ROMA - Domani spegnerà 98 candeline, ma solo simbolicamente, perché lei, il Nobel per la Medicina e senatrice Rita Levi Montalcini, il compleanno non l’ha "mai festeggiato". Ci tiene a dirlo, con piglio deciso e una voce grintosa, al cronista che la intervista al telefono. Come si sente, senatrice, al traguardo dei 98 anni? "Bene ma d’altronde ai miei anni non ho mai dato importanza", risponde. Le questioni, quelle davvero importanti, lascia intendere, sono altre.
Così, glissando sulla ricorrenza che oggi le porterà gli auguri di tanti, il Nobel incalza sull’argomento che più le sta a cuore: le nuove generazioni. E il tono della sua voce si fa più cupo: "Sono preoccupata più per i giovani che per il mio futuro che, presumo, non sarà ancora lunghissimo. Ma per i giovani di oggi - dice - sono davvero preoccupata, perché il paese non offre loro le opportunità che meritano; vedo solo promesse, promesse che non si tramutano, però, in realtà". Per questo, bisogna reagire ed impegnarsi, aggiunge, a partire dalla Ricerca: "Va potenziata e finanziata, perché è il futuro, del Paese e dei giovani".
La parola impegno, per la scienziata ’madre’ della scoperta del fattore di crescita del cervello (Ngf) che ha segnato la svolta delle neuroscienze assicurandole il premio Nobel nel 1986, è una vera missione di vita. Anche, anzi ancora di più, a 98 anni: "Nel mio futuro - dice - vedo appunto tanto impegno, soprattutto su due fronti. Innanzitutto, intendo potenziare l’ attività dell’Istituto europeo di ricerca sul cervello Ebri, per dare a tanti ricercatori italiani all’estero una possibilità concreta per poter tornare in Italia".
Poi, la seconda grande ’missione’: la lotta in favore dell’ alfabetizzazione delle donne africane. Un obiettivo che la vede in campo da tempo con la Fondazione onlus che porta il suo nome: "In Africa la popolazione analfabeta raggiunge gli 800 milioni. Ma proprio l’educazione è la base di tutto e noi - racconta - stiamo cercando di avvicinare le donne, le più penalizzate. Lo facciamo con laboratori e varie attività. Fino ad oggi, la Fondazione ha promosso oltre 800 borse di studio". Azioni concrete in favore delle donne meno fortunate, ma anche un messaggio alle donne dell’Occidente: "Oggi le donne, almeno da noi, hanno molte più possibilità e potenzialità. Se si vuole - dice Rita Levi Montalcini - si può riuscire, anche se si è donna e si vuole fare ricerca". Insomma, mai darsi per vinti, è l’invito della scienziata.
Un’esortazione anche al centro del suo ultimo saggio: "Ne ho scritti 21 - precisa, instancabile - e l’ultimo sarà pubblicato a breve; un saggio scientifico in cui c’é anche un po’ della mia vita, e l’invito ai giovani a credere nel futuro". E se lo dice lei, c’é da fidarsi: ha superato mille ostacoli, da quando, bambina, ha combattuto contro un padre autoritario e una cultura dominata dal maschilismo che la volevano relegata alle attività ’consone’ alla donna. Non si è data per vinta.
Ha studiato e si è affermata contro tutto e tutti, continuando come poteva anche contro le leggi razziali, che la costrinsero a rinunciare al posto di assistente universitaria. Ma le soddisfazioni, alla fine, sono arrivate: "Quando ho iniziato a lavorare nella ricerca ero l’unica donna... Tanto che le moltissime conferenze cui ho partecipato in America erano sempre aperte con il saluto ’lady and gentlemen’... ", ricorda. Da allora sono trascorsi vari lustri.
Ma l’energia resta la stessa: "I miei anni? Pesano un po’, ma non sono poi così ’limitativi’ come lo sarebbero con un cervello poco funzionante. Sto bene, sono capace di intendere, e i deficit uditivi e visivi sono ampiamente compensati dai miei collaboratori". E’ tutto, conclude la senatrice. E il compleanno? Alla fine, un giorno come un altro.
ANSA » 2007-04-22 15:05
Gli auguri di Napolitano: l’Italia e’ fiera di te
ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato Rita Levi Montalcini, in occasione del suo compleanno, un messaggio di "fervidi auguri e di sincera ammirazione per l’impegno sempre intenso, rigoroso ed esemplare". La senatrice a vita e premio Nobel per la medicina compie 98 anni. "Conservo il più vivo ricordo della mia visita all’European Brain Institute, da te fortemente voluto e guidato con la sobria eccellenza che contraddistingue il tuo operato - scrive il capo dello Stato nel messaggio - L’entusiasmo di quei giovani ci consente di sperare in una Italia in cui istituzioni e imprese sappiano investire, attraverso la ricerca, nel futuro del proprio paese".
"Per quelle ragazze e quei ragazzi del Brain Institute, per tanti giovani, per moltissimi cittadini - sottolinea Napolitano - rappresenti un modello di scienziato, di donna, di italiana su cui la Repubblica è fiera di poter contare. Le tante iniziative che continui a promuovere e seguire con passione e dedizione infaticabili sono fonte sicura di prestigio internazionale e motivo di orgoglio nazionale". "Nel rinnovarti gli auguri più affettuosi - si conclude il messaggio del presidente della Repubblica a Rita Levi Montalcini - ti giunga a nome di tutti gli italiani il mio sincero ringraziamento".
