Il documento, intitolato “Voglio di +”, si rivolge al Governo, al Parlamento e a tutte le forze politiche sollecitando:
+ impegno e coerenza contro la povertà che uccide; + impegno per mettere fine alle guerre del Medio Oriente; + impegno per un’informazione e una comunicazione di pace; + impegno per educare alla pace e ai diritti umani; + impegno per i diritti umani; + impegno per i diritti dei migranti e il pluralismo culturale; + impegno per una nuova Onu democratica e capace; + impegno per la risoluzione pacifica dei conflitti nel Corno d’Africa; + impegno per la pace in Afghanistan; + impegno per non dimenticare l’Iraq e gli iracheni; + impegno per il disarmo; + impegno per l’ambiente e il clima; + impegno per un’Europa di pace, unita e solidale.
Si tratta di documento che è stato elaborato nei mesi di maggio e giugno dalla Tavola della pace con il contributo di numerose organizzazioni della società civile. Alcune di queste richieste dovranno essere attuate già in queste settimane nell’ambito della sessione di bilancio, dal DPEF alla legge finanziaria 2008. Altre richiederanno tempi più lunghi.
Vi proponiamo di collaborare per la loro rapida attuazione sollecitando direttamente i parlamentari, il governo e le forze politiche e inviando la vostra adesione al documento e alla campagna “Voglio di +”.
Il testo resta aperto alla discussione e al contributo di tutti coloro che intendono contribuire ad un impegno sempre più incisivo del nostro paese per la pace, i diritti umani e la giustizia nel mondo.
Questo è il tempo in cui dobbiamo agire insieme, con maggiore forza e determinazione, per trasformare le parole in fatti. Contiamo sulla partecipazione di tutte le donne e gli uomini di pace.
Con i più cordiali saluti
Flavio Lotti e Grazia Bellini
Coordinatori nazionali
Tavola della pace
Perugia, 26 giugno 2007
In cammino verso Assisi promuovendo tutti i diritti umani per tutti
Voglio di +
Quello che chiediamo oggi al Governo, al Parlamento e a tutte le forze politiche italiane
In tutto il mondo cresce l’accorata domanda di giustizia, rispetto dei diritti umani e solidarietà di centinaia di milioni di persone prigioniere della miseria, della guerra, dell’oppressione e della violenza. Per rispondere a questa domanda migliaia di cittadini, associazioni ed enti locali italiani promuovono ogni giorno, con grande generosità e senso di responsabilità, decine di migliaia di piccole e grandi azioni concrete. La sfida è immensa e deve essere affrontata da tutti coloro che hanno il potere e gli strumenti per intervenire. Un compito speciale spetta al mondo dell’informazione e in particolare alla Rai servizio pubblico radiotelevisivo. Tutte le istituzioni sono chiamate a fare di più, in modo più efficace e coerente. Consapevoli della gravità e della complessità delle sfide e dei pericoli che siamo chiamati ad affrontare al Governo, al Parlamento e a tutte le forze politiche chiediamo +:
Più impegno e coerenza contro la povertà che uccide.
In vista della prossima sessione di bilancio, dal DPEF alla legge finanziaria 2008, chiediamo:
il rispetto degli impegni internazionali sottoscritti e la definizione di un “Piano Italia” per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ed evitare un clamoroso fallimento, il minimo che l’Europa e l’occidente possano fare per iniziare a sradicare la povertà;
un aumento delle risorse per la cooperazione allo sviluppo, definendo un chiaro calendario di impegni finanziari per raggiungere l’obiettivo dello 0,51 % APS/PIL entro il 2010 e lo 0,7% entro il 2015 (il Governo si deve inoltre impegnare a contabilizzare le operazioni di cancellazione e riduzione del debito in maniera distinta e separata rispetto alle risorse fresche per l’APS);
l’immediato versamento del contributo italiano promesso al Fondo globale per la lotta all’Aids, alla malaria e alla tubercolosi;
di rendere più efficiente, efficace e coerente l’azione italiana di cooperazione mediante l’immediato riconoscimento, il finanziamento e la promozione della “cooperazione decentrata comunitaria” e delle iniziative di pace e solidarietà internazionale degli Enti Locali, delle associazioni e delle comunità locali contro la miseria e la guerra;
di sostenere in sede europea lo slittamento della scadenza negoziale, fissata per il 31 dicembre 2007, in relazione agli accordi di Partenariato Economico (APE/EPA) in corso di negoziato tra l’Ue e i Paesi dell’Africa dei Caraibi e del Pacifico (ACP). Tale proroga dovrebbe impegnare l’Italia e l’Ue a valutare con attenzione gli impatti negativi per l’ambiente, l’economia e le popolazioni dei Paesi ACP di questi accordi di libero scambio, favorendo, con la partecipazione della società civile, la ricerca di alternative in grado di garantire la coerenza dei negoziati con gli obiettivi di sviluppo stabiliti nell’accordo di Cotonou;
di approvare rapidamente la nuova legge sulla cooperazione internazionale, raccogliendo le proposte della società civile e degli Enti Locali e di porre in essere da subito tutti i correttivi necessari per rimettere in moto il pieno funzionamento della Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo.
Più impegno per mettere fine alle guerre del Medio Oriente.
Chiediamo:
l’assunzione di un’iniziativa politica, chiara e risoluta, del Governo e del Parlamento, che rompa l’immobilismo dell’Europa e della comunità internazionale, per costringere le parti a riprendere subito il negoziato, per far rispettare i diritti umani e la legalità internazionale, favorire una rapida soluzione della grave crisi che divide i palestinesi e costruire una pace giusta con gli israeliani. L’obiettivo deve essere la fine delle violenze, delle sofferenze e del conflitto israelo-palestinese cuore di tutti i conflitti del Medio Oriente. Il metodo deve essere quello del dialogo con tutti senza pregiudiziali. I fatti dimostrano che le iniziative unilaterali, l’isolamento di Hamas, la chiusura ermetica dei territori e la separazione di Gaza dalla Cisgiordania alimentano la guerra anziché frenarla. Il piano di pace presentato dai paesi arabi è un’occasione storica che non deve essere sprecata.
