[...] Le donne mettono al mondo e curano quei corpi che la globalizzazione destina ogni giorno di più ad un mondo senza pianeta, ad un domani senza futuro.
La contraddizione di genere, che informa le relazioni tra uomini e donne, offre chiavi d’interpretazione fondamentali per capire i problemi della contemporaneità. Il conflitto di genere, se attivato consapevolmente e responsabilmente, modifica alla radice il modo di pensare e agire il cambiamento.
Pensiamo che la politica ne abbia un bisogno sostanziale [...]
SCUOLA DI POLITICA DEL FORUM DELLE DONNE del PRC
In collaborazione con Alternative Europa
IV Campeggio nazionale - 2-8 settembre 2006 "Addaura residence" Palermo (Mondello) *
Laicità e spazio della polis
2 settembre
ore 16,00 - Arrivo e accoglienza delle/dei partecipanti
3 settembre
ore 15 - Introduzione alla scuola di politica (Daniela Dioguardi)
ore 16 - Il potere del sacro o il sacro come potere: integralismi e fondamentalismi religiosi
introduce Imma Barbarossa
intervengono Letizia Tomassone (pastora valdese), Lisa Clark (Beati i costruttori di pace)
*con Scipione Semeraro
4 settembre
ore 10 - continuazione dibattito del giorno precedente
ore 15 - Dio patria famiglia: per una critica dell’ordine patriarcale
Introduce Eleonora Forenza
Intervengono Lidia Menapace e Giusi Ambrosio
*con Elettra Deiana e Catti Cifatte (Comunità di base di Oregina - Genova)
ore 21,30 - Proiezione video di Rosella Simone e Federico Mininni
"Intervista ad Adriana Zarri sul patriarcato"
5 settembre
ore 10 - continuazione dibattito del giorno precedente
ore 15 - Donnità e maschilità, oltre le gabbie identitarie
Introduce Linda Santilli
Intervengono Monica Lanfranco e Vladimir Luxuria
*con Claudio Vedovati
6 settembre
ore 10 - continuazione dibattito del giorno precedente
ore 15 - Lo spazio dell’etica pubblica
Introduce Stefano Ciccone
Intervengono Maria Luisa Boccia, Beatrice Busi, Mariella Pasinati
*con Marco Deriu
ore 21,30 - Spettacolo musicale
7 settembre
ore 10 - continuazione dibattito del giorno precedente
ore 15 - Un nuovo inizio. A partire da Usciamo dal silenzio e da un anno di dibattito su Liberazione. Discussione aperta: proposte e iniziative politiche
Intervengono Angela Azzaro e Lea Meandri
* con Carla Cotti, Beatrice Busi, Eleonora Cirant, Bianca Pomeranzi, Saverio Aversa, Daniele Zaccaria ...e altr@
ore 21,30 - Proiezione del documentario "Feste in tempo di Pace - saperi e sapori di paesi lontani". Un progetto ideato e realizzato da Luisa Di Gaetano, riprese e montaggio di Ippolito Simion
Sarà presente Luisa Di Gaetano
8 settembre
Gita al sito archeologico di Selinunte (intera giornata con bagno nelle limpide acque del Mediterraneo)
Altri interventi previsti
Mercedes Frias, Giovanna Capelli, Rita Corneli, Patrizia Bortolini, Cinzia Mancini, Jones Mannino, Emma Baeri, Elena del Grosso, Sandro Bellassai, Antonella Monastra, Anna Di Salvo, Alessandra Siracusa, Giovanna Fiume, Simona Mafai, Valeria Ajovalasit, Lady Oscar, UAAR.....
___
Cos’è il Forum
Il Forum delle donne di Rifondazione comunista è un soggetto politico femminista, formato da donne comuniste che hanno a cuore il progetto di un radicale cambiamento anticapitalistico del mondo. Ma non può esserci nessun cambiamento senza rimettere in discussione l’intreccio assai stretto che esiste tra il capitalismo e il patriarcato e senza che le donne siano protagoniste libere e responsabili della politica.
