VALENCIA 2006 - SCANDALO AL SOLE di Ida Dominijanni*
Non è un obbligo, per un capo di stato andare a messa. Il serafico commento di Vladimir Luxuria all’ annunciata assenza del premier spagnolo Zapatero alla messa che Benedetto XVI celebrerà oggi a Valenzia non è in fondo così distante da quello di Joaquin Navarro-Valls: «Alla messa viene chi vuole». Solo che il portavoce del papa non è serafico bensì piccato: che Zapatero a quella messa ci volesse andare, e dunque ci andasse, era dato per scontato dalla diplomazia vaticana, tant’è che «la presenza di Zapatero non è mai stata affrontata durante la fase preparatoria. Chi l’avrebbe potuto immaginare? Daniel Ortega partecipò alla messa di Giovanni Paolo in Nicaragua, ricorda Navarro-Valls, Jaruzelsky a quella di Varsavia, perfino Fidel Castro seguì la messa durante lo storico viaggio di Wojtyla a Cuba. Adesso invece Zapatero si permette di disertare.. Il messaggio del premier spagnolo è chiaro e cristallino: un gesto più eloquente di mille discorsi per «mostrare» al papa e al suo paese la sua scelta di laicità. Di Zapatero s’è capito che lo stile è l’uomo: poche parole, parecchi fatti, sereno decisionismo, che si tratti di ritirare le truppe dall’Iraq o di mancare la messa papale. Uno stile che farebbe piacere vedere qualche volta anche in Italia, ma nel centrosinistra italiano non si vede,e se si intravede - cfr. il caso Mussi-staminali - viene prontamente bacchettato. Del resto i leader di sinistra - fatti salvi Capezzone, Villetti e Rizzo - si guardano bene dal commentare l’ultima bravata di Zapatero e restano nell’imbarazzato silenzio che sempre li avvolge quando c’è di mezzo il compagno spagnolo. Sicché altro non vedono che fantasmi i vari Bondi (Fi), Ronchi (An), Fabris (Udeur), quando partono all’arrembaggio contro «la sinistra zapaterista» che si anniderebbe nei ranghi del centrosinistra nostrano: e sì che la solerte presenza di Rutelli a Fiurnicino per la partenza del papa dovrebbe tranqillizzarli.
Del resto, come prendersela con la strumentalità dell’ineffabile Calderoli, che elegantemente invita Prodi a smarcarsi sui Pacs dalla «banda di finocchi», se il primo a ricordare il viaggio a Valencia a fini di politica Italiana è lo stesso Pontefice? il messaggio inviato a Napolitano prima di salire sull’aereo parla da solo. E la composta risposta di Napolitano, che riporta la difesa della famiglia alla Costituzione cioè alla legge degli uomini e non a quella di Dio, viene anch’ essa impugnata da una destra che si scopre improvvisamente paladina della Carta. Ma qui siamo al ridicolo e lasciamo perdere.
Che la messa di oggi all’incontro mondiale di Valencia, trasmessa in diretta dalla tv italiana che segue il papa come fosse il suo ufficio stampa, ribadirà l’estremismo di Benedetto XVI in fatto di famiglia è fuori discussione. il papa del resto non ha perso un solo attimo di tempo: ancora in volo ha ripetuto che la famiglia che sta «nei piani di Dio» è solo quella fondata sul matrimonio eterosessuale. E appena toccato il suolo spagnolo, ha emesso un messaggio di incoraggiamento ai vescovi spagnoli provati dalla «rapida secolarizzazione» di un paese «che tanto ha contribuito e deve contribuire alla testimonianza e alla diffusione della fede in tante parti del mondo». Siamo al punto. La messa di oggi si celebra a Valencia, ma guarda all’america latina. La laicità di Zapatero è un virus insidioso. Ha già attecchito nella fedele Spagna, modificando il senso di una cittadinanza che dà a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare.
Ma potrebbe diffondersi altrove. E allora perfino Fidel Castro potrebbe mancare alla prossima messa.
