Corea Nord: Seul, anche azione militare su Kaesong
Ministro Difesa, tutte opzioni se sicurezza lavoratori a rischio. Annunciato riavvio centrale nucleare di Yongbyon *
TOKYO - Il ministro della Difesa di Seul, Kim Kwan-jin, valuta le opzioni sulla questione Kaesong, ultimo fronte della crisi con il Nord, inclusa l’azione militare nello scenario peggiore possibile se la sicurezza dei lavoratori sudcoreani al distretto industriale congiunto sarà a rischio. E’ quanto riferisce l’agenzia Yonhap. La Corea del Nord alza il tiro e annuncia il riavvio della centrale nucleare di Yongbyon. Stop della Corea del Nord agli ingressi dei lavoratori sudcoreani nel distretto di Kaesong. Gli Usa - dice il segretario di Stato Kerry - si difenderanno e difenderanno la Corea del Sud.
"Abbiamo preparato un piano di emergenza, tra cui la possibile azione militare, nel caso della peggiore situazione possibile", ha detto Kim in una riunione della commissione speciale del partito conservatore al potere, il Saenuri, dedicata alla questione nucleare nordcoreana. Il ministro, nel resoconto del presidente della commissione parlamentare Yoo Won-chul ripreso dalla Yonhap, ha osservato che si valutano "tutte le opzioni possibili". L’esercito di Seul, nei piani militari, è pronto a demolire il 70% della prima linea del Nord entro cinque giorni nel caso di provocazione grave di Pyongyang contro il Sud, ha detto Yoo.
Prima del blocco degli ingressi deciso dal Nord, a Kaseong risultavano esserci 861 sudcoreani e sette lavoratori stranieri, scesi a 4 dopo che a tre è stato concesso di rivarcare la linea di confine verso mezzogiorno (le ore 5 circa in Italia). Questa mattina, nei piani originari, 484 lavoratori e 371 veicoli di Seul avrebbero dovuto raggiungere Kaesong. A causa del divieto, a 46 persone sarà permesso il rientro nel pomeriggio, lasciando 822 lavoratori al complesso: il calo drastico delle partenze, rispetto agli ipotizzati 466, è legato comunque all’esigenza delle 123 aziende della zona industriale di consentire la regolare operatività degli impianti.
In una dichiarazione, il ministero dell’Unificazione sudcoreano ha sottolineato che perché il Nord possa attrarre investimenti dall’estero, ci deve essere fiducia non solo tra le due Coree, ma con il resto del mondo. Se Pyognyang "persiste nel suo atteggiamento, deve essere consapevole delle ripercussioni delle sue azioni sulle relazioni intercoreane e sulle critiche e l’isolamento dalla comunità internazionale", ha rimarcato il ministero auspicando la rimozione "immediata" delle restrizioni.
COREA NORD: MOSCA, SITUAZIONE ’ESPLOSIVA’ - La Russia è preoccupata per la situazione "esplosiva" che si è creata tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Lo ha detto il viceministro degli esteri Igor Morgoulov, dopo la decisione di stamane di Pyognyang di sospendere gli ingressi dei lavoratori sudcoreani al distretto congiunto di Kaesong.
FRANCIA,CONSIGLIO SICUREZZA ONU E CINA INTERVENGA - La Francia ha chiesto "una riunione del Consiglio di sicurezza" Onu sulla situazione coreana, e "in particolare ai cinesi, che hanno potere sulla Corea del Nord, di intervenire". Così il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, a Bfm Tv, che andrà in Cina "alla fine della settimana prossima". Alla domanda sulla possibilità che Pyongyang utilizzi l’arma nucleare, ha risposto: "Sono persone talmente imprevedibili che non si può escludere nulla. Portando avanti provocazioni, si può anche arrivare a degli sbandamenti".
La Corea Nord minaccia il Giappone e prepara lanci multipli di missili
Corea del Sud e Washington portano l’allerta al livello 2, anche Tokyo in allarme. Per le autorità statunitensi sarebbe "imminente" un nuovo test di Pyongyang senza preavviso. Frontiera chiusa con la Cina *
SEUL - La Corea del Nord minaccia le basi militari Usa in territorio nipponico e il Sol Levante per lo schieramento di batterie anti-missile: "Il Giappone - scrive il Rodong Sinmun - si trova vicino alla Corea del Nord e quindi non può evitare di essere bersaglio di attacchi di rappresaglia", menzionando Tokyo, Osaka, Yokohama, Nagoya e Kyoto.
