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ALLA CITTADINA SOVRANA, ALLA STUDIOSA, ALLA SENATRICE DELLA REPUBBLICA. A RITA LEVI MONTALCINI LA STIMA, L’AFFETTO E IL SALUTO DI TUTTA L’ITALIA!!! E di tutta la redazione della Voce di Fiore - a cura di pfls

"Non c’è nulla di cui ringraziarmi, ho fatto il mio dovere" (Rita Levi Montalcini).
giovedì 25 ottobre 2007.
 

«Faccio il mio dovere di italiana»

di Marcella Ciarnelli *

«È stata una giornata complessa come tante della mia vita. Ma alla fine è andata bene, benissimo. È cominciata contro di me ed è finita che mi hanno portato in gloria». La senatrice Rita Levi Montalcini sta tornando da Perugia. Nella città umbra ci è andata per una iniziativa con le scuole ma anche per un incontro con un’amica pianista. «No, non c’è stato un concerto. Ma è stata una mattinata molto piacevole».

Sembra non aver lasciato alcuna traccia la maratona al Senato che ha segnato personaggi ben più giovani di Rita Levi Montalcini. «Abbiamo finito alle tre di notte» fa notare la senatrice, ma parla volentieri di una tre giorni in trincea. Poche ore di sonno sono bastate. Poi il viaggio per Perugia. «All’aeroporto mi sono venuti incontro in tanti. Mi hanno ringraziato, mi hanno mostrato tutta la loro solidarietà. Sono un’italiana come voi, ho risposto a queste persone gentili. Non c’è nulla di cui ringraziarmi, ho fatto il mio dovere».

Venir meno ad un impegno non è nel suo stile e lo sanno bene i senatori del centrodestra che per tre lunghe giornate di voto l’hanno vista sempre al suo posto, anche quando la seduta è andata avanti ad oltranza. «Mi è dispiaciuto che, anche se solo per una volta, la mancanza del mio voto abbia consentito il successo dell’opposizione. Ma sono rientrata subito in aula e non mi sono più allontanata» racconta Rita Levi Montalcini, scegliendo di non calcare la mano sull’indegna gazzarra che l’ha accolta quando ha fatto ritorno nell’emiciclo. Si trattava solo di un subemendamento. Ma lei si rammarica lo stesso. Le dispiace più per quello che per le stampelle. Ci è tornata su lei, mettendo in campo il proverbiale senso dell’umorismo: «Ma il povero Storace ce la farà a votare fino a notte fonda? Se si sente in difficoltà gli presto volentieri una stampella...».

Per ore è rimasta seduta al suo posto nella prima fila di scranni, giusto al centro dello schieramento. Imperturbabile. Serena. I capelli candidi, un sobrio abito grigio, le mani diafane pronte a rispondere all’appello per il voto. Ha scambiato opinioni e commenti con i colleghi senatori che le siedono vicino. «Persone amabili, disponibili. La mia è stata una vita tutta dedicata alla scienza e all’impegno sociale. Poi anche la politica è diventato un dovere da quando sono stata nominata senatore a vita. Ed io mi ci dedico con lo stesso interesse e la stessa disponibilità che ho sempre mostrato per tutto quanto ha segnato nel profondo la mia vita. Riconosco la mia incompetenza su determinati argomenti ma posso garantire che farò sempre quello che posso, aiutata da chi ne sa più di me». Il premio Nobel non molla di un centimetro. All’opposizione deve essere ben chiaro che lei non rinuncerà mai alla prerogativa che discende dalla sua nomina. «In qualità di senatore a vita e in base all’articolo 59 della Costituzione Italiana espleterò le mie funzioni di voto fino a che il Parlamento non deciderà di apporre relative modifiche. Pertanto esercito tale diritto secondo la mia piena coscienza e coerenza» aveva scritto di suo pugno per rispondere alla volgare provocazione di Francesco Storace.