il sostegno concreto ai progetti della società civile e degli Enti Locali impegnati a promuovere l’incontro, il dialogo, la costruzione della fiducia reciproca tra israeliani e palestinesi e tra i diversi popoli del Medio Oriente;
di promuovere la riapertura della Striscia di Gaza e di organizzare, insieme alla rete degli Enti Locali e delle organizzazioni della società civile, una grande azione umanitaria per portare soccorso alle popolazioni imprigionate nei territori palestinesi, alleviare le sofferenze quotidiane delle persone e in particolare dei più deboli e vulnerabili, rigenerare la speranza e la fiducia in particolare tra i giovani;
di promuovere l’invio di una forza internazionale di pace delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania per la promozione della sicurezza umana di entrambi popoli. L’Onu, con il deciso sostegno dell’Unione Europea, si deve assumere la responsabilità di garantire la sicurezza di Israele e della Palestina anche trasferendo la sua sede principale a Gerusalemme, città aperta, capitale di due stati e del mondo intero;
di promuovere il dialogo e il negoziato politico con tutti i paesi del Medio Oriente, anche tramite l’organizzazione di una Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza, per affrontare in modo coerente e globale i problemi irrisolti nella regione sulla base del diritto internazionale, favorire il riconoscimento reciproco e costruire le condizioni per una pace giusta e duratura;
di assumere tutte le iniziative necessarie per scongiurare ogni azione di guerra contro l’Iran e sollecitare la convocazione di una Conferenza internazione per eliminare tutte le armi nucleari, chimiche e batteriologiche dal Medio Oriente in applicazione della Risoluzione firmata nel 1995 da tutti gli Stati membri del Trattato di Non Proliferazione nucleare;
di promuovere l’approvazione di un nuovo accordo sull’uso delle acque del Medio Oriente (accessibilità, condivisione,...) per promuovere la pace e la convivenza tra i popoli della regione (Iniziativa “Acqua per la pace”).
Più impegno per un’informazione e comunicazione di pace.
Chiediamo di impegnare la Rai a:
dedicare 5 minuti, tutti i giorni, dopo il TG della sera, per far sì che ogni giorno la gente apra il cuore e la mente al mondo e alla gente che lo abita imparando ogni sera una cosa speciale che può rendere migliore la nostra vita;
realizzare una trasmissione settimanale, in prima serata, di alta qualità e di grande approfondimento sui temi più scottanti del mondo, della pace, della giustizia e dei diritti umani: una trasmissione per conoscere le sfide che ci coinvolgono (come per esempio la grave crisi mondiale dell’acqua) e discutere le possibili soluzioni;
definire una programmazione diffusa per la promozione della cultura della pace, dei diritti umani e della nonviolenza;
abolire la pubblicità nelle fasce di programmazione dedicate ai bambini per dare ai nostri figli una formazione più libera e meno condizionata;
garantire il pluralismo aprendo le porte ai costruttori di pace, alle organizzazioni della società civile e agli Enti Locali impegnati per la pace, la giustizia e la democrazia internazionale;
dare spazio alle idee e all’iniziativa dei migranti, promuovendo una immagine positiva ed evitando che l’uso continuo di immagini stereotipate e il ricorso ai migranti come capro espiatorio crei nella nostra società fratture e conflitti insanabili.
Più impegno per educare alla pace e ai diritti umani.
Chiediamo:
di approvare entro il 4 ottobre 2007 una legge ad hoc per la celebrazione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (2008) mediante la promozione di una vasta campagna di educazione all’azione per i diritti umani (e in particolare per i diritti ancora non completamente riconosciuti (pace, pari opportunità, ambiente, acqua,...) da realizzare con le organizzazioni della società civile e gli Enti Locali;
di rendere permanente l’educazione alla pace e ai diritti umani in tutte le scuole di ogni ordine e grado valorizzando le esperienze sin qui realizzate, anche tramite l’emanazione di una apposita direttiva.
Più impegno per i diritti umani.
Chiediamo:
di approvare rapidamente il disegno di legge per l’istituzione della “Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani e la tutela dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale”;
di organizzare una sessione annuale del Parlamento in seduta comune per discutere dello stato dei diritti umani in Italia e delle raccomandazioni che i pertinenti organismi internazionali rivolgono al nostro paese;
al Parlamento, di ratificare senza indugio le Convenzioni Internazionali rispettivamente sui diritti umani delle persone con disabilità, sulla protezione di ogni persona dalle sparizioni forzate, sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie;
coerenza di comportamento nelle relazioni bilaterali nel senso di condizionare la stipulazione e l’attuazione degli accordi al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
la partecipazione dell’Italia, con personale qualificato, in tutte le sedi internazionali in cui si trattano i diritti umani;
un impegno fattivo e sistematico perché siano rispettati i diritti dei popoli alla pace, allo sviluppo umano, all’ambiente, all’autodeterminazione.
Più impegno per i diritti dei migranti e il pluralismo culturale.
Chiediamo:
di approvare rapidamente il disegno di legge sull’immigrazione rispondendo alle richieste di modifiche delle organizzazioni sociali e delle comunità locali;
di approvare contestualmente un provvedimento che consenta la regolarizzazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici straniere senza permesso di soggiorno, favorendo l’emersione del lavoro nero, il relativo gettito fiscale e il rispetto dei diritti di centinaia di migliaia di uomini e donne oggi in condizioni di forte discriminazione;
di approvare rapidamente il disegno di legge sulla cittadinanza, rispondendo alle richieste delle associazioni, dei sindacati delle amministrazioni locali, evitando che le future generazioni dei figli dei migranti siano stranieri nel Paese in cui sono nati e favorendo in tal modo una maggiore coesione sociale;
di approvare rapidamente la legge sul diritto d’asilo, aumentando le risorse per l’accoglienza e promuovendo una campagna di sensibilizzazione a favore delle persone che fuggono da persecuzioni, guerre, conflitti e disastri ambientali;
di promuovere una grande campagna per la formazione e l’insegnamento della lingua italiana ai migranti, impegnando risorse umane e finanziarie consistenti per consentire relazioni positive nelle comunità locali ed evitare frammentazione sociale e separazione;
Più impegno per una nuova Onu democratica e capace.
