Dante, legalità e Costituzione sono gli argomenti delle tracce della prova di italiano per la maturità. Uscite oggi, Federico La Sala, di la Voce di Fiore, ha fondato la sua enorme impresa intellettuale sul giornale proprio muovendo dal padre della lingua italiana e dalla cultura dei valori nazionali e dello Stato. Lontano da retoriche ideologiche, La Sala ha anticipato di due anni, se vogliamo, le tracce della prova di maturità di oggi. Piuttosto, come lo stesso professore campano ha dichiarato stamani, "la Voce è stata pedagogica".
Il giornale si conferma profetico. Si sta pensando di cambiarne il nome, che potrebbe essere "la Voce di Gioacchino da Fiore".
La red-azione
VERITA, MENZOGNA, E DEMOCRAZIA. “Contro la menzogna bisogna lottare non solo per la sua intrinseca immoralità, ma per i suoi effetti distruttivi dello spazio della politica”.
Il governo censura la campagna pubblicitaria dell’Ue
FOTOGALLERY: LA "CENSURA PREVENTIVA"
di Simone Collini *
C’è una campagna pubblicitaria fatta dall’Unione europea per invitare i cittadini a votare che gli italiani non vedranno. Negli altri paesi sì, sui muri delle principali città d’Europa verranno affissi manifesti come quello raffigurante un massiccio castello da una parte e una verde siepe dall’altra, con la scritta: «Quanto devono essere aperte le nostre frontiere?».
Il Pd ha ora presentato un’interrogazione parlamentare al ministro delle Politiche comunitarie per chiedere al governo il perchè di questa censura. Il sospetto è infatti che alla base della decisione di non dare il via libera a questa campagna ci sia il fatto che non è in linea con i messaggi veicolati dal governo. «Gli italiani hanno il diritto di sapere per quale motivo il governo italiano ha rifiutato di diffondere nel nostro paese i manifesti della campagna», si legge nell’interrogazione presentata al ministro Andrea Ronchi dai deputati Pd Walter Verini, Alberto Losacco, Sandro Gozi e Jean Leonard Touad. E il dito viene puntato proprio sul manifesto dedicato al tema dell’immigrazione, così poco in sintonia con la linea dei respingimenti. Ma ce ne sono anche altri che veicolano messaggi decisamente distanti dalle politiche del governo Berlusconi.
Il Parlamento europeo ha approvato la campagna nelle scorse settimane, con il voto favorevole di tutti i gruppi, compreso il Ppe (quello di riferimento, a Strasburgo, del Popolo delle libertà). Poi i creativi si sono messi all’opera consegnando sei diversi manifesti, con messaggi tematici tradotti in 23 diverse lingue. Ma quelli con le scritte in italiano rimarranno negli armadi.
«Sembra che il ministro Ronchi, interrogato in merito, abbia definito tale campagna "inadeguata", dicendosi disposto a predisporne una propria», fa sapere Verini. «Corrisopndesse al vero», dice il deputato del Pd, «credo sia necessario ed urgente conoscere le reali motivazioni alla base di una decisione che sarebbe grave ed arbitraria. Una scelta che, alla luce anche delle posizioni di aperto contrasto assunte dal nostro esecutivo perfino con organismi sovranazionali, come avvenuto sul tema dell’immigrazione, rappresenterebbe una nuova conferma della scarsa sintonia del governo italiano con il comune sentire dell’Europa comunitaria».
* l’Unità, 22 maggio 2009
LA LAICITA’. Il pensiero libero dell’Italia moderna - una grande Italia, di cui spesso ci dimentichiamo.
Una recensione di Biagio De Giovanni del lavoro curato da M. Ciliberto, "Biblioteca laica" (edito da Laterza), con scheda - e altre recensioni.
Intervento
del Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
in occasione della celebrazione della
Giornata Internazionale della Donna
- Quirinale, 7 marzo 2009 -
Rivolgo innanzitutto il più cordiale saluto ed augurio alle donne italiane di ogni età e di ogni condizione sociale. Questa è la vostra Festa, questa è la vostra Giornata, ed è l’occasione per esprimervi la riconoscenza della Nazione, la riconoscenza delle istituzioni che molto debbono alla vostra presenza operosa, al vostro peculiare e insostituibile contributo in tutti i luoghi in cui si costruisce la convivenza civile e il benessere comune del paese.
E sono lieto che domani il ministro Carfagna possa portare anche il mio saluto alle donne che operano con le nostre Forze Armate nella missione in Kossovo.
In un giorno come questo è giusto richiamare l’attenzione in primo luogo sui passi avanti che anche nel corso dell’ultimo anno si sono fatti nel senso dell’affermazione del ruolo delle donne nella società italiana: che si sono fatti per loro merito, grazie al loro impegno. E’ qui il senso del titolo che abbiamo voluto dare a questa celebrazione dell’8 marzo: "Onore al Merito". E è molto significativa la partecipazione, stamattina, di donne brillantemente affermatesi in molteplici attività di studio, professionali, imprenditoriali, sociali, artistiche.
Non c’è dubbio, d’altronde, che la componente femminile si stia imponendo, per migliori risultati, a tutti i livelli, nel sistema di istruzione e formazione; essa, tra l’altro, si rafforza e addirittura prevale in facoltà universitarie considerate un tempo di pertinenza maschile. Abbiamo visto nell’ultimo anno come tenda a rafforzarsi, la componente femminile, nelle organizzazioni dei lavoratori e in quelle dei datori di lavoro; e tenda a rafforzarsi, sia pur lentamente, nei Consigli di Amministrazione delle aziende e nei ruoli dirigenziali. A proposito di questi ultimi, un attento sociologo ha nei giorni scorsi indicato i motivi per cui la promozione di donne a dirigenti "può essere un vero e proprio ’moltiplicatore’ dei risultati aziendali".
Non a caso, dunque, possiamo oggi consegnare onorificenze al merito della Repubblica a un’importante professionista nel campo dell’attività fotografica, alla promotrice di una coraggiosa iniziativa di sostegno dei disabili gravi e delle loro famiglie, a una ricercatrice scientifica di alto livello, ad una giovane stella della danza, a una delle non molte - purtroppo - direttrici d’orchestra, alla prima donna entrata a far parte del Direttorio della Banca d’Italia con il ruolo di Vice Direttore Generale, e ad una eminente veterana dell’insegnamento, un’insigne docente di matematica, Emma Castelnuovo, alla quale rendo speciale omaggio anche perché rappresenta, e ci ricorda, la resistenza al fascismo che oltre a privare le donne di fondamentali ed elementari diritti le costrinse, se ebree come lei, con le infami leggi razziali ad abbandonare con i loro colleghi e studenti le scuole pubbliche rifugiandosi con coraggio in un esperimento di scuola privata esclusivamente ebraica.
Le affermazioni recenti, in vari ambiti, di personalità femminili, quali quelle che ho ricordato, care amiche partecipanti, sono le luci. Ma sappiamo che restano tante ombre: in particolare, quelle della sempre modesta, molto modesta presenza femminile nelle istituzioni rappresentative e in funzioni dirigenti nel mondo della politica. Restano molte ombre sulla strada della parità salariale e innanzitutto della partecipazione delle donne alle forze di lavoro e all’occupazione complessiva. E non possiamo non chiederci in questo momento - nel contesto di una crisi finanziaria ed economica che dà segni piuttosto di ulteriore aggravamento che non di allentamento - quanto rischi di essere particolarmente colpito il lavoro femminile : tema sul quale ancora non si vede concentrarsi abbastanza l’attenzione, la riflessione, l’impegno.
Questo è il panorama generale a cui ci richiama l’8 marzo: un panorama che non può peraltro ignorare l’ombra più pesante di tutte, la vergogna e l’infamia delle violenze contro le donne, degli stupri, e di tutte le forme di molestia, di vessazione, di persecuzione nei confronti delle donne. Nel mondo e in Italia: in una parte del mondo in modi orribili, barbarici; in Italia verso donne italiane o straniere non fa differenza, ad opera di stranieri o di italiani non fa differenza.
Ha scritto ieri il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon: "la violenza sessuale contro le donne è un crimine contro l’umanità. Viola tutto quello per cui si battono le Nazioni Unite. Provoca conseguenze che vanno ben al di là del visibile e dell’immediato. L’impatto sulle donne e sulle ragazze, sulle loro famiglie, sulle loro comunità e sulle loro società in termini di vite e di focolai spezzati, va oltre ogni possibile calcolo".
Nel nostro paese possiamo dire che si stanno facendo dei passi avanti anche nel reagire a ogni sorta di violenza contro le donne e ad ogni sorta di pratiche lesive della loro dignità. Passi avanti sul piano della presa di coscienza e della denuncia, con un crescente coinvolgimento delle scuole, come ci dice il successo del concorso i cui vincitori sono stati appena premiati. E passi avanti sul piano dell’intervento legislativo e dell’azione di governo, come ci dicono le iniziative poco fa richiamate dal ministro Carfagna, alcune delle quali già ampiamente condivise in Parlamento.
Il quadro di riferimento generale per portare avanti la causa delle donne in tutti i suoi aspetti resta, più che mai, la nostra Costituzione. I valori più preziosi per le donne - libertà, emancipazione, partecipazione attiva alla vita sociale e civile, uguaglianza di opportunità, pieno riconoscimento, a parità con gli uomini, dei talenti e dei meriti - sono, lo sappiamo, il prodotto di un lungo processo di trasformazione della società, della cultura e del costume, il prodotto di una graduale maturazione della coscienza collettiva. Ma è con la Costituzione che quei valori si sono fatti principi. E diritti.
Principi cui ispirare la legislazione, la giurisprudenza, i comportamenti effettivi di molteplici soggetti pubblici e privati. Diritti da garantire, anche attraverso il ricorso alla giustizia, da rispettare nel concreto dei rapporti sociali e civili. Diritti via via sanciti dalla Dichiarazione universale e dalle Carte europee, da ultimo quella del 2000, ora integrata a pieno titolo nel Trattato dell’Unione.
Così, agli articoli 3, 29, 37 della Costituzione repubblicana hanno corrisposto nel corso degli anni la riforma del diritto di famiglia, nel segno dell’"uguaglianza morale e giuridica dei coniugi", e un gran numero di leggi, nazionali e regionali, di sentenze, di accordi sindacali, che hanno concorso a un più alto riconoscimento della condizione della donna da parte della società e dello Stato.
