Uomini e ...

DONNE: IL CORAGGIO DI PRENDERE LA PAROLA - di Susanna Cernotti e Eleonora Cirant

“Né puttane né madonne, siamo donne”. Una storia mai archiviata.
sabato 17 giugno 2006.
 


LE REGOLE PER DIVENTARE BRAVE (E INFELICI) RAGAZZE

di Susanna Cernotti e Eleonora Cirant*

Ogni donna ha una storia da raccontare, la propria storia unica ed irripetibile eppure simile a quella delle altre donne, di ogni latitudine e Paese. E’ la storia di ciò accade quando devi scegliere se essere una brava ragazza o una cattiva ragazza. Accade nel passaggio dall’infanzia all’età adulta e si reitera per tutta la vita, a meno che qualcosa intervenga a farti accorgere della terza via: essere te stessa.

Esiste un codice per le brave ragazze. Una brava ragazza non la da via facilmente, altrimenti è una troietta. Tuttavia, una brava ragazza non deve rimanere vergine troppo a lungo, altrimenti è una sfigata. Una brava ragazza conosce la moda e cerca di seguirne i fondamenti fino all’ultimo accessorio. Ma una brava ragazza evita di andare in giro con la pancia di fuori e la minigonna, perché se poi viene stuprata, se lo è cercato. Una brava ragazza controlla assiduamente il proprio peso ed ha orrore della cellulite. Una brava ragazza non si fa problemi con il cibo e segue una dieta sana. Una brava ragazza è “intraprendente”, ma senza impaurire i ragazzi con eccesso di iniziativa e protagonismo. Una brava ragazza deve evitare di mostrarsi seducente e sicura di sé, quando poi non è neanche capace di fare un pompino. Una brava ragazza studia all’università ed ottiene ottimi risultati nello sport. Una brava ragazza dichiara il proprio sogno di mettere su famiglia e avere dei bambini. Ci sono ragazze da scopare e ragazze da amare. Con le prime ci si sfoga e si sperimenta, delle seconde è preferibile mantenere la purezza. Non è strano che una ragazza abbia esperienze sessuali sia con donne che con uomini. E tuttavia se nel gruppo una ragazza, ostinatamente, non ci sta con nessuno, allora non c’è dubbio: è lesbica!

Sei libera di scegliere il tuo life-style - inteso come canone di auto-rappresentazione basato sulla combinazione di vestiario, gadget, pettinatura, musica ascoltata, personaggio preferito - ma le regole della brava ragazza sono uguali per tutte. Tanto ferree, quanto contradditorie. Devo essere seducente o remissiva? Posto che l’obiettivo è conquistare un maschio e difendere la conquista dalle altre predatrici, la risposta è: una sapiente ed equilibrata via di mezzo. Il prontuario per le regole della brava ragazza non è da nessuna parte ed è ovunque. Basta aprire un giornale per adolescenti (o per adulte) o fare una passeggiata virtuale nei forum frequentati da ragazze e ragazzi (una delle risorse che abbiamo consultato recentemente è www.girlpower.it).

“Né puttane né madonne, siamo donne”, è una vecchia storia mai archiviata, più attuale che mai. C’è ancora bisogno di gridarlo con l’urlo prorompente e collettivo che uscì dalla pancia e dalla gola delle donne nei ruggenti anni Settanta? Gridarlo, no. I tempi cambiano. Anche quando sono “cattive”, le ragazze di oggi lo sono in modo educato e non conflittuale. Senza fare rumore. Senza rabbia, dicono, e senza disagio.

Eppure le ragazze escono dal silenzio, oggi come ieri, parlando fra loro. Il parlarsi tra donne rompe l’ostilità e tesse complicità tra le medesime. Per questo è ancora un gesto dirompente, ovunque sia realizzato. A Milano le ragazze del gruppo “Le Barricate” già si conoscevano, ma hanno iniziato a riunirsi per parlare tra loro sulla scia della manifestazione milanese del 14 gennaio. Siamo a Quarto Oggiaro, nello Spazio Baluardo, laboratorio genuino di autogestione giovanile nato nell’anarchia della periferia milanese. Sullo sfondo il silenzio di un parco amato e una villa settecentesca in rovina, come i palazzi a cui si fa ritorno dopo la mezzanotte. Le Barricate... perché “tutta la vita di una donna è una continua Resistenza”. Nel “chiacchiericcio” che accompagna le riunioni si sono concesse di poter “gettare la maschera” e considerare l’altra donna non come una rivale con cui essere in competizione, ma come una persona che ha una storia simile alla propria. Per questo “qualcosa in noi è già cambiato”, dice Saba, del gruppo.