Chiediamo:
la definizione, con il concorso del Parlamento, della società civile e degli Enti Locali, di un piano d’azione dell’Italia, da sviluppare nei due anni di permanenza nel Consiglio di Sicurezza, per difendere, salvare, rilanciare e democratizzare l’Onu includendo le seguenti proposte: costituire l’Assemblea Parlamentare delle Nazioni Unite; creare un Consiglio per la sicurezza umana (economica, sociale e ambientale) e promuovere il controllo dell’Onu su tutti i beni comuni mondiali; riconoscere il diritto umano all’acqua per la vita entro il 10 dicembre 2008 e organizzare il Forum Mondiale dell’Onu sull’Acqua; implementare gli accordi previsti dall’art. 43 della Carta delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali; convocare una Convenzione Universale sul futuro delle Nazioni Unite; potenziare il sistema Onu per i diritti umani e in particolare l’Ufficio dell’Alto Commissario; approvare la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni;
di appoggiare la proposta di una Convenzione Universale sul futuro delle Nazioni Unite con la partecipazione anche di organizzazioni e movimenti di società civile e di Enti di governo locale;
di rendere tripartita la composizione delle delegazione italiana negli organismi Onu (Governo, Parlamento, organizzazioni della società civile) a cominciare dalla prossima convocazione dell’Assemblea Generale;
la riapertura dell’Ufficio dell’Onu in Italia.
Più impegno per la risoluzione pacifica dei conflitti nel Corno d’Africa.
Chiediamo:
l’assunzione di chiare iniziative politiche a sostegno della risoluzione negoziale delle crisi aperte: in Somalia, dove centinaia di migliaia di civili sono praticamente ostaggio di un conflitto ormai diventato regionale; tra l’Etiopia e l’Eritrea, dove la mancata delimitazione del confine tra i due paesi ha causato crisi politiche interne e uno stato di grave instabilità in tutta la regione; nel Darfur, in cui un conflitto regionale rischia di rimettere in gioco la pace nell’intero Sudan;
l’assunzione di un deciso ruolo nei prossimi incontri internazionali per la soluzione dei conflitti nei paesi del Corno d’Africa a favore di una politica di confronto e di dialogo che includa tutti gli attori coinvolti, compresa la società civile, e non solo i governi e i gruppi combattenti;
il sostegno concreto ai progetti della società civile e degli Enti Locali impegnati a promuovere l’incontro, il dialogo, la costruzione di reti locali a sostegno dei processi di pacificazione nei paesi del Corno d’Africa, e in particolare in Sudan dove questi legami tra associazioni italiane e sudanesi sono già consolidati.
Più impegno per la pace in Afghanistan.
Chiediamo:
che l’Italia, impegnata a relazionare all’Onu in ottobre sulla missione militare in Afghanistan, chieda la fine delle missioni militari in corso e la costituzione di una nuova forza Onu con il mandato di proteggere la popolazione civile dalle violenze, da qualunque parte perpetrate;
di sollecitare la fine dei bombardamenti e delle azioni militari indiscriminate che continuano a colpire le popolazioni civili;
di chiarire in modo definitivo la distinzione tra operazioni militari di guerra degli Stati Uniti e della Nato e autentiche operazioni di polizia internazionale (militare e civile) dell’Onu;
di continuare a promuovere l’organizzazione di una Conferenza Internazionale di Pace, con la partecipazione di tutti i paesi della regione;
di sostenere la società civile afgana stretta nella morsa dei talebani, dei signori della guerra che siedono anche al governo, dei bombardamenti finanziando l’impegno per la pace, il rispetto dei diritti umani, la riconciliazione e la ricostruzione.
Più impegno per non dimenticare l’Iraq e gli iracheni.
Chiediamo:
una forte iniziativa politica dell’Italia per la pace in Iraq basata su un approccio multilaterale e un processo inclusivo di tutte le parti irachene. In questo ambito l’Italia dovrebbe proporre l’invio di un contingente Onu in sostituzione delle truppe straniere presenti e indicare il proprio territorio come luogo neutrale per lo svolgimento di colloqui di pace interiracheni;
di avviare una nuova politica di cooperazione, aiuto umanitario e ricostruzione coerente con l’indirizzo espresso dal Governo ed essere manifestamente quindi rivolto a tutte le comunità e non confinato a Nassiria;
di destinare risorse ed attenzione al sostegno della azione delle organizzazioni non governative irachene che si battono per la riconciliazione nazionale;
di destinare risorse ed attenzione per contribuire ad affrontare il gravissimo problema dei profughi e sfollati iracheni;
di non approfittare della guerra per sfruttare il petrolio iracheno a danno delle popolazioni locali che hanno diritto di utilizzare i proventi di un commercio equo per la ricostruzione del proprio paese;
di esigere con determinazione il rispetto dei diritti umani da parte del governo iracheno.
Più impegno per il disarmo.
Chiediamo:
l’apertura di un tavolo di confronto tra il Ministero della Difesa e le organizzazioni della società civile e gli Enti Locali impegnati per la pace e la sicurezza umana;
di agire per dare concreta attuazione all’approccio della sicurezza umana nelle “missioni di pace” e di promuovere l’istituzione della infrastruttura europea dei corpi civili di pace;
più risorse economiche per permettere a tutti i giovani interessati di svolgere il servizio civile nazionale;
la riapertura della discussione sul progetto di costruzione della nuova base americana di Vicenza e sulla partecipazione italiana alla costruzione del caccia F-35 Joint Strike Fighter;
avviare subito l’organizzazione della Conferenza nazionale sulle servitù militari;
la riduzione delle spese militari e del personale delle FFAA, della produzione e del commercio delle armi italiane;
di opporsi al progetto americano di Scudo spaziale;
di promuovere l’eliminazione di tutte le armi nucleari ancora presenti in Italia, in Europa e in Medio Oriente.
Più impegno per l’ambiente e il clima.