Questo è il nostro stare in Rifondazione comunista. L’intreccio tra il capitalismo e il patriarcato si esprime oggi in forme inedite, che devono essere analizzate alla luce delle trasformazioni intervenute nel mondo nel corso del Novecento, a cominciare da quella straordinaria rivoluzione delle donne che ha lasciato un segno su tutto. Un segno - diciamo noi - duraturo, nonostante i molti tentativi di restaurazione misogina oggi in atto in tutti i Paesi del mondo e nonostante la persistenza di forme odiose ed estreme d’oppressione e sfruttamento delle donne.
Un segno da cui partire per ridare significato alla politica. Nei processi della globalizzazione neo-liberista, caratterizzati dal ritorno della guerra, dalla militarizzazione dei territori, delle culture, delle menti, dall’ossessiva volontà di erigere nuovi muri contro ogni diversità, dalle rinnovate forme di un infinito e devastante saccheggio del pianeta, le donne, con la loro stessa esistenza quotidiana, portano alla luce le contraddizioni essenziali tra le scelte del capitalismo globale e i bisogni primari e fondamentali dell’umanità.
Le donne mettono al mondo e curano quei corpi che la globalizzazione destina ogni giorno di più ad un mondo senza pianeta, ad un domani senza futuro.
La contraddizione di genere, che informa le relazioni tra uomini e donne, offre chiavi d’interpretazione fondamentali per capire i problemi della contemporaneità. Il conflitto di genere, se attivato consapevolmente e responsabilmente, modifica alla radice il modo di pensare e agire il cambiamento. Pensiamo che la politica ne abbia un bisogno sostanziale.
Noi lavoriamo perché la storia delle donne, i punti alti della loro riflessione teorica, le loro lotte, le loro conquiste di libertà, incontrino la passione politica di nuove generazioni di donne e rimettano in moto la politica di tutte noi. E spostino, arricchendolo in profondità, il punto di vista degli uomini che hanno a cuore il cambiamento. Lavoriamo perché tutto questo diventi un’indispensabile risorsa delle analisi e della pratica politica del Prc. La storia del Forum delle donne è interna alla storia del Prc ma insieme esterna e fortemente asimmetrica: una storia difficile, complessa e anche conflittuale, perché Rifondazione comunista è stato e continua ad essere un partito fortemente segnato dai limiti tradizionali della politica maschile.
Ma è un partito che non ha rinunciato ad una critica radicale del capitalismo, dello sfruttamento del lavoro, della guerra, del razzismo. Un partito che vuole ancora lavorare per cambiare lo stato di cose esistente, che oggi cerca strade nuove per la politica con il movimento dei movimenti, con i soggetti nuovi che la crisi della globalizzazione e del pensiero unico mette in azione. Per questo stiamo in Rifondazione comunista.
* www.forumdonnescuoladipolitica.it/
A Mondello di Palermo, fino all’8 settembre, la quarta edizione del campeggio del Forum delle donne. Cinque seminari, tanti protagonisti C’è ancora bisogno di “bambine cattivissime”
di Linda Santilli (Liberazione, 03.09.2006)
Il quarto campeggio di scuola di politica del Forum delle donne si svolgerà a Mondello di Palermo dal 2 all’8 settembre di fronte al mare e quest’anno sarà sul tema “Laicità e spazio della polis”. Se volete saperne di più potete entrate nel sito www. forumdonnescuoladipolitica. it. Lì troverete le informazioni che cercate. Ma prima di arrivare alla sezione apposita, in apertura della pagina web noterete una banda a sfondo rosso acceso con una frase in corsivo che scorre in continuazione. La frase, della poeta nera lesbica Audre Lorde, è questa: «Non si può smantellare la casa del padrone con gli strumenti del padrone». E al centro della pagina la celebre foto della bambina cattivissima che preferisce andare ovunque piuttosto che (solo) in paradiso.
Frase e foto, che ci hanno accompagnate idealmente in tutte le edizioni dei campeggi precedenti e ci accompagneranno anche nella prossima, non le abbiamo mai sostituite e non per pigrizia ma perché rappresentano l’autenticità del nostro progetto originario, ciò che ci mosse cinque anni fa ad avviare quell’esperienza di auto-formazione femminista a cui abbiamo dato il nome ambizioso di scuola di politica.