L’altra sera ha anche dimostrato di non avere nessuna intenzione di approfittare del proprio voto per ricavarne vantaggi. A tarda sera, voce flebile ma ferma, ha preso la parola quando si è trattato di votare l’emendamento per i finanziamenti all’Ebri, l’istituto di ricerca da lei presieduto. La Lega Nord l’ha appena accusata di voto di scambio, adombrando il sospetto che quei tre milioni di euro siano stati stanziati come «ricompensa» per il suo sostegno al governo. «Mi accusano di conflitto d’interessi per il sostegno alla ricerca? Allora io non voterò l’articolo. Ma voglio che tutti sappiano quello che stiamo facendo in quella struttura per la scienza, che mai è stata portata così avanti».

Scompiglio nelle fila dell’opposizione. Il velenoso sospetto di Roberto Castelli non viene condiviso da tutti gli esponenti dell’opposizione. Davanti ad un premio Nobel che ha speso tutta la vita per la scienza non si può insistere troppo sul concetto di voto di scambio. La senatrice, ancor più la ricercatrice apprezza che i finanziamenti non siano stati cancellati. È soddisfatta quando racconta la conclusione di una faticosa giornata. «Tutti hanno dichiarato di essere a mio favore, anche quelli che non sono della mia parte politica. Io sono di sinistra ma mi hanno omaggiato anche gli esponenti di Forza Italia. Hanno dichiarato di essere a mio favore anche i miei nemici». Le parole di Francesco Storace per annunciare il voto favorevole del suo gruppo sono a verbale. Ed alla «dama di ferro» non è mancato il riconoscimento del senatore Curto, An: «Non è possibile non prendere atto e non riconoscere alla senatrice Rita Levi Montalcini un’interpretazione molto corretta del ruolo istituzionale ricoperto. Osservarla mentre assolve con stile, garbo e compostezza agli adempimenti parlamentari dovrebbe costituire un esempio per tutti. La sua presenza conferisce autorevolezza al Senato e alla stessa figura parlamentare». Tranquillo. La senatrice non ha alcuna intenzione di rinunciare a fare da esempio.

* l’Unità, Pubblicato il: 27.10.07, Modificato il: 27.10.07 alle ore 9.47


Notte della vergogna

di Furio Colombo *

Annotate la data perché se è importante ricordare ciò che onora un Paese, è anche più importante non dimenticare le date della vergogna, persone, circostanze e situazioni che disonorano tutti. È accaduto, durante una notte lunga e confusa, litigiosa e violenta, al Senato della Repubblica italiana. Come molti sanno è un luogo di gloriosa tradizione ma, di recente, mal frequentato. È un luogo rischioso per una signora di 98 anni Premio Nobel per la Medicina e senatrice a vita che si è avventurata nell’Aula dopo le nove di sera del 25 ottobre per adempiere al diritto-dovere del suo seggio e votare la legge n. 1819 detta «Interventi urgenti in materia economico-finanziaria».

Ecco che cosa è accaduto: quando la senatrice Levi Montalcini è entrata in Aula è esploso un urlo di rabbia e un coro di invettive da tutto il lato del Senato occupato dai senatori della Casa delle Libertà. Forse non tutti hanno partecipato al coro osceno, ma quasi nessuno se ne è dissociato. La ragione della rabbia? Da tempo è in corso al Senato una campagna di intimidazione violenta per impedire che i senatori a vita partecipino alle votazioni. Benché tale loro diritto sia stabilito in modo esplicito dalla Costituzione.

I nostri oppositori della Casa della Libertà sono sotto stretti ordini. Berlusconi aspetta la spallata, ovvero un tonfo della maggioranza al Senato. Berlusconi non ama aspettare. La spallata non arriva. E i senatori a vita sono un ostacolo.

Come il fascismo insegna, la violenza serve. Alcuni senatori a vita preferiscono non esporsi più nell’Aula del Senato che dovrebbe onorarli. La notte del 25 ottobre la senatrice Levi Montalcini ha sfidato uno dei locali peggio frequentati di Roma. Prima sono venuti gli insulti e si può capire la rabbia: quell’esile signora quasi centenaria, entrando in Senato ha fatto cadere la possibilità della spallata notturna.