Per difendere l’ambiente e lottare contro i mutamenti climatici chiediamo di:
inserire nel Documento di Programmazione Economico e Finanziario un aggiornamento sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli obblighi derivanti dall’attuazione del Protocollo di Kyoto, e sui relativi indirizzi;
operare al fine di ampliare la partecipazione alle iniziative in atto per affrontare cambiamenti climatici secondo il principio della responsabilità comune, differenziata negli oneri;
attuare il Protocollo di Kyoto come occasione per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e la fattura delle importazioni energetiche del Paese, per l’innovazione nel settore dei trasporti, della mobilità e della logistica, il risparmio delle famiglie nei consumi civili e domestici, l’innovazione del sistema di produzione di energia elettrica e di calore, l’efficienza energetica, l’innovazione tecnologica e l’occupazione;
promuovere con maggiore efficacia lo sviluppo di tutte le fonti energetiche rinnovabili (idriche, geotermiche, eoliche, solari, biomasse) per la produzione di energia elettrica, di calore e di carburanti, con un sistema incentivante, differenziato per fonte, senza tetti, accessibile, certo e di lunga durata, assicurando il collegamento con le reti di distribuzione e procedure di localizzazione e di autorizzazione più semplici, in grado di garantire le necessarie valutazioni ambientali, territoriali ed economiche, in tempi più rapidi, con trasparenza per i cittadini e per gli operatori;
sostenere lo sviluppo dei distretti agro-energetici in modo che l’agricoltura possa valorizzare sia le risorse rinnovabili disponibili sul territorio (solare, idrica, eolica) sia quelle direttamente producibili o ricavabili dalle proprie attività (biogas, biocarburanti, biomasse), sia da attività di forestazione e manutenzione dei boschi, in modo da produrre, insieme ai benefici ambientali, un’integrazione del reddito per gli agricoltori, contrastando l’abbandono delle campagne in corso.
Più impegno per un’Europa di pace, unita e solidale.
Per il rilancio del processo costituente europeo chiediamo:
di promuovere la partecipazione delle organizzazioni della società civile europea, dei rappresentanti del Parlamento europeo, dei Parlamenti nazionali e non solo dei governi nell’elaborazione di qualsiasi riforma del "Trattato costituzionale", con la convocazione di una nuova Convenzione europea e con la consultazione diretta dei cittadini attraverso un referendum paneuropeo da tenersi in contemporanea nei paesi membri in occasione delle elezioni del Parlamento europeo del 2009 ;
di riconoscere nel “Trattato di Riforma”, la pace come valore, diritto e obiettivo dell’Unione Europea e di sopprimere la ridicola e contraddittoria frase “economia sociale di mercato fortemente competitiva” e sostituirla con una frase che sancisca l’impegno a costruire l’Europa sociale nel rispetto di tutti i diritti umani in conformità al principio della loro interdipendenza e indivisibilità;
di inserire nel “Trattato di Riforma” la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, così da darle forza giuridica pienamente vincolante;
di strutturare il “dialogo civile” sviluppando i canali di accesso per la rappresentanza degli interessi generali, in particolare di quelli solidaristici.
*
Questo documento è stato elaborato nei mesi di maggio e giugno dalla Tavola della pace con il contributo di numerose organizzazioni della società civile. Il testo è stato rivisto a Perugia il 26 giugno 2007 e resta aperto alla discussione e al contributo di tutti coloro che intendono contribuire ad un impegno sempre più incisivo del nostro paese per la pace, i diritti umani e la giustizia nel mondo.
Ogni contributo o commento può essere inviato alla
Tavola della Pace:
via della viola 1
Perugia (06122)
Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337
info@perlapace.it
www.tavoladellapace.it
www.perlapace.it
Per ulteriore approfondimento, si cfr. anche
Un documento per riflettere insieme - Verso la Marcia per la pace Perugia-Assisi
"L’agenda politica dei diritti umani",di Tavola della Pace.
Governo Prodi: Noi vogliamo di più
Le nostre richieste e proposte
Cari amici,
Vi inviamo il documento “Voglio di +” con cui vogliamo sollecitare il governo Prodi e il parlamento italiano a promuovere una più efficace e coerente politica di pace. La politica estera dell’Italia sta cambiando. Ma non abbastanza. Molte cose che si potevano e dovevano fare non sono ancora state fatte. Altre scelte, come sulla base di Vicenza o sulle spese militari, non le abbiamo affatto condivise. La politica militare resta prigioniera di logiche anacronistiche e inaccettabili. Molte nostre proposte continuano ad essere semplicemente ignorate. Per questo dobbiamo tornare a far sentire, alta, forte, la voce del movimento per la pace.
La Marcia per la pace Perugia-Assisi del prossimo 7 ottobre e la Settimana della pace che la precederà saranno una grande occasione per farlo. Mentre prepariamo queste importanti iniziative, occorre però sollecitare il Parlamento e il governo a raccogliere le nostre richieste e definire una nuova agenda politica.
Per questo Vi invitiamo a sollecitare direttamente i parlamentari e le forze politiche del Vostro territorio. La pace non può più attendere. Questo è il tempo in cui bisogna agire al di là della cronaca e delle emergenze, con coraggio e determinazione.
Il lungo elenco di richieste e proposte raccolte in questo documento è stato scritto da molte associazioni e organizzazioni che operano quotidianamente sui diversi problemi della pace con serietà e competenza.
Costruiamo insieme una politica di pace.
Flavio Lotti e Grazia Bellini
Coordinatori nazionali
Tavola della pace
In cammino verso Assisi promuovendo tutti i diritti umani per tutti
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Voglio di +
Quello che chiediamo al Governo, al Parlamento e a tutte le forze politiche italiane
In tutto il mondo cresce l’accorata domanda di giustizia sociale, rispetto dei diritti umani e solidarietà di centinaia di milioni di persone prigioniere della miseria, della guerra, dell’oppressione e della violenza. Per rispondere a questa domanda migliaia di cittadini, associazioni, sindacati ed enti locali italiani promuovono ogni giorno, con grande generosità e senso di responsabilità, decine di migliaia di piccole e grandi azioni concrete. La sfida è immensa e deve essere affrontata da tutti coloro che hanno il potere e gli strumenti per intervenire. Un compito speciale spetta al mondo dell’informazione e in particolare alla Rai servizio pubblico radiotelevisivo. Tutte le istituzioni sono chiamate a fare di più, in modo più efficace e coerente per rispettare i principi e le norme enunciati nella Costituzione italiana e nel Diritto internazionale dei diritti umani e per realizzare gli impegni solennemente assunti alle Nazioni Unite con la Dichiarazione del Millennio. Consapevoli della gravità e della complessità delle sfide e dei pericoli che siamo chiamati ad affrontare al Governo, al Parlamento e a tutte le forze politiche chiediamo +:
Più impegno e coerenza contro la povertà che uccide.