A muoverci allora fu una duplice consapevolezza: che per leggere criticamente il mondo e per cambiarlo, per un’alternativa sociale, politica, simbolica all’ordine di cose esistente fosse necessario trovare altri strumenti. E che, in questo difficile percorso di ricerca di nuovi strumenti, l’elaborazione e le pratiche di disobbedienza delle donne contro l’ordine patriarcale del mondo rappresentassero un patrimonio politico e culturale densissimo da cui attingere, fossero linfa vitale per pensare e agire il cambiamento della politica - del mondo - di noi stesse. Siamo ancora di questa idea.
Abbiamo tentato, negli spazi accoglienti e solari della terra del sud che ha ospitato i nostri incontri nazionali, di affrontare alcuni nodi per noi di fondamentale importanza per comprendere il contesto in cui viviamo, la globalizzazione neoliberista, dunque la Guerra permanente, i fondamentalismi, le nuove forme di sfruttamento, violenza, mercificazione, alienazione umana, precarietà, paure, insicurezze che segnano la nostra epoca. Insomma i tanti volti di quell’intreccio tra capitalismo e patriarcalismi che è l’elemento propulsore di tutto ciò e che fa prepotentemente perno sul dominio maschile del corpo femminile, sul potere materiale e simbolico di un sesso sull’altro.
Questioni che ritornano, si richiamano l’un l’altra di anno in anno quasi fossero parole chiave legate tra loro inestricabilmente da un filo robusto che è una morsa contro la libertà femminile.
Il quarto campeggio
A Mondello di Palermo nei cinque seminari che si susseguiranno da domenica e venerdì cercheremo di affrontare da varie angolature il tema della laicità e i nessi tra laicità e patriarcalismi, fondamentalismi, etnicismi, familismi, violenza e potere, potere del sacro e crisi della politica; infine corpi, autodeterminazione, libertà femminile.
Tanti gli interventi previsti (che comunque lasceranno ampio spazio alle iscritte e gli iscritti per dire la loro): dalla pastora valdese Letizia Tomassone a Lisa Clark, da Lidia Menapace a Elettra Deiana, da Imma Barbarossa a Giusi Ambrosio, a Catti Cifatti, a Bianca Pomeranzi e a tante altre.
Insieme a loro vogliamo interrogarci su questo tema, scelto quasi come sbocco obbligato al bisogno comune e forte di riflettere collettivamente su quanto è accaduto negli ultimi anni anche in Italia, dove il nesso tra negazione del principio di laicità dello stato e negazione del principio di autodeterminazione femminile non è stata una allucinazione di qualche visionaria femminista ma un dato di fatto tragico che le donne hanno pagato sulla propria pelle, e la democrazia nelle sua fondamenta.
Un paese - il nostro - in cui le gerarchie cattoliche hanno condotto (senza alcuna intenzione di mollare la presa) una crociata di violenza inusitata contro la libertà delle donne, contro la libertà di orientamento sessuale e il diritto di scegliere le forme di relazioni affettive e sessuali, e dove si è sedimentata nel profondo della società quella cultura familista propria del berlusconismo, di cui la legge 40 è il simbolo.
A partire da questo punto d’osservazione ci interrogheremo guardando in avanti, tentando cioè anche di capire che cosa fare nella nuova fase politica che stiamo vivendo, quali iniziative, quali eventuali forme di lotta mettere in campo, sapendo che qualcosa di importante è già accaduto.
Il movimento delle donne è tornato a farsi sentire, e questa è la grande novità che fa un po’ da telone di fondo del nostro appuntamento, a cui infatti non mancheranno tante delle protagoniste di “Usciamo dal silenzio” di varie città, come Lea Melandri, Eleonora Forenza, Giovanna Capelli, Anna Simone, Beatrice Busi, Eleonora Cirant ed altre.