Secondo fonti governative della Corea del Sud, sono stati infatti avvistati nuovi movimenti di veicoli da trasporto speciali nella provincia nord-coreana di Hamgyong Meridionale, che si estende lungo la costa est del Paese e dove già si trovano dispiegati almeno due missili Musudan a medio raggio. I veicoli in questione portavano altri tipi di missili, dagli ’Scud’ a corto raggio ai ’Rodong’, anch’essi a media portata, probabilmente diretti ai siti scelti per il loro lancio. Pyongyang potrebbe dunque apprestarsi a lanci "multipli" di missili contro obiettivi nemici: lo sostiene l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, che cita fonti governative riservate secondo cui sono stati avvistati
Elevato il grado di allerta. Già in mattinata Washington e Seul avevano elevato di un grado il livello di allerta militare di fronte alle minacce di un lancio di missili da parte della Corea del Nord. Il livello 2, ormai raggiunto, indica una "minaccia vitale". In tempo di pace il livello di sorveglianza è 4. Il livello 3 corrisponde ad una "importante minaccia". Durante la giornata, in seguito alle minacce, anche il Giappone ha decretato lo stato di allerta per l’intercettazione di qualsiasi missile lanciato dalla Corea del Nord e che possa rappresentare una minaccia al proprio territorio, dopo che ieri una batteria di missili Patriot era stata dispiegata a Tokyo. E altre batterie antimissile dovrebbero essere schierate nell’isola di Okinawa, dove è presente una base militare statunitense.
Irritata dalla nuova bordata di sanzioni adottata dall’Onu dopo il test nucelare del febbraio scorso e dalle manovre militari congiunte Usa-Corea del Sud, Pyongyang ha moltiplicato in queste ultime settimane gli annunci di guerra. La Corea del Nord ha dispiegato sulla sua costa orientale due missili Musudan, di una portata teorica fino a 4.000 chilometri, in grado di raggiungere la Corea del Sud, il Giappone e l’isola americana di Guam.
Minacce al Giappone. Intanto Pyongyang ha minacciato di trasformare in un "campo di battaglia" il Giappone, con attacchi alle sue principali città - Tokyo, Osaka o Kyoto - in caso i giapponesi facciano azioni che provochino l’inizio dello scontro armato. In un editoriale pubblicato dal quotidiano del partito unico nordcoreano, Rodong Sinmun, il regime minaccia anche di "distruggere" il Giappone se agisce politicamente contro Pyongyang. Nel centro di Tokyo sono state piazzate due batterie di missili Patriot davanti al ministero della Difesa.
Frontiere chiuse ai turisti cinesi. La crisi in Corea del Nord fa paura ai turisti cinesi. Alcune agenzie di viaggio del Paese della grande muraglia hanno cancellato le prenotazioni in Corea del Nord. La prima a bloccare i propri viaggi è stata la Explore North Korea nella città di confine di Dandong. Non c’è tuttavia un annuncio ufficiale, a riferirlo sono state alcune fonti interne all’azienda, che spiegano di aver ricevuto dall’Amministrazione nazionale cinese sul turismo un avviso, che metteva in guardia dall’organizzazione di viaggi in Nord Corea. Per il momento l’ente cinese non ha confermato la notizia. Mercoledì scorso la Corea del Nord aveva consigliato agli stranieri nel Sud di lasciare il Paese e prendere riparo in un posto sicuro, avvertendo inoltre i diplomatici a Pyongyang di non essere in grado di garantire la loro incolumità.
Nuove minacce della Nord Corea: "Via libera all’attacco nucleare contro gli Usa"
Comunicato pubblicato dall’agenzia ufficiale di Pyongyang: "Ricevuto il definitivo ok per uno spietato attacco atomico". E sposta un missile Musudan verso Guam. Intanto conferma il blocco delle fabbriche a Kaesong. Gli Stati Uniti dispiegano un sistema antimissile nel pacifico *
SEUL - L’esercito nordcoreano ha ricevuto il definitivo via libera per uno "spietato" attacco nucleare contro gli Stati Uniti: lo ha reso noto un comunicato dello Stato maggiore dell’Esercito popolare coreano pubblicato dall’agenzia ufficiale di Pyongyang, Kcna. Nella nota si riferisce che l’esercito nordcoreano informa gli Stati Uniti che le minacce americane "saranno annientate da mezzi di attacco nucleare più efficaci, piccoli, leggeri e diversificati. La spietata operazione delle nostre forze armate rivoluzionarie a questo riguardo hanno superato l’esame e la ratifica finale".