La democrazia si consolida, si pone al riparo da ogni rischio, si sviluppa com’è necessario, se si rafforzano il ruolo e il contributo delle donne attraverso il più conseguente rispetto e svolgimento dei principi e dei diritti sanciti dalla Costituzione. Principi e diritti che fanno della nostra Carta una Costituzione vitale, di assoluta validità in tutta la sua prima parte, anche perché aperta al nuovo, proiettata verso il futuro. Una Costituzione da richiamare non per un qualche omaggio formale ma per un convinto ancoraggio al suo dettato e al suo spirito - insomma, una Costituzione da far vivere: anche con il decisivo impulso delle donne italiane.
* Fonte: Sito della Presidenza della Repubblica
Sul tema, nel sito, si cfr. anche l’art.:
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Pubblicato nella rivista Scuola Democratica, 20 marzo 1950
.Le due prove più impegnative Montale, "Ripenso il tuo sorriso" e la Costituzione
.Attualità: condizione femminile e morti bianche. Ecco il documento del ministero
"Ossi di seppia", donne e Costituzione
Tutti i contenuti dei temi *
Ecco una piccola guida alle tracce della prima prova. Tipologia A: Montale. Tipologia B: Ambito artistico letterario: La percezione dello straniero nell’arte e nella letteratura. Ambito Socio - economico: Il lavoro e la sicurezza sul lavoro. Ambito Storico - letterario: i 60 anni della Costituzione. Ambito tecnico scientifico: Scienze e tecnologia. Tipologia C: La Donna nell’900. Tipologia D: Comunicare le emozioni con i nuovi mezzi di comunicazione.
Tipologia A (analisi del testo letterario). La traccia da analizzare è Ripenso il tuo sorriso, da Ossi di Seppia di Eugenio Montale .
"Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovinetta palma..."
1)Comprensione del testo: dopo una prima lettura riassumi brevemente il contenuto informativo della lirica in esame.
Le domande:
2) Analisi del testo:
a) Nella prima strofa il poeta espone, in una serie di immagini simboliche, da una parte la visione della realtà, dall’altra il ruolo salvifico e consolatorio della figura femminile. Individua tali immagini e commentale
b) Nel verso due ricorre l’allitterazione della r, quale aspetto della realtà sottolinea?
c) Prova a spiegare in che senso il portare con sé la sofferenza del male del mondo puo essere come dice il poeta "talismano" per un ’anima e come questa condizione possa essere altrettanto serena che quella di un’anima ingenua e non toccata dal male.
d) Nell’ultima strofa ricorrono espressioni relative sia alle condizioni interiori del poeta sia alla "pensata effige" della donna. Le prime sono riconducibili al motivo dell’inquietudine, le seconde a quello della calma. Commenta qualche espressione a tuo parere più significativa, relativa a entrambi i motivi e in particolare il paragone presente nell’ultimo verso. Analizza la struttura metrica, le scelte lessicali e la struttura sintattica del testo e spiega quale rapporto si può cogliere tra le scelte stilistiche ed il tema rappresentato.
3) Interpretazione complessiva e approfondimenti: sviluppa con osservazioni originali anche con riferimento ad altri testi il tema del ruolo salvico e consolatorio della figura femminile. In alternativa inquadra la lirica di montale nel contesto del tempo.
Tipologia B: (saggio breve o articolo di giornale)
Ambito artistico-letterario. La traccia chiede di analizzare la percezione del diverso nell’arte e nella letteratura, da Omero nell’Odissea, passando per Manzoni, Baudelaire e Pirandello.
Ambito storico-letterario. La traccia chiede un’analisi sui sessant’anni della Costituzione.
Ambito socio-economico. La traccia chiede di affrontare il tema caldo della sicurezza sul lavoro: "Il lavoro tra sicurezza e produttività".
Ambito tecnico-scientifico. Il tema è il rapporto tra scienza e società: "Quale idea di scienza nello
Sviluppo tecnologico della società umana".
Tipologia C (tema di argomento storico). Il soggetto è l’evoluzione della condizione femminile.
"Cittadinanza femminile e condizione della donna nel divenire del ’900. Illustra i più significativi mutamenti intervenuti nella condizione femminile sotto i diversi profili( giuridico, sociale, culturale) e spiega le cause e le conseguenze. Puoi anche riferirti a figure femminili di particolare rilievo".
Tipologia D (tema generale). Dalle lettere agli Sms. Una traccia viene dedicata ai cambiamenti nella comunicazione delle emozioni e alle ripercussioni dei nuovi linguaggi sulla società.
"Comunicare le emozioni. Un tempo per farlo si scriveva una lettera, oggi un sms o una mail. Così idee e sentimenti viaggiano attraverso abbreviazioni, in maniera veloce e funzionale. Non è possibile definire questo cambiamento in termini qualitativi, si può però prendere atto della differenza delle modalità di impatto che questa nuova forma di comunicazione ha sulle relazioni tra gli uomini. Quanto quella di ieri era una comunicazione anche fisica, fatta di scrittura, impronte, odori e attesa, tanto quella di oggi è impersonale e immediata. Discuti la questione proposta illustrandone, sulla base delle tue conoscenze ed esperienze, gli aspetti che ritieni più significativi".
Ansa» 2008-06-18 09:15
MATURITA’ AL VIA CON IL TEMA D’ITALIANO
ROMA - Montale, la condizione femminile, lo straniero nell’arte e la Costituzione italiana: sono queste, secondo quanto si apprende, le tracce proposte agli studenti che stamani stanno sostenendo l’esame di maturità.
E come da tradizione, le tracce erano state in parte anticipate dal tam tam dei siti studenteschi. Secondo StudentVille.it, le prime notizie sulle tracce sarebbero arrivate attraverso un sms inviato dall’interno di una scuola alle 8.07 (nickname Imthebest).
Sono quasi mezzo milione di studenti di tutta Italia alle prese stamani con la prima prova degli esami di maturità, il tema di italiano, uguale per tutti gli indirizzi. Ancora una volta sono gli istituti tecnici quelli con il maggior numero di candidati (37,8%), seguiti dai licei scientifici con il 21,5.
Aperte alle 8.30 le buste con le tracce degli argomenti, gli studenti avranno 6 ore a disposizione per terminare il proprio compito.
Moravia e Svevo, i diritti dell’uomo, i problemi ambientale, la tragedia dei morti sul lavoro, il bullismo. Sono queste le tracce per gli esami di maturità più gettonate su siti e blog dedicati agli studenti.
Per la prova d’italiano sono confermate le tipologie adottate negli anni scorsi e dunque gli studenti possono scegliere tra l’analisi di un testo letterario, la produzione di un saggio breve o di un articolo di giornale (questi due scelti tra i diversi ambiti di riferimento: storico-politico, socio-economico, artistico-letterario, tecnico-scientifico), il tema di argomento storico o di attualità. I candidati potranno consultare il dizionario di italiano e non potranno uscire prima di tre ore dalla dettatura del tema. Cellulari, videotelefonini, palmari, pc portatili e qualsiasi dispositivo a luce infrarossa o ultravioletta sono severamente messi al bando e qualsiasi collegamento delle scuole con internet stamani sarà disattivato.
Il giorno successivo, 19 giugno, è la volta della seconda prova che varia da scuola a scuola (quest’anno sono ’uscite’ come materie greco al liceo classico, greco, matematica allo scientifico; lingua straniera al linguistico; pedagogia al pedagogico; elementi di architettura all’artistico; per i ragionieri economia aziendale e per i geometri costruzioni).
Lunedì 23 giugno, infine, è in calendario la terza e ultima prova scritta multidisciplinare (minimo 4 discipline), il cosiddetto ’quizzone’. Ancora una volta sono gli istituti tecnici quelli con il maggior numero di candidati (37,8%), seguiti dai licei scientifici (21,5%).
IL MESSAGGIO DEL MINISTRO -"Vi sono vicina e vi faccio un grosso in bocca al lupo": è il messaggio del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Stella Gelmini: "Non voglio fare della retorica, e ricordare solo che l’esame di maturità è una tappa fondamentale nella crescita educativa, ma anche umana, dei ragazzi. In questo momento so bene che tra loro prevale l’agitazione e la preoccupazione. E’ normale. Anche per me è stato così. Ci tengo comunque a dire a tutti i 500 mila ragazzi che solo loro vicina".
LA SCELTA DELLE PROVE - Le tracce, come di consueto, sono state individuate da una commissione di esperti, che ha poi sottoposto una rosa di proposte al ministro per la scelta finale (la selezione, per i tempi delle operazioni, è stata fatta non dal ministro in carica, ma dal precedente).
GLI SCRITTI - Sono confermate le tipologie adottate negli anni passati: analisi di un testo letterario, produzione di un saggio breve o di un articolo di giornale (a scelta tra i diversi ambiti di riferimento:storico-politico, socio-economico, artistico-letterario, tecnico-scientifico), tema di argomento storico, tema di attualità. In calendario per giovedì, la seconda prova scritta (quest’anno è stato scelto greco per il classico e matematica per lo scientifico) mentre, con un week-end di riposo in mezzo, il 23 giugno si tornerà in classe per il terzo e ultimo scritto, il cosiddetto quizzone, messo a punto dalle singole commissioni esaminatrici che stabiliranno anche la durata della prova.
GLI ORALI - Archiviati i tre scritti, la strada per gli studenti comincia a essere in discesa. Dopo la correzione dei compiti si passa, infatti, ai colloqui svolti su argomenti di interesse multidisciplinare attinenti ai programmi e al lavoro didattico dell’ultimo anno di corso. E’ prevista la presentazione di una tesina redatta nel formato preferito, anche multimediale, e si potrà iniziare l’esame con un argomento a scelta e, negli indirizzi pedagogico-musicali, mediante l’esecuzione di un brano musicale.
DEBITI - Poiché la riforma dell’esame di maturità entrerà a pieno regime soltanto nel 2008-2009, quest’anno valgono ancora le disposizioni transitorie. E dunque, in sede di scrutinio finale, il consiglio di classe ha fatto una valutazione complessiva dello studente con la possibilità di decidere l’ammissione (motivandola) anche di candidati che presentavano valutazioni non sufficienti nelle singole discipline, tenendo conto degli sforzi compiuti per colmare eventuali lacune.