* il manifesto, 09.07.2006
Documenti NOI NON L’ASPETTIAMO Campagna contro la visita del Papa a Valencia di ADISTA n. N.54 del 15-07-2006
L’8 e 9 di luglio il papa verrà a Valencia per chiudere il V Incontro Mondiale delle Famiglie. Per la sua doppia carica - quella di capo di Stato del Vaticano e quella di capo della Chiesa cattolica - questa visita non lascerà indifferenti i cittadini, tanto i cattolici quanto coloro che non professano alcuna religione, soprattutto perché le posizioni della Chiesa influiscono sulla valutazione dei diritti e dei doveri della cittadinanza. Il sostegno incondizionato offerto dalle diverse ammini-strazioni locali e statali alla visita vanno ben oltre ciò che è tollerabile in uno Stato aconfessionale. Non è accettabile che le istituzioni pubbliche investano un ingente volume di risorse umane, economiche e infrastrutturali in un evento proposto da un’organizzazione, la Chiesa cattolica, che non rappresenta tutti e non risponde all’interesse comune che deve guidare l’operato dei poteri pubblici. Tanto più un evento che impone un modello escludente di famiglia. I gruppi, i collettivi e le organizzazioni che sottoscrivono questo documento, plurali ed eterogenei nelle loro posizioni politiche e ideologiche, confessionali o meno, dichiarano:
1/ Stato laico e società laica Non viviamo in una società con una sola cultura o una sola religione. Questa realtà è un tratto indiscutibile del-l’attuale momento storico e sociale, ma è anche un’opportu-nità per arricchire la nostra visione e vivere la solidarietà con "l’altro". Abbiamo il diritto ad essere e celebrare quello che siamo: atei, agnostici, religiosi, credenti, armonizzando le nostre credenze con quelle degli altri e della società per mezzo del dialogo e di pratiche concrete - la difesa dei diritti umani, sociali ed ecologici e di una società più giusta. Perché la convivenza sia possibile e positiva per tutti, è necessario, come condizione imprescindibile, che lo Stato sia laico e garantisca l’esercizio dei diritti di ogni gruppo. Chiediamo quindi che certi settori della Chiesa cattolica rinuncino alla loro arroganza confessionale e accettino che il futuro dovrà passare necessariamente per uno Stato laico ed una società laica basati sul rispetto e l’uguaglianza. Il go-verno deve agire secondo il principio di aconfessionalità consa-crato dalla Costituzione, legiferando secondo criteri di laicità e promuovendo il rispetto per la diversità.
2/ Vittime del neoliberismo Il neoliberismo si sviluppa e si espande creando povertà ed esclusione per le persone, i popoli e le regioni. Riven-dichiamo l’opzione morale ed etica per gli svantaggiati e denunciamo la legittimazione del neoliberismo da parte delle confessioni religiose (...). Esortiamo quindi l’intera società, e soprattutto le Chiese e le tradizioni religiose, a lavorare per un pianeta pulito, abitabile e sostenibile; a promuovere relazioni tra popoli e persone basate sulla solidarietà, la cooperazione ed il rispet-to reciproco; a impegnarsi per una cultura di pace, basata sulla nonviolenza attiva e sul dialogo come mezzi per risolvere i conflitti, e a optare per la smilitarizzazione di Stati e nazioni come garanzia di una pace giusta (...).
3/ Accordi tra la Chiesa e lo Stato Gli accordi firmati dalla Chiesa e dallo Stato spagnolo, il 3 gennaio 1979, sono all’origine di molte situazioni di privilegio della Chiesa cattolica e del suo conflitto con lo Stato. Questi accordi generano disuguaglianza tra la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, limitano la libertà delle due parti e presentano aspetti incostituzionali. Propu-gniamo quindi la loro abolizione.
4/ Lo Stato vaticano L’esistenza e il riconoscimento internazionale di questo minuscolo, artificiale, anacronistico, teocratico Stato, di cui è a capo il papa, sono un privilegio ed un attributo di potere che minano la rappresentatività dell’organizzazione interna-zionale delle nazioni. Ricordiamo che il Vaticano non ha firmato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Propugniamo quindi la soppressione di questo Stato.
5/ Il sistema educativo e la religione Difendiamo un sistema educativo pubblico, democra-tico, di qualità e valenciano. E questo non è compatibile con l’imposizione dell’insegnamento della religione da parte della gerarchia cattolica, con l’influenza della Chiesa sulla configurazione e la gestione del sistema educativo (...). La sfida di coesione sociale che ci viene dai giovani e dalla multiculturalità esige uno sforzo pubblico per creare con-dizioni di pari opportunità, per poter esercitare la libertà nel futuro.
6/ Cultura e lingua valenciana La tendenza a censurare la libertà di pensiero, l’espres-sione artistica e scientifica, la cultura, è un tratto caratte-ristico della storia della Chiesa cattolica lungo i secoli (...). Esigiamo la piena indipendenza della società e delle isti-tuzioni pubbliche di fronte a manovre censorie. (...) De-nunciamo con enfasi, come un attentato all’inculturazione e ai diritti umani, l’imposizione della lingua castigliana come pure il ruolo decisivo che la Chiesa ha giocato nell’imposi-zione di valori castigliani sulla nostra società (...).
