di Vincenzo Tiano
Gli autobus per il sud partono di fronte la stazione. Di sera. In questi periodi sono numerati. Il mio è il quarto, posto trentanove. C’è sempre qualcuno che conosci: è come se quel piccolo spazio fosse una parte del tuo paese, una specie di extraterritorialità vagante. L’autobus parte sempre con un po’ di ritardo, determinato non da disfunzionalità organizzative, come accade con Trenitalia, ma dall’esigenza di aspettare i viaggiatori e contarli, affinché nessuno di essi possa non far ritorno a casa: è tutto pianificato e organizzato. Lì ci aspettano i parenti, gli amici dell’infanzia, le strade bucate, i fumi dei caminetti, i prodotti “casaruli”. Le “focere”, le mangiate e le “caselle”. E’ sempre una gioia ritornare.
L’autobus parte. Tangenziale, autostrada, chilometri e chilometri di corsa. Quasi cullato, mi addormento grosso modo all’altezza di Firenze e mi risveglio alle cinque del mattino alla sosta nell’autogrill. Oramai è sud. Entro nel bagno: è colmo di urina e silenzio e in cima allo specchio pendono delle stelline dorate e appassite. Significano che è Natale. Dopo la breve sosta, l’autobus riparte e da li a poco il sole comincia già a farsi notare, illuminando le verdeggianti colline del cosentino. Si ferma all’autostazione di Cosenza, la penultima delle fermate. Dopodichè imbocca la strada che va su per i monti, fino a San Giovanni in Fiore, il mio paese. Subito dopo il camposanto cosentino, esso scompare in una nube di nebbia. Nessuna luce. Per quindici minuti non si vede che bianco. A poco a poco la natura comincia a manifestarsi. Spuntano i pini che conservano il verde intenso in ogni stagione. Poi l’altopiano silano. A tratti strati di umidità si levano dal terreno. Alcuni pezzi di prato hanno il colore del fieno, altri sono modellati come il velluto. Finalmente avverto forte il Natale, che non coglievo in una strada trasbordante di negozi, grassi babbonatali, luci, stelle e alberi addobbati. Questi pini sono i veri alberi di Natale e ogni rivolo è una stella cometa.
Nulla sembra cambiato in Sila tranne smottamenti di terreno nelle vicinanze del paese per la costruzione di una pompa di benzina, in un luogo poco idoneo, con tanto di muri in cemento armato che hanno preso il posto di un filare di alberi, nel nascente Parco della Sila. A San Giovanni non c’è più il "Passepartout", storico locale in Via del Corso. O meglio: è stato ristrutturato in un nuovo locale, molto carino... ma qualcuno rimpiangerà il vecchio, vissuto, col legno degli interni.
Tornando al discorso della natura, mi sono dispiaciuto molto della notizia del grosso abete bianco (abies alba) tagliato e dato in dono dalla Regione Calabria al Papa. Mi sono chiesto: perché togliere la vita ad un albero vivo e vegeto? Il Vaticano l’albero di Natale, se proprio non poteva evitarlo in luogo del più ortodosso presepio, non poteva farlo su un albero vivo o artificiale? Non è antipedagocico dal punto di vista ambientale? Per non parlare dei costi di taglio e trasporto, dell’inquinamento e del disagio autostradale creato. Perché i soldi non sono stati utilizzati per fare un regalo alle famiglie calabresi bisognose? Se il Papa ha gradito, chiunque si sentirà autorizzato ad andare a tagliare alberi per farne degli scheletri addobbati di cianfrusaglie.
Ne era passata di acqua da sotto i ponti della Cona da quando il Comune disponeva il taglio di decine di pini in periodi natalizi per legarli col ferro filato lungo le ringhiere del paese. Ora si è consolidata una nuova prassi: l’albero per il Papa. Mi sovviene alla mente un proverbio cinese: “Gli alberi sono le colonne del mondo. Quando tutti saranno tagliati il cielo cadrà su di noi”.
23-dic-06
Però sicuramente sapevano in anticipo dell’intenzione di donargli il cavallo e garbatamente potevano rifiutare...poi non venissero a parlare della difesa del’ambiente....
Uccidere alberi per divertimento credo che è peccato mortale...