I PUNTI - La commissione dispone di 45 punti per la valutazione delle prove scritte (ripartiti in parti uguali tra le tre prove) e di 35 punti per i colloqui. A ciascun candidato é assegnato un voto finale complessivo in centesimi che è il risultato della somma dei punti attribuiti agli scritti e al colloquio e dei punti relativi al credito scolastico acquisito da ciascun candidato. Per superare l’esame è sufficiente un punteggio minimo di 60/100. Agli studenti superbrillanti che conseguono il punteggio massimo di 100 punti potrà essere concessa anche la lode, ma questa deve essere attribuita dalla commissione all’unanimità.
UOMO-DONNA: "I SOGGETTI SONO DUE, E TUTTO E’ DA RIPENSARE" (Laura Lilli, 1993)!!!
....Filosofia: parola composta, dal greco, a partire da due altre, «amore» e «saggezza». Ma queste due, una volta mescolate, a quale terzo nuovo senso danno luogo? Da due millenni e mezzo diciamo che filosofia significa «amore della saggezza». E se, invece, significasse «saggezza dell’amore»? Cosa sarebbe successo, insomma, se nella storia umana la saggezza fosse stata regolata dall’amore? - per leggere gli articoli, clicare sul rosso
Il cardinale Martini e il sogno deluso di una chiesa “nuova” *
L’81enne Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano, in una lunga intervista tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante ricerca di Dio e dentro la Chiesa, riflettendo su questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa. Proprio alla chiesa il cardinale Martini indirizza un accorato appello per una sua rapida e profonda riforma ed aggiunge che, in passato, “ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà ... Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa".
"Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa". Sono le parole del card. Carlo Maria Martini raccolte nei “Colloqui notturni a Gerusalemme", libro recentemente edito in Germania dalla casa editrice Herder.
L’81enne gesuita, già arcivescovo di Milano, tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante e travagliata ricerca di Dio, vissuta dentro la Chiesa. E confida queste riflessioni all’amico padre Georg Sporschill, anch’egli gesuita, in un testo che assume la forma del colloquio o dell’intervista. I 7 capitoli del volume affrontano questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa.
A quest’ultima Martini indirizza un accorato appello per una rapida e profonda riforma. Ad esempio, di fronte alla crisi vocazionale che investe la Chiesa cattolica soprattutto in Occidente, considera inefficaci le soluzioni proposte fino ad ora delle gerarchie. "La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea", afferma, come ad esempio "la possibilità di ordinare viri probati" (uomini sposati ma di provata fede, ndr) o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti.
Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: "Gli dissi di farsi coraggio - spiega Martini - che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti".
Se le sue tesi sull’organizzazione della Chiesa appaiono già fortemente riformatrici, ancora più avanti guarda nell’affrontare i temi etici legati alla sessualità. Critica l’Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta "in solitudine" dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti.
"Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia". Sarebbe opportuno, afferma, gettare "un nuovo sguardo" sull’argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l’omosessualità.
È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. Tra i miei conoscenti - ricorda ancora Martini - ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli". Dunque la Chiesa, invece di educare il popolo di Dio alla libertà e alla "coscienza sensibile", ha preferito inculcare nel credente una dogmatica moralistica ed acritica.
Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. La ricerca di Dio in quelle terre - peraltro, come lui stesso afferma, estremamente travagliata ed attraversata spesso da lunghe ombre - costringe a ripensare il dialogo interreligioso perché, dice, "Dio non è cattolico", "Dio è al di là delle frontiere che vengono erette".
È l’uomo che sente la necessità di razionalizzare in apparati normativi e istituzionali la gestione del sacro.
In realtà, le istituzioni ecclesiastiche "ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo". Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, "non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano". E invita: "Non aver paura dell’estraneo".
Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. "Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te". Il "giusto" - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che "pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini".
* Articolo di Giampaolo Petrucci tratto da Adista n.41 del 31 Maggio 2008
Grande il cardinal Martini! Lui è un vero uomo di Dio! Grazie per questo articolo, grazie a Giampaolo Petrucci.
Liliana Landriscina - Trani (Ba)
Santa Rita, da Mengele a Ponzio Pilato
di Lidia Ravera (l’Unità 14.06.2008)
Non c’è essere umano più inerme, vulnerabile, fragile di una persona malata. Non può appoggiarsi a nessuna delle sue sicurezze, né il prestigio sociale, né il danaro, né la bellezza o il talento. Non può cavarsela da sé, si deve affidare. E a chi si affida? A uno specialista, a un chirurgo, a un’anestesista, a una struttura ospedaliera, pubblica o privata, all’infermiera di turno. Non è più, per una fase che spera il più breve possibile, padrone della sua vita, non è più indipendente. Ha bisogno degli altri, di tutti, medici e paramedici. Saranno bravi? Saranno competenti? Sbaglieranno sulla sua pelle o faranno bene e gliela salveranno? Decide che deve fidarsi, se no diventa matto. E allora chiude gli occhi, si fa bambino,obbedisce, si sottopone alle cure, si sottomette ai verdetti.
Approfittarsi di una persona così, di una persona ridotta dalla malattia ad uno stato di minorità, è il più odioso di tutti i crimini possibili, e di crimini odiosi ne abbiamo visti e commentati tanti, in questi tempi di diffusa amoralità. Alcuni sanitari della clinica S. Rita di Milano si sono macchiati di questo crimine. Hanno fatto commercio della vita, della salute, dell’integrità fisica di esseri umani che si erano rivolti a loro per essere curati, guariti o aiutati a soffrire il meno possibile. Hanno approfittato della propria competenza e di quell’aura di mistero che spesso circonda la professione medica (a partire dalle pratiche più modeste, perfino quella di scrivere ricette, con una calligrafia - chissà perché - sempre incomprensibile) per fare i propri interessi, per guadagnare più soldi, per incassare sovvenzioni, truffando quindi i cittadini due volte, come singoli individui nella persona fisica dei malati, e come parte della collettività, perché hanno derubato lo Stato. Anche grazie alle contestate intercettazioni telefoniche (che Dio ce le conservi), sono stati smascherati e adesso, nel corso degli interrogatori, che cosa dicono a loro discolpa? «Ma io ho obbedito agli ordini».
La frase è tristemente nota. L’abbiamo sentita al Processo di Norimberga, dalla viva voce degli ufficiali nazisti che prestavano servizio nei Campi di Concentramento. L’abbiamo riascoltata quando sono saltati fuori gli abusi sui prigionieri a Guantanamo. E poi di nuovo a proposito dei “fatti di Genova”, nel corso dei processi per l’ingiustificata crudeltà con cui sono stati colpiti ragazzi inermi, colti nel sonno, dopo una legittima manifestazione. Scagionarsi dichiarando di aver “obbedito agli ordini”, se è tolerabile in guerra, e anche per questo ogni guerra va rifiutata, è del tutto ingiustificabile in tempo di pace. Figuriamoci, poi, se è accettabile nel luogo destinato a salvare vite, portare sollievo, comprendere e limitare la sofferenza!
A che cosa si deve obbedire, a chi, in una Casa di Cura? Al giuramento di Ippocrate o agli ordini del notaio Pipitone, proprietario del “negozio” in cui si commercia in carne umana? Spero che i Pm Pradella e Siciliano (due donne) non abbiano pietà per gli “obbedienti” dottori. Che li considerino per quello che sono: dei degenerati, feccia, gente marcia. Spero che li puniscano in modo esemplare, per riportare un po’ di serenità fra i vecchi, fra i malati, che, giustamente, oggi temono più la cura della malattia. Che lo scrivano sui giornali, che cosa hanno detto a loro discolpa: abbiamo obbedito agli ordini... si usava così... lo facevano tutti... non potevo mica oppormi... capirà... se non tenevamo un certo ritmo di operazioni toste, di quelle complesse e gravi, non raggiungevamo il punteggio, eravamo fuori dalla Coppa dei Marpioni, e allora addio migliaia di euro, bye bye milioni...
Eccoli qua, i nostri doctor House, i nostri eroi, eccoli “i medici in prima linea”. Nemmeno il coraggio di mettersi in ginocchio e chiedere perdono. Alla donna a cui hanno tolto un seno, rovinandole la vita, così, per qualche dollaro in più. All’anziano che hanno ammazzato perché tanto a quell’età si può anche morire e a noi fa comodo un bollino, un punto-chirurgia, un rimborso. Come i nazisti si nascondono dietro una macchina di cui sarebbero umili rotelle, come i nazisti non hanno pietà per le loro vittime. Odiano i malati come i nazisti odiavano gli ebrei? Nemmeno. Perfino l’odio sarebbe una spiegazione. Invece no.
Niente odio, qui c’è soltanto indifferenza e avidità. Hanno commesso i crimini che hanno commesso per futili motivi e ora scaricano le colpe uno addosso all’altro per viltà. È stato lui, non sono stato io, io ho visto, ma non potevo intervenire, io sono impotente, io non conto niente... bello spettacolo anche questo. Dalla teutonica follia del processo di Norimberga siamo scivolati verso il più casereccio teatrino dello Scaricabarile. Mentre la barca affonda chiunque cerca di buttare a mare tutti gli altri nel nobile tentativo di montare sull’unica scialuppa disponibile, quella degli irresponsabili, complici per inettitudine, baciati dalla grazia del menefreghismo. E salvarsi la pelle, le chiappe, la carriera, perché, in fondo, siamo tutti peccatori. Perchè il mondo, ormai, va come va... Fra Mengele e Ponzio Pilato
"Contro natura": dopo Darwin non ha senso
di Pietro Greco *
Il tema è ritornato di stringente attualità: si parli dei DICO o del Disegno Intelligente, delle relazioni omosessuali o dell’ingegneria genetica, non si fa altro che evocare il concetto di «natura» o della sua immagine speculare di «contro natura». Talvolta lei, la natura, ci è dipinta così potente (e coerente) da poter dettare le norme etiche del comportamento umano: per cui la vita in famiglia sarebbe «secondo natura» e la convivenza tra persone dello stesso sesso «contro natura». Talaltra ci viene dipinta così debole da essere incapace di generare l’uomo e/o così degenere da essere indegna di contenere l’uomo (di dare senso alla sua vita).
Cos’è, dunque, la natura? E quale ruolo l’uomo deve assegnare a se stesso nella natura? A queste domande risponde, in maniera molto pertinente, il nuovo libro che il filosofo Orlando Franceschelli ha fatto uscire per i tipi della Donzelli editore: «La natura dopo Darwin» (pagg. 200; euro 16,90). E già dal titolo Franceschelli ci dice che, dopo Charles Darwin, non è più possibile evocare a sproposito il concetto di natura.