7/ Ostentazione e miseria La maturità etica di una società si manifesta nel modo in cui sono trattati quanti occupano l’ultimo posto della scala sociale e nella priorità di obiettivi nella distribuzione del denaro pubblico. In una società democratica, sono le cittadine e i cittadini a valutare gli avvenimenti pubblici ed è a loro che spetta l’ultima parola. In primo luogo, di fronte alla visita del Papa, esigiamo moderazione nell’uso del denaro pubblico, sem-plicità, sobrietà e trasparenza finanziaria (...). Non dobbia-mo dimenticare che poco distante dal luogo in cui si monta un palco che costa più di 130 milioni di pesetas, gli im-migrati conducono un’esistenza miserabile sotto un ponte perché l’amministrazione valenciana non fornisce un ostello.
8/ Diversità di modelli familiari Da decenni assistiamo a una profonda trasformazione delle strutture familiari nella nostra società. Ci sono famiglie tradizionali, ampie o nucleari, monoparentali, ricostruite, omoparentali, con e senza figli, coppie di fatto. La libe-razione delle donne, il riconoscimento della dignità di gay, lesbiche, transessuali e bisessuali, le unioni civili, il divorzio, ecc., tutto fa parte di un’evoluzione che si scontra con l’opposizione intransigente dei settori più reazionari della società, ostili a qualunque cambiamento che implichi una perdita del potere simbolico e reale che esercitano sulla società in questo campo. Gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, e anche ragazze madri e divorziati sono stati stigmatizzati, perseguitati e anche bruciati e condannati a morte lungo il corso della storia. Anche la Chiesa cattolica ha, al riguardo, le mani sporche di sangue e ignominia. (...) Nel momento in cui il governo spagnolo rende più agile il diritto al divorzio o amplia il diritto al matrimonio civile (...), la gerarchia cattolica si oppone con tale veemenza da scendere in strada in rifiuto dell’amore tra persone dello stesso sesso, cosa che non ha fatto per la guerra in Iraq e in tante altre rivendica-zioni sociali. Vogliamo ricordare al papa e alla gerarchia cattolica che il diritto di legiferare sulle famiglie, il matrimonio o il divorzio appartiene al Governo e non alla Chiesa. (...).
9/ Donne Le Chiese, alcune più di altre, sono istituzioni segnate profondamente dal sistema patriarcale e dal maschilismo e lungo la storia hanno prodotto una teologia misogina che ha considerato le donne come istigatrici di tutti i mali, soprattutto riguardo al sesso (...). Malgrado questo, grazie alla loro lotta tenace e costante, le donne sono state in grado di ottenere condizioni d’uguaglianza nella società civile. Contro questa tendenza emancipatoria, la gerarchia cattolica tesse retoricamente le lodi della donna ma, nella pratica, preclude loro la libertà di scelta e giustifica persino l’abuso sulle donne (...).
10/ Diritti riproduttivi e salute sessuale L’uso di contraccettivi è ciò che più ha umanizzato i rapporti sessuali e ha investito le persone di responsabilità nelle decisioni riproduttive. La maternità e la paternità responsabili sono possibili grazie ai contraccettivi, alla ri-produzione assistita e alla fecondazione artificiale. Siamo quindi contrari alla dottrina della Chiesa che condanna tutto questo (...) e chiediamo una revisione della posizione tradi-zionale della Chiesa riguardo a tutto ciò che riguarda il sesso. I diritti riproduttivi sono internazionalmente ricono-sciuti come parte integrante dei diritti umani. Uomini e donne dovrebbero avere il controllo della loro sessualità ed essere in grado di decidere se avere figli, quando e come. (...) Chiediamo quindi che questi diritti siano garantiti in nome dell’autonomia delle donne.
11/ Contraccettivi, Aids e stigma sociale I contraccettivi sono il mezzo più adatto per garantire relazioni sessuali più sicure e sono stati raccomandati dal-l’Organizzazione Mondiale della Sanità per frenare la pan-demia di Aids. Riteniamo la gerarchia della Chiesa complice di questa pandemia con la sua incredibile condanna di questa misura di prevenzione sessuale (...). È indispensabile eliminare i messaggi punitivi diffusi dal pulpito, che hanno contribuito all’immagine dell’Aids come "castigo di Dio" (...).
