i finanziamenti sono rimasti identici a quelli del 2000, con un calo pro capite del 14,20%. Unico dato con il segno più, non a caso, quello degli stanziamenti alle scuole paritarie.
Le cifre di Legambiente stridono, ancor di più, se si mettono a confronto con la bassa scolarizzazione degli adulti in Italia. Quasi 11 milioni di italiani ha solo la licenza elementare, più del 40% della forza lavoro ha solo il titolo di licenza media, poco più del 23% ha un diploma. Secondo l’indagine Adult Literacy and life skill solo il 20% della popolazione italiana tra i 16 e i 65 anni è in grado di rispondere efficacemente alle esigenze di vita e di lavoro del mondo attuale, il resto è a rischio alfabetico. Numeri ben lontani dagli obiettivi fissati a Lisbona nel 2000 e di Barcellona nel 2002: assicurare che almeno il 15% della popolazione attiva ritorni in formazione.
MENO SCUOLE. Nel 2005-2006 continua il taglio delle dirigenze scolastiche inziato nel 200-2001. Ad oggi se sono state eliminate 764 (il picco nel 2002 con 742 chiusure). A stare peggio è il Friuli Venezia Giulia (-18,60%), seguita dalla Liguria (-17,08%), dal Veneto (-15,91%), Lombardia (-14,52%). In cinque anni, inoltre, sono state chiuse il 9,32% delle istituzioni scolastiche di primo grado. Per quanto riguarda gli edifici scolastici, in cinque anni la scuola per l’infanzia guadagna 73 stabili, mentre quella dell’obbligo ne perde 226. La scuola superiore, con il numero degli alunni in forte crescita, sale di 147 strutture. Il dato complessivo, però, è in calo di 26 scuole a fronte di un aumento di 107.731 alunni. Capitolo a parte merita la scuola dell’infanzia. A due anni dall’applicazione della legge 53, le scuole sono aumentate di sole 43 unità, a fronte di più di seicentomila alunni che restano nelle scuole paritarie e dei cinquantamila in lista d’attesa.
MENO INSEGNANTI, PIU’ ALUNNI. Nei cinque anni di governo Moratti si registra un aumento di 107mila a cui corrisponde un aumento di 367 classi ma anche la soppressione di 15.752 cattedre. Unico dato in positivo riguarda la scuola per l’infanzia che, però, appare sottodimensionata rispetto all’aumento degli alunni. Praticamente una sorta di taglio indiretto, sottolinea Legambiente. In aumento, anche se lieve, il tempo pieno. Ma anche in questo caso si tratta di un segno più che mal risponde alle esigenze. Nella scuola primaria, nell’ultimo anno, un aumento di 21.003 alunni porta in più solo 340 classi e 1.314 cattedre. Per quanto riguarda il tempo pieno si è passati perciò dalle 29.463 classi dell’anno scolastico 2001/02 alle 32.068 attuali. Ma l’aumento, dice Legambiente, porta ad accogliere solo lo 0,23% in più di bambini. Colpita pesantemente anche la scuola superiore che, a fronte di un aumento, nel quinquennio considerato, di 100.326 alunni acquista solo 3.813 classi e perde 8.433 cattedre, pari al 53,53% di tutte le cattedre tagliate.
MENO SOSTEGNO. È questo un aspetto che Legambiente ha particolarmente a cuore. Nelle scuole italiane ci sono 161.027 alunni disabili, con 79.513 docenti di sostegno (il rapporto è 2,02, superiore all’1,85 del 2001). In questi ultimi cinque anno numerose sentenze del Miur hanno riconosciuto,senza dubbi, "il diritto all’integrazione. Per i tribunali la pubblica amministrazione ha l’obbligo di fornire l’insegnante di sostegno per le ore richieste e ritenute necessarie per l’insegnamento. "Il quadro è evidente - scrive Legambiente - da un lato il Miur fa finta di non vedere i diritti da soddisfare, dall’altra i giudici si pronunciano in modo uniforme e condannano l’amministrazione".
I PRECARI. In cinque anni la scuola ha perso 46.229 docenti di ruolo. E, scrive Legambiente, non bastano a mitigare la precarietà del personale scolastico le 12.500 assunzioni in ruolo dell’anno scolastico 2004/2005 e le 35mila di quest’anno. Nel 2005-2006 si registrano 102.100 precari di cui 33.700 con contratto a tempo determinato fino al 31 agosto 2006, 68.400 con incarico fino al termine delle lezioni. In percentuale il 12,93% degli insegnanti è precario. Nel 2001 era l’11,62%. Note liete, invece, per le assunzioni degli insegnanti di religione cattolica: il ministro Moratti è riuscito a completare il piano: 15.383 docenti sono stati assunti. "Fatto - ironizza Legambiente - la cambiale elettorale è stata pagata".