In vista della prossima sessione di bilancio, dal DPEF alla legge finanziaria 2008, chiediamo:
o il rispetto degli impegni internazionali sottoscritti e la definizione di un “Piano Italia” per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ed evitare un clamoroso fallimento, il minimo che l’Europa e l’occidente possano fare per iniziare a sradicare la povertà;
o un aumento delle risorse per la cooperazione allo sviluppo, definendo un chiaro calendario di impegni finanziari per raggiungere l’obiettivo dello 0,51 % APS/PIL entro il 2010 e lo 0,7% entro il 2015 (il Governo si deve inoltre impegnare a contabilizzare le operazioni di cancellazione e riduzione del debito in maniera distinta e separata rispetto alle risorse fresche per l’APS);
o l’immediato versamento del contributo italiano promesso al Fondo globale per la lotta all’Aids, alla malaria e alla tubercolosi;
o di rendere più efficiente, efficace e coerente l’azione italiana di cooperazione mediante l’immediato riconoscimento, il finanziamento e la promozione della “cooperazione decentrata comunitaria” e delle iniziative di pace e solidarietà internazionale degli Enti Locali, delle associazioni e delle comunità locali contro la miseria e la guerra;
o di sostenere in sede europea lo slittamento della scadenza negoziale, fissata per il 31 dicembre 2007, in relazione agli accordi di Partenariato Economico (APE/EPA) in corso di negoziato tra l’Ue e i Paesi dell’Africa dei Caraibi e del Pacifico (ACP). Tale proroga dovrebbe impegnare l’Italia e l’Ue a valutare con attenzione gli impatti negativi per l’ambiente, l’economia e le popolazioni dei Paesi ACP di questi accordi di libero scambio, favorendo, con la partecipazione della società civile, la ricerca di alternative in grado di garantire la coerenza dei negoziati con gli obiettivi di sviluppo stabiliti nell’accordo di Cotonou;
o di approvare rapidamente la nuova legge sulla cooperazione internazionale, raccogliendo le proposte della società civile e degli Enti Locali e di porre in essere da subito tutti i correttivi necessari per rimettere in moto il pieno funzionamento della Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo.
Più impegno per mettere fine alle guerre del Medio Oriente.
Chiediamo:
o l’assunzione di un’iniziativa politica, chiara e risoluta, del Governo e del Parlamento, che rompa l’immobilismo dell’Europa e della comunità internazionale, per costringere le parti a riprendere subito il negoziato, per far rispettare i diritti umani e la legalità internazionale, favorire una rapida soluzione della grave crisi che divide i palestinesi e costruire una pace giusta con gli israeliani. L’obiettivo deve essere la fine delle violenze, delle sofferenze e del conflitto israelo-palestinese cuore di tutti i conflitti del Medio Oriente. Il metodo deve essere quello del dialogo con tutti senza pregiudiziali. I fatti dimostrano che le iniziative unilaterali, l’isolamento di Hamas, la chiusura ermetica dei territori e la separazione di Gaza dalla Cisgiordania alimentano la guerra anziché frenarla. Il piano di pace presentato dai paesi arabi è un’occasione storica che non deve essere sprecata.
o il sostegno concreto ai progetti della società civile e degli Enti Locali impegnati a promuovere l’incontro, il dialogo, la costruzione della fiducia reciproca tra israeliani e palestinesi e tra i diversi popoli del Medio Oriente;
o di promuovere la riapertura della Striscia di Gaza e di organizzare, insieme alla rete degli Enti Locali e delle organizzazioni della società civile,unagrandeazione umanitaria per portare soccorso alle popolazioni imprigionate nei territori palestinesi, alleviare le sofferenze quotidiane delle persone e in particolare dei più deboli e vulnerabili, rigenerare la speranza e la fiducia in particolare tra i giovani;
o di promuovere l’invio di una forza internazionale di pace delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania per la promozione della sicurezza umana di entrambi popoli. L’Onu, con il deciso sostegno dell’Unione Europea, si deve assumere la responsabilità di garantire la sicurezza di Israele e della Palestina anche trasferendo la sua sede principale a Gerusalemme, città aperta, capitale di due stati e del mondo intero;
o di promuovere il dialogo e il negoziato politico con tutti i paesi del Medio Oriente, anche tramite l’organizzazione di una Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza, per affrontare in modo coerente e globale i problemi irrisolti nella regione sulla base del diritto internazionale, favorire il riconoscimento reciproco e costruire le condizioni per una pace giusta e duratura;
o di assumere tutte le iniziative necessarie per scongiurare ogni azione di guerra contro l’Iran e sollecitare la convocazione di una Conferenza internazione per eliminare tutte le armi nucleari, chimiche e batteriologiche dal Medio Oriente in applicazione della Risoluzione firmata nel 1995 da tutti gli Stati membri del Trattato di Non Proliferazione nucleare;
o di promuovere l’approvazione di un nuovo accordo sull’uso delle acque del Medio Oriente (accessibilità, condivisione,...) per promuovere la pace e la convivenza tra i popoli della regione (Iniziativa “Acqua per la pace”).
Più impegno per un’informazione e comunicazione di pace.
Chiediamo di impegnare la Rai a:
o dedicare 5 minuti, tutti i giorni, dopo il TG della sera, per far sì che ogni giorno la gente apra il cuore e la mente al mondo e alla gente che lo abita imparando ogni sera una cosa speciale che può rendere migliore la nostra vita; o realizzare una trasmissione settimanale, in prima serata, di alta qualità e di grande approfondimento sui temi più scottanti del mondo, della pace, della giustizia e dei diritti umani: una trasmissione per conoscere le sfide che ci coinvolgono (come per esempio la grave crisi mondiale dell’acqua) e discutere le possibili soluzioni;
o definire una programmazione diffusa per la promozione della cultura della pace, dei diritti umani e della nonviolenza;
o abolire la pubblicità nelle fasce di programmazione dedicate ai bambini per dare ai nostri figli una formazione più libera e meno condizionata;
o garantire il pluralismo aprendo le porte ai costruttori di pace, alle organizzazioni della società civile e agli Enti Locali impegnati per la pace, la giustizia e la democrazia internazionale;
o dare spazio alle idee e all’iniziativa dei migranti, promuovendo una immagine positiva e evitando che l’uso continuo di immagini stereotipate e il ricorso ai migranti come capro espiatorio crei nella nostra società fratture e conflitti insanabili.
Più impegno per educare alla pace e ai diritti umani.