Prima era possibile riconoscere una cesura netta e definitiva tra l’uomo e la natura, ed era possibile persino collocare «l’uomo fuori dalla natura», come fa gran parte del pensiero cristiano o come fanno, almeno in parte René Descartes (nella parte mentale) e Immanuel Kant (nella parte noumenica).
Prima era possibile considerare naturale l’ambiente che raccoglie le cose non prodotte dall’uomo e artificiale l’ambiente che accoglie le cose prodotte dall’uomo. Prima era possibile a qualcuno considerare l’uomo un sovrano ineffabile della natura contaminante e a qualche altro considerare l’uomo come il baco che corrompe la natura altrimenti incontaminata. Prima era dunque possibile immaginare sia un’«etica fuori dalla natura», capace di riscattare l’uomo dalla condizione di bestialità, sia al contrario immaginare un’«etica naturale» capace di indicare e sancire i comportamenti «contro natura».
Tutto questo, dopo Darwin e la pubblicazione nel 1859 dell’«Origine delle specie», semplicemente non è più possibile. Perché Darwin colloca definitivamente l’uomo «dentro la natura». Abbattendo in maniera definitiva sia il mito dell’«uomo sovrano della natura», sia il mito analogo e opposto dell’uomo «corruttore della natura». Di più: Darwin restituisce all’uomo la consapevolezza piena di essere prodotto e, insieme, attore di un processo di evoluzione della natura, parola che diventa semplicemente sinonimo di universo fisico. Quindi di totalità. La natura non è altro che il cosmo in cui l’uomo vive e di cui l’uomo è parte. Parte evolutiva. Parte che evolve.
Facendo questo, si dice che Darwin abbia detronizzato, contemporaneamente, l’uomo e Dio. Sottraendo al primo la condizione di «centro del mondo» e al secondo la condizione di «necessità per il mondo». In ogni caso, dopo Darwin abbiamo la consapevolezza che l’uomo agisce sempre «secondo natura», perché in tutte le sue dimensioni l’uomo è natura. E che, quindi, non esistono comportamenti «contro natura».
In natura non esiste un’etica. Non esiste un comportamento buono in assoluto che si distingue da uno cattivo in assoluto. Ma se non esiste un’«etica naturale», vengono per questo meno le basi della morale? Viene per questo meno la possibilità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male? Niente affatto. Anzi, al contrario la responsabilità umana ne viene esaltata. Nella prospettiva naturalistica - l’unica, ormai, possibile dopo Darwin - l’uomo diventa pienamente e totalmente responsabile delle sue azioni.
Il motivo è molto semplice. L’etica umana è un prodotto della cultura dell’uomo. Un prodotto, peraltro, evolutivo: cambia nel tempo e con le condizioni a contorno. Tuttavia sono state la selezione naturale e, più in generale, l’evoluzione biologica che hanno prodotto nell’uomo (e, forse, non solo nell’uomo) una capacità di formulare giudizi etici, di generare norme morali.
Se non esiste, dunque, un’«etica naturale», esiste però una naturale capacità dell’uomo di formulare un’etica (di formulare diverse griglie etiche). Per questo, lungi dal proporci un «mondo senza morale», la visione darwiniana ci propone un «naturalismo impegnativo»: l’uomo, con la sua biologia e la sua cultura, è capace di distinguere ciò che è bene e ciò che è male. E con questa sua capacità (essa sì naturale) può elaborare quei principi - che, in maniera molto profonda, Orlando Franceschelli chiama di «saggezza solidale» - su cui fondare le migliori relazioni con i suoi simili e con il resto della natura.
* l’Unità, Pubblicato il: 02.04.07, Modificato il: 03.05.07 alle ore 12.50
È il più importante mediatore culturale tra Cina e Occidente: «Da quando ho scoperto la pittura del Rinascimento sono diventato un pellegrino d’Oriente»
François Cheng: «La bellezza? È un’epifania che nasce dal dialogo con le altre culture»
di Elena Doni (l’Unità, 13.06.2008)
A pensarci bene l’unico indizio che potrebbe rivelarlo non autoctono è il suo francese. Troppo perfetto nella pronuncia, troppo insindacabile nella scelta dei vocaboli, insomma un francese troppo amato per essere madrelingua. Cioè una lingua con la quale si ha confidenza fin dalle prime parole («il pappo e il dindi») e la si storpia e la si usa distrattamente anche dopo.
Il professore, il filosofo, il poeta, l’Accademico di Francia non è infatti nato francese, ma lo è diventato in età adulta. François Cheng arrivò a Parigi a vent’anni senza conoscere una parola di francese e durante l’affollata conferenza che ha tenuto a Roma, all’ambasciata presso la Santa Sede, ha fatto cenno alla durezza dello scontro con una lingua tanto diversa dalla sua. «Possedere la lingua francese è stata per me una battaglia di tutta una vita. E alla fine sono diventato un altro, ma senza perdere la mia anima. E senza nessun senso di lacerazione: al contrario, con un sentimento di gratitudine. Io non sono che dialogo, il dialogo ci offre la sola possibilità che l’umanità possa raggiungere il suo posto nell’universo».
Patrick Valdrini, direttore del Centro culturale San Luigi dei Francesi che aveva organizzato l’incontro, gli ha posto allora una domanda elementare e monumentale: «Che consigli darebbe oggi a un immigrato?». E Cheng, un minuscolo signore di 79 anni che ha il garbo e la pazienza dei grandi maestri, ha detto: «Spesso chi va in un paese lontano a cercare lavoro, e lo trova, dice: “mi sono rifatto una vita”. Ma passa la sua vita a coltivare la nostalgia per la patria lontana. I miei primi dieci anni in Francia sono stati terribili, avevo un senso di perdizione. Ma rifarsi una vita vuol dire anche rinascere. Attraverso la lingua io sono entrato in un’altra cultura, quella francese, e poi anche in altre culture europee. Nel conoscere la migliore parte dell’Altro si conosce la migliore parte di sé». Oggi Cheng è considerato il più importante mediatore culturale tra la Cina e l’Europa. Secondo l’ex presidente della Repubblica Jacques Chirac «il suo itinerario tra Oriente e Occidente costituisce un’opera universale».
La conoscenza dell’altro da sé può talvolta costituire uno shock, racconta Cheng. Come nel 1960, quando venne per la prima volta in Italia e scoprì la pittura del Rinascimento. Da allora è tornato una ventina di volte: «sono diventato un pellegrino dell’oriente», dice. Ha studiato a fondo quel periodo storico, ha scritto una raccolta di poesie intitolata Cantos toscans. E in qualche modo si rifà a questa passione il suo ultimo libro (esaurito in Francia, non ancora tradotto in italiano) Pélerinage au Louvre: «perché, purtroppo per voi, i grandi capolavori del Rinascimento stanno quasi tutti a Parigi».
L’analisi della Gioconda, fatta alla conferenza ma contenuta anche nel libro Cinque meditazioni sulla bellezza edito in italiano da Bollati Boringhieri, parte dalla constatazione che la seduzione esercitata da questo ritratto non viene solo dall’armonia dei tratti della gentildonna, ma dal sorriso e dallo sguardo. E non è neppure giusto, secondo Cheng, davanti a un tale capolavoro interrogarsi sulla ragione del misterioso sorriso: “la bellezza è una sorta di epifania che nasce dal dialogo con l’universo. Con la Gioconda l’intenzione di Leonardo non era solo quella di rendere sulla tela i tratti di una donna. C’è stata in lui la volontà di trasmetterci il suo meravigliarsi davanti al miracolo dell’universo, quasi che la Gioconda ne fosse un’emanazione». Non è un caso, ha fatto notare Cheng, che Leonardo abbia rialzato il paesaggio raffigurato dietro la figura umana: nelle convenzioni dell’epoca la natura che fa da sfondo non supera mai l’altezza delle spalle della persona ritratta: nel caso della Gioconda invece arriva fino al livello degli occhi.
Alla domanda se l’Occidente gli abbia offerto chiavi di interpretazione che a noi forse sfuggono, Cheng ha risposto che la grandezza dell’Occidente è nata dal dualismo soggetto-oggetto, presente in tutta la nostra storia fin dai tempi di Platone: «l’osservazione dell’oggetto ha permesso lo sviluppo del pensiero scientifico, il porsi come soggetto ha dato vita al diritto e alla libertà. E anche alla meraviglia della ritrattistica, che la pittura cinese invece non conosce». Ma sulla quale Cheng ha scritto un libro illuminante.
Nato in una famiglia di letterati (i suoi genitori furono tra i primi borsisti cinesi negli USA, e il padre fu uno dei fondatori dell’UNESCO), arrivò in Francia nel 1949, senza conoscere una parola di francese, esule dalla sua patria e spinto dalla passione per la cultura francese. È entrato nella carriera universitaria a partire dagli anni ’60, all’École des langues orientales, cimentandosi anche in traduzioni di poesia, e traducendo in cinese Baudelaire, Rimbaud, Apollinaire, Char e Michaux.
Naturalizzato francese nel 1971, ha cominciato a pubblicare in francese abbastanza tardi, inizialmente sulla pittura cinese, poi anche opere di poesia. Successivamente, valutando di aver raggiunto l’esperienza sufficiente, è passato a scrivere romanzi.
Nel 2001 François Cheng è stato insignito del Grand Prix de la francophonie dell’Académie française. Il 13 giugno 2002 è diventato il primo asiatico eletto tra i membri dell’Académie française. È membro dell’Haut Conseil de la Francophonie. (Wikipedia)
Le false favole europee
di Barbara Spinelli (La Stampa, 15/6/2008)
Quasi tutte le parole che descrivono la bancarotta del referendum irlandese sull’Europa suonano false e fanno pensare a quel che Macbeth dice del mondo, quando viene a sapere che la sposa è morta: come la vita, anche le parole sono «una favola narrata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla».
Non significa nulla lamentare con enfasi la democrazia assente nell’Europa, la sua lontananza dai popoli, perché l’Unione non è uno Stato pienamente funzionante, con cui i popoli sono in vero rapporto dialettico. È un edificio ancora da fabbricare o comunque completare, anche se le nostre società sono già europeizzate e le leggi nazionali soggiacciono in larga misura a quelle comunitarie. Il Trattato di Lisbona non è d’impedimento alla democrazia e anzi l’accentua notevolmente, coinvolgendo più che in passato il parlamento europeo e anche i parlamenti nazionali. Gli avversari odierni del trattato, come quelli che osteggiarono la costituzione nel 2005, lo sanno alla perfezione ed è contro questi miglioramenti che si battono. Si battono contro l’accresciuto potere di decisione affidato al parlamento europeo in 40 nuove politiche, e perfino contro la maggiore influenza dei deputati nazionali. Lottano contro la votazione diretta dei futuri presidenti della Commissione: pur proponendoli, gli Stati devono, secondo il trattato, tener conto degli equilibri creatisi nelle elezioni europee.