12/ Bioetica Attualmente gli esseri umani hanno l’immensa fortuna di disporre di conoscenze scientifiche riguardo a molte que-stioni che fanno parte del processo orioginario della vita. Il progresso costante nella ricerca genetica e biotecnologica ci ha dato l’opportunità di curare e prevenire malattie prima incurabili. Migliorare le condizioni di vita, rendere la vita più sana e più umana è la missione più nobile dello scienziato. Se è vero che non tutto ciò che è possibile fare deve essere fatto - perché l’etica è inseparabile dalla ricerca scientifica - non capiamo la posizione della Chiesa che si oppone e condanna, per principio, la ricerca scientifica e la possibilità di mettere la scienza al servizio dell’essere umano. (...) Insomma, la differenza fondamentale tra il modello sociale difeso dal Vaticano e quelli proposti dalle realtà che sostengono questa Dichiarazione è che noi rispettiamo la diversità ideologica e la sua espressione nelle leggi e nelle norme di convivenza orientate a promuovere la libertà e la responsabilità. Il discorso ufficiale della Chiesa cattolica e di molte religioni intende imporre la propria ideologia a tutti i cittadini, attraverso le leggi e le norme di convivenza, indipendentemente dal fatto che si condivida o meno il loro punto di vista morale. Vogliamo denunciare la natura escludente ed esclusiva che caratterizza il discorso religioso. Per tutte queste ragioni invitiamo la società e i cittadini a esprimere una posizione critica liberamente ed attivamente. Con senso di responsabilità e di dignità.
WWW.ILDIALOGO.ORG, Martedì, 11 luglio 2006
Quanta distanza fra il Vangelo ed il Vaticano!
di Giovanni Sarubbi e Patrizia Vita*
"Poi chiamò a sé i dodici e cominciò a mandarli a due a due; e diede loro potere sugli spiriti immondi. Comandò loro di non prendere niente per il viaggio; né pane, né sacca, né denaro nella cintura, ma soltanto un bastone; di calzare i sandali e di non portare tunica di ricambio. Diceva loro: «Dovunque sarete entrati in una casa, trattenetevi lì, finché non ve ne andiate da quel villaggio; e se in qualche luogo non vi ricevono né vi ascoltano, andando via, scotetevi la polvere dai piedi come testimonianza contro di loro»." (Marco 6,7-11)
Siamo oramai abituati da tempo alle megaliturgie dei raduni organizzati dal Vaticano. Megaraduni ( o anche "mascherate", come li ha definiti qualche giornale spagnolo nei giorni scorsi) grandemente voluti da papa Woytila e che Benedetto XVI si trova come eredità. Una eredità, da quello che oramai si vede in modo molto evidente, non molto congeniale al "papa teologo", che non ha nulla del carisma e dell’abilità recitativa del suo predecessore.
Ciò che traspare da tali appuntamenti è la potenza, la forza di una chiesa che è oramai molto lontana dallo spirito evangelico che può ben essere rappresentato dai cinque versetti del Vangelo di Marco che abbiamo riportato in testa a questo articolo. L’immagine che l’evangelista Marco ci ha trasmesso è quella di missionari cristiani senza alcun potere materiale ma con l’unico potere "sugli spiriti immondi", cioè su tutto ciò che opprime l’umanità. Il compito affidato da Gesù ai suoi discepoli è quello della liberazione dell’umanità dalla paura indotta dai gestori del sacro, che hanno sempre usato le immagini demoniache per opprimere i popoli, per imporre al popolo, come dice il Vangelo di Matteo, "fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito".
E per liberare l’umanità da ciò che l’opprime non ce bisogno di usare il potere, di mega liturgie o di mega raduni che diano il senso di una chiesa potente ed invincibile che impone le proprie scelte al mondo intero, che sostituisce una oppressione spirituale con un’altra oppressione spirituale. L’evangelista Marco parla anzi di apostoli mandati "a due a due", piccoli gruppi che si sostengono con la solidarietà che man mano essi conquistano sul campo. Ed il Vangelo di Gesù non può essere imposto ad alcuno, dice il Vangelo di Marco negli due versetti che non rappresentano affatto l’immagine di una chiesa trionfante o che usa la sua forza per imporre il proprio credo. Tutto il contrario di quanto è successo nei giorni scorsi a Valencia, dove le manifestazioni di potenza e di sfoggio di ricchezza (come l’appartamento dove è stato alloggiato il Papa) sono state molteplici e sono andate anche molto oltre ciò che finora avevamo potuto vedere nei megaraduni vaticani.
Ma a Valencia si è verificato anche un altro fenomeno, su cui occorre riflettere, di cui nessun giornale italiano ha parlato e che viene testimoniato dalle foto che riportiamo. Per la prima volta, a nostra memoria, oltre alle folle osannanti, si è manifestato nella società spagnola, tradizionalmente cattolica, un vasto movimento antipapale che si è raccolto attorno allo slogan "jo no t’espere" ("io non ti aspetto") posto al di sotto di un segnale di pericolo, sul tipo dei segnali stradali, al cui centro è posto una mitria papale. Moltissimi balconi della città di Valencia (oltre 2000 secondo il sito che ha coordinato l’iniziativa), sono stati addobbati con questo manifesto il cui scopo è quello di promuovere "un mondo laico".