Con loro, nell’ultimo incontro di chiusura a cui parteciperanno anche Angela Azzaro e Carla Cotti, che porteranno l’esperienza importante di un anno di dibattito femminista su Liberazione, tenteremo di fare un bilancio e affronteremo il tema del che fare. Come rifondare un pensiero laico? Quale politica fare sapendo che la maggioranza delle forze politiche oggi al governo non ha intenzione di dare un segnale di svolta sulle questioni che più ci stanno a cuore (ad esempio la legge 40) e sapendo che gli uomini non sono nostri alleati?
Gli uomini non sono nostri alleati ma alcuni di sicuro lo sono. Stefano Ciccone, Marco Deriu, Claudio Vedovati, Scipione Semeraro e Saverio Aversa interverranno agli incontri del campeggio. Diversi di loro portano avanti un lavoro di riflessione collettiva sulla propria maschilità, provano a riconoscersi come parzialità, a mettersi in discussione come genere, con la consapevolezza del fatto che anche la libertà degli uomini ha bisogno del gesto sovversivo della bambina cattivissima.
“GESU’” E “MARIA”... CHE ’BELLA’ E ’SANTA’ ALLEANZA!!!
Una nota sull’ordine simbolico della madre ...e del figlio
di Federico La Sala (www.ildialogo.org, Venerdì, 03 marzo 2006 )
Dalla teoria alla pratica: Ratzinger - Benedetto XVI apre alla donna-MADRE e Luisa Muraro (la teorica dell’ordine simbolico della MADRE: cfr. Intervista[*], “Più che di morale, ci dice qualcosa di Dio”, a c. di Lorenzo Fazzini, Avvenire, 02.03.2006) apre all’ uomo-FIGLIO - e tutti e due stringono una “santa alleanza” e ... partono per sogni incestuosi sul ’corpo’ e sul ’trono’ di "DIO". GESU’ e MARIA!!!...e questo che cosa è se non la teorizzazione e la santificazione dell’incesto e della struttura edipica, ’cattolica’ - ’universale’, di cui Freud - ’Giuseppe’ (il grande interprete dei sogni) ha denunciato abbondantemente vita morte e miracoli, “peste” e “corna”!!! Dopo la tempesta di vento e la chiusura del Libro, al funerale di Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II (del cui travaglio non si è proprio capito e voluto far capire niente), per queste pacchianate pre-evangeliche non c’è proprio più futuro!!! Cerchiamo di svegliarci.... e cerchiamo di capire che significa essere esseri umani!!! (03.03.2006) Federico La Sala
[*]
«PIU’ CHE DI MORALE, CI DICE QUALCOSA DI DIO» Luisa Muraro:«Nell’enciclica si coglie il senso del mistero» di Lorenzo Fazzini (Avvenire, 02.03.2006)
Ha letto l’enciclica Deus est caritas come donna impegnata nella riflessione filosofica ed ermeneutica. E pure come persona che «non aderisce a nessun credo», ma «non per questo anticlericale», come lei stessa si è definita. Luisa Muraro, filosofa della differenza sessuale, analizza il documento papale sull’amore scoprendo «bagliori caldi» di pensiero nel testo di Benedetto XVI. Condividendo in maniera convinta la critica di Ratzinger al marxismo in nome di un «qui e ora inattingibile al pensiero e assoluto» rispetto a ogni strumentalizzazione.
Quali sono questi punti "caldi" del documento di Benedetto XVI? «Due, soprattutto: quando dice che "il programma del cristiano è un cuore che vede". E quando scrive che "Dio ci coglie di sorpresa". Credo che questi elementi vengano proprio dal suo cuore, che li abbia scritti senza la preoccupazione della dottrina. Qui il Papa vuole - a mio parere - comunicare il senso del divino che ha dentro di sé. Non gli interessa la morale, ma qualcosa di Dio, che a noi arriva proprio nel modo in cui lui lo percepisce. Si sente, in questi frangenti, che Benedetto XVI è uno come noi, che parte dalla sua bisognosità creaturale di Dio, e ci comunica quanto lui stesso ha provato di Dio».