Si comincia col parlare della precarietà del lavoro e inevitabilmente si finisce con la precarietà delle relazioni affettive, le proprie. Il pubblico cede il posto al privato e il privato si rivela pubblico. L’uomo non è mai all’altezza, poco sensibile, troppo individualista, non ascolta, da per scontato il tuo amore, la tua presenza (solo se richiesta), il sesso. Da anche per scontato il tuo orgasmo che mai arriva, ma per lo più lo ignora, nella rapidità di un sesso bulimico. Al proprio fidanzato non si confessa di fingere. Ne avete mai parlato insieme? “No, non si deve offenderlo”. Questi uomini sono anche fragili e permalosi. Alle single non va meglio. Incontri rapidi e sbrigativi, che si trascinano al massimo per qualche settimana, lasciandoti la sensazione di un altro fallimento. Eri la seconda di tre fidanzate gestite contemporaneamente. La masturbazione è spesso un sostituto più che accettabile. Quelle che cercano affetto in un’amicizia intima con altre ragazze sono presto chiamate “kugine”, lesbiche. La maternità è una possibilità, ma remota, o non è semplicemente in discussione. C’è tempo. Valentina, 24 anni, universitaria aspirante sociologa. Un quaderno di viaggio sempre in borsa, ha alle spalle un esempio di certezza, una madre realizzata professionalmente che non ha rinunciato a crescere tre figli. Quindi è possibile, ma prima ci sono gli studi e l’indipendenza economica, premessa irrinunciabile ad un rapporto paritario col proprio compagno. Beh, paritario non proprio. Per le altre, la maternità è quella schiavitù che ti obbligherà a dimenarti tra i pannolini del bambino e i calzini sporchi del marito. E lui non ci sarà, perché starà facendo carriera al lavoro, mentre la tua laurea marcirà nel cassetto. Gli esempi non mancano certo in famiglia e nella società. I ragazzi alle fontane del parco non smentiscono: “quando verrà il momento, cercherò la donna ‘giusta’, mi sposerò e lei sarà la regina della casa”, a casa naturalmente.

Durante una riunione del collettivo sfogliamo qualche giornale, costosissimo, per ragazze adolescenti per capire da dove ha origine il domino autodistruttivo del rispetto e della dignità tra i sessi. In prima pagina c’è un richiamo all’inserto hot: “cosa c’è nei loro pantaloni?”. Una sorta di manuale per ragazzine alle prime armi dove si insegna a non prendere iniziative a letto per non turbare la mascolinità del tuo Lui. Alla terza volta che fai l’amore, devi invece sorprenderlo e dare prova di fantasia, intraprendenza, prestazione. Lui è perfetto così com’è, naturalmente. Poi pagine e pagine di pancini lisci, magri e nudi, incorniciati in magliettine tassativamente rosa, perché sia chiaro che sei femmina. E se non ti è chiaro, basta fare gli esercizi rigeneranti al mattino, la maschera per i capelli al pomeriggio mentre le unghie vengono squadrate alla francese. Le unghie sono importanti perché mentre prenderai l’aperitivo, lui ti noterà le mani che dovranno dire tutto sulla tua personalità. Agghiacciante.

Disordine emotivo, sesso di consumo, abuso di droghe potenzianti, modelli di relazione stereotipati che impongono alla donna un ruolo di vittima, passività. Colei che si oppone è lesbica o acida. Colui che si oppone è un po’ strano, ma interessante. Proviamo ad indagare meglio ed una sera proponiamo una discussione comune, ragazzi e ragazze, su sessualità e modelli imposti o presunti tali. Apriamo il vaso di pandora.

M., 20 anni, parla del modello di uomo a cui crede che le donne ambiscano: una sorta di palestrato depilato che ti scopa nel cesso della discoteca per un’ora a fila senza sosta e senza indugio. Le ragazze scoppiano a ridere. Prosegue. Esistono due categorie di ragazze, quelle con cui ti “svuoti” il sabato sera e quelle con cui ti metti insieme. Con le prime ti svuoti e basta perché se te l’ha data già la prima sera, vuol dire che l’ha data a molti altri. Chiedo se non sia lecito per una ragazza sperimentare il proprio corpo e la propria sessualità senza che segua un giudizio così pesante. Risposta: “forse, ma io non mi ci metto insieme”. Come volevasi dimostrare: o madonne o puttane.

P., 26 anni, ammette di aver provato degli stimolanti sessuali per essere più prestante. Ricorre molto nei ragazzi l’idea che il rapporto sessuale sia una sorta di esame di maturità, ove una donna ormai emancipata e pretenziosa ti aspetta al varco con righello e cronometro. G., 24 anni, ammette che il sesso per lui è un gioco di potere dove poter esercitare un ruolo di dominatore. Ci togliamo uno sfizio e parliamo della finzione dell’orgasmo femminile. Negano. A loro non è mai successo. Sdegno delle ragazze e accuse reciproche: i ragazzi dovrebbero essere più sensibili e capirlo da soli, le ragazze invece sono delle cretine a non dirlo chiaramente, per cui se non sono loro per prime a mostrare sincerità e complicità, perché dovrebbero preoccuparsene i ragazzi?

