Sanità

Visita a sorpresa di Thomas Schael, direttore generale della Asl di Crotone, all’Ospedale civile di San Giovanni in Fiore - già su "il Crotonese"

Per un quadro sulle condizioni della sanità nella città florense
lunedì 16 gennaio 2006.
 

Pubblicato sul bisettimanale "il Crotonese"

Toc, toc. “Chin’eri?; vira vi’”. “T. Schael”. “Cchiri?, te sciali?”. Sabato 7 gennaio, all’improvviso, da solo, niente codazzi né pupi e col rigore tipico dell’ingegnere, il direttore generale dell’Asl 5 di Crotone è arrivato a sorpresa all’Ospedale civile di San Giovanni in Fiore. Nessuno poteva immaginare, manco in sogno, una visita tanto imprevedibile e un’ispezione così anomala, senza soffiate di compari o accordi alla vigilia. Il presidio ospedaliero locale fu setacciato dai Nas di Cosenza, non troppo lontano nel tempo, per la faccenda dello scarso utilizzo della tac. Allora, a denunciare lo scandalo dell’apparecchio, pagato miliardi da emigrati florensi in America ma lasciato alle muffe, fu il decano dei giornalisti del luogo, Saverio Basile, che scrisse e descrisse il fatto al procuratore della Repubblica cosentino, Augusto Serafini. Stavolta, fresco di nomina e con le idee ben chiare, Thomas Schael, massimo dirigente dell’azienda sanitaria crotonese, non ha perso tempo né s’è fidato delle solite rassicurazioni di circostanza, è salito in macchina, nonostante le avversità del clima, e, per onorare il mandato ricevuto dall’assessore regionale alla Salute, Doris Lo Moro, ha voluto verificare personalmente lo stato delle cose. Intanto, ha offerto un esempio di serietà professionale e dedizione al lavoro che dovrebbe servire a chi l’ha contestato solo perché tedesco. Da queste parti, lo straniero, siamo ormai in Europa, è sempre malvisto, preoccupa, disturba. Serviva un kantiano, un incorruttibile, uno capace di riordinare bilanci aziendali sballati e ribaltare un malcostume diffuso nei reparti, per rilanciare la sanità morente di questa periferia e confinarne i responsabili. E il tedesco Schael ha preso a muoversi su un doppio binario, quello dell’esperienza diretta nelle sedi e quello del faccia a faccia col personale di ruolo. Ha subito rifiutato presentazioni mediate da qualche Prospero della politica e ha lanciato un messaggio incontrovertibile all’indomani dall’insediamento: “Fatevi avanti”. Così, all’Ospedale di San Giovanni in Fiore, dove c’è voluto un po’, lo scorso sabato, per afferrare che in giro c’era proprio il capo, Schael ha chiesto spiegazioni, non sommarie, sulla storia della tac, concludendo: “Questa deve lavorare giorno e notte, sempre; se mancano operatori, si mandano nell’immediato”. Dopo, entrando nei reparti, ha pronunciato un imperativo categorico: “Qui, tutto deve essere organizzato, non esisteranno sproporzioni di personale”. Presso il servizio di cardiologia, Carlo Gatto, il responsabile, da anni rimarcava difficoltà operative dovute alle poche risorse umane e strumentali disponibili. In pediatria, la reggente, Antonia Ida Blaconà, aveva denunciato alla stampa la presenza di soli due medici e l’agonia, dunque, del reparto diretto. Aveva scritto, peraltro, a tutti i dirigenti di competenza, rilevando dannosi trasferimenti dovuti a “raccomandazioni politiche” e la violazione delle disposizioni sulla guardia attiva, senza ricevere, ha poi precisato in note ufficiali, né risposte documentate né convocazioni di sorta. Allora, i vertici della Asl 5 comunicarono alla stampa il ritorno, da primario, di Francesco Paravati, il quale rispose in camice ai giornalisti ma, in seguito, restò alla direzione del dipartimento giù a Crotone. Sempre Gatto, strapieno di lavoro, aveva sottolineato che non c’erano affatto le condizioni per monitorare e assistere le migliaia di pazienti cardiopatici del circondario. Era costretto a rinviare i casi più gravi all’attenzione dei colleghi di Cosenza o Crotone. Ne siamo testimoni. Oggi, le direttive dell’assessore Lo Moro sono inequivocabili: potenziare le strutture deputate alle indagini, evitare i ricoveri inutili, privilegiare il day hospital, migliorare l’assistenza sanitaria, ridurre i tempi d’attesa, ottimizzare i servizi forniti dai distretti. Il buco di bilancio ereditato dalle precedenti gestioni è alla ribalta nazionale. Ma quanti ammalati si mandarono, per esempio, a Montecarlo? E perché? Se il capitolo del ripensamento sull’organizzazione sanitaria a San Giovanni in Fiore fu colpevolmente chiuso dal puro menefreghismo della politica, adesso, con un magistrato assessore e un ingegnere manager, i quali stanno provando responsabilità e trasparenza, c’è da attendersi il progressivo recupero d’una situazione delicatissima, determinata da reticenze, omissioni, indifferenze, coperture, stranezze, assenteismo, sonnolenze e gravissimi ritardi. La sanità, a San Giovanni in Fiore, ha pesantemente risentito della sua posizione, tra Cosenza e Crotone. Anche se agli inizi, Schael si sta rendendo interprete d’un ambizioso progetto di ripresa che va solo incoraggiato, senza pettegolezzi o stupidi dispetti. Auguri, Thomas. Conti pure sulla nostra collaborazione.

Emiliano Morrone

nichilismopuro@libero.it


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