«Un cuore che vede» è un’espressione quasi materna... «Sì, è vero, mi ha richiamato subito la figura della madre verso il proprio figlio. E vorrei ricordare quanto lo psicoanalista inglese Donald Woods Winnicott diceva delle mamme "sufficientemente buone", che in quanto tali adempiono il programma cristiano, così come lo prospetta Benedetto XVI. Anche se devo sottolineare che nell’analisi dell’amore compiuta nell’enciclica manca il riferimento all’amore materno».
Nel suo testo il Papa critica il marxismo da un punto di vista inedito: «L’uomo che vive nel presente viene sacrificato al moloch del futuro». Qui e altrove Benedetto XVI sembra fare spazio ad una prospettiva di "trascendenza terrena" che può unire credenti e non credenti: cosa pensa al riguardo? «Questo mi sembra una questione cruciale, che considero il punto più alto dell’enciclica. Finora il marxismo respingeva la religione in quanto rimandava al Cielo ciò che doveva essere un’esperienza umana, da sperimentarsi qui e ora. In questo passaggio, invece, Benedetto XVI segna un punto importante nella critica al marxismo: rifacendosi ad un "qui e ora", il Papa afferma la precedenza del presente sull’assente. E segna un’affermazione fondamentale della metafisica nei confronti della religione moderna e postmoderna, che su questo punto è un macchinoso marchingegno che si fonda sul filo dell’assenza. Per il Papa questo "qui e ora" è la presenza dell’amore. E Benedetto XVI si oppone alla modalità pratica del marxismo, che usa l’altro per ottenere un suo fine - con effetti aberranti, come si è visto nella storia. A tutto questo il Papa contrappone la testimonianza di un "di più" presente nell’amore cristiano che rende visibile un assoluto che nessuno può controllare. Questo, a mio giudizio, è il punto cruciale dell’intero testo, perché il "qui e ora" come testimonianza dell’amore rimanda a un altro che è inattingibile e che nessuno può possedere in maniera speculativa. Infatti l’amore è il punto di contatto fra quello che noi siamo nella nostra finitezza e l’infinitezza (per usare un’espressione di Simone Weil) che i cristiani chiamano Dio, che è appunto amore».
Ecco, bravo, caro Federico, impara da questa Santa Alleanza. Impara da questa "educatrice specializzata" del Verbo di Dio nel suo apprendistato dei modi umani. Dopo aver lavorato all’umanizzazione di Dio, Maria lavora alla divinizzazione degli uomini.Lavora anche per te e per me. Impariamo dall’anunione indissolubile tra lo Spirito e Maria. Questa unione è talmente perfetta che lo Spirito agisce unicamente tramite Maria, sua Sposa. Se Pietro è il portavoce di Cristo, Maria ne è il portasilenzio. Lei ci aiuta a fare ciò che essa faceva così bene:meditare nel suo cuore i gesti e le parole di suo Figlio (Lc 2,19-51). Lascia perdere per un pò Freud, l’antropologia, la politica, le leggende metropolitane sulla Chiesa e concentrati sul significato profondo di quel TOTUS TUUS del papa polacco. Preparati con Maria a ricevere il dono di Dio. Ricorda che Maria è mater cioè colei che agisce essenzialmente dalla parte della materia, colei che prepara la materia. È quanto che ha fatto nell’incarnazione fornendo la carne nella quale Dio si è incarnato ed è quanto può fare benissimo oggi disponendo le nostre anime ad accogliere ogni grazia. Altro che pacchianate !!
Saluti. Biasi
REALITY SHOW: L’ORDINE SIMBOLICO DEL "GRANDE FRATELLO" E DI "MAMMASANTISSIMA"
Caro Biasi ... ho capito che non sai né come nascono i bambini e le bambine né niente e neppure del messaggio eu-angèlico (di Maria, di Giuseppe e di Gesù) , e allora non fartene un problema! Vivi felice nella tua ’cattolica’ casa del "grande fratello" e di "mammasantissima".