Chiediamo:
o di approvare entro il 4 ottobre 2007 una legge ad hoc per la celebrazione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (2008) mediante la promozione di una vasta campagna di educazione all’azione per i diritti umani (e in particolare per i diritti ancora non completamente riconosciuti (pace, pari opportunità, ambiente, acqua,...) da realizzare con le organizzazioni della società civile e gli Enti Locali;
o di rendere permanente l’educazione alla pace e ai diritti umani in tutte le scuole di ogni ordine e grado valorizzando le esperienze sin qui realizzate, anche tramite l’emanazione di una apposita direttiva.
Più impegno per sconfiggere le mafie.
Chiediamo di:
o dare risposta alla domanda di giustizia che viene dai familiari delle vittime, sostenendone le legittime istanze e equiparando le vittime delle mafie con quelle del dovere e del terrorismo;
o garantire il pieno ed effettivo sostegno dello stato ai testimoni di giustizia, affinche’ la scelta di contribuire all’affermazione della verita’ non sia penalizzante per la loro vita e le loro famiglie;
o definire e approvare in tempi rapidi una testo unico della legislazione antimafia, capace di superare le attuali disfunzioni e garantire una piu’ efficace azione di contrasto da parte delle forze dell’ordine e della magistratura;
o istituire un’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, in modo da assicurare rapidita’ e trasparenza nell’assegnazione delle ricchezze restituite alla collettivita’;
o definire un Piano nazionale per la prevenzione e il contrasto alle mafie, al fine di coordinare e garantire la collaborazione e la contemporaneità delle politiche pubbliche e degli enti locali e alle esperienze autentiche di antimafia sociale; o ratificare e dare piena attuazione delle convenzioni e accordi internazionali e europei di contrasto alle organizzazioni criminali transnazionali.
Più impegno per i diritti umani.
Chiediamo:
o al Parlamento, di approvare rapidamente il disegno di legge per l’istituzione della “Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani e la tutela dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale”;
o di organizzare una sessione annuale del Parlamento in seduta comune per discutere dello stato dei diritti umani in Italia e delle raccomandazioni che i pertinenti organismi internazionali rivolgono al nostro paese;
o al Parlamento, di ratificare senza indugio le Convenzioni Internazionali rispettivamente sui diritti umani delle persone con disabilità, sulla protezione di ogni persona dalle sparizioni forzate, sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie;
o al Parlamento, di ratificare il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU contro la tortura;
o coerenza di comportamento nelle relazioni bilaterali nel senso di condizionare la stipulazione e l’attuazione degli accordi al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
o un maggiore impegno dell’Italia per il rafforzamento delle istituzioni internazionali democratiche che, a partire dall’Onu, sono deputate a promuovere e difendere i diritti umani nel mondo, contro tutte le dittature e i regimi autoritari (come la Birmania e lo Zimbabwe) ma anche contro tutti gli abusi e le violazioni di cui sono responsabili i governi democraticamente eletti;
o la partecipazione dell’Italia, con personale qualificato, in tutte le sedi internazionali in cui si trattano i diritti umani;
o un impegno fattivo e sistematico della diplomazia italiana perché siano rispettati i diritti dei popoli alla pace, allo sviluppo umano, alla democrazia, all’ambiente, all’autodeterminazione;
o un impegno dell’Italia sia in sede di Unione Europea sia in sede di Consiglio Diritti Umani delle NU per la definizione del Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, per l’applicazione di standards efficaci in materia di responsabilità legale delle imprese per i diritti umani, nonché per il riconoscimento, in uno strumento giuridicamente vincolante, del diritto allo sviluppo umano come diritto fondamentale della persona e dei popoli.
Più impegno per i diritti del lavoro.
Chiediamo:
o che negli accordi economici e commerciali si preveda una valutazione di impatto sociale ed ambientale; nei programmi di cooperazione economica con i paesi in via di sviluppo e nei meccanismi e strumenti di sostegno alle imprese italiane che si internazionalizzano venga inserita la promozione dei diritti del lavoro in tutta la catena del decentramento produttivo internazionale, la promozione delle norme fondamentali del lavoro sancite dall’OIL, delle Linee Guida OCSE e della Dichiarazione tripartita ILO sulle Multinazionali ;
o un impegno organico dell’Italia nei contesti internazionali perché tutti i paesi ratifichino e rispettino le convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, quali la libertà di associazione sindacale e di contrattazione collettiva, la proibizione del lavoro forzato, del lavoro minorile, a partire dalle sue forme peggiori e di ogni discriminazione sul lavoro;
o la promozione del lavoro “dignitoso” anche nei paesi in via di sviluppo e il sostegno a programmi di promozione della sostenibilità sociale ed ambientale delle imprese contro le zone franche e il dumping sociale;
o un forte impegno per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, la definizione sul piano internazionale di incentivi fiscali e regole, comprese quelle riguardanti gli appalti pubblici; la promozione di modelli produttivi e di consumo socialmente e ambientalmente sostenibili; la eventuale riconversione ambientale delle imprese con strumenti di tutela della occupazione;
o un impegno verso i paesi poveri contro la disoccupazione, soprattutto giovanile e delle donne; un impegno a sostegno del rafforzamento delle organizzazioni sindacali, del dialogo sociale e della contrattazione collettiva; l’affermazione di modelli di protezione sociale inclusivi che promuovano la tutela della salute, della maternità e della pensione.
Più impegno per i diritti dei migranti e il pluralismo culturale.
Chiediamo:
o di approvare rapidamente il disegno di legge sull’immigrazione rispondendo alle richieste di modifiche delle organizzazioni sociali e delle comunità locali;
o di approvare contestualmente un provvedimento che consenta la regolarizzazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici straniere senza permesso di soggiorno, favorendo l’emersione del lavoro nero, il relativo gettito fiscale e il rispetto dei diritti di centinaia di migliaia di uomini e donne oggi in condizioni di forte discriminazione;
o di approvare rapidamente il disegno di legge sulla cittadinanza, rispondendo alle richieste delle associazioni, dei sindacati delle amministrazioni locali, evitando che le future generazioni dei figli dei migranti siano stranieri nel Paese in cui sono nati e favorendo in tal modo una maggiore coesione sociale;
o di approvare rapidamente la legge sul diritto d’asilo, aumentando le risorse per l’accoglienza e promuovendo una campagna di sensibilizzazione a favore delle persone che fuggono da persecuzioni, guerre, conflitti e disastri ambientali;
o di promuovere il dialogo interculturale con l’obiettivo di garantire pari diritti di cittadinanza a tutti e costruire “una città inclusiva in un’Europa inclusiva”; o di promuovere una grande campagna per la formazione e l’insegnamento della lingua italiana ai migranti, impegnando risorse umane e finanziarie consistenti per consentire relazioni positive nelle comunità locali ed evitare frammentazione sociale e separazione.