ANSA » 2007-04-22 10:46
Sul tema, nel sito, si cfr.;
Torino, 1938. "Montalcini sospesa"
di Massimo Novelli (la Repubblica, 26 gennaio 2010)
È il 18 ottobre del 1938 quando il rettore Azzo Azzi, in base alla legge del 5 settembre di quell’anno, decreta che «la dott. Levi Rita, Assistente volontaria alla Clinica delle malattie nervose e mentali della R. Università di Torino, è sospesa dal servizio, a decorrere dal 16 ottobre 1938-XVI».
Il futuro premio Nobel per la medicina, che di lì a poco sarà costretta a emigrare in Belgio, è una delle vittime nel mondo accademico delle leggi razziali, appena promulgate da Mussolini e da Vittorio Emanuele III. Il documento della sua cacciata dall’insegnamento e dalla ricerca, così come altre carte della vergogna fascista e monarchica, è custodito presso l’Archivio storico dell’Università di Torino. Da domani sarà esposto in Prefettura, nell’ambito di una mostra sulla persecuzione degli ebrei in Italia.
Molte altre, però, sono le testimonianze, poco note, della pulizia etnica che i fascisti compirono nelle Università nei confronti del personale di "razza ebraica", nel sostanziale silenzio della maggior parte degli altri docenti. Una seconda esposizione, in questo caso proprio all’Archivio storico dell’ateneo torinese (s’intitola "A difesa della razza" e apre domani), propone leggi, circolari e decreti emanati da Giuseppe Bottai, ministro dell’Educazione nazionale, che chiariscono in che modo il razzismo italiano divenne una materia d’insegnamento, oltre che di lavoro ordinario d’ufficio, da sbrigare senza porsi problemi di sorta. È il caso della nota ministeriale del 20 ottobre ‘40, inviata al rettore di Torino a proposito dell’istituzione di «un nuovo posto di ruolo presso codesta Facoltà di Scienze». Da Roma, Bottai scrive di ritenere «opportuno avvertire che tale posto, come risulta anche dai lavori preparatori della legge, deve intendersi riservato all’insegnamento dell’Antropologia oppure ad altro insegnamento razziale». Due anni prima, l’11 giugno ‘38, sempre il ministro, che avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella caduta di Mussolini, rende noto di avere disposto che «nelle sessioni di esami sia osservata netta separazione studenti razza ariana da studenti razza ebraica ed sia data precedenza gruppo studenti ariani negli esami orali».
La burocrazia della persecuzione, che sfocerà nella deportazione nei lager, non si differenzia nella forma da qualsiasi altro atto ministeriale. Anche quando, il 14 ottobre ‘38, nel comunicare i nominativi dei professori torinesi sospesi «si fa riserva d’integrare l’elenco coni i nomi di coloro che, secondo le direttive del Gran Consiglio del Fascismo, eventualmente dovranno essere considerati di razza ebraica e come tali sospesi anch’essi dal servizio». Intanto ne facevano le spese «Cino Vitta, Giuseppe Samuele Ottolenghi, Santorre Zaccaria Debenedetti, Giorgio Falco, Arnaldo Momigliano, Alessandro Terracini, Amedeo Herlitzka, Giuseppe Levi, Gino Fano». E poi «Amos Foà, Luciano Jona, Renato Segre, Marcello Foà, Leonardo Herlitzka, Renzo Olivetti, Sergio Bachi, Raffaele Lattes, Alberto Vita, Vittorio Giulio Segre, Roberto Bolaff, Rita Levi, Walter Momigliano, Mario Nizza, Paolo Ravenna».
Ansa» 2008-04-22 18:22
RITA LEVI MONTALCINI, 99 ANNI E COMPLEANNO AL LAVORO
All’età non ha "mai dato importanza", così come ai festeggiamenti di compleanno, dichiarava lo scorso anno al traguardo dei suoi 98 anni. Ed anche oggi, che di candeline ne spegnerà 99, il Premio Nobel per la Medicina e senatrice Rita Levi Montalcini sembra non voler smentire il suo credo: è andata a lavorare in laboratorio, come tutti i giorni, per poi proseguire con un impegno pubblico. "E’ uscita, è andata in Istituto, al suo Istituto", ci rispondono dalla sua abitazione, mentre dalla mattinata auguri numerosi indirizzati al Nobel giungono da più parti. Perché la sua vita, come ha detto più volte, è la Ricerca. E questo vale anche, e forse ancor più, il giorno del suo compleanno: "La Ricerca va potenziata e finanziata, perché è il futuro, del Paese e dei giovani", sono le sue parole. Quanto al futuro, anche di recente la ’lady di ferro’ ha ribadito come due siano gli impegni prioritari: Innanzitutto potenziare l’attività del ’suo’ Ebri, l’Istituto europeo di ricerca sul cervello, "per dare a tanti ricercatori italiani all’estero una possibilità concreta per poter tornare in Italia". Poi, la seconda grande ’missione’: la lotta in favore dell’ alfabetizzazione delle donne africane. Un obiettivo che la vede in campo da tempo con la Fondazione onlus che porta il suo nome e che fino ad oggi ha promosso oltre 800 borse di studio per le donne di questi Paesi. Una normale giornata di lavoro, perché il peso degli anni, ha affermato la scienziata, si sente relativamente se si ha la fortuna di avere un "cervello ancora funzionante". Anche a 99 anni.