E’ una favola che non significa nulla dire che l’Europa viene regolarmente bocciata perché non ha peso su questioni cittadine vitali. Il trattato di Lisbona è colmo di difetti (ha cancellato la parola costituzione e i simboli di un soggetto politico nuovo) ma i progressi non sono trascurabili: il trattato unifica le politiche di sicurezza, immigrazione, terrorismo. In questi come in altri ambiti sostituisce all’unanimità il voto a maggioranza, il che vuol semplicemente dire che comuni politiche europee divengono realizzabili, come già accade nell’agricoltura, nel commercio, nella moneta. I propagandisti del No mentono sapendolo: denunciano un’Europa assente su immigrati o sicurezza, e uccidono la possibile sua presenza. Questo vuol dire che non vogliono affatto quello che pretendono. Vogliono preservare un potere, anche se ormai irrilevante. Come gli uomini impagliati di Eliot, hanno le mascelle spezzate di regni perduti: regni che si spengono «non già con uno schianto ma con un lamento».
È una favola che non significa nulla ripetere, come automi addestrati, che l’Europa è incapace di comunicazione. Della comunicazione sono responsabili i comunicatori, i destinatari della comunicazione, e chi è in mezzo: i media. I referendum falliti segnalano che la catena non ha funzionato, che nelle mani del popolo è stato messo quel che politici e media non sanno maneggiare. Il giorno prima del voto irlandese, Rai 1 neppure nominava un referendum che riguardava 490 milioni di europei. Il giorno dopo era perentoriamente sapiente su quel che aveva ignorato. Molto spesso i plebisciti danno risposte a domande che nel quesito referendario neppure son formulate: è il motivo per cui democrazie memori di referendum liberticidi, come la Germania, li vietano.
Non meno insignificante è la favola sull’identità europea inesistente: narrata da chi, dell’Unione, non scorge il nuovo, inedito incrociarsi tra locale, nazionale, soprannazionale. Tra costoro Marcello Pera: interrogato da Giacomo Galeazzi su La Stampa, piange l’Europa atea «giustamente punita». L’Europa è fatta di molte identità, lo dimostra proprio il referendum. In Irlanda hanno votato contro cattolici spaventati da aborto e eutanasia, ma anche anticapitalisti non religiosi. L’Europa sarà sempre più meticcia: l’intera sua storia è un Bildungsroman, un romanzo di formazione che ci educa al coesistere di più appartenenze (etniche, culturali, religiose). Obama somiglia a tale romanzo più di quanto gli somigli Pera.
È insignificante poi la favola che indica colpe e difetti delle istituzioni soprannazionali di Bruxelles. Nel trionfo dei No non c’è un responsabile ma ce ne sono tanti, e Bruxelles è il meno colpevole. Responsabili sono Stati, partner europei e atlantici, classi dirigenti, elettori. Questi ultimi non vanno vituperati ma giudicarli non è blasfemo.
Non significa nulla infine parlare di rottura e chiusura di un’epoca eroica. L’epoca eroica dell’Unione non è conclusa, i compiti oggi non sono meno grandi di quelli del dopoguerra. Ieri era questione di pace e guerra, dopo due smisurati conflitti. Oggi è questione del peso di questo continente nel mondo, della penuria planetaria di cibo ed energia, della catastrofe climatica, del conflitto fra culture. Ancora non è stata escogitata sul pianeta una costruzione politica capace di superare le inadeguatezze dei vecchi piccoli Stati-nazione, e l’invenzione dell’Europa resta un unicum esemplare.
Non è dunque l’Europa federale che naufraga periodicamente ma l’Europa dei falsi Stati sovrani: a Parigi, L’Aja, Dublino. Rischia il naufragio anche a Roma, dove un cruciale partito governativo, la Lega, imita il No irlandese (anche se i partiti principali a Dublino erano per la ratifica). La divisione sull’Europa è ben più grave dei contrasti su Afghanistan e Usa nel governo Prodi, non fosse altro perché la disapprovazione di Bush è diffusa in America e nel mondo: l’elogio del «clima più costruttivo» fatto dal Quirinale suona come una critica gratuita a Prodi. I giornali che hanno dilatato per due anni tali contrasti hanno appena accennato all’offensiva leghista contro l’Europa.
Una cosa poco promettente è che gli europei sembrano non imparare dalle crisi, nonostante quel che si dice su disastri e colpe felici. I disastri sono istruttivi solo per uomini con forte senso del futuro, del bene comune. Jean Monnet ad esempio diceva che «le crisi sono grandi opportunità»: di rompere col passato, di tentare il nuovo («Nulla è pericoloso come la vittoria», ripeteva). Alla Francia il referendum non ha insegnato molto. Pochi giorni prima del referendum, il ministro degli Esteri Kouchner ha vilipeso, sprezzante, gli irlandesi. Ha facilitato il No: per incompetenza, ignoranza, megalomania francese, come quando Chirac insultò gli europei orientali nel 2003. Comunicare bene e astutamente vuol dire parlar chiaro, ma non a vanvera.
In realtà non siamo di fronte a una storia eroica che finisce ma a una grande illusione che continua. L’illusione che gli Stati-nazione possano farcela da soli, in un mondo dove ciascuno dipende dal vicino e dal lontano. L’illusione che sia sovranità autentica, quella che Stati promettono di custodire. Tale sovranità non esiste, l’Irlanda lo conferma. Il militante più potente dei No è un ricchissimo industriale, Declan Ganley, che s’è preparato dal 2007 fondando l’associazione Libertas. Libertas riceve finanziamenti ingenti da neo-conservatori Usa e dal Foreign Policy Research Institute di cui Ganley - presidente di una ditta Usa specializzata in contratti bellici privati - è membro da anni: lo ha ricordato venerdì in un convegno parigino l’europeista liberal-democratico inglese Andrew Duff. Così come la natura, anche l’Unione ha orrore del vuoto. Quando non siamo noi a farla, è fatta da altri: in particolare, da chi teme l’Europa-potenza e vuol estrometterla.
Eppure di tutte queste parole false sono tanti a bearsi, compiacendosi del nulla. Chi resiste come Giorgio Napolitano o la Commissione o Sarkozy e la Merkel dice che un’avanguardia deve insistere, e pragmaticamente proseguire le ratifiche. Saggio consiglio, ma tutt’altro che pragmatico. Qui urge ancora un po’ d’eroismo. I più determinati oggi non sono gli eroi ma i rinunciatari, i pavidi, gli uomini impagliati di Eliot: «La sanguigna marea s’innalza e ovunque / annega la cerimonia dell’innocenza; / i migliori mancano d’ogni convincimento, / mentre i peggiori son colmi d’appassionata intensità».
Leopardi figlio di Galileo
Un libro di Gaspare Polizzi sul legame tra lo scienziato e il poeta
di Pietro Greco *
C’è un filo rosso che lega la storia della grande letteratura italiana, da Dante a Galileo fino a Giacomo Leopardi. Questo filo rosso - anzi questa «vocazione profonda» - diceva Italo Calvino, è la filosofia naturale. Qui tre grandi - e poi lo stesso Calvino - hanno considerato «l’opera letteraria come mappa del mondo e dello scibile».
Cosicché tra la grande letteratura e la scienza, in Italia, non c’è mai stata quella separazione denunciata cinquant’anni fa da Charles Percy Snow nel suo famoso libro sulle «due culture». Ma c’è stata una reciproca influenza? Quanto la figura di Dante ha contato per Galileo? E quanto Galileo ha pesato su Leopardi?
Alla prima domanda si può rispondere di sì: chi è venuto dopo si è lasciato influenzare dal grande che lo ha preceduto. Basti ricordare, per quanto riguarda Galileo, che la sua carriera accademica è iniziata virtualmente nel 1588, con le "Due lezioni all’Accademia Fiorentina circa la figura, sito e grandezza dell’Inferno di Dante", il ventiquattrenne figlio del musicista Vincenzio dimostra di essere sia un valente matematico che un profondo conoscitore del Sommo Poeta.
Per quanto riguarda l’influenza che lo stesso Galileo avrà su Leopardi abbiamo prove meno evidenti. Nelle sue opere il poeta nato a Recanati non cita spesso lo scienziato nato a Pisa. Eppure è possibile dimostrare che «la figura e l’opera di Galileo [hanno un ruolo decisivo] sulla filosofia di Leopardi e sul suo stile». L’affermazione è di Gaspare Polizzi. E gli argomenti, solidi e documentati, a favore della sua impegnativa tesi sono contenuti nel libro, «Galileo in Leopardi» (pagine 220, euro 22,00) che lo storico della scienza in forze all’università di Firenze ha da poco pubblicato presso la casa editrice Le Lettere.
Gaspare Polizzi ha passato in rassegna con grande rigore tutta l’opera di Leopardi alla ricerca di tracce, dirette o indirette, che riconducono a Galileo. Giungendo, a nostro avviso, a tre conclusioni di grande rilievo e a una considerazione che riteniamo di stringente attualità.
La prima conclusione finora niente affatto scontata è che, malgrado il nome dell’"Artista Toscano" (le definizione è del poeta John Milton) ricorra relativamente poco negli scritti di Leopardi - tranne in quelli resi pubblici della "Crestomazia della Prosa" e in quelli inediti dello "Zibaldone" - la presenza di Galileo nel pensiero e persino nello stile del poeta di Recanati non solo c’è, ma è addirittura decisiva.
Leopardi, infatti, non solo ha letto Galileo e le opere su Galileo. Ma lo considera: il più grande fisico di tutti i tempi; un filosofo di primaria importanza nella storia del pensiero umano; e, insieme a Dante, appunto, il più grande rappresentante della letteratura italiana. Galileo è «per la sua magnanimità nel pensare e nello scrivere» un (forse "il") modello per Leopardi.
La seconda conclusione documentata da Gaspare Polizzi è che Giacomo Leopardi, pur conservando, questa sintonia di fondo con Galileo, modifica e aggiorna e affina nel tempo i suoi giudizi sullo scienziato toscano. Gaspare Polizzi è così abile da mostrarci come Leopardi scopre nel tempo Galileo. Quali opere legge. E da quali è particolarmente colpito.