Più impegno per una nuova Onu democratica e capace.
Chiediamo:
o la definizione, con il concorso del Parlamento, della società civile e degli Enti Locali, di un piano d’azione dell’Italia, da sviluppare nei due anni di permanenza nel Consiglio di Sicurezza, per difendere, salvare, rilanciare e democratizzare l’Onu includendo le seguenti proposte: costituire l’Assemblea Parlamentare delle Nazioni Unite; creare un Consiglio per la sicurezza umana (economica, sociale e ambientale) e promuovere il controllo dell’Onu su tutti i beni comuni mondiali; riconoscere il diritto umano all’acqua per la vita entro il 10 dicembre 2008 e organizzare il Forum Mondiale dell’Onu sull’Acqua; implementare gli accordi previsti dall’art. 43 della Carta delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali; potenziare il sistema Onu per i diritti umani e in particolare l’Ufficio dell’Alto Commissario; approvare la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni;
o di appoggiare la proposta di una Convenzione Universale sul futuro delle Nazioni Unite con la partecipazione anche di organizzazioni e movimenti di società civile e di Enti di governo locale;
o di rendere tripartita la composizione delle delegazione italiana negli organismi Onu (Governo, Parlamento, organizzazioni della società civile) a cominciare dalla prossima sessione dell’Assemblea Generale;
o la riapertura dell’Ufficio dell’Onu in Italia.
Più impegno per la risoluzione pacifica dei conflitti nel Corno d’Africa.
Chiediamo:
o l’assunzione di chiare iniziative politiche a sostegno della risoluzione negoziale delle crisi aperte: in Somalia, dove centinaia di migliaia di civili sono praticamente ostaggio di un conflitto ormai diventato regionale; tra l’Etiopia e l’Eritrea, dove la mancata delimitazione del confine tra i due paesi ha causato crisi politiche interne e uno stato di grave instabilità in tutta la regione; nel Darfur, in cui un conflitto regionale rischia di rimettere in gioco la pace nell’intero Sudan;
o l’assunzione di un deciso ruolo nei prossimi incontri internazionali per la soluzione dei conflitti nei paesi del Corno d’Africa a favore di una politica di confronto e di dialogo che includa tutti gli attori coinvolti, compresa la società civile, e non solo i governi e i gruppi combattenti;
o il sostegno concreto ai progetti della società civile e degli Enti Locali impegnati a promuovere l’incontro, il dialogo, la costruzione di reti locali a sostegno dei processi di pacificazione nei paesi del Corno d’Africa, e in particolare in Sudan dove questi legami tra associazioni italiane e sudanesi sono già consolidati.
Più impegno per la pace in Afghanistan.
Chiediamo:
o che l’Italia, impegnata a relazionare all’Onu in ottobre sulla missione militare in Afghanistan, chieda la fine delle missioni militari in corso e la costituzione di una nuova forza Onu con il mandato di proteggere la popolazione civile dalle violenze, da qualunque parte perpetrate;
o l’immediata cessazione dei bombardamenti e delle azioni militari indiscriminate che continuano a colpire le popolazioni civili;
o di chiarire in modo definitivo la distinzione tra operazioni militari di guerra degli Stati Uniti e della Nato e autentiche operazioni di polizia internazionale (militare e civile) dell’Onu;
o di continuare a promuovere l’organizzazione di una Conferenza Internazionale di Pace, con la partecipazione di tutti i paesi della regione;
o di sostenere la società civile afgana stretta nella morsa dei talebani, dei signori della guerra che siedono anche al governo, dei bombardamenti finanziando l’impegno per la pace, il rispetto dei diritti umani, la riconciliazione e la ricostruzione.
Più impegno per non dimenticare l’Iraq e gli iracheni.
Chiediamo:
o una forte iniziativa politica dell’Italia per la pace in Iraq basata su un approccio multilaterale e un processo inclusivo di tutte le parti irachene. In questo ambito l’Italia dovrebbe proporre l’invio di un contingente Onu in sostituzione delle truppe straniere presenti e indicare il proprio territorio come luogo neutrale per lo svolgimento di colloqui di pace interiracheni;
o di avviare una nuova politica di cooperazione, aiuto umanitario e ricostruzione coerente con l’indirizzo espresso dal Governo ed essere manifestamente quindi rivolto a tutte le comunità e non confinato a Nassiria;
o di destinare risorse ed attenzione al sostegno della azione delle organizzazioni non governative irachene che si battono per la riconciliazione nazionale;
o di destinare risorse ed attenzione per contribuire ad affrontare il gravissimo problema dei profughi e sfollati iracheni;
o di non approfittare della guerra per sfruttare il petrolio iracheno a danno delle popolazioni locali che hanno diritto di utilizzare i proventi di un commercio equo per la ricostruzione del proprio paese;
o di esigere con determinazione il rispetto dei diritti umani da parte del governo iracheno.
Più impegno per il disarmo.
Chiediamo:
o l’apertura di un tavolo di confronto tra il Ministero della Difesa e le organizzazioni della società civile e gli Enti Locali impegnati per la pace e la sicurezza umana;
o di agire per dare concreta attuazione all’approccio della sicurezza umana nelle “missioni di pace” e di promuovere l’istituzione della infrastruttura europea dei corpi civili di pace;
o più risorse economiche per permettere a tutti i giovani interessati di svolgere il servizio civile nazionale;
o la riapertura della discussione sul progetto di costruzione della nuova base americana di Vicenza;
o il ritiro della partecipazione italiana alla costruzione del caccia F-35 Joint Strike Fighter;
o di avviare subito l’organizzazione della Conferenza nazionale sulle servitù militari;
o la riduzione delle spese militari e del personale delle FFAA, della produzione e del commercio delle armi italiane;
o di opporsi al progetto americano di Scudo spaziale;
o di promuovere l’eliminazione di tutte le armi nucleari ancora presenti in Italia, in Europa e in Medio Oriente.
Più impegno per l’ambiente e il clima.