M. saluti ed ... eu-serata,
Federico La Sala
Il Forum donne Prc dedica la Scuola di politica a “Laicità e spazio della polis” Il nesso tra patriarcato e sacro va spezzato. La laicità è donna
di Imma Barbarossa (Liberazione, 03.09.2006)
Può sembrare una civetteria la scelta, quest’anno, da parte del Forum delle donne, di tenere il campeggio della scuola di politica a Palermo (dal 2 all’8 settembre) sulla laicità. Può sembrare una forma intellettualistica e persino snobistica di mettersi “a lato” della “grande politica”, ai margini del “cuore della politica”, occupato dalle grandi questioni delle missioni italiane all’estero, della finanziaria, del lavoro, dell’immigrazione. Ma qualora sembrasse così, davvero saremmo lontanissimi proprio dal cuore della politica. In realtà il tema della laicità entra direttamente nello spazio della politica, anzi direi nel vuoto della politica, si spinge a declinare in forme inedite non già (o non solo) l’indipendenza dello Stato dalle Chiese, ma l’intreccio tra politica ed etica, tra politica e vita, tra politica e libertà. » entrata in crisi la politica concepita come funzione del potere; chi non se ne accorge continua a celebrare stanchi rituali avvolti dall’incenso di un’autosufficienza rinsecchita e sorda a quella progettualità di trasformazione che solo sulle soggettività può trovare il suo ancoraggio. Una politica senza etica ci tocca di vivere e quando è così, è la religione (o le religioni) che si fa etica sì che l’etica sacralizzata dalla religione si propone come agenzia morale e comincia a parlare in nome di Dio a tutti e a tutte (Galimberti).
A parlare delle donne e degli uomini, a nome delle donne e degli uomini, a dettare norme di convivenza privata e pubblica, a suggerire modalità di costruzione di leggi e forme statuali. Ma soprattutto ad invadere la libertà sessuata delle donne, a considerare le donne funzionali, complementari, curatrici “naturali” e forzate dispensatrici di benessere. La vicenda del referendum sulla legge 40 da questo punto di vista è esemplare. Enzo Mazzi in un articolo sul “Manifesto” del 3 luglio 2005 notava come, al di là della santificazione degli embrioni, ci stava davanti il rapporto tra etica e potere, tra l’affidarsi al potere del sacro legalizzato dallo Stato o invece alla responsabilità umana (e femminile). Gli elettori e le elettrici si gettarono nelle “braccia paterne” e rassicuranti di chi, come la Chiesa cattolica, si mostrò capace di coniugare etica e potere, nel vuoto della politica laica.
Molti editorialisti considerano positiva la formazione agostiniana (non tomistica) di papa Ratzinger, ma sta proprio in questa formazione la subordinazione della città terrena alla città celeste, una città terrena in cui tutti/e saremmo funzionali a una salvezza ultraterrena; in particolare alle donne toccherebbe il compito gratificante di facilitare la salvezza degli uomini. Il sacro si espande sulle donne, le avvolge, le cattura, le mette in soggezione; e questo sacro viene officiato da ministri di culto e - per loro conto - dagli “uomini colti” (V. Woolf), a cui le donne vengono affidate in una forma di perenne tutela.
» il patriarcato in tutte le sue forme, occidentale, capitalistica, liberista, islamista, proletaria, sottoproletaria. Le donne sono quote nei governi, nei parlamenti, nelle assunzioni, negli eserciti, tutt’al più vittime degli islamici. La polemica di questi giorni agostani sulla vicenda della ragazza pachistana (articolo di Merlo e dintorni) la dice lunga: i maschi occidentali e “democratici” respingono l’oppressione feroce delle donne verso l’altra parte del mondo, verso quegli islamici invasori (Merlo arriva persino a scrivere le «nostre donne», nostre di chi?). A Merlo è stato risposto quasi sempre in maniera politically correct che i reati sono individuali e che i “nostri uomini” uccidono e stuprano un giorno sì e uno no, in casa e per strada, da singoli o in branchi (efficace l’elencazione di Emanuela Moroli su questo giornale). Ma non basta. » vero, tuttavia, che il possesso del corpo delle donne in Occidente (per semplificare) non è istituzionalizzato in codici e leggi: la forza dei movimenti delle donne ha spazzato via dai codici delitti d’onore e forme legalizzate di possesso e dominio maschile sulle donne. Almeno formalmente, ma le forme sono importanti, sulle forme possono poggiare nuovi diritti e diritti sessuati.