Ed è a questo popolo che ha risposto il premier Zapatero quando ha rifiutato, unico capo di Stato che finora lo ha fatto, di partecipare alla Messa celebrata dal Papa su un altare con una caratteristica particolare, che la dice lunga sulla distanza esistente fra i megaraduni vaticani ed il Vangelo di Gesù Cristo. Ci riferiamo al fatto che il palco, pensate un po’! , era "microclimatizzato". Mentre la massa dei fedeli era al sole a subire una temperatura di oltre trenta gradi, coloro che erano sul palco hanno potuto godere di una temperatura di 18-20 gradi. Questo palco, secondo alcuni siti spagnoli, è costato la bella cifra di ottocentomila euro e ciò ha provocato non poche proteste dei cittadini di Valencia, anche a seguito dell’incidente alla metropolitana di pochi giorni fa dovuto proprio alla mancanza di fondi per potenziare le misure di sicurezza. Ottocentomila euro che sono una vera e propria offesa alla povertà, di cui però tanto si parla negli spot della CEI per l’otto per mille. "Sono meno importanti le nostre vite della visita del Papa?", «perché la sicurezza dei cittadini ha meno valore della visita del Papa? » si sono chiesti gli organizzatori della protesta contro la visita papale che è sfociata anche in una vera e propria contro manifestazione a cui hanno partecipato alcune centinaia di cittadini di Valencia. Ma un’altra domanda si impone. Anche ammesso che l’organizzazione di tutto l’evento sia stata organizzata dalle autorità cittadine di Valencia, perché il Papa non ha rifiutato una spesa così colossale e non ha chiesto che tali fondi fossero destinati ai poveri? C’è un abisso fra ciò che è scritto nel Vangelo e ciò che viene praticato dal Vaticano. E’ una contraddizione che produce sempre più scollamento e disgusto fra gli stessi fedeli cattolici che vogliono vivere la loro fede senza ostentazioni e senza opprimere nessuno. E’ una contraddizione che, molto probabilmente, aumenterà anche per le scarse doti comunicative di Benedetto XVI.
Un’ultima annotazione, infine, riguarda la questione dei matrimoni gay contro cui la Chiesa Cattolica è notoriamente schierata. Il Capo del Santo uffizio, il Cardinale Levada, ha proposto addirittura "la disobbedienza civile" negli Stati che hanno approvato leggi che riconoscono i diritti delle coppie omosessuali. Ora, senza entrare nel merito della questione dei matrimoni gay, questa della "disubbidienza civile" su un terreno quale quello sessuale è veramente qualcosa di incredibile e apparentemente senza senso. Si può fare disubbidienza civile se a qualcuno viene imposto qualcosa che viola la sua coscienza. E’ disubbidienza civile, per esempio, quella del cristiano che rifiuta di indossare la divisa militare e di usare armi per non violare il comandamento del "non uccidere". L’approvazione in tanti Stati, fra cui l’Italia, di una legislazione che accoglie l’obiezione al servizio militare è stata dovuta, per esempio, proprio a quei cristiani che negli anni 60 e 70 hanno praticato la disubbidienza civile del rifiuto dell’arruolamento. Ma sul tema del matrimonio gay quale disobbedienza civile può compiere il cristiano, ad esempio eterosessuale, visto che la scelta di sposarsi, anche fra persone dello stesso sesso, non può essere imposto ad alcuno e nessuna legislazione, anche quella che prevede i matrimoni gay, lo contempla? Analogo principio vale, per esempio, per le leggi che regolamentano l’aborto: nessuna di esse impone ad alcuna donna di abortire, ci mancherebbe. In questo caso come si configurerebbe l’obiezione di coscienza cristiana? Abbiamo il sospetto che l’invito alla "disubbidienza civile" proposto dal Cardinal Levada richiami in realtà sinistri ricordi di epoche passate, quando le persone scomunicate, ed in particolare gli omosessuali, venivano bruciate sui roghi. E’ già successo anche nel secolo appena trascorso negli USA, dove la forte campagna antiaborista delle chiese fondamentaliste protestanti, fortemente alleate su questo tema con quella cattolica, hanno prodotto decine di omicidi di medici abortisti da parte di fedeli che poi hanno usato le citazioni bibliche per difendersi. Più che un invito alla "disobbedienza civile", quella del Cardinal Levada ci sembra una vera e propria istigazione alla violenza, come è tipico di tutte le religioni che si ritengono portatrici di verità assolute. Ma anche qui, quanta distanza fra il Gesù dei Vangeli ed il "Cristo" venerato, come un idolo pagano, dal Vaticano.
__________________
*
www.ildialogo.org/editoriali, Lunedì, 10 luglio 2006
EFFETTO ZAPATERO
Lidia Menapace - in un articolo su Liberazione - plaude al primo ministro spagnolo, Zapatero, che ha ricevuto il Papa «come capo di Stato», ma non è andato alla messa.