La terza conclusione è che, per quanto grande e addirittura decisiva sia l’influenza che Galileo esercita su Leopardi, l’epistemologia del poeta di Recanati non si esaurisce totalmente in quella dello scienziato pisano. Anzi, vi sono talvolta delle differenze. Entrambi, certo, considerano lo studio della natura, attraverso certe dimostrazioni e sensate esperienze, il nuovo modo, superiore, di filosofare intorno ai fatti del mondo fisico. Ed entrambi credono nella "potenza della ragione", capace di leggere il libro della natura e superare le false credenze degli antichi. Tuttavia Leopardi insiste molto più di Galileo sui limiti della conoscenza umana anche sui fatti della natura e, dunque, sulla relatività delle verità scientifiche. Ha un’attenzione per la matematica e per il suo valore epistemologico molto meno marcata dello scienziato toscano. E, più di Galileo, focalizza la sua attenzione sulla complessità del mondo. Anzi, per dare risalto a questa sua visione molto articolata del mondo fisico - dove piccole cause all’apparenza insignificanti possono produrre grandi effetti - Leopardi non esita a "tirare" fino a distorcere il pensiero di Galileo.
Galileo, dunque, ha una grande influenza su Leopardi. Ma, come sempre accade con i giganti che salgono sulle spalle di giganti, Leopardi ha una lettura critica e personale di Galileo.
C’è, infine, una ultima considerazione che ci propone il libro di Gaspare Polizzi e che ha un qualche riverbero nell’attualità. Nei suoi scritti Leopardi mostra una certa riluttanza a parlare della teoria copernicana e opera delle censure abbastanza sistematiche sul "processo a Galileo". Uno dei motivi, scrive Polizzi, è da attribuire al conflitto a distanza con il padre intorno alla legittimità della proposta galileiana. Ma, probabilmente, c’è anche una certa ritrosia - forse un vero e proprio timore - del giovane di Recanati ad assumere posizioni non conformi alla lettura che la Chiesa cattolica a due secoli di distanza fa del «processo a Galileo».
* l’ Unità, Pubblicato il: 29.04.08, Modificato il: 29.04.08 alle ore 19.49
ETICA E POLITICA
di Francesco Comina *
Solitamente quando la politica incontra l’etica per la strada non la riconosce o se la riconosce si gira dall’altra parte per non salutarla. È successo poche volte di vederle passeggiare insieme in città, province, nazioni. Sono le volte in cui la civiltà ha fatto un passo in avanti progredendo.
Oggi l’etica è sempre più un affare interno alla filosofia o ad un senso individuale di vita che cerca, in qualche modo, di porsi in relazione con gli altri. La politica avanza inesorabilmente nei territori bigi di un mondo chiuso nel suo individualismo esasperato. Prime vittime: gli altri (immigrati, clandestini, nomadi, vagabondi, accattoni, prostitute, barboni...).
L’ordine post-moderno rassomiglia sempre più al panottico descritto da Jeremy Bentham alla fine del Settecento, ossia un carcere di sorveglianza in cui i controllati (ossia i prigionieri) non possono mai vedere il guardiano che li controlla. Ogni elemento “altro” che in qualche modo cerca di entrare nella fortezza occidentale deve fare i conti con l’occhio del sorvegliante che tutto vede. E se l’altro è indesiderato per il semplice motivo che è “altro” a tutti gli effetti (e quindi clandestino) viene automaticamente represso, condannato, incarcerato.
Un grande filosofo francese, Renè Girard, ha descritto in modo arguto lo sviluppo della violenza mimetica, ossia la violenza che nasce dalla rivalità fra due o più persone. Quando questa violenza si compatta in forma etnocentrica, di autodifesa di un gruppo, allora esplode la rabbia verso il capro espiatorio, colui che per una infausta coincidenza di destino si trova ad essere tacciato come il nemico da abbattere.
Oggi i nemici della politica dominante sono i figli della globalizzazione, i migranti che fuggono la fame, la sete, la miseria o la guerra. Fuggono dal sud, dall’est, dall’ovest, arrivano sulle carrette dei mari stracolme o appollaiati sotto i tir per non farsi vedere, fanno viaggi allucinanti scappando di frontiera i frontiera, vengono per partecipare al grande banchetto delle risorse. Ma guai a loro per tanto coraggio. L’ordine ha deciso di espellerli, il panottico di chiuderli nelle sue mura per controllarli.
Certo che le grandi migrazioni portano con sé problemi di ordine pubblico. Anche gli italiani che sono emigrati nelle terre del Nuovo Mondo hanno portato, insieme al loro coraggio e alla loro capacità lavorative, una percentuale di delinquenza, di insicurezza e di inadattabilità a stare nelle regole del gioco. Ma non per questo sono stati rifiutati, perseguitati, cacciati. Le regole sociali vanno rispettate e la delinquenza repressa fermamente ma ai poveri vanno date delle chance per vivere meglio, vanno aiutati a risollevarsi per riscattarsi. Non può la politica abdicare al suo cuore profondo che è la premura per le sorti del cittadino (la polis dell’antica Grecia) e a maggior ragione se questo cittadino è un “vulnerabile straniero”.
Emmanuel Lévinas è forse il filosofo più importante del Novecento. L’etica per lui si manifesta con la rivelazione del volto dell’Altro. Nel momento in cui l’altro si mostra, con il suo volto in carne ed ossa e questo volto solleva in noi un enigma, a quel punto si rende esplicita l’etica, ossia, il farsi carico della vita degli altri.
Oggi viviamo il tempo di una eclissi della politica intesa come etica e il trionfo di una politica fatta di divieti, di condanne, di clausole rigide e impermeabili. Gli altri sono rifiutati a priori, come elementi di disturbo di un ordine sociale che sempre più diventa chiusura etnocentrica. Non è un problema unicamente di posizionamento ideologico. È un problema generale, culturale. È la politica senza etica che non sa farsi carico del volto d’altri. In fin dei conti questa è la pace: accoglienza del volto altrui. Rifiuto del volto: questa è la guerra.
Francesco Comina
(Ansa)» 2008-06-07 13:23
MATURITA’: DOPO L’ULTIMA CAMPANELLA, ORA IL COUNT DOWN
ROMA - Ultima campanella per la gran parte degli studenti italiani: ma non per tutti la fine delle lezioni coincide con l’inizio delle agognate vacanze estive. Quasi mezzo milione di ragazzi (poco piu’ di 496 mila ragazzi) dovra’, infatti, affrontare l’esame di maturita’.
Ancora una decina di giorni di studio e ansia e poi si comincia. L’ora ’’x’’ scattera’ il 18 giugno con la prima prova scritta, il tema di italiano, uguale per tutti gli indirizzi di studio. Il giorno successivo e’ in calendario il secondo scritto (quest’anno greco per il classico e matematica per lo scientifico) e per il 23 giugno, con il consueto week end di respiro in mezzo, e’ in programma il terzo e ultimo scritto, il cosiddetto ’quizzone’, messo a punto dalla singole commissioni.
Dopo la correzione delle prove scritte si procedera’ con gli orali. Quest’anno i candidati esterni saranno 24.885, e gli ’’ottisti’’, quelli ammessi per merito con un anno di anticipo, raggiungono appena quota 86. 12.000 i candidati stranieri. Intanto, si consumano i riti di sempre. A cominciare dalla caccia al commissario esterno. Il sito Studenti.it ha varato anche quest’anno il ’’cercapof’’, un database, con migliaia di docenti schedati e descritti dai loro alunni con dovizia di particolari su ’’pallini’’ e metodi di interrogazione mentre Skuola.net assicura la solita maratona la notte prima degli esami, una no-stop sul web per condividere dubbi e fughe di notizie, piu’ immaginarie che vere.
La Treccani ha messo on line una mole di materiali utili nelle varie discipline e su tanti portali gia’ da giorni e’ partito il toto-tema, un’esercizio che, in molti casi, coinvolge gli stessi prof. Le previsioni sono ad ampio raggio: si va dal rapimento di Aldo Moro (quest’anno 30mo anniversario), al 60mo della Costituzione, dalla rivolta dei monaci tibetani, alla questione ’mutui’. E ci si avventura anche sulla versione di greco dando come ’altamente probabili’ Tucidide e Demostene. Si moltiplicano anche i sondaggi. E se un’indagine del Corriere dell’universita’ rivela che per uno studente su tre il passaggio piu’ temuto e’ la prova orale, una’altra inchiesta di Studenti.it ha scoperto che, a pochi giorni dal temuto appuntamento, il 30% dei maturandi sta studiando meno di un’ora al giorno e appena il 5% del campione intervistato sta chino sui libri per oltre 10 ore al giorno.
La tormentata questione dei debiti scolastici, appena chiusa dal ministro Gelmini con una circolare che ribadisce l’esistente e chiarisce una volta per tutte che le carenze scolastiche vanno recuperate entro il 31 agosto, sfiora appena l’esercito dei maturandi. Poiche’, infatti, la riforma dell’esame di maturita’ entrera’ a pieno regime soltanto nell’anno scolastico 2008-2009, quest’anno valgono ancora le disposizioni transitorie. E dunque, in sede di scrutinio finale del corrente anno scolastico, il consiglio di classe procedera’ a una valutazione complessiva dello studente e potra’ anche decidere l’ammissione (motivandola) di candidati che presentano valutazioni non sufficienti nelle singole discipline, tenendo conto degli sforzi compiuti per colmare eventuali lacune.
A un mese dall’inizio degli esami, la community dei maturandi si cimenta con le previsioni Svevo, Pirandello e Verga per la letteratura, rifiuti e morti bianche per l’attualità
Maturità, conto alla rovescia
su internet parte il toto-tema
di SARA FICOCELLI *
ORMAI è un classico. Il "toto-temi" impazza con l’avvicinarsi della data degli esami di maturità e gli studenti dedicano più tempo a pensare a quale traccia uscirà, piuttosto che a studiare. Pettegolezzi, ipotesi, fantomatici scoop. Con l’immancabile "soffiata", data per certa fino al giorno prima, e quasi sempre smentita dalle tracce della prova scritta.
Occhio agli anniversari. Internet diventa un calderone di consigli, risate e fifa malcelata. Il sito Studenti.it detiene lo scettro di stella polare più "cliccata" dai maturandi. Secondo i suoi amministratori, gli autori più papabili per il testo di prosa sarebbero Svevo, Pirandello, Moravia e Calvino, che non escono da anni. Per il tema di italiano si vocifera di possibili tracce sul sequestro Moro e sul Sessantotto, confidando nei rispettivi anniversari che ricorrono quest’anno. Senza dimenticare quelli della Costituzione italiana e dello Stato di Israele.
