Politica

Quo vadis? Storie di comunissime miserie a San Giovanni in Fiore, dove la confusione istituzionale regna sovrana

sabato 30 giugno 2007.
 

Apprendo adesso, leggendo in rete il Quotidiano della Calabria, che il sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Nicoletti, ha dichiarato di recente: «l’opposizione delegittima le istituzioni».

Questa conclusione nasce dal voto negativo dell’opposizione, in consiglio comunale, sulla consulta degli emigrati.

Anche sulla cittadinanza onoraria ad Andy Audia, conferita proprio nell’ultima seduta dell’assemblea consiliare, l’opposizione ha espresso disappunto.

In democrazia, «in nome delle istituzioni» per citare Nicoletti, e in nome del popolo per riprendere la Costituzione, gli eletti possono assumere qualsiasi posizione consentita dalle leggi.

Se io non la penso come te, questo non significa che, in sede istituzionale, io voglia delegittimarti.

Evidentemente, senza avvedersene, il sindaco ha spiegato qual è il suo concetto delle istituzioni.

Delle istituzioni fanno parte anche le minoranze. Sul punto c’è una letteratura sconfinata. Forse, però, per il buon Antonio Nicoletti, bravo e coscienzioso medico, le istituzioni coincidono con la maggioranza.

In effetti, come già scritto altrove, la decisione di approvare una consulta degli emigrati composta prevalentemente di politici è stata presa a colpi di maggioranza.

La minoranza in consiglio comunale aveva avanzato una proposta netta, indicando una diversa composizione dell’organo, all’interno del quale si prevedavano, ovviamente, dei rappresentanti istituzionali.

A riguardo, la maggioranza non ha manco provato a manifestare il suo risaputo fair play. Forse perché la faccenda della consulta degli emigrati era di poco conto.

Per D’Alema e soci, le intese allargate si costruiscono sulle grandi questioni, compreso il conflitto di interessi.

Ora, contestualmente all’approvazione del regolamento della consulta, la maggioranza, senza alcun collegamento di sorta, ha pensato bene di assegnare la cittadinanza d’onore al signor Andy Audia, uomo che s’è molto prodigato perché un gruppo di americani raccogliesse il danaro per l’acquisto d’una tac, donata all’ospedale civile di San Giovanni in Fiore.

Azione degna d’ogni merito, che finora non ha trovato seguito, data l’incapacità dei governanti di rendere efficiente e produttivo il nostro ospedale. La cittadinanza onoraria suona male, quindi. Anzi, è una presa per i fondelli, in piena regola.

Le sorti dell’ospedale sono molto incerte, in questo momento storico. E, soprattutto, le sorti dei pazienti.

Abbiamo appreso, sempre dal Quotidiano della Calabria, che il consigliere di minoranza Talarico (Udc) ha accusato il sindaco d’essersi fatto inserire in pediatria abusivamente e di percepire, in proposito, trecento euro in più al mese.

Noi non sappiamo di queste cose né, a un certo punto, ci interessa troppo verificare.

Come l’opposizione, pensavamo che la consulta dovesse essere uno strumento per dar voce agli emigrati, che hanno appena 8 membri, secondo lo schema approvato dalla maggioranza, su 19.

Qualche risparmio di teste avrebbe levato il gusto della pompa magna.

Personalmente, non abbiamo mai ritenuto che la consulta potesse, da sola, cambiare le sorti della città. Ciò può avvenire solo modificando radicalmente la classe dirigente. Ma questo deve volerlo la gente.

Da emigrati, che comunque seguono la vita in Calabria, non possiamo che dispiacerci per l’ennesima decisione della maggioranza, compiuta senza ascoltare né la base né la controparte interessata.

Il caso ha voluto che assieme al voto sul regolamento della consulta ci fosse quello sulla cittadinanza d’onore al benefattore Audia.

Lo stesso caso permetterà di argomentare la continua delegittimazione dell’istituzione maggioranza e di divulgare l’odio verso gli emigrati da parte dell’opposizione e di emigrati stessi, per esempio i giovani della Voce di Fiore.

Ancora una volta, l’amministrazione comunale, e il sindaco Nicolatti in testa, ha dato prova d’essere aperta alla partecipazione popolare e di amare profondamente i fuori sede.

L’ennesimo miracolo della Compagnia delle soap opere.

Grandi, adorabili, inimitabili, unici. Da votare per sempre.

Emiliano Morrone


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