«Un gesto molto giusto - scrive - (...) che eventualmente serve a rendere più netta la differenza fra i due poteri». Plaudo anch’io alla decisione di Zapatero di non andare alla messa, ma non le attribuisco il significato della Menapace. Se la fede appartiene alla sfera della coscienza individuale, come sostiene la cultura liberale, e se Zapatero non è credente, come lascerebbe supporre la sua decisione, egli, non andando a messa, ha semplicemente riaffermato la validità del principio liberale ed esercitato, di conseguenza, la propria libertà di scelta. Se, al contrario, Zapatero è credente e ha deciso di non andare a messa per «rendere più netta la differenza fra i due poteri», egli è caduto - per eccesso di laicismo - in una doppia contraddizione. Ha contraddetto se stesso, come credente, abdicando contemporaneamente alla propria libertà di scelta. Ha contraddetto anche il principio liberale, come laico, ricollocando la fede nella sfera pubblica. Quel che si dice trasformare il laicismo in «religione di Stato».
La Menapace prosegue scrivendo che, in occasione di funerali di Stato, le «sembrerebbe giusto che i famigliari vengano richiesti se desiderano o no funerali religiosi e non vengano comunque obbligati alla sola presenza dei sacerdoti». Sottoscrivo anch’io, sempre in nome del principio liberale che relega la fede nella sfera della coscienza individuale e sancisce la conseguente libertà di scelta di ciascuno in materia religiosa. Ma, poi, la giornalista di Liberazione va oltre. «I semplici cittadini possono sempre prendere parte a funerali e matrimoni o altre cerimonie religiose per rispetto ai loro amici (...) Ma le autorità pubbliche sarebbe bene che mantenessero una più rigorosa distinzione tra le due sfere, specialmente quando si tratta di una messa, cioè di un evento solennissimo e intrinsecamente di fede».
Qui, da liberale, non la seguo più. Innanzi tutto, per la ragione che ho spiegato più sopra, a seconda che la cosiddetta «autorità pubblica» sia o non sia credente. In secondo luogo, per una ragione, diciamo così, più politica. Anche l’uomo politico, che partecipa a una cerimonia religiosa come i funerali di Stato perché credente, non tradisce ugualmente la «distinzione tra le due sfere» - e tanto meno la tradisce se non credente - in quanto egli, in quella circostanza, continua a rappresentare lo Stato, non la propria fede (e tantomeno la Chiesa). E ciò in ossequio alla formula classica liberale e cavouriana «libera Chiesa in libero Stato». Non a caso, infatti, Civiltà cattolica, la rivista dei gesuiti, ha messo in discussione proprio quell’«in» che inserisce la Chiesa nello Stato, negandole un’estensione anche civile che lo trascenda, secondo la concezione illuministica della Rivoluzione francese e dello stesso Primo emendamento del Bill of Rights americano. Che non ha certo impedito la diffusione di un forte spirito religioso, e la sua associazione a un non meno forte senso civico, nella società statunitense.
In conclusione. Non mi pare sia laicismo quello della Menapace, che fa una terribile confusione fra sfera della coscienza individuale, libertà di scelta, ruolo dell’uomo politico, credente o no che esso sia, in materia religiosa. A me pare, piuttosto, una bella manifestazione di bigottismo e di clericalismo politici.
Funerali e religione: quei laici confusi di Piero Ostellino, Corriere della Sera, 10 luglio 2006
LA LUXURIA DEL POTERE
Sono bastate poche settimane di governo dell’Unione per fare l’esperienza di quello che l’illustre
giurista Piero Pajardi, in un suo attualissimo libro, definiva la lussuria del potere.
Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori: affermazioni di ministri che si sarebbero attuate ricerche
e sperimentazioni sulle cellule staminali degli embrioni, che la famigerata "pillola del giorno dopo"
sarebbe stata, a breve, mutualizzata, che si sarebbero creati luoghi per aiutare i drogati "a
drogarsi"... e tutto questo con grandi inni alla libertà e alla democrazia che vivono in maniera totale
solo a Cuba e con inquietanti ricordi di un passato non propriamente esemplare di uomini ormai ai
vertici delle istituzioni.
Su alcune cose il popolo sovrano si è espresso in modo inconfutabile: con una maggioranza
schiacciante il fallimento del referendum sulla fecondazione assistita ha chiuso, anche, ogni
sperimentazione embrionale. Ma sembra che questo all’On. Mussi non faccia nessun problema.
Altre questioni sono in assoluta rottura con quei valori che il popolo italiano sente singolarmente
vicini alla propria mens e che il Papa Benedetto XVI ha definito "non negoziabili": la vita, la
persona, la famiglia, l’educazione.