Tucidide, Gore e crisi dei mutui. Per la versione di greco gli autori in pole position sarebbero Tucidide e Demostene e tra gli argomenti di attualità le Olimpiadi, la questione tibetana, il premio Nobel Al Gore e l’inquinamento. Qualcuno suggerisce tracce su crisi petrolifera, crisi dei mutui, morti bianche sul lavoro, bullismo, legge 194 e sicurezza informatica.
I consigli degli "esperti". Un’occhiata ai nickname che popolano i forum contente di cogliere spunti preziosi. E, volendo, di scaricare temi belli e pronti. Moribond, ad esempio, suggerisce di stare in guardia con Ue, situazione dei rifiuti e pena di morte ("Occhio ragazzi, ci sono novità! L’Italia propone di abolirla in tutto il mondo e gli Usa ci ridono in faccia... e hanno ragione!"). Caramellina90 ribadisce l’importanza dell’anniversario dei sessant’anni della Costituzione mentre Romantique mette a tutti una diabolica pulce nell’orecchio: e se uscisse un tema sull’immagine politica ed economica del nostro Paese all’estero? Conquistatorea è invece lapidario: "Secondo me esce qualcosa su Napoli e sulla caduta del Governo".
I riferimenti più accreditati. Il sito Maturando.net, che l’anno scorso azzeccò con mesi di anticipo l’autore della traccia di latino è, insieme a Studentville.it, un altro dei fari illuminanti del web. Sulla pagina di apertura campeggia un banner che recita: "Basta studiare / è ora di copiare / da oggi puoi copiare / senza farti sgamare". Seguono le consuete diatribe sul toto-autori. Pirandello e Verga, Foscolo e Svevo per la prova sull’analisi del testo, Costituzione, Ue, razzismo e salvaguardia dell’ambiente per le tracce di attualità.
Dubbi e risposte. Il meglio di sé i teenagers lo danno su Yahoo Answer, moderna fucina di creatività e altruismo, agorà virtuale dove gli utenti si rimboccano le maniche e passano interi pomeriggi a chiarire dubbi. Alla domanda di Rosalia, "quali saranno le tracce?", Iostosopralenuvole risponde prontamente "Pirandello, Svevo e Manzoni", mentre Demoniaco si mostra meno disponibile ("Fammi indovino e ti renderò ricca..."). Secondo Sally46, "di sicuro no Dante", e Aristo66020 avverte: "Attenzione anche ai cosiddetti articoli di fondo dei quotidiani, che in questi ultimi tempi solleticano assai le varie Commissioni".
Il supermarket dei temi. Sul sito Atuttoscuola.it si possono trovare ben 221 temi svolti, suddivisi per argomento e ordinati in ordine alfabetico, dalla A di aborto alla V di violenza. Mentre su 2008-maturita.blogspot.com c’è un elenco dettagliato dei possibili gadget utili per sostenere l’esame. Il primo è la Penna Magica: 15 euro per scrivere con inchiostro trasparente e luce illuminatrice e leggere parole invisibili. Poi, un cd di preziose informazioni. Infine, la Penna Bigliettino, dotata di soluzioni "incorporate".
Oltreoceano la salvezza? Su Atuttonet.it qualcuno ricorda che è possibile ottenere le tracce gratis dall’Australia, dove nelle città a maggiore densità di popolazione italiana i titoli dal ministero italiano dell’Istruzione arrivano un paio di ore prima rispetto all’Italia, per via del fuso orario. Monster però ricorda che "è assolutamente illegale, meglio rimanere nella legalità".
E i prof spifferano. La lotteria dei pronostici coinvolge comunque anche i professori che, nonostante la diffidenza degli alunni, sono i primi ad avere a cuore le sorti degli studenti quasi giunti al traguardo. Secondo Giovanna Palazzolo, docente di Italiano presso l’Istituto tecnico per geometri "E. Santoni" di Pisa, "è molto probabile che esca un tema su Svevo, sono anni che lo aspettiamo e forse questa sarà la volta buona. Quanto all’attualità, è possibile un tema sui rifiuti e sulle questioni ambientali, tenendo conto della situazione di Napoli. Ma sono supposizioni, fare previsioni attendibili è impossibile". Marina Sambiagio, che insegna Storia e Filosofia al Liceo Classico "Giulio Cesare" di Roma, è scettica sull’ipotesi sequestro Moro: "A scuola abbiamo ricordato il trentennale invitando il regista Marco Tullio Giordana e il giornalista Sergio Zavoli. Sarebbe bello se uscisse un tema del genere, ma finché non sarà stata scoperta la verità dubito che Moro sarà oggetto d’esame".
Insomma, è ancora tutto da vedere. E da studiare. Senza dimenticare, come dice il ciclista Lance Armstrong, che "tutto è possibile. Possono dirti che hai il 90% di possibilità, o il 50, oppure l’1. Ma ci devi credere. E devi lottare".
* la Repubblica, 19 maggio 2008.
Ansa» 2008-05-15 17:06
MATURITA’ 2008, GIA’ COMINCIATO IL TOTO TEMI
ROMA - Manca meno di un mese alla fine della scuola è già su internet impazza il ’toto temi’’. Sono numerosi i siti dedicati agli studenti che già ipotizzano le tracce per le prove della prossima maturità.
Secondo Studenti.it per l’analisi, potrebbe uscire un testo in prosa e Italo Svevo, Pirandello, Moravia e Calvino, autori che non escono da molto tempo.
Per il tema di italiano il rapimento di Aldo Moro e i moti studenteschi del ’68 sono gli argomenti che hanno piu’ sostenitori. Anniversari importanti ricorrono però anche per la Costituzione italiana e per lo Stato di Israele.
Per la versione di greco gli autori in pole position sono Tucidide e Demostene che mancano dagli esami di maturità da molto tempo. Infine gli argomenti di attualità: olimpiadi e questione tibetana, il premio nobel Al Gore e l’inquinamento, crisi petrolifera, crisi dei mutui, le morti bianche sul lavoro, bullismo, la legge 194 sull’aborto e la sicurezza informatica
Maturità 2008, scelte le materie per la seconda prova scritta
Greco al classico, matematica allo scientifico, architettura all’artistico *
Greco al Liceo classico; matematica al Liceo scientifico; lingua straniera al Liceo linguistico; pedagogia al Liceo pedagogico; elementi di architettura al Liceo artistico: sono queste alcune delle materie scelte per la seconda prova scritta degli esami di Stato 2008 e contenute nel decreto firmato dal ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, che individua, tra l’altro, anche le materie assegnate ai membri esterni.
Le prove scritte dell’esame di maturità dell’anno scolastico 2007/2008 si terranno il 18 giugno (prima prova) e 19 giugno (seconda prova).
In particolare per la seconda prova scritta sono state selezionate, per i licei:
liceo classico, greco;
liceo scientifico, matematica;
liceo linguistico, lingua straniera;
liceo pedagogico, pedagogia;
liceo artistico, elementi di architettura.
Per gli istituti tecnici e professionali sono state scelte materie che, oltre a caratterizzare i diversi indirizzi di studio, hanno una dimensione tecnico-pratico-laboratoriale. Per questa ragione la seconda prova può essere svolta, come per il passato, in forma scritta o grafica o scritto-grafica o scritto-pratica, utilizzando anche i laboratori dell’istituto.
Le materie proposte sono:
per l’indirizzo ragionieri, economia aziendale;
per l’indirizzo geometri, costruzioni;
nei tecnici per programmatori e in quelli per periti aziendali, ragioneria, Tecnica professionale, amministrativa, organizzativa, operativa;
nei tecnici industriali, elettronica e telecomunicazioni, meccanica, tecnologie chimiche.
In questi ultimi istituti, come in quelli professionali, prevalgono sia le materie tecnologico-laboratoriali (meccanica, elettronica, elettrotecnica, telecomunicazioni e impiantistica di varia natura), sia le materie scientifico-tecnologiche (chimica, biologia, microbiologia, fisica applicata).
Per il settore artistico (licei e istituti d’arte) la materia di seconda prova conserva il suo carattere progettuale e laboratoriale (architettura, ceramica, mosaico, marmo, oreficeria ecc.) e si svolge in tre giorni.
Materie affidate ai membri esterni
Il decreto individua, inoltre, le materie affidate ai membri esterni, ai quali sono stati assegnati per tutti gli indirizzi di studio l’italiano, disciplina oggetto della prima prova scritta e la matematica, ad eccezione del Liceo scientifico a cui sono state affidate l’italiano e le scienze, perché la matematica è già la materia della seconda prova scritta.
Per quanto riguarda la terza materia, essa è stata individuata tra quelle che più caratterizzano l’indirizzo di studi, per numero di ore di lezione e per contenuti trattati, ad esempio: scienze nei licei e in numerose sperimentazioni a carattere pedagogico e linguistico, topografia nel settore architettonico-costruttivo, informatica ed elettronica in molti indirizzi degli istituti tecnici e professionali, inglese in indirizzi come gli aeronautici e i nautici nei quali viene richiesta una conoscenza approfondita della lingua di settore.
La scelta delle materie affidate ai membri esterni, ispirata alla esigenza di restituire serietà e dignità all’esame di Stato anche attraverso una presenza incisiva della componente esterna della Commissione, ha seguito quest’anno il criterio della rotazione delle discipline, per mettere tutti i docenti in condizione di poter esercitare la funzione di commissario esterno e di consentire a tutti di acquisire utili esperienze di natura didattico-metodologica attraverso il confronto con altre e diverse impostazioni.
Consigli di classe
Ai Consigli di classe spetterà il compito di designare, quali membri interni, tre docenti della classe tra cui, obbligatoriamente, il docente della materia scelta quale oggetto di 2ª prova. Questi criteri sono stati seguiti sia per i corsi di studio di ordinamento che per quelli sperimentali.
* SITO: Ministero Pubblica Istruzione (parziale)
Ore 8.36: a tempo di record l’Ansa e i forum web diffondono indiscrezioni sulle tracce
Tra gli argomenti anche la scienza moderna e il rapporto diritto-legalità
Dante, Costituzione, villaggio globale
Ecco le tracce ufficiali del tema d’Italiano
di DANIELE SEMERARO *
ROMA - Il ministero della Pubblica Istruzione ha diffuso, confermando le indiscrezioni online già dalle 8.36, le tracce della prima prova scritta degli esami di Maturità.