MENO INVESTIMENTI PER LA SCUOLA PUBBLICA. Legambiente si concentra sui finanziamenti che hanno una ricaduta didattico-organizzativa. Il finanziamento più consistente arriva con la circolare applicativa della legge 440/97 per il potenziamento dell’attività scolastica. Dal 1997 al 2002 si è avuto sempre un incremento. Con la Finanziaria del 2002 comincia la politica dei tagli, fino ad arrivare alla Finanziaria del 2005 a quota: 196.990.588 (-3,35% rispetto al 2004, -27% rispetto al 2001). In calo anche le risorse per la formazione degli adulti: -24,88% rispetto al 2001. Problemi e tagli di risorse anche per le scuole carcerarie (che sono aumentate di 16 unità).
ALUNNI STRANIERI. Si tratta di un fenomeno che è quasi raddoppiato in quattro anni e che ha contribuito a compensare il calo demografico degli studenti italiani. I fondi per incentivare il lavoro degli insegnanti in sei anni sono rimasti sempre gli stessi mentre è quasi triplicata la presenza degli alunni stranieri, è aumentata dell’11,68% la presenza di alunni portatori di handicap, sono aumentate le situazioni di disagio scolastico; la dispersione scolastica nel senso ampio del termine assume dimensioni sempre più preoccupanti: lo scorso anno il 15,47% degli alunni di scuola superiore è stato respinto, il 41,15% è stato promosso con debito e gli abbandoni vanno dall1,8% dei licei all’8,5% degli istituti professionali. Fondi, quindi, destinati per intervenire, con "progetti aggiuntivi" su aree di disagio scolastico sempre più ampio. E che hanno un limite: non possono essere spesi per l’acquisto di sussidi didattici o per pagare l’intervento di mediatori culturali.
E L’INFORMATICA? Per il terzo anno consecutivo le scuole italiane non hanno ricevuto neppure un euro per l’informatica. L’informatica e la strumentazione tecnologica solo legate a precedenti leggi e non alla riforma del governo, dice Legambiente. Il primo anno di gestione Moratti ha portato un taglio del 30,07% ai finanziamenti per le nuove tecnologie. Poi più nulla: per tre anni consecutivi questa voce è del tutto scomparsa dai finanziamenti ministeriali.
LA SICUREZZA. L’investimento pro capite per la sicurezza è aumentato "ma solo perché i tagli sugli organici fanno diminuire il personale, ultimamente non più bilanciato dal notevole aumento degli studenti" dice Legambiente. Rimane il problema dello stato di salute degli edifici scolastici. "La L. 23/96 a distanza di più di 8 anni, non trova ancora completa attuazione" denuncia l’associazione che cita l’indagine compiuta dal Miur nel 2002: il 57,1% delle scuole non era in possesso del certificato di agibilità statica e di agibilità igienico-sanitaria, il 73,2% non aveva il certificato di prevenzione incendi, il 37% mancava di scale di sicurezza e il 20,6% di porte antipanico. Mentre dall’indagine di Legambiente "Ecosistema scuola 2005" emerge come non sembrino arrivati a soluzione neppure i problemi che riguardano la sicurezza ambientale. "Per il 2005 sono stati stanziati per interventi di edilizia scolastica solo 10 milioni di euro nella Legge finanziaria" dice l’associazione ambientalista. In chiusura una nota lieta: il 13 ottobre 2005 l’intesa Stato Regioni per il "Piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici insistenti nelle zone a rischio sismico, approvato dopo il terremoto del Molise. "Ma nella finanziaria 2006 nulla è stato previsto per l’edilizia scolastica" rivela Legambiente.
LE SCUOLE PARITARIE. A leggere i dati si avverte subito una diversa impostazione. Per le paritarie la cifra stanziata resta la stessa degli ultimi due anni: 527.474.475. \"Ben ampiamente al di sopra di quello che prevede la legge sulla parità scolastica" annota Legambiente. Inoltre la Finanziaria 2006 eleva a 157 milioni di euro il bonus a favore delle famiglie che scelgono la scuola privata. In un momento in cui, si legge nel rapporto, "alle scuole statali vengono tagliati i fondi per le supplenze brevi, per l’igiene e la sicurezza". (3 febbraio 2006)
Per la prima volta il ministero fornisce le cifre sui cosiddetti ’insuccessi’. L’indagine campionaria sull’anno 2005-2006 per capire cosa succede in Italia
La scuola dei dispersi e dei bocciati l’istruzione perde 130mila studenti
di SALVO INTRAVAIA *
Oltre 100 mila alunni abbandonano i banchi ad anno scolastico iniziato e 300 mila ragazzi rimediano una sonora bocciatura a giugno. Sono questi, in sintesi, i numeri della cosiddetta dispersione scolastica in Italia. Il ministero della Pubblica istruzione per la prima volta ha reso noto un quadro abbastanza completo sull’insuccesso scolastico. Lo ha fatto attraverso un’indagine campionaria sugli esiti dell’anno appena concluso (il 2005/2006) che ha il merito di fornire, oltre ai già noti tassi di bocciatura, anche le percentuali dei ritirati, il nocciolo duro della cosiddetta ’dispersione scolastica’.
