Segreti

Pierri torna su Fįtima. Analizza il terzo segreto e considera tutto un "cumulo di sciocchezze". Lo inviterą Bruno Vespa?

venerdì 1 giugno 2007.
 

Caro direttore, *

con un po’ di stizza apprendo da "Affari Italiani" del 30 maggio, che Bruno Vespa manderą in onda un’ennesima trasmissione sul terzo segreto di Fįtima.

Il disappunto č dovuto al fatto che, mentre sui giornali e soprattutto nei libri, per quanto riguarda argomenti religiosi, abbiamo la possibilitą di leggere opinioni di cattolici non sempre allineati col pensiero della Chiesa, ciņ č assolutamente impossibile in televisione.

Da Vespa, come č sempre accaduto, ci sarą il colto sacerdote di turno, Vittorio Messori, magari l’"ateo" Gianni Vattimo, ecc., ma sarą speranza vana ascoltare una voce cristiana che possa "cristianamente" dimostrare che tutto il segreto di Fįtima č un cumulo di sciocchezze inventate dalla pastorella portoghese.

Vede, direttore, il sacro fu definito da Rudolf Otto, mysterium tremendum, numinosum, fascinosum... Tutto, ma non ridicolo. Ed io credo che il servizio peggiore che si possa fare ad una religione č renderla ridicola. Forse per evitare ciņ, Giovanni XXIII, uomo buono, concreto ed intelligente, presa visione del terzo segreto nell’agosto del 1959, non volle divulgarlo.

Mi limito alla descrizione di qualche particolare del famoso segreto. Un guazzabuglio, un quadro tragicomico, dove non troviamo nessuna pennellata "divina". C’č un angelo con in mano una spada, o meglio una sorta di lanciafiamme, che si sgola, gridando tre volte “penitenza!”, pur sapendo che il suo monito sarebbe giunto agli uomini ben 83 anni dopo.

Giovanni Battista disse una volta sola “convertitevi”, e si rivolgeva alle folle che accorrevano a lui. Lucia, alla parola “penitenza”, che nel Vangelo significa conversione, attribuiva un senso ben diverso: per lei voleva dire solo fare sacrifici e torturarsi (cf. Lucia racconta Fatima - Editrice Queriniana).

La veggente colloca la scena centrale della visione nella “luce immensa che č Dio”; non dice che la luce emana da Dio, ma che essa č Dio stesso; il che significa che anche gli assassini del vescovo sono in Dio.

La scena: "Un Vescovo vestito di bianco...Vari altri Vescovi, Sacerdoti...salire una montagna ripida...in cima alla quale c’era una grande Croce...Il Santo Padre...mezzo tremulo, con passo vacillante...venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e di frecce".

Evidentemente per la veggente di Fįtima, le frecce sul vecchio tremulo, assieme ai proiettili, sortivano maggiore effetto, rendendo lo spettacolo pił cruento.

Assieme al Vescovo "morirono gli uni dopo gli altri...uomini e donne di varie classi e posizioni". Importante questa precisazione finale. Nel frattempo "due Angeli ognuno con un annaffiatoio di cristallo nella mano...raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio". E cioč alla luce in cui erano immerse? Fornire d’ombrello o d’impermeabile le povere anime sarebbe stato doveroso da parte della veggente.

Giovanni Paolo II si identificņ col Vescovo vestito di bianco, sebbene quando subģ l’attentato era ancora nel pieno delle forze, e nonostante Lucia dica chiaramente che il vescovo morģ. Un errore della veggente, o un ripensamento della Signora di Fįtima?

Renato Pierri

* Lettera pubblicata dal "l’Unitą", 01.06.2007, col titolo: "Ancora il terzo segreto di Fįtima? Ve la racconto io la veritą...".


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