La Kcna ha fatto sapere inoltre che la Casa Bianca e il Pentagono sono stati "formalmente" informati di una potenziale azione nucleare: "Nessuno può dire se una guerra esploderà o no in Corea e se esploderà oggi o domani. Basta provocazioni, la Corea si uniformi agli obblighi internazionali".
Il Pentagono ha pronto il dispiegamento sull’isola di Guam, nell’Oceano Pacifico dove ha una base, di un sistema Terminal high-altitude area defense battery, o Thaad, una batteria anti-missile per difendersi da eventuali attacchi della Corea del Nord. Guam è uno dei principali obiettivi possibili, data la sua vicinanza (’solo’ tremila chilometri) con le coste nordcoreane. E infatti, fa sapere il governo sudcoreano, Pyongyang ha mosso verso la sua costa orientale quello che sembra essere un missile Musudan, che ha un raggio d’azione che potrebbe arrivare sull’isola.
Pyongyang ha anche cominciato a realizzare lavori nel suo reattore nucleare di Yongbyon, dove nei giorni scorsi aveva annunciato di voler riprendere le attività.
Il segretario americano alla Difesa Chuck Hagel aveva detto di prendere "sul serio" le minacce della Corea del Nord ed esortato Pyongyang a metter fine alla sua "pericolosa retorica". Hagel ha detto anche che può essere pericoloso sbagliarsi sulla serietà delle minacce altrui: "basta un solo sbaglio e non voglio essere il segretario alla Difesa che una volta si sbagliò".
La tensione non rimane solo a livello militare: per il secondo giorno consecutivo, la Corea del Nord ha chiuso l’area di Kaesong, il complesso industriale in territorio nordcoreano dove operano però decine di aziende del Sud. L’area, l’unica sulla quale esista al momento una condivisione fra Nord e Sud, è stata chiusa da Pyongyang per ritorsione contro le manovre di Seul e Usa. La sudcorea ha annunciato di avere pronto un piano per proteggere i propri cittadini e le proprie imprese. Kaesong genera ogni anno nelle casse nordcoreane flussi per 87 milioni di dollari, in prevalenza grazie ai salari dei circa 53.000 lavoratori impiegati, fornendo supporto a oltre 250.000 persone, includendo anche i familiari.
* la Repubblica, 04 aprile 2013
La paranoia nucleare
di Ian Buruma (la Repubblica, 04.04.2013)
SE NON fosse per le armi nucleari che possiede, a nessuno importerebbe molto della Corea del Nord: un Paese di 24 milioni di abitanti, piccolo, isolato e governato da una dinastia grottesca che si definisce comunista. L’attuale leader, il trentenne Kim Jong-un, nipote paffuto del primo leader comunista della Corea del Nord Kim Il-song, non solo dispone di armi nucleari, ma minaccia di trasformare Seul, la ricca e vivace capitale della Corea del Sud, in un “mare di fuoco”. E la sua lista di obiettivi militari comprende inoltre le basi militari Usa dell’Asia e del Pacifico.
Dal momento che Kim sa bene che una guerra contro gli Usa porterebbe alla distruzione del suo Paese, simili provocazioni andrebbero prese con un pizzico di sale. Perché insiste con questo atteggiamento belligerante? Il suo governo non è in grado nemmeno di sfamare il popolo.
La Corea del Nord infatti è uno dei Paesi più poveri del mondo: la sua popolazione è devastata a scadenze regolari dalle carestie, mentre a Pyongyang, la capitale, l’elettricità non basta nemmeno a tenere accese le luci nei pochi grandi alberghi. Minacciare un attacco contro la nazione più potente del mondo sembra quindi una dimostrazione di scelleratezza. Tuttavia, ritenere che Kim Jong-un e i suoi consiglieri militari siano folli non è né utile né molto plausibile. Di certo, nel sistema politico della Corea del Nord vi è qualcosa di folle. La tirannia della famiglia Kim si basa su una miscela letale di paranoia, fanatismo religioso e spietata realpolitik che merita di essere spiegata.
La storia della Corea del Nord è breve e piuttosto semplice: nel 1945, dopo il crollo dell’impero giapponese - che dal 1910 aveva governato in maniera assai brutale sull’intera Corea -, il nord venne occupato dall’Armata rossa sovietica, e il sud dagli Stati Uniti. Da un campo militare di Vladivostok i sovietici presero un comunista coreano relativamente sconosciuto di nome Kim Il-song, e lo piazzarono a Pyongyang come leader della Corea del Nord. Sul suo eroismo e il suo stato divino iniziarono presto a diffondersi delle leggende inventate di sana pianta, che gettarono le basi di un culto della personalità.
