Paperozzi

San Giovanni in Fiore: l’assessore Antonio Tiano ripudia sindaco ed esecutivo. La crisi della giunta comunale dei paperozzi è unica e non ci distoglie dal pensiero d’un annidamento mafioso dentro le mura del municipio

domenica 7 gennaio 2007.
 

Con una lettera degna, per ambiguità, del migliore Eraclito, Antonio Tiano, dei Verdi, starebbe lasciando l’incarico d’assessore all’ambiente del Comune di San Giovanni in Fiore. Nel documento, contraddittorio quanto polemico, Tiano contesta le scelte del sindaco e domanda una sorta di collaudo urgente della compagine di governo. Da tempo, si sente a San Giovanni in Fiore il corale ritornello, di membri e partiti dell’Unione locale, sulla necessità d’una verifica in merito all’operato amministrativo e all’assetto politico della giunta Nicoletti, sempre più sfatta e smembrata, surreale. Il vicesindaco Aldo Orlando, infatti, s’è dimesso di recente per incomprensioni fra la Margherita e la Rosa nel pugno, causa il mancato ingresso in squadra dell’antologico Agostino Audia, non tollerato, secondo Franco Laratta, da un primo cittadino sempre poco esplicito. Il sostituto dello stesso parlamentare diellino, già delegato alla Salute, non è mai stato scelto, preferendosi, nella maggioranza di centrosinistra, farse carnascialesche del tipo “faremo”, “vedremo”, “valuteremo”, “applicheremo” e, “nel frattempo, usciamo dall’esecutivo pur garantendo un appoggio esterno”. Il Comune di San Giovanni in Fiore non ha mai avuto una tale instabilità politica, in un momento, peraltro, segnato dall’imperiosa avanzata d’uno scarsissimo senso delle istituzioni a opera di governanti e governati e dal pesante incedere dell’emigrazione intellettuale, completamente ignorata dalla nuova classe dirigente, zeppa di istruiti e professionisti. Il sindaco, comunque, continua a negare tutto, nonostante che la giunta gli stia cadendo a pezzi. Per San Silvestro, davanti alle telecamere di Sila tv, con faccia quasi da minacciato e voce fioca, ha detto che ci sono seri pericoli per l’assetto democratico in città, determinati da atti vandalici e intimidatori, fra cui l’incendio nella casa di campagna dell’assessore Lopez, non identificato come tale dal delegato alle indagini, Carmine Levato, comandante dei Carabinieri. Poi, anche in altre sedi, ha riferito di grandi meriti dell’esecutivo, in aria, però, di dimissioni. A ben vedere, è chiaro che il primo cittadino tenti un’impossibile difesa: il fallimento della sua giunta è vecchio quanto il cucco. Ma tutti, nella città di Gioacchino, hanno finto di non vedere o, forse, pur vedendo nettamente, hanno preferito non scomodarsi. Antonio Nicoletti, un ex appassionato di politica, fu candidato sindaco all’ultimo minuto, pescato dall’opposizione e persuaso ad accettare da più parti: l’Unione non aveva qualcuno da proporre, cadute le ambizioni della Margherita, che avrebbe potuto pretendere il sindaco, e, per legge, la possibilità d’un Succurro ter. L’onorevole Mario Oliverio, stratega e nocchiero del centrosinistra, andò a bussare perfino da Salvatore Oliverio, presidente del Centro studi gioachimiti, dal giornalista Saverio Basile e dal poeta e scrittore Emilio De Paola, per levare l’atteso nome dal cilindro. Nessuno di loro raccolse l’invito e si ripiegò sul sistema dei partiti, ricuperando un Nicoletti mai piaciuto alla coalizione né leader. Oggi, dopo il voltafaccia di Antonio Tiano, che potrebbe però trasformarsi in un’agostiniana professione di fede, i partiti dell’Unione dichiarano di far quadrato attorno al sindaco, di sostenerlo e mantenerlo al suo posto. Sarà il paradosso del mentitore o il fatto che le varie indennità non sono mica da buttare? Resta il fatto che i problemi veri, di gravissime anomalie dentro le istituzioni amministrative, rilevati da singoli e comitati, non sono stati risolti e proseguono incontrastati, come il crescente spopolamento degli ultimi anni, prodotto dalla fuga di chi non accetta il vigente sistema di dominio politico delle anime e delle coscienze.

Emiliano Morrone

già su il Crotonese


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