Proverbio calabro:
Fa’ cumu privitu ricia, nun fa’ cumu privitu faci
Agisci come ti dice il prete, non fare come fa il prete
Caro Biasi, - consentimi - a volte sei un pò fazioso, con fare "cerchiobottista". Se ritieni che sia stata un’azione giusta, argomentalo: assoluto rispetto alla tua opinione. Il tuo slogan però è debole. Vuoi che il Papa e i vertici del Vaticano non sapessero del regalo? Ma anche ragionando per assurdo che non sapessero, se un regalo è "immorale" (per le ragioni esposte e salvo argomenti contrari) è dovere rinunciare. Ad esempio accetteresti tu un regalo frutto di un furto a danno di una famiglia povera? E’ solo un esempio.
Vincenzo
Condivido in pieno con Vincenzo. L’albero donato al tedesco del Vaticano è il chiaro esempio di come funziona il mondo. Se avessi tagliato un albero per portarlo a mia zia in Friuli creando quel casino in autostrada come minimo mi avrebbero giustiziato come col povero Saddam. Ma Loiero è contento così.... intanto la regione va in rotoli e ogni angolo di terra è bagnato da sangue innocente.
Ps. Bello anche il racconto di uno dei tanti figli di questa città che ritornano a bordo di quei tristi autobus rossi. Biagio Simonetta
Caro Vincenzo, scusa se ti rispondo in ritardo, ma questo tuo messaggio mi è sfuggito e l’ho letto solamente in questo momento.
Dell’ "albero della discordia" ne abbiamo discusso ampiamente, anche con l’amico Giò, su "ebeteinfiore". Sono venticinque anni che che questa tradizione dell’ albero di Natale in P.zza San Pietro va avanti. Come simbolo della generosità che contraddistingue tutti noi calabresi, il Papa, rifiutandolo, ci avrebbe offeso o no ?
Non si può strumentalizzare così il taglio di un singolo albero (pur maestoso e bello che sia) nascondendosi dietro un pseudo-ambientalismo ridicolo che fa finta di non vedere i milioni di ettari di foresta amazzonica che scompaiono regolarmente ogni anno.
Non si può strumentalizzare la morte di un dittatore criminale, nascondendosi dietro a uno scontato antiamericanismo, per definirlo "povero" ! Povere sono le vittime (1.000.000 di sciiti, per es.) di quelle torture, di quegli stupri, di quei assassinii. Non confondiamole con i loro carnefici !!
Ciò che io condanno è la "strumentalizzazione e la spettacolarizzazione degli avvenimenti" . Ciò che io condanno è questo buonismo ipocrita dilagante.
Cari saluti.
Caro Biagio, è ipocrita definire "porci" i marines che difendono il benessere e la libertà di quel miliardo di benestanti (di cui facciamo parte), che qualcuno ha definito "i bianchi ladroni dell’Occidente", a scapito dei miliardi di poveri, di sottonutriti, milioni dei quali muoiono di fame ogni anno.
È buonismo di parte condannare i Bush e far finta che in Cecenia le cose vadano meglio.Così come in: Aceh, Afghanistan, Algeria, Burundi, Colombia, Congo, Costa d’Avorio, Eritrea-Etiopia, Filippine, Haiti, Israele-Palestina, Kashmir, Kurdistan, Liberia, Nepal, Nigeria, Rep.Centrafricana, Somalia, Sri Lanka, Sudan, Uganda...
Perchè focalizzare la nostra attenzione solamente sull’ Iraq, facendo finta che tutto il resto non conti ? Perchè focalizzare la nostra attenzione sul patibolo di Saddam quando sappiamo benissimo che ogni giorno vengono torturati e uccisi come animali tante altre persone ? Forse proprio perchè è in pericolo il nostro mondo, la nostra civiltà, la nostra visione della realtà !
Allora si sfruttano gli avvenimenti per strumentalizzarli a favore delle proprie tesi, oppure a favore magari di una ideologia contraria da sempre agli "sporchi yenkee" e ai loro capitali, ai loro interessi. Si porta avanti una moratoria contro la pena di morte per mettersi in luce, per propaganda politica.
Non esistono per me pacifisti e guerrafondai. Esistono solamente ipocriti, pronti a sputare nel piatto in cui si abbuffano per poi vomitare le loro sentenze...
Cordiali saluti. Biagio Allevato