Italia

"Gomorra" insegna!!! Sentivamo la parola “rame... rame...” ma non capivamo nulla. FURTI SUI BINARI. Caccia del racket all’"oro rosso".Torino, una capitale di questo traffico illegale. TRENITALIA denuncia già danni per milioni !!!

domenica 12 novembre 2006.
 
[...] «Dall’inizio dell’anno - dice ancora Fiumara - la polizia ferroviaria ha arrestato 66 persone e denunciato circa 740 depositi di materiali ferrosi per ricettazione. Sono stati sequestrati 1,8 milioni di chilogrammi di rame che per la maggior parte erano contenuti in 20 container diretti in Cina e in Estremo oriente dove il rame viene usato per i componenti elettronici. Anche perché il rame è il migliore conduttore elettrico dopo l’argento, è molto resistente alla corrosione, non è magnetico ed è riciclabile al 100%» [...]

Trenitalia: danni per 10 milioni

di Raffaello Masci (La Stampa, 12/11/2006)

ROMA. Il danno per Trenitalia è stato calcolato in almeno dieci milioni di euro da gennaio a ottobre di quest’anno, di cui 6 milioni solo per manomissioni dirette della rete. Senza dire dei «danni d’immagine», dei ritardi, dei disservizi. Stiamo parlando del furto di rame che bande organizzate - per lo più di rumeni o di rom secondo le prime indagini della polizia ferroviaria - stanno perpetrando ovunque possibile. E poiché il più grande giacimento è quello delle «trecce» disposte lungo il tracciato dei binari, a farne le spese è soprattutto la rete ferroviaria. Ma anche Enel e Telecom hanno la loro parte di guai.

Il fenomeno è noto e dura da alcuni anni, ma l’allarme lanciato dal nuovo amministratore delegato di Trenitalia Vincenzo Soprano, è determinato dal fatto che quest’anno la situazione è esplosa, e ad ottobre ha avuto un picco preoccupante. «Solo negli ultimi 30 giorni - spiega Soprano - abbiamo avuto furti di rame che hanno coinvolto 300 treni, di cui 143 solo nella giornata del 31 ottobre e solo nella città di Roma. Per noi è indubbiamente un forte colpo, ma ci dispiace soprattutto per i nostri utenti che, nella misura di almeno 200 mila unità, hanno dovuto subire un totale di 9 mila minuti di ritardo solo nell’ultimo mese: mezz’ora, in media, per ogni treno. E stiamo parlando specialmente di pendolari, dal momento che i furti e i relativi ritardi avvengono nelle prime ore del mattino. La sicurezza però è fuori discussione: i nostri passeggeri possono viaggiare in piena tranquillità».

La situazione non è migliore in altre città, specie del Sud: a Napoli ci sono stati 125 furti con relativi ritardi in 19 giorni, e analoghi episodi si sono verificati in altre stazioni della Campania, del Lazio, della Calabria. Ma anche in Piemonte e in vari tratti delle linee dell’alta velocità: mille furti in totale dall’inizio dell’anno. La corsa al rame è pazzesca, perché la domanda è lievitata in tre anni e così il prezzo: 8 mila euro a tonnellata, una quotazione che è valsa al metallo la denominazione di «oro rosso».

«I furti - spiega il responsabile protezione aziendale della Rete ferroviaria, Franco Fiumara - quando accadono provocano una sospensione parziale o totale delle linee nonostante il tempestivo intervento dei nostri tecnici per riparare il danno. E questo crea inevitabilmente un problema di puntualità dei treni e causa disagi agli utenti». Si tratta di una pratica di furto parassitario che avviene di notte o nelle prime ore del mattino, quando il traffico ferroviario è più lento. Il lavoro di manovalanza è affidato a ragazzini, a clandestini o a sbandati, in cambio di pochi euro, ma dietro ci sarebbero - secondo i primi dati - bande assai strutturate, una delle quali è stata sgominata a Torino il 15 ottobre scorso.

«Dall’inizio dell’anno - dice ancora Fiumara - la polizia ferroviaria ha arrestato 66 persone e denunciato circa 740 depositi di materiali ferrosi per ricettazione. Sono stati sequestrati 1,8 milioni di chilogrammi di rame che per la maggior parte erano contenuti in 20 container diretti in Cina e in Estremo oriente dove il rame viene usato per i componenti elettronici. Anche perché il rame è il migliore conduttore elettrico dopo l’argento, è molto resistente alla corrosione, non è magnetico ed è riciclabile al 100%». Per far fronte a questa calamità Trenitalia ha allo studio diverse ipotesi, che vanno da strutture di protezione del rame per renderne più difficile il furto, fino alla sua sostituzione con altro metallo dalle analoghe prestazioni. Ma per tutto questo ci vuole tempo, dato che la rete consta di 16 mila chilometri. Se ci può essere di qualche consolazione, il problema non è solo italiano, ma riguarda anche la Francia, la Svizzera e il Belgio.