"Per approfondire il tema della dispersione scolastica e descriverne le dinamiche evolutive il ministero della Pubblica istruzione ha condotto un’indagine campionaria sugli esiti degli scrutini nelle scuole secondarie di primo e secondo grado statali e non statali paritarie su tutto il territorio nazionale". Lo studio illustra la dispersione attraverso semplici percentuali che tradotte in numeri danno un’idea abbastanza precisa del fenomeno su cui il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, si è soffermato più volte in questi primi sei mesi di legislatura.
La dispersione. Oggi, gli esperti preferiscono parlare di insuccesso scolastico. Si tratta di un fenomeno dagli elevati costi economici e sociali come ha avuto modo di dire recentemente il Commissario europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo, Jan Figel: "Se dimentichiamo la dimensione sociale dell’istruzione e della formazione, rischiamo di incorrere in seguito in notevoli spese riparative". Rientrano nella contabilità dei ’dispersi’ i bocciati, coloro che abbandonano le aule scolastiche a metà anno e i cosiddetti evasori, coloro che pur essendo in età scolare (in alcuni casi addirittura in ’obbligo scolastico’) non si sono mai iscritti a scuola o non hanno frequentato neppure un giorno di lezione.
Nella statistica ministeriale è l’unica voce che manca all’appello. Nel computo dell’insuccesso scolastico, al superiore, rientrano anche gli ex rimandati, ora promossi con debito.
I dati. Secondo l’indagine effettuata su un campione di 2.305 scuole italiane (1.279 scuole medie e 1.026 superiori), nell’anno scolastico 2005/2006, 7 ragazzini della media su mille hanno preferito abbandonare gli studi a metà anno e il 3 per cento non è riuscito ad ottenere la promozione. Ma la lettura del successo scolastico, alla media, passa anche attraverso l’esito dell’esame finale. Il 63 per cento è stato promosso con votazioni medio-basse e addirittura uno su tre (il 37 per cento) col minimo: ’sufficiente’. La situazione peggiora al superiore dove i ’non ammessi’ (i bocciati) schizzano all’11,6 per cento e i ritirati al 4,2.
Enorme anche il numero di studenti che se ci fossero ancora gli esami di riparazione a settembre dovrebbe ancora conquistarsi la promozione all’anno successivo. Il 42,1 per cento dei ragazzi dei primo quattro anni è promossa con debito. Si tratta di percentuali che tradotte in numeri portano a oltre 100 mila ritirati (12 mila alla media e 90 mila al superiore) e 300 mila bocciati: 51 mila alla media e 250 mila al superiore. Quasi un milione i ragazzi del superiore ’promossi con debito’. Ma quali sono gli scogli più difficili da superare? Alla scuola media è il secondo anno il più ostico da affrontare e al superiore il primo. In Italia, sono le regioni del Sud, con in testa le Isole, a fare registrare i livelli più alti di dispersione.
I dati confermano anche la maggiore bravura delle ragazze nei confronti dei compagni di sesso maschile. Ma anche la dimensione della scuola ha la sua importanza: alla media, il numero di bocciati e ritirati aumentano al crescere del numero di alunni che frequentano la scuola. Al superiore sono i ragazzi dei licei i più bravi, con meno bocciati e ’pochì promossi con debito. Dall’indagine condotta da viale Trastevere fanno un figurone gli istituti privati. Mediamente per le medie e superiori paritarie si registrano tassi di bocciatura e di abbandono pari alla metà dei corrispondenti valori delle scuole statali. Prof più bravi e più accondiscendenti?
I costi. Se un ragazzo si ritira al terzo anno del superiore brucia oltre 15 mila euro. Costo che per ogni bocciatura cala a circa 5.100 euro. A conti fatti la dispersione scolastica costa al sistema Paese qualcosa come 3,5 miliardi di euro l’anno. Una cifra che, da sola, sfiora il 10 per cento dell’intero bilancio del ministero della Pubblica istruzione.
* la Repubblica, 22 novembre 2006