Ma che ha a che fare con tutto questo la laicità? Ha a che fare, nelle forme in cui il pensiero e la pratica politica delle donne hanno decostruito il nesso tra genere maschile e potere, tra genere maschile e costruzione/occupazione dello spazio pubblico della polis. Stiamo zitte - secondo certe accuse - davanti agli stupri “stranieri”? Ma quando mai! Fu la terza sezione della Corte di Cassazione a scovare attenuanti per stupratori che vivevano in una situazione di degrado! Per quanto ci riguarda, in primo luogo rifuggiamo dall’estendere alle comunità straniere il reato dei singoli, in secondo luogo non abbiamo mai smesso di costruire relazioni con donne che criticano i codici patriarcali delle loro comunità, ma in terzo luogo vorremmo invitare i “nostri” maschi occidentali a mettere in discussione i loro codici culturali espliciti o impliciti.
Già, il femminismo ha rappresentato una rottura teorica fondamentale, ha insegnato alle donne a “sputare su Hegel”, ossia a demistificare l’assoluto maschile, il maschile che si astrae e si assolutizza come genere umano. La laicità nelle mani delle donne è/può essere un formidabile strumento di riapropriazione di sé, del proprio corpo, delle proprie scelte, di essere o non essere madri, di amare uomini o donne, di decidere di partorire con l’aiuto della scienza. E soprattutto la laicità nelle mani delle donne diventa un potente strumento critico nei confronti di quella icona in cui le donne sono state collocate come madri, figlie e spose, custodi dell’unità familiare, contenitori del seme maschile e dei valori tradizionali, nastri di trasmissione di un patriarcato che tende a considerarle “altro” rispetto all’“uno”. La famiglia dunque, anche nella prudente e democratica presentazione della Ministra Bindi, sotto gli aspetti sociali e di tutela dei deboli, è riconosciuta di fatto come il luogo - forse l’unico - della pratica sociale e personale delle donne. Bambini e anziani (rigorosamente de-sessuati) popolano una famiglia che, per essere perfetta e funzionale a una società buona, ha bisogno di far leva su donne responsabili e servizievoli. Lo stereotipo da famiglia del Mulino bianco resiste, magari con un po’ di bambini di colore perfettamente inseriti e con anziani che si rendono utili. I Pacs? Perché no, purché siano unioni legate da vincoli di solidarietà: come se le unioni benedette dalla Chiesa e (per concessione) dal sindaco debbano essere unioni litigiose. Ebbene dall’interno del centrosinistra c’è chi dice “i Pacs mai”. Ci chiediamo perché? Perché tutto ruota intorno alla famiglia come modello di normalizzazione e di regolamentazione di comportamenti e convivenze, e perché della famiglia le donne sono una funzione, a cui viene affidato quasi naturaliter il compito di fare da ammortizzatrici della crisi dei valori, degli impoverimenti, della precarietà di lavoro e di vita dei/delle giovani, della inquietudine degli/delle infanti. Su questo hanno scritto molto bene recentemente Lea Melandri e Bianca Pomeranzi. Come pure le analisi e le preoccupazioni che circolano in varie forme nel composito e importante movimento “Usciamo dal silenzio” ci aiutano e ci orientano. Qui credo sia fondamentale che le varie articolazioni del movimento (“storiche”, giovani, giovanissime, sindacaliste, donne di associazioni, politiche) continuino a vedersi e a confrontarsi non per tentare unificazioni fuori tempo, ma per ri/conoscersi valore e reciprocità.
E la sinistra? Le sinistre? Gli uomini di sinistra? Le donne politiche dei partiti? Ahi, ahi! C’è sicuramente una sorta di consapevolezza che “organizzazioni” senza la presenza delle donne sono monche, a tratti c’è una sorta di sospirosa quanto però rassegnata vergogna per l’assenza delle donne, persino una civetteria nella citazione del femminismo, che diventa cifra culturale e persino letteraria, così come per laicità s’intende complesso di valori e non invece ricerca di un’etica pubblica.