La venerazione di Kim, di suo figlio e di suo nipote alla stregua di divinità coreane entrò a far parte della religione di Stato. La Corea del Nord è essenzialmente una teocrazia, e il culto che circonda i “divini” Kim, basato in parte su alcuni elementi presi in prestito dallo stalinismo e dal maoismo, si ispira soprattutto alle forme indigene dello sciamanesimo coreano, dove divinità umane promettono la salvezza (non a caso anche il reverendo Moon e la sua Chiesa dell’Unificazione vengono dalla Corea). Ma il potere del culto dei Kim, e la paranoia, affondano le proprie radici in un’epoca precedente al 1945.
Stretta in una scomoda posizione tra Cina, Russia e Giappone, la Corea è da tempo teatro di sanguinose lotte di potere. I governanti coreani sono riusciti a sopravvivere aizzando le potenze straniere una contro l’altra, e offrendo (in particolare agli imperatori cinesi) la propria subordinazione in cambio di protezione. Da questo atteggiamento derivano oggi un’intensa paura e un’avversione nei confronti delle grandi potenze.
La principale rivendicazione ideologica alla base della legittimità della dinastia Kim risiede nella cosiddetta filosofia Juche, che significa autosufficienza. Kim Il-song e suo figlio Kim Jong-il sono stati dei tipici governanti coreani, in quanto misero una contro l’altra Cina e Unione Sovietica, assicurandosi la protezione di entrambe e dando a tutto ciò il nome di “autosufficienza”. La propaganda nordcoreana ha sempre accusato i sudcoreani di essere dei pavidi lacchè dell’imperialismo Usa.
La paranoia nei confronti dell’imperialismo Usa è dunque parte del culto dell’indipendenza, mentre la minaccia rappresentata dai nemici esterni è essenziale alla sopravvivenza della dinastia Kim. La caduta dell’Unione Sovietica fu disastrosa per la Corea del Nord, così come lo fu per Cuba, in quanto non solo la privò del sostegno economico sovietico, ma impedì ai Kim di continuare a opporre tra loro le due grandi potenze. Non rimaneva che la Cina, dalla quale oggi la Corea del Nord dipende quasi del tutto. La Cina potrebbe mettere in ginocchio la Corea del Nord in un solo giorno, interrompendo le forniture di cibo e di carburante.
C’è un solo modo per distogliere l’attenzione da questa situazione umiliante: esasperare la propaganda incentrata sull’autosufficienza e sull’imminente minaccia degli imperialisti Usa e dei loro lacchè sudcoreani. In assenza di una paranoia così orchestrata, i Kim perderebbero ogni legittimità. Nessuna tirannia può sopravvivere affidandosi solo alla forza bruta.
Secondo alcuni, gli Usa potrebbero rendere la situazione nell’Asia nordorientale più sicura stringendo un patto con i nordcoreani e promettendo loro di non attaccare né tentare di rovesciare il regime di Kim.
È improbabile che gli americani accettino una simile proposta, o che la Corea del Sud si auspichi che ciò accada. In ogni modo, motivi di politica interna impediscono a un presidente democratico Usa di dimostrarsi condiscendente. Con ogni probabilità inoltre la propaganda paranoica della Corea del Nord non si fermerebbe nemmeno di fronte a simili promesse. Dopo tutto, la paura del mondo esterno rappresenta il cardine della filosofia Juche.
La tragedia della Corea sta nel fatto che nessuno desidera realmente modificare lo status quo: la Cina vuole che la Corea del Nord rimanga uno Stato cuscinetto, e teme che il crollo del regime possa tradursi nell’arrivo di milioni di rifugiati - dal momento che i sudcoreani non sarebbero in grado di “assorbire” la Corea del Nord così come la Germania dell’Ovest assorbì lo Stato comunista tedesco; infine, né il Giappone né gli Usa sono desiderosi di pagare le conseguenze del crollo della Corea del Nord.
La situazione è esplosiva, e rimarrà tale. Il popolo nordcoreano continuerà a patire carestie e tirannia, e tra le due Coree continueranno a volare parole di guerra. Basta poco a scatenare una catastrofe - a Sarajevo bastò uno sparo. E intanto la Corea del Nord continua a disporre di quegli ordigni nucleari. (Traduzione di Marzia Porta)