In quest’ultimo paese, per dire, da agosto 2005 a settembre 2006 sono stati rubati circa 182 chilometri di cavi in rame e 43,5 chili di materiali ferrosi, per un totale di circa 1,6 milioni di euro.


LA CACCIA ALLE «TRECCE» DI METALLO L’ENNESIMO FURTO AVVENUTO SUI BINARI HA CAUSATO PESANTI RITARDI IN MOLTE TRATTE ITALIANE

Le ferrovie ostaggio della banda del rame.

Bloccata per ore la Torino-Roma, altri disagi nel Lazio

di Massimo Numa (La Stampa, 12/11/2006)

TORINO. La caccia del racket all’«oro rosso», il prezioso rame delle Ferrovie (ma anche dell’Enel, dei cantieri, ovunque si trovi) rischia di mandare in tilt il sistema italiano dei trasporti. Linee elettriche interrotte, danni per milioni di euro. Il bilancio è questo. Ieri, giornata campale. L’ennesimo blitz notturno dei ladri di rame ha causato pesanti ritardi sulle linee Torino-Roma, Torino-Reggio Calabria e sulla tratta tra Casilina e Ciampino, in provincia di Roma. Solo nel primo pomeriggio la situazione è tornata normale. Colpa dell’ennesimo furto di trecce di rame, avvenuto sui binari tra Torino e Alessandria.

Morale, ritardi di due ore per Eurostar e Intercity. Rabbia tra i viaggiatori, costernazione dei responsabili delle Ferrovie, messi in croce da un’interminabile e quotidiana teoria di furti, grandi e piccoli. Ancora: tra la stazione di Casilina e quella di Ciampino, nel Lazio, altri «prelievi» nella notte, tre le 3 e le 4, tanto da provocare ritardi per 16 treni. In tutto, 174 minuti esatti di black-out. In Piemonte, però, i carabinieri del comando di Villanova d’Asti, sono riusciti a recuperare, una parte del rame appena «tranciato» dai manovali del racket. Era su un’auto - rubata giorni fa a Torino - in una strada di campagna in frazione Valdichiesa.

L’allarme ogni notte

Cronaca di un’ordinaria notte di furti: l’allarme scatta alle quattro di mattina, nell’Astigiano, fra Villanova e Pessione. Non è una novità. Anzi. Il segnale di allarme lampeggia sui quadri di comando ormai ogni notte che Dio manda in terra e si cerca di limitare al massimo i disagi. Seconda fase, scattano le procedure standard. I tecnici delle Ferrovie che si precipitano nel viadotto «Valdichiesa».

Sanno già cosa troveranno. Gli sportelli dei pozzetti sollevati, i resti dell’impianto disseminato sulle rotaie, nella massicciata. Grossi bulloni spezzati, le protezioni tagliate con precisione dai cutter. Questa volta però, il danno è più grave del solito. La gang ha svuotato quasi i pozzetti il rame, lungo i 16 chilometri che dividono Villanova e Pessione, in entrambe le direzioni di marcia. «Gente esperta, molto veloce. Hanno cesoie e martelli. Lavorano in aperta campagna, non c’è nessuna sorveglianza», spiegano alla Polfer. Il tono è rassegnato. I semafori si sono spenti all’unisono e dai terminali di controllo di Trenitalia è arrivato l’ordine immediato di bloccare tutti i convogli. In parte sono stati dirottati su Novara. Obiettivo, aggirare l’area colpita. Le squadre si stavano invece dannando per ripristinare i collegamenti. Ore di lavoro disperatissimo, e solo nella tarda mattinata, a pochi minuti di distanza l’una dall’altra, sono state riaperte le linee. Racconto di un pendolare, Saverio Maritano: «Sentivamo la parola “rame... rame...” ma non capivamo nulla. Immobili, senza una ragione apparente. Intanto saltavano uno dopo l’altro impegni di lavoro, l’organizzazione della giornata. Ma davvero non è possibile far nulla, contro questi furti? Ma accade anche nel resto d’Europa?». Bella domanda. Pare di no, almeno non in queste proporzioni.

Le guaine da eliminare

E poco importa, alla fine, che i carabinieri del 112, abbiano recuperato, all’ombra del viadotto «Valdichiesa», sul pianale di una vecchia Tempra station wagon, alcune bobine di rame, una piccola parte del rame sparito. Dei cacciatori dell’«oro rosso», nessuna traccia. Impronte digitali, e altri indizi, sono stati esaminati dalla Scientifica. Magari corrispondono a specialisti già fotosegnalati. E’ un copione monotono, ripetitivo: dopo i colpi, che avvengono di notte, dopo minuziosi sopralluoghi, i campi nomadi del Piemonte sono punteggiati da spesse colonne di fumo nero, tossico e appiccicoso. Il fuoco è il sistema più semplice per eliminare le guaine di plastica e consente di recuperare integre le grosse trecce di metallo. E’ un’attività clandestina che avviene in tutto la regione, ma è Torino la capitale di questo traffico illegale.


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