Nelle ultime elezioni politiche il Prc ha dato prova di “apertura” soprattutto per il lavoro incessante e le relazioni di alcune compagne con esponenti del femminismo e del movimento delle donne. Ma basta? I dirigenti regionali spesso hanno subìto le candidature di donne da parte della Direzione nazionale, prova ne sia che nelle successive elezioni amministrative la lotta furiosa per le preferenze ha coronato il successo di candidati uomini che sono più bravi a farsi avanti. In genere si riconosce il femminismo come una cultura critica indispensabile alla sinistra, ma quasi come un capitoletto a parte. E poi? Capigruppo parlamentari, presidenti e vicepresidenti non sono forse uomini? E le decisioni non si prendono fra uomini, dove ci si capisce meglio, più velocemente e gli accordi sono più lineari, più facilmente iscrivibili in codici già dati?
Ecco, questo è il nocciolo del problema, qui sta la capacità di un’innovazione vera, qui anche la possibilità che, ad esempio, la Sinistra Europea non sia un’aggregazione già data. Si dice da parte di qualcuno (Smeriglio tra gli altri): «non deve essere un’operazione da ceto politico». Giustissimo. Ma perché non lo sia, il rimescolamento delle soggettività deve cominciare attraverso la sessuazione dei soggetti e della politica. D’altronde, non possiamo (non dobbiamo) formare coordinamenti o esecutivi basati sul sex balance, importante ma sufficiente e tutto racchiuso nell’ottica del politically correct e delle pari opportunità. Ne è un esempio il Partito della Sinistra Europea, politically correct, ma dove le proposte della rete femminista incontrano spesso perplessità e/o indifferenza non solo tra gli uomini. Occorre davvero che tutti insieme voltiamo pagina: come agli uomini si chiedono competenze e relazioni con i movimenti o con pezzi dei movimenti, così per le donne non si dica «mettiamo qui una donna»(o, peggio, «purtroppo non abbiamo potuto mettere una donna»), ancora di più, se si crede che davvero la rottura teorica del femminismo abbia attraversato criticamente (e positivamente) la tradizione della sinistra e del movimento operaio, a maggior ragione se si vuole segnare in modo sessuato la pratica politica della sinistra, occorre che le donne e le femministe possano sentire la casa della sinistra come un luogo di agio, uno spazio di vita.
Non cooptate né ospiti.
Ancora una volta, che c’entra la laicità? C’entra, c’entra. Come strumento eversore in mano alle donne, essa ci domanda rigore e impegno, ci ricorda che spezzare il patriarcato e il nesso tra patriarcato e sacro è il compito primario di questo XXI secolo. La crisi della politica va affrontata con un’altra politica, quella dei soggetti sessuati e del loro libero dispiegarsi. Uguaglianza e differenza, uguaglianza e libertà non sono astrazioni, ma possono vivere nella relazione politica sessuata.
Lea Melandri si chiedeva tempo fa come fosse possibile che chi si batte per la giustizia sociale e l’umanizzazione del rapporto tra diversi possa immaginare un altro mondo possibile se non si sottraggono all’insignificanza storica le pulsioni e le componenti più elementari della vita psichica. Ed Enzo Mazzi si chiedeva quasi incredulo perché il grande movimento contro la globalizzazione non sia mai intervenuto nella questione del referendum sulla legge 40, e concludeva: «Il dominio patriarcale cova nel profondo di tutti noi e continua a generare mostri». Soprattutto ad apparire come l’ordine naturale del mondo. Continuo a chiedermelo anch’io, ma non si tratta di una rivendicazione. La mia domanda è: nell’agenda della sinistra, nella nostra agenda, possiamo permetterci di accantonare il cuore della politica? Possiamo permetterci di aggirare le questioni della libertà e laicità - intese come ho cercato di dire - come questioni parziali? Non ci rendiamo conto che senza il nesso tra vita e politica la politica diventa funzionale ad un potere sempre più “autonomo” e sacralizzato, vero e proprio concentrato delle “eterne” aspirazioni e autoposizioni maschili?