Europa. Italia: Roma....

DEI ROMENI, DEGLI ITALIANI E DEL GESTO DI EMILIA. Di Emilia, quella che ha fermato un autobus per denunciare il carnefice di Giovanna Reggiani. Una nota di Helena Janeczeck - a cura di pfls.

sabato 3 novembre 2007.
 

[...] Il male abbiamo preso a rappresentarlo come banalità, col male abbiamo una dimestichezza familiare. Così ci troviamo in mano il bene come residuo. E come mistero. Non bisogna essere credenti per accedere a questa scoperta che lascia più attoniti e sgomenti che pieni di speranza.

E poi quali speranze bisogna avere? Il gesto di Emilia non è servito a nulla. Giovanna Reggiani è morta. Il governo di centro sinistra ha varato il decreto sulle espulsioni ad indirizzo principale dei cittadini di una sola nazionalità, il presidente l’ha firmato, le ruspe hanno cominciato a piallare, i prefetti a individuare i soggetti da buttar fuori, allo stato attuale siamo a quota 5000. La stampa della sinistra moderata acclama, la destra sbraita che non basta [...]


Emilia

di Helena Janeczek

Di Emilia, persino i figli dicono che è “un po’ tocca”. Ossia: che è pazza. Emilia è quella che ha fermato un autobus per denunciare il carnefice di Giovanna Reggiani.

L’ha fermato piazzandosi in mezzo alla strada. Secondo gli investigatori, diceva solo “Mailat, Mailat”. Non parla italiano.Vive- viveva- nello stesso accampamento di Nicolae Mailat, lo schifo di baracche i mezzo alla sterpaglia di Tor di Quinto che sta per essere raso al suolo.

Ma Emilia non è più lì a stipare nelle borse di plastica quel che bisogna portar via prima che arrivino le ruspe. E’ stata condotta “in luogo protetto”, perché la sua denuncia l’avrebbe esposta a rischi.

A queste informazioni è riservata una trentina di righe in alto a destra della terza pagina di “Repubblica” di oggi, 2.11.2007. E basta.

Nessuno ci ha mostrato una sua foto, mentre ci sbattono in faccia il volto di Nicolae Mailat e persino di sua madre, una donna col fazzoletto in testa che sembra anziana, mentre probabilmente ha la stessa età di Giovanna Reggiani e di Emilia.

E’ molto meglio per lei, su questo non ci sono dubbi. Perché ciò che ha fatto Emilia è una cosa abnorme e, in un certo senso, forse è davvero un atto di follia.

“Se te ne stavi zitta”, me li sento dire, gli altri del campo compresi i suoi figli, “quello lo mandavamo via noi, lo sbattevamo fuori e quando lo prendevano- se lo prendevano, perché non è detto- noi non ci finivamo in mezzo tutti quanti”.

“Chi cazzo credi di essere, chi credi che ti ringrazia, donna, che cosa vuoi che cambi se una come te cerca di salvare una gage?”

“Hai visto che non cambia nulla? Hai visto che ora la paghiamo noi, noi tutti quanti, e questo è colpa tua. E’ colpa tua tanto quanto è colpa di Romik. No: in fondo è soprattutto colpa tua. C’era questa gage vestita bene, piena di buste costose, con la sua bella borsetta stretta sotto le ascelle, questa donna sola all’uscita del treno di Tor di Quinto a un’ora in cui le donne dovrebbero stare a casa e preparare cena. Romik l’ha vista e ha fatto quel che ha fatto: a questa mezza troia di gage piena di soldi. Noi l’avremmo punito, l’avremmo espulso, ma sei arrivata tu a trascinarci nella merda tutti quanti. Se i tuoi figli vengono mandati in Romania a fare la fame e a prendersi la rogna, sappilo Emilia: è colpa tua.”

Correndo in mezzo a quella strada, fermando col suo corpo quell’autobus che forse altrimenti non si sarebbe fermato per una zingara fetente, Emilia si è bruciata tutto.

Potrebbero volerla anche ammazzare per vendetta, ma persino se non le torcono un capello, è come se fosse morta. Peggio che morta: Emilia è fuori, è fuorilegge di fuorilegge, nomade senza un posto dove andare. Una vita che forse non potrà far altro che aspettare la propria fine, sperando che questo stato o più probabilmente qualcuno dei suoi preti benemeriti almeno la mantenga. O quali prospettive potrà avere, secondo voi, una zingara vecchia di quarantacinque anni che i figli ricusano pubblicamente e che non parla una parola d’italiano?

Nel atto di Emilia, negli atti simili ai suoi testimoniati in mezzo a tante cronache dell’orrore - ho sempre in mente una pagina di Imre Kértesz in Kaddish per un bambino mai nato dove racconta di un deportato che paga con la vita il gesto istintivo di aver consegnato la razione di pane che gli era capitata in mano a quello che non l’aveva ricevuta - c’è qualcosa di incommensurabile. E’ il bene che si compie gratis. Che anzi si compie contro la legge della necessità, contro gli interessi del singolo, persino contro il primario istinto di sopravivenza. C’è qualcosa di inspiegabile nel gesto di Emilia.

Il male abbiamo preso a rappresentarlo come banalità, col male abbiamo una dimestichezza familiare. Così ci troviamo in mano il bene come residuo. E come mistero. Non bisogna essere credenti per accedere a questa scoperta che lascia più attoniti e sgomenti che pieni di speranza.

E poi quali speranze bisogna avere? Il gesto di Emilia non è servito a nulla. Giovanna Reggiani è morta. Il governo di centro sinistra ha varato il decreto sulle espulsioni ad indirizzo principale dei cittadini di una sola nazionalità, il presidente l’ha firmato, le ruspe hanno cominciato a piallare, i prefetti a individuare i soggetti da buttar fuori, allo stato attuale siamo a quota 5000. La stampa della sinistra moderata acclama, la destra sbraita che non basta.

E chissà quando il sindaco di Roma, il nuovo leader del Partito Democratico, deciderà di stanziare quattro spiccioli strappati ai suoi festival per aggiungere qualche lampione in posti come la stazione di Tor di Quinto? Fatemi sapere. Accadesse almeno questo, forse il sacrificio di Giovanna e di Emilia non sarebbe stato del tutto in vano.

Fonte: NAZIONE INDIANA - This entry was written by helena janeczek, posted on 2 Novembre 2007 at 17:33...-


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