Politicamente correttissimo

Superselezioni del turboprofessore Pieroni, che, sulla scia di san La Sala, Federico di tutti i testi, ci mostra la scientificità della vittoria dell’Unione dei cari prodi della sinistra democr...

martedì 25 aprile 2006.
 

Ma quanti sono i voti? Perché la Val d’Aosta non viene ricordata? Su Europa del 21 aprile 2006 viene pubblicata la lettera di Maria Chabod, elettrice valdostana, che riprende la notizia che nel computo della maggioranza alla Camera la legge elettorale escludeva sia la Valle d’Aosta che gli italiani all’estero. Risultato: la distanza effettiva tra Unione e CDL a livello nazionale è superiore ai 300.000 voti! Sul "Corriere" dello stesso giorno l’articolo di Stella riprende questo tema, ma solo in relazione al Senato. Anche qui, se nel computo generale del voto si comprendono anche gli elettori della Val d’Aosta, del Trentino e quelli residenti all’estero, lo scarto di voti al Senato a favore della CDL risulta fortemente ridimensionato (da 428. OOO a 141.000 voti). Con il risultato che al Senato la CDL non ha la maggioranza assoluta dei voti (il 50% +1), ma il 49,62%. E’ una circostanza che fa riflettere. Nei giorni scorsi tutto il paese è stato tenuto in scacco dal Cavaliere per quelli che sono poi risultati essere circa quattrocento voti, e non c’è stato uno, dico uno, dei nostri politici che gli abbia ripreso e contrapposto questi dati, e in modo particolare quello della Camera che mostrava quanto fosse netta la differenza a nostro favore. Certo il dato giuridicamente vincolante è quello che sappiamo, ma è mai possibile che nessuno abbia ricordato il dato politico di uno scarto di ben trecentomila voti? Giustamente Orlando nella replica alla Chabod parla di "bigottismo istituzionale" dei nostri politici. Franco Cassano

Diciamolo a Ciampi e a Prodi: l’Unione ha trecentomila voti più della destra

di FEDERICO ORLANDO (da Europa del 15 aprile 2006)

Cara Europa, grazie per la sollecitazione a Ciampi affinché dia subito l’incarico a Prodi e non sia il medico pietoso che fa la piaga cancrenosa. Non si tratta di tirare il presidente, che abbiamo tanto amato, per la giacchetta. Si tratta di prendere atto al Quirinale che la vittoria del centrosinistra c’è stata ed è molto più netta di quanto non dicano i 27 mila voti di differenza alla camera, sulla cui esiguità l’eversore di palazzo Chigi contava per “cambiare” il risultato. MARIA CHABOD, AOSTA

Cara signora, forse dalle vostre altissime cime le cose si vedono più chiare che dai nostri modesti colli romani. In realtà il presidente Ciampi avrebbe manifestato, prima del voto, questo orientamento: se il risultato fosse stato netto per una delle due coalizioni, l’incarico per il governo sarebbe venuto non appena costituito il nuovo parlamento (28-30 aprile); se il risultato non fosse stato netto, formare il nuovo governo sarebbe spettato al nuovo presidente della repubblica, per eleggere il quale si comincerà a votare il 18 maggio. Se fosse vero che Ciampi ha scelto il secondo corno del dilemma, vorrebbe dire che egli regalerebbe al paese almeno tre o quattro settimane (tutto il mese di maggio, in pratica) di governo-non governo Berlusconi: nel senso che lo sconfitto resterebbe a Palazzo Chigi fino all’arrivo del nuovo presidente del consiglio. E chi conosce la cultura padronale e antidemocratica di Berlusconi teme molto da quella permanenza anomala. Ma perché Ciampi avrebbe scelto i tempi lunghi? A mio giudizio, per un ossequio eccessivo alla lettera della legge-porcata. Come lei sa meglio di me perché vive ad Aosta, la legge-porcata esclude lei e i suoi centomila concittadini valdostani, che votate col sistema maggioritario uninominale per eleggere il vostro deputato, dal calcolo su piano nazionale dei voti proporzionali che fanno scattare il premio di maggioranza. Non contesto questa esclusione dal calcolo del premio. Contesto invece che, quando si dice «l’Unione ha vinto con soli 27 mila voti di maggioranza», si escludano tutti gli altri italiani che hanno votato per l’Unione, come voi valdostani, nonché gli italiani all’estero: tutti elettori di serie B, tutti elettori che votano, eleggono deputati, ma non contano quando si tratta di fare la somma dell’elettorato reale dell’una e dell’altra coalizione. E allora ricordo che i voti della Valle d’Aosta sono andati per oltre il 70 per cento a formazioni di centrosinistr a (43,4 per cento a Autonomie, che ha eletto il deputato, 30,7 a Vallée, 1,4 ai pensionati) e meno del 30 per cento alla destra (Forza Italia e An 17, fascisti vari 2,5, leghisti 2, Udc 2,9). E così, cara signora, i nostri poveri 27 mila voti di maggioranza diventano quasi centomila. Se poi aggiungiamo gli italiani all’estero, che hanno dato 43,3 per cento (e 6 seggi) all’Unione, 2,8 per cento e un seggio all’Italia dei Valori, 10,5 e un seggio a Italiani in Sudamerica, (totale oltre 600 mila voti); contro il 20,8 e tre seggi a Forza Italia, 66 mila all’Udc, 22 mila alla Lega, 7,5 e un seggio alla lista Tremaglia (totale 400 mila voti), vedrà che alla fine il corpo elettorale complessivo ha dato al centrosinistra oltre 300 mila voti in più del centrodestra. Risultato netto: nel 2001 Berlusconi vinse con 600 mila voti, non con milioni di voti. Qualcuno cominci a dirlo, nei Palazzi, nelle tv, nei giornali.


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