Non è un buon segno.

sabato 19 giugno 2010.
 

È no, non è proprio un buon segno. Succede che questa mattina, come ogni sabato mattina, esca per comperare i quotidiani nell’edicola del mio paesino Portocannone, piccola comunità nell’entroterra molisano, dal mio edicolante di fiducia o per meglio dire dal mio edicolante di sempre. A dire il vero era qualche sabato, il resto della settimana son fuori per via di lavoro e di conseguenza mi servo dove capita, che saltavo l’abituale buon giorno e l’immancabile buona domenica per via dei miei impegni ma questo sabato, oggi stamattina alla solita ora entro in edicola. Apro la tendina antimosca, saluto e vado verso il banco con i giornali..ma i giornali non ci sono. “Giorgio i giornali?” “Sandro, ciao, i giornali non li abbiamo più ci hanno tagliato anche quelli!” “Che vuol dire, spiegami” “Vuol dire che hanno razionalizzato anche i giornali o meglio le edicole. In pratica hanno calcolato che in base agli abitanti Portocannone dovesse avere una sola edicola e di conseguenza l’edicola con più smercio di giornali, riviste e altro. Ma la cosa bella è che l’altro edicolante non ha la merce necessaria, giornali, per soddisfare le richieste dell’intera comunità”. Mentre Giorgio continuava a spiegarmi il tutto io lo fissai con incredulità e stupore per due semplici motivi. Il primo più di carattere “gossip” ovvero che nel mio Paese non si leggesse molto , cosa risaputa ma che non fa scalpore perché unisce tutti gli italiani, e che di conseguenza di quotidiani e riviste in edicola se ne trovassero pochissimi e, il secondo di carattere più pratico e generale. La crisi è arrivata. La crisi ci è entrata in casa ma nessuna l’ha vista ma ora, tutti, cominciamo a sentirla e la prima vittima è cultura, la cultura di massa: l’informazione. Proprio qualche giorno addietro due testate giornalistiche un quotidiano locale “Oggi Nuovo Molise” e il periodico “Il Ponte Molise” chiudevano momentaneamente o definitivamente le proprie uscite nelle edicole per motivi diversi -nel primo caso per problemi di giustizia dell’editore e nel secondo caso per problemi economici, ma accomunati da un minimo comun denominatore l’informazione libera da vincoli politici che in questa regione è predominante, totalizzante. Le uniche due testate che in modi e stili diversi facevano, se così si può dire, la controinformazione mettendo i risalto ciò che in questa regione non andava ciò che lor signori combinavano e soprattutto ciò che lor signori non volevano si sapesse. Meno edicole, meno giornali, meno cultura, meno sapere. Il sapere è potere e se non possiamo informarci o meglio avere un’informazione completa avremo meno sapere e meno potere di decidere con la nostra testa. Proprio in questi giorni sto ultimando la lettura di un romanzo “Il Paese delle sposi infelici” di Mario Desiati dove si narrano le gesta di un gruppo di amici adolescenti nella Taranto dell’Italsider e dell’avvento di Giancarlo Cito arrivato grazie alle emittenti televisive private di sua proprietà e soprattutto attraverso la messa in onda di film porno. Il porno la nuova cultura, la cultura della carne. In Molise non siamo a questo e il potere non ci manda film porno gratis a casa ma la cultura della tetta è servita tutti i giorni. Dove per tetta s’intende la notizia della sagra della porchetta o piuttosto quella del grano con grandi e lunghi servizi senza dirci di come procedono, ad esempio, i tagli ai servizi primari o come risolvere il problema dannoso del debito sanitario o magari informaci del perché chiudono le aziende e i nuclei industriali son sempre più dei enormi cimiteri industriali. Ma in compenso ci informano della gioia di alcuni amministratori che vengono rinviati a giudizio su un processo invece che quattro oppure ci fanno sapere che ci sono fondi per l’agricoltura e per gli agricoltori senza spiegarci perché non esiste una filiera agroalimentare e perché lo zuccherificio del Molise vive boccheggiando di anno in anno o perché il conservificio funziona un anno sì e 5 no. È no, è proprio un brutto segno ma forse è il metodo per non farci soffrire è il sistema per ucciderci tutti. Partire dall’informazione, dalla cultura, dal sapere per compiere il delitto che nessuno vede ma che tutti sentono. Abbiamo la crisi in casa è nessuna l’ha vista. Si sta compiendo il delitto perfetto.

Alessandro Corroppoli 19.06.2010


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