La parola, circolando, permette il riconoscimento reciproco e rompe l’omertà rispetto ad una condizione di costrizione che si realizza per le donne come per gli uomini e che, per le donne, ha un passaggio cruciale nell’adolescenza: “poiché l’iniziazione delle ragazze al mondo delle donne cattive e di quelle buone tende ad avvenire durante l’adolescenza, quando il loro corpo diventa un corpo di donna e pertanto oggetto di attenzione e desiderio da parte degli uomini; poiché l’iniziazione dei ragazzi alla mascolinità avviene di norma assai prima nel corso dell’infanzia, le ragazze che s’innamorano di un ragazzo percepiscono di entrare in un mondo nel quale i ragazzi hanno già trovato un loro adattamento: un mondo interno lacerato dalla divisione e fondato sui codici dell’onore e della castità. [...] L’apertura a una relazionalità fiduciosa è bloccata dal timore che, se rivelano parti di sé ritenute non conformi alla femminilità o alla mascolinità, dovranno rinunciare all’amore e all’intimità che desiderano così intensamente” (Carol Gilligan, “La nascita del piacere”).

La scoperta sconvolgente del femminismo è in questo nocciolo di esperienza: la parola circolante, come sangue nel corpo, porta nutrimento, ossigeno, rinnovamento della vita. Chi l’ha provata, lo sa. Forse ci occorrono parole nuove per nominarne il senso politico. Ma l’atto di liberazione sta, semplicemente, nel viverla. E trarne le debite conseguenze, cioè riconoscere e modificare a partire da sé i canoni di mascolinità e femminilità che strutturano l’ordine patriarcale delle relazioni tra i sessi. Altrimenti, per quante donne vi partecipino, neppure la politica istituzionale cambierà mai volto. Come ricordava Lea Melandri nell’assemblea milanese di usciamo dal silenzio del 24 maggio, “si capisce bene allora perché poi sia necessario un “Ufficio delle vittime”: le case, gravate di tutte le miserie della società, non possono che trasformarsi, come del resto già sono, in mattatoi. Così la donna a cui, come sembra diventato d’uso, sarà stata tagliata la testa, potrà sempre ricorrere all’ascolto di Madre Letizia che vedrà miracolosamente di riattaccargliela!”.

Ma come faremo mai noi donne a prendere parola pubblica se non abbiamo il coraggio di prenderla neppure in camera da letto?

Susanna Cernotti e Eleonora Cirant

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-  Carol Gilligan, “La nascita del piacere”, Einaudi 2002
-  Intervento di Lea Melandri all’assemblea all’Umanitaria del 24 maggio 2006, www.universitadelledonne.it/femminismi
-  Susan Bordo, “Il peso del corpo”, Feltrinelli 1997


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FONTE:
-  Liberazione, domenica 4 giugno 2006. Inserto QUEER, n. V "I nostri burqa";
-  www.universitadelledonne/pensiamoci;
-  www.eleonoracirant.it.



Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  SESSO (EROS) E AMORE (AGAPE, CHARITAS). L’ARTE DI AMARE: COSTITUZIONE E "KAMASUTRA".

-  DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". Dalla democrazia della "volontà generale" alla democrazia della "volontà di genere". L’importanza della lezione dei "PROMESSI SPOSI", oggi - nell’epoca dei Borromeo Ratzinger ... degli Innominati, e dei don Rodrigo Katzsav !!!

-  USCIAMO DAL SILENZIO: UN APPELLO DEGLI UOMINI, CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE. Basta - con la connivenza all’ordine simbolico della madre!!!

-  IN NOME DELL’EMBRIONE, UNA VECCHIA E DIABOLICA ALLEANZA

-  DEMOCRAZIA: ABBI IL CORAGGIO DI PRENDERE LA PAROLA E DI PARLARE DA CITTADINO SOVRANO - DA CITTADINA SOVRANA.

-  DONNE, UOMINI, E L’USCITA DA INTERI MILLENNI DI "PREISTORIA". A ELVIO FACHINELLI (1928-1989), per il ventennale della morte.
-  LA GABBIA E IL "FILO D’ORO" DI ELVIO FACHINELLI. LE AMARE RIFLESSIONI DI LEA MELANDRI, IL CORAGGIO DI P.A. ROVATTI, E IL RISVEGLIO DI DON PAOLO FARINELLA. Materiali per riprendere a pensare in modo "inattuale"


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