Ma delle convinzioni del popolo il potere catto-comunista se ne fa "flocci". Siamo di fronte ad una
arroganza da "cafoni"
Le istituzioni hanno valore se sono "benedette", cioè di sinistra: in caso contrario sono da superare,
quando non da abbattere, per affermare la propria "egemonia" (sta tornando di moda questa orrenda
parola).
L’arroganza accompagna inevitabilmente un potere ideologico, sostanzialmente ancora totalitario.
Ma chi dice ancora che lo stalinismo è morto?
Nelle file dell’Unione militano anche dei cattolici, dichiarati e "famosi".
Molti si aspettavano che di fronte alle iniziative politiche o affermazioni tese a negare verità
sostanziali della verità cattolica questi cattolici avrebbero assunto una posizione critica e forse
anche dato vita, insieme ad altri cattolici, ad iniziative anche politiche che impedissero la sconfitta
della Chiesa, e quindi della civiltà.
Niente da fare. Come "l’ordine regnava a Varsavia", così l’ordine regna a Roma.
Ancora una volta la ragione di potere sconfigge la coscienza cristiana e la libertà personale.
Anzi uno di questi famosi uomini politici cattolici, approdato finalmente (?!) al PDS, dopo essere
stato Presidente diocesano di una grande associazione cattolica, capo ufficio stampa di una
prestigiosa università, fondatore dell’associazione cattolica "Città per l’uomo" ha detto
esplicitamente che salvare l’unità dell’Unione (bellissimo scherzetto semantico) era un valore che
superava tutti gli altri.
Anche la fede, anche l’unità dei cristiani nel Battesimo, anche l’obbedienza al Papa? Pare proprio di si.
Stiamo assistendo allo spettacolo miserevole della fine ingloriosa del cattolicesimo sociale, che è
stato un evento epocale per il nostro Paese e per la sua democrazia.
Don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e quella immensa schiera di cristiani che hanno, in politica,
difeso la Chiesa e promosso la democrazia hanno di che rivoltarsi nelle loro tombe
+ Luigi Negri
Vescovo di San Marino-Montefeltro
16 giugno 2006
Sull’altare il Sacro Graal. Papa Ratzinger ha celebrato la messa utilizzando il Sacro Graal.....
A. D. J. 2006: iL ’CATTOLICESIMO’ è MORTO! "Sull’altare il Sacro Graal. Papa Ratzinger ha celebrato la messa utilizzando il Sacro Graal" .... DA LONTANO, LA GIOCONDA, CON LA MADDALENA E TUTTE LE ALTRE DONNE DEL MONDO, ... E CON DAN BROWN E ZAPATERO, HA SORRISO - E SORRIDE ANCORA! Che ’giornata’ a VALENCIA !!!
Il Pontefice chiude il V Incontro mondiale delle famiglie in Spagna ribadendo la condanna contro Pacs e omosessuali. Oltre un milione e mezzo di fedeli in piazza per la messa
Valencia, il Papa ’benedice’ il matrimonio "Difendiamo le unioni tra uomo e donna"
Un monito anche agli italiani: "Non disperdano il patrimonio morale, spirituale e sociale del Paese" Il prossimo appuntamento per le Famiglie sarà in Messico nel 2009*
VALENCIA - Un milione e mezzo di fedeli hanno assistito alla Messa del Papa a Valencia, in Spagna. Nell’avvenieristica Città delle Arti e delle Scienze, erano presenti alla cerimonia di chiusura del V Incontro mondiale delle famiglie, re Juan Carlos e la regina Sofia ma non il premier Zapatero. Il primo ministro spagnolo ha preferito non partecipare alla funzione nonostante ieri sera avesse cercato, attraverso fonti a lui vicine, di ridimensionare tensioni e divergenze che lo allontanano dalle posizioni di Papa Ratzinger.
"Il matrimonio, meravigliosa realtà". Nella lunga omelia, interrotta più volte dagli applausi, il pontefice ha ribadito il suo messaggio a difesa della famiglia e "della meravigliosa realtà del matrimonio", ripetendo una dura condanna contro le coppie omosessuali e i Pacs.
Ha detto il Papa: "La famiglia è fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna. Riconoscere e aiutare questa istituzione è uno dei più importanti servizi che si possono rendere al bene comune e allo sviluppo autentico degli uomini e delle società".
Concetto ribadito nel telegramma che dall’aereo che lo riportava in Italia, il Pontefice ha inviato al presidente della Repubblica Napolitano: tutelare la famiglia basata sul matrimonio contro le "molteplici insidie" che ne pregiudicano la stabilità.