Ma c’era una ragione in più a motivare stizza, rancore e violenza dei peggiori esponenti della casa della volgarità, rigidamente agli ordini di Berlusconi. Quella notte un buon numero di articoli della legge in votazione e degli emendamenti a quella legge riguardavano stanziamenti (modesti, purtroppo) per la ricerca scientifica.

A dare il segnale del mobbing ha provveduto subito il senatore Castelli. Ha trattato l’argomento così (i lettori potranno verificare sul sito del Senato): «la Levi Montalcini è venuta a incassare il premio dei suoi voti per il governo di centrosinistra». Da scienziata, la Nobel Levi Montalcini lavora tutt’ora alla Fondazione «European Brain Research Institute». È uno dei centri di eccellenza del mondo a cui il governo italiano ha rinnovato un modesto sostegno.

Ma per capire l’evento è necessaria la scena. L’ex ministro della Giustizia della Repubblica italiana ha dedicato foga, rabbia, volgarità e tutti gli argomenti che vengono in mente a un uomo come lui, gettandoli contro la signora che il Presidente Ciampi aveva nominato senatore a vita come forma alta di onore per qualcuno che ha onorato l’Italia nel mondo. In quell’Aula è stata trattata da tutta una parte del Senato come una ladra.

Ma questo è solo l’inizio di una notte di umiliazione e vergogna per tutti coloro che, in Senato, non sono a disposizione (letteralmente giorno e notte) di Berlusconi.

Prende infatti la parola il senatore Nitto Palma per ammonire col dito e sgridare (lui, Nitto Palma) la Nobel Levi Montalcini con questo argomento «Cara signora, lei se lo è andata a cercare. Invece di stare al di sopra delle parti (espressione che significa la intimidazione: “rinunci al suo diritto”, ndr) si è messa a votare. Dunque non si aspetti gli onori di casa».

Tra le varie voci maschili e femminili del mobbing fascistoide, spicca il “ritorno di Storace” al quale non dispiace ripetere alcune delle frasi apparse sul suo sito e ripetute pubblicamente. Ecco il più tipico dei suoi signorili argomenti: «come era contenta e come ringraziava la signora Levi Montalcini quando riceveva i contributi della Regione Lazio, ai miei tempi». Inutile sottolineare la profonda volgarità della frase, ancora più grande se si ricorda dove e contro chi è stata pronunciata.

Rita Levi Montalcini guardava incuriosita e senza timore lo strano aggregato di esseri stralunati detto “Casa delle libertà” che stava conducendo l’aggressione. Forse stava pensando a quanto possa essere elementare e primitiva la macchina del cervello umano, che lei ha studiato così a lungo.

Poi la signora si è alzata e ha chiesto di intervenire. Non una parola per i teppisti dello strano e mal frequentato locale di Roma detto Senato. Con voce appena un po’ emozionata ha detto grazie al governo e alla maggioranza per il contributo, per quanto modesto, alla ricerca scientifica. E ha annunciato che per quel punto della legge non avrebbe votato.

Lezione inutile, direte. Ma la notte è andata avanti nella incupita frustrazione della spallata che non è venuta. Il padrone sarà stato deluso. Ma è gente che ci riprova. Non alla spallata, un obiettivo finora sempre mancato. Ma gli insulti. Sono - alcuni di loro - gente molto impegnata nel peggio, con il privilegio di non avere un’immagine da salvare. La Casa delle libertà e la sua sottocasa detta “la Lega” non avrà scrupoli. Se qualcuno dei senatori a vita oserà ancora presentarsi a votare, sa che cosa lo aspetta.

Nella notte della vergogna in Senato alcune voci sono intervenute a difesa. Ma il timore di rendere impossibile la continuazione dei lavori e dunque la votazione, ha prodotto una conclusione triste. Il Senato non ha condannato la violenta e volgare messa in scena per intimidire (invano, per fortuna) la signora del premio Nobel che onora il Senato. La vergogna è grande e una domanda pesa come un macigno: è possibile che debba funzionare così il Senato, nella democratica Repubblica italiana nata dalla Resistenza, ai nostri giorni?

colombo_f@posta.senato.it

* l’Unità, Pubblicato il: 27.10.07, Modificato il: 27.10.07 alle ore 9.47


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