Analisi di un testo letterario. Argomento di Letteratura è l’undicesimo canto del Paradiso (versi 43-63 e 73-87), in cui Dante, nel cielo del Sole, incontra San Tommaso d’Aquino che gli narra la vita di San Francesco e ne esalta l’opera. La prima domanda richiede al candidato d’individuare nei versi proposti le tre parti della ricostruzione dell’evento: l’ambiente geografico, la scena iniziale della dedizione di San Francesco alla vita religiosa e l’effetto di trascinamento sugli altri. Poi, viene richiesta una parafrasi distinta delle tre parti, in non più di venti righe complessive.
La seconda domanda pone allo studente sei questiti di analisi del testo: rilevare la frequenza dei nomi di luogo e dei termini geografici e climatici, commentare il ruolo del Sole, interpretare l’espressione con la quale Dante indica la posizione topografica di Assisi. Ancora, viene richiesto un commento sull’utilizzo dell’uso della forma locale antica del nome di Assisi, cioè "Ascesi". Segue una domanda sulla particolare terminologia con cui viene illustrata la povertà come ideale di vita e, infine, un commento sui termini con i quali Dante descrive l’ardore ascetico che genera foga e concitazione di movimenti.
La terza parte della traccia ha richiesto allo studente di esprimere le proprie considerazioni sull’importanza degli ordini regligiosi, francescano e domenicano, nella storia della Chiesa e nella diffusione del messaggio evangelico nel mondo. Un Dante molto criticato e senza dubbio inaspettato, perché era stato proposto già agli esami di due anni fa: nelle previsioni, pochi ipotizzavano sarebbe uscito anche quest’anno.
Saggio breve o articolo di giornale di argomento storico-politico. Il tema di carattere storico-politico verteva sulla nascita della Costituzione repubblicana: "Il laborioso cammino della dittatura ad una partecipazione politica compiuta nell’Italia democratica". Proposti testi dello storico Norberto Bobbio (da "Profilo ideologico del Novecento"), del giurista Piero Calamandrei (Discorso all’Assemblea Costituente del 4 marzo ’47 e "Costruire la democrazia. Premesse della Costituente"), Poi, ancora, "La Storia politica e sociale" da "Storia d’Italia, volume IV" dello storico Ernesto Ragionieri e "Gli anni della Costituente, fra politica e storia" dello storico Pietro Scoppola.
Saggio breve o articolo di giornale di argomento socio-economico. Anche in questo caso, la traccia, trapelata già dalle prime ore del mattino, è stata confermata dal Ministero. Titolo, "Alle basi della convivenza civile e dell’esercizio del potere: giustizia, diritto, legalità". Proposti numerosi brani: dalla "Politica" di Aristotele (libro I) a "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria (capitolo II); da "Giustizia politica" del filosofo tedesco Otfried Höffe a "I metodi dell’etica" del filosofo inglese Henry Sidwick; da "Una teoria della giustizia" del filosofo contemporaneo John Rawls a "La Giustizia" del giurista e politico Giorgio Del Vecchio fino a "Diaologo intorno alla Repubblica" dello storico Norberto Bobbio e del docente di Teoria politica Maurizio Viroli.
Saggio breve o articolo di giornale di argomento artistico-letterario. Titolo della traccia, "I luoghi dell’anima nella tradizione artistico-letteraria". Al candidato sono stati proposti alcuni documenti dal "Canzoniere" di Petrarca (CXXVI), da "Giulietta e Romeo" di Shakespeare (atto III, scena III), da "I Sepolcri" di Ugo Foscolo. Ancora, da "L’Infinito" di Giacomo Leopardi, dai "Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni ("Addio, monti sorgenti dalle acque"), da "Myricae" di Giovanni Pascoli, dai "Malavoglia" di Verga. Proposti anche alcuni stralci di opere contemporanee: "L’Isola di Arturo" di Elsa Morante, "Ragazzi di Vita" di Pier Paolo Pasolini, "La collina" (dall’"Antologia di Spoon River") di Masters. A corredare i testi, anche l’opera pittorica "Il violinista sul tetto" di Marc Chagall.
Saggio breve o articolo di giornale di argomento tecnico-scientifico. La traccia verte sulla nascita della scienza moderna, partendo dalla frase di Galileo Galilei "Sensata esperienza e dimostrazione certa". Oltre al "Saggiatore", vengono proposti brani del matematico Ivar Ekeland ("Il migliore dei mondi possibili. Matematica e destino"), dei fisici Albert Einstein e Leopold Infeld ("L’evoluzione della fisica"), del filosofo e matematico ingliese Alfred North Whitehead ("La scienza e il mondo moderno"). Ancora, dello storico e filosofo della Scienza Alexandre Koyré ("Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione"), del fisico e chimico Ilya Prigogine e della filosofa Isabelle Stengers ("La nuova alleanza: metamorfosi della scienza") e, infine, del filosofo e storico Paolo Rossi "I filosofi e le macchine".
Tema di argomento storico. L’argomento storico, anche qui un po’ a sorpresa, verteva sulla fine del colonialismo moderno e l’avvento del neocolonialismo tra le cause del fenomeno dell’immigrazione nei paesi euiropei. La traccia richiedeva al candidato di illustrare le conseugenze della colonizzazione nel cosiddetto Terzo Mondo, soffermandosi sulle ragioni degli imponenti flussi di immigrati nell’odierna Europa e sui nuovi scenari che si aprono nei rapporti tra i popoli.
Tema di ordine generale. Confermate anche qui le voci di corridoio: il tema di ordine generale prendeva spunto da un brano del sociologo Giuseppe Tamburrano: "L’industrializzazione ha distrutto il villaggio, e l’uomo, che viveva in comunità, è diventato folla solitaria nelle megalopoli. La televisione ha ricostruito il ’villaggio globale’, ma non c’è il dialogo corale al quale tutti partecipavano nel borgo attorno al castello o alla pieve. Ed è cosa molto diversa guardare i fatti del mondo passivamente, o partecipare ai fatto della comunità" (da "Il cittadino e il potere", in "In nome del Padre"). La traccia chiedeva di discutere l’affermazione citata, precisando se in essa potesse ravvisrasi un senso di nostalgia per il passato l l’esigenza di inteessere un dialogo meno formale con la comunità circostante.
* la Repubblica, 20 giugno 2007
09:39 Le terzine di Dante disponibili sul web. Le terzine dantesche dell’XI canto del Paradiso, oggetto del tema letterario, sono state pubblicate su forum come Skuola.net con la parafrasi.
09:36 Già disponibili online i materiali. Galileo, la globalizzazione, la costituzione democratica italiana, l’XI canto del Paradiso di Dante: i siti specializzati degli studenti hanno già messo a disposizione materiali sugli argomenti di alcune tracce.
09:35 Indiscrezioni, la traccia su Dante. "Individua nei versi riportati le 3 parti della ricostruzione dell’evento. L’ambiente geografico, la scena iniziale della dedizione di Francesco alla vita religiosa, l’effetto di trascinamento sugli altri. Fai una parafrasi distinta delle 3 parti in non piu di 20 righe complessive vv.43 a 86": sarebbe questa, secondo i forum, la traccia sull’XI canto del Paradiso dantesco..
09:32 Forum, altri autori dei luoghi dell’anima: Pascoli, Verga, Shakespeare. Altre indiscrezioni sui forum per quanto riguarda il tema sui luoghi dell’anima: gli autori citati sarebbero anche Giovanni Pascoli, Giovanni Verga e William Shakespeare.
09:27 Forum, per i luoghi dell’anima "Manzoni, Foscolo, Leopardi". Indiscrezione da un forum di studenti: da un’aula sarebbe partito un sms con la richiesta di aiuto per la traccia sui "luoghi dell’anima", in particolare su Alessandro Manzoni, Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi.
09:23 Nei forum si chiede "aiuto per Dante". Nei forum degli studenti cominciano a fioccare le prime "dritte" su riassunti e approfondimenti online utili per svolgere le tracce dei temi. Richiesto aiuto soprattutto per Dante e l’XI canto del Paradiso.
09:12 Tema storico, i flussi di migrazione. Le ragioni degli imponenti flussi di immigrati nell’odierna Europa e sui nuovi scenari che si aprono nei rapporti tra i popoli, dopo la fine del colonialismo moderno e l’avvento del neocolonialismo: è lo spunto del tema di carattere storico.
09:10 Il villaggio globale, tra nostalgia del passato e Tamburrano. Il senso di nostalgia per il passato e la passiva partecipazione: sono questi alcuni degli elementi del villaggio globale moderno, su cui sono invitati a riflettere gli studenti che scelgono il tema di attualità, secondo quanto si apprende da alcune indiscrezioni. La traccia prende spunto dalla frase di Tamburrano, "l’industrializzazione ha distrutto il villaggio e la tv ha ricostruito il villaggio globale. Ma non c’è dialogo corale al quale tutti partecipano. Ed è cosa molto diversa guardare i fatti del mondo passivamente o partecipare ai fatti della comunità".
09:00 Indiscrezioni: nascita della scienza moderna, diritto e legalità. Le altre tracce, secondo le indiscrezioni, riguardano la nascita della scienza moderna e la convivenza di diritto e legalità.
In particolare nel saggio breve i ragazzi possono scegliere tra i luoghi dell’anima nella tradizione artistico-letteraria, le basi della convivenza di giustizia, diritto e legalità, la nascita della Costituzione repubblicana nel laborioso cammino da una dittatura alla partecipazione politica in Italia, e la nascita della scienza moderna partendo da una frase di Galileo Galilei, "Sensata esperienza e dimostrazione certa".
08:59 Indiscrezioni, titoli: Dante, Costituzione, il neocolonialismo e il villaggio globale.
L’undicesimo canto del Paradiso, dove San Tommaso narra a Dante la vita di San Francesco, il cammino dalla dittatura alla Costituzione Repubblicana, la fine del colonialismo moderno e l’inizio del neocolonialismo con attenzione ai flussi migratori moderni in Europa e il villaggio globale nato dall’industrializzazione e dalla tv moderna.
Sarebbero questi gli argomenti delle tracce dei temi di italiano della maturità, secondo quanto si è appreso da alcune indiscrezioni.
08:58 Si può uscire dall’aula tre ore dopo la dettatura. Agli studenti è permesso usare il dizionario di italiano e lasciare l’aula, ma solo dopo tre ore dall’inizio della prova.