"Italiani, difendete la famiglia". E un riferimento il Papa l’ha riservato anche all’Italia invitandola a "difendere" la famiglia "di fronte alle sfide dell’epoca attuale". Benedetto XVI ha reiterato l’appello a tutti gli italiani affinché non disperdano "il patrimonio morale, spirituale e sociale della diletta nazione".
"Educazione cristiana è educazione alla libertà". Ma è stato nel passo dell’omelia riservato al concetto di libertà che il pontefice ha rimarcato la differenza tra l’interpretrazione che il mondo cattolico assegna alla parola, e quella attribuita dai promotori delle leggi libertarie spagnole. Ha detto il Papa: "Nella cultura attuale si esalta molto spesso la libertà dell’individuo inteso come soggetto autonomo come se egli si facesse da solo e bastasse a se stesso, al di fuori della sua relazione con gli altri, come anche della sua responsabilità nei confronti degli altri".
"Si cerca di organizzare la vita sociale - ha proseguito il Pontefice - solo a partire da desideri soggettivi e mutevoli, senza riferimento alcuno a una verità oggettiva". In tale contesto, ha osservato ancora il Papa, "la Chiesa non cessa di ricordare che la vera libertà dell’essere umano proviene dall’essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio. Perciò, l’educazione cristiana è educazione alla libertà e per la libertà".
Sull’altare il Sacro Graal. Papa Ratzinger ha celebrato la messa utilizzando il Sacro Graal, quello che si ritiene essere il calice usato da Gesù nell’Ultima Cena e conservato nella cattedrale di Valencia da tempo immemorabile. Già ieri, il Papa aveva voluto venerare la reliquia poche ore dopo il suo arrivo in Spagna.
Prossimo appuntamento in Messico. Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie sarà in Messico. E’ stato Benedetto XVI a comunicarlo al termine dell’Angelus, prima della benedizione finale: "Ho la gioia di annunciare che il prossimo incontro si celebrerà l’anno 2009 a Città del Messico". "Benedicto hermano, te siento mexicano" hanno risposto i numerosi gruppi di messicani. "Grazie a Dio e alla Vergine di Guadalupe" gridavano sventolando la bandiera nazionale: "Lo aspettiamo con le braccia aperte". (9 luglio 2006)
* WWW.REPUBBLICA.IT, 09.07.2006.
Fidel Castro potrebbe mancare alla prossima messa, perchè a Cuba l’aspettativa di vita media è di 77,41 anni, e lui fra poco ne compirà 80.
A riguardo di Zappa-terra, volevo far osservare all’ampia platea di questo giornale, che il carismatico (che bei occhi !) leader españolo ha introdotto nella scuola una nuova materia:l ’Education para la Ciudadania (por favor non confodiamo quest’ultimo termine con il nostro: "ciotia"!), che sarà obbligatoria dalle elementari al diploma superiore. A che serve questa nuova materia ? Ma semplicemente a indottrinare ideologicamente i giovani secondo i gusti del nostro José Luis Rodríguez, poichè il contenuto della nuova materia è stato deciso dalle riunioni del ministero senza interpellare genitori e professori.
Alla faccia della Costituzione spagnola, caro Federico, che contempla il diritto fondamentale dei genitori di scegliere la formazione morale e religiosa dei propri figli secondo le loro convinzioni e non quelle di Zappa-terra !
Hasta la vista !Biasi (El Matador)
Caro GUGHI ....
Senza parole - FORMIDABILE INTERVENTO !!! Buona giornata, e VIVA l’ITALIA. Grazie! Good luck, anche a Te !!!
Federico La Sala
Molto divertente, UGHI o GUGHi o Yoghi ?? Anche il tuo compagno Bubu, che si complimenta con te, non è da meno ! Bravi bravi ! Quando non avete più argomentazioni, passate alle offese personali !Mi sorprende solamente quella "cima" del professore...tante arie da intellettuale per poi scadere così in basso e mettersi allo stesso livello del primo provocatore da strapazzo.
Saluti affettuosi a entrambi. Biasi (il vostro Ranger)
Caro Federico, anche il mio "El Matador" era ironico. Poichè si discuteva di Zapatero e della sua España, mi ero ispirato a quello spettacolo sanguinario - considerato da Hemingway come una metafora tragica della nostra vita - chiamato "corrida de toros", che spero vivamente venga abolito al più presto ( è già nata in Spagna una lobby parlamentare in tal senso).
Poichè, a quanto pare, al nostro "Yoghi" piacciono le offese gratuite e le provocazioni, ogni pretesto sarà buono per seminare zizzania.Gli ricordo comunque che per entrare in Paradiso occorrono "coglioni d’acciaio", perchè la porta è stretta ed angusta la via...
Cordialmente ti saluto. Biasi (il tuo Tiger Jack!)