Per difendere l’ambiente e lottare contro i mutamenti climatici chiediamo di: o inserire nel Documento di Programmazione Economico e Finanziario un aggiornamento sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli obblighi derivanti dall’attuazione del Protocollo di Kyoto, e sui relativi indirizzi;
o operare al fine di ampliare la partecipazione alle iniziative in atto per affrontare cambiamenti climatici secondo il principio della responsabilità comune, differenziata negli oneri;
o attuare il Protocollo di Kyoto come occasione per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e la fattura delle importazioni energetiche del Paese, per l’innovazione nel settore dei trasporti, della mobilità e della logistica, il risparmio delle famiglie nei consumi civili e domestici, l’innovazione del sistema di produzione di energia elettrica e di calore, l’efficienza energetica, l’innovazione tecnologica e l’occupazione;
o promuovere con maggiore efficacia lo sviluppo di tutte le fonti energetiche rinnovabili (idriche, geotermiche, eoliche, solari, biomasse) per la produzione di energia elettrica, di calore e di carburanti, con un sistema incentivante, differenziato per fonte, senza tetti, accessibile, certo e di lunga durata, assicurando il collegamento con le reti di distribuzione e procedure di localizzazione e di autorizzazione più semplici, in grado di garantire le necessarie valutazioni ambientali, territoriali ed economiche, in tempi più rapidi, con trasparenza per i cittadini e per gli operatori;
o sostenere lo sviluppo dei distretti agro-energetici in modo che l’agricoltura possa valorizzare sia le risorse rinnovabili disponibili sul territorio (solare, idrica, eolica) sia quelle direttamente producibili o ricavabili dalle proprie attività (biogas, biocarburanti, biomasse), sia da attività di forestazione e manutenzione dei boschi, in modo da produrre, insieme ai benefici ambientali, un’integrazione del reddito per gli agricoltori, contrastando l’abbandono delle campagne in corso.
Più impegno per un’Europa di pace, democratica e solidale.
Per il rilancio del processo costituente europeo chiediamo:
o di promuovere la partecipazione delle organizzazioni della società civile europea, dei rappresentanti del Parlamento europeo, dei Parlamenti nazionali e non solo dei governi nell’elaborazione del "Trattato di Riforma" ed effettuare la consultazione diretta dei cittadini attraverso un referendum paneuropeo da tenersi in contemporanea nei paesi membri in occasione delle elezioni del Parlamento europeo del 2009;
o di riconoscere nel “Trattato di Riforma”, la pace come valore, diritto e obiettivo dell’Unione Europea e di sopprimere la ridicola e contraddittoria frase “economia sociale di mercato fortemente competitiva” e sostituirla con una frase che sancisca l’impegno a costruire l’Europa sociale nel rispetto di tutti i diritti umani in conformità al principio della loro interdipendenza e indivisibilità; o di inserire nel “Trattato di Riforma” la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, così da darle forza giuridica pienamente vincolante; o di strutturare il “dialogo civile” sviluppando i canali di accesso per la rappresentanza degli interessi generali, in particolare di quelli solidaristici.
Questo documento è stato elaborato nei mesi di maggio e giugno dalla Tavola della pace raccogliendo, senza alcuna pretesa di completezza, il contributo di numerose organizzazioni della società civile che con grande serietà e competenza lavorano su questi problemi. Il testo è stato rivisto a Perugia il 29 agosto 2007 e resta aperto al contributo di tutti coloro che intendono promuovere un impegno sempre più incisivo del nostro paese per la pace, i diritti umani e la giustizia nel mondo.
Newsletter del 04/09/2007, info@perlapace.it
La manifestazione giunta alla 17esima edizione dedicata alla difesa dei diritti umani
In migliaia da Perugia ad Assisi con una fascia rossa per ricordare la rivolta dei monaci
Perugia-Assisi, la marcia della pace
Fasce rosse per ricordare la Birmania *
PERUGIA - Un grande striscione con lo slogan "Tutti i diritti per tutti" apre la 17esima marcia della pace. Sul braccio dei manifestanti una fascia rossa per ricordare la lotta dei monaci in Birmania.
Venticinque chilometri di solidarietà da Perugia ad Assisi. Giovani, amministratori con i gonfaloni, politici, rappresentanti di paesi esteri, sono giunti a Perugia in treno, sui pullman - almeno quattrocento - in auto. Presente anche una delegazione dalla Russia per ricordare la giornalista Anna Politkovskaja, impegnata nella difesa dei diritti della Cecenia, di cui quest’anno si ricorda il primo anniversario della morte.
I manifestanti sono migliaia. Tra gli striscioni, quelli delle Acli "Pace, pace, pace". In marcia anche don Luigi Ciotti con le ragazze e i ragazzi di "Libera" e molti familiari delle vittime delle mafie, che portano lo striscione "Pace e giustizia marciano insieme". Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace, ha scandito al microfono il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti". Poi il corteo si è mosso lentamente tra centinaia di bandiere e vessilli colorati.
Le organizzazioni che partecipano sono oltre 200, provenienti da 55 paesi diversi. Nata nel ’61 da un’idea dell’intellettuale pacifista Aldo Capitini, la Marcia della pace quest’anno è dedicata ai diritti umani. "Alla vigilia del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - spiegano gli organizzatori - centinaia di milioni di persone sono ancora costrette a sopravvivere, e spesso a morire, senza conoscere pace, libertà, giustizia e democrazia".
* la Repubblica, 7 ottobre 2007.
Editoriale
DA PERUGIA AD ASSISI
di Peppe Sini *
La marcia Perugia-Assisi e’ storicamente la piu’ rilevante iniziativa di mobilitazione per la pace in Italia.
Non conta granche’ su quale piattaforma volta a volta venga convocata, quante e quali ambiguita’ possano esserci nelle organizzazioni promotrici, se ad essa partecipino per breve tratto a far passerella per le tv un pugno di meschini personaggi di dubbia o nulla moralita’, le cui mani grondano del sangue delle vittime della guerra irachena del ’91 e del 2003, della guerra jugoslava del ’99, della guerra afgana cui l’Italia tuttora scelleratamente partecipa.
Conta che la marcia nel suo stesso farsi smaschera e denuncia la guerra, gli eserciti, le armi; nel suo stesso farsi convoca alla pace e alla nonviolenza; nel suo stesso farsi invera l’appello e la speranza di Aldo Capitini e Francesco d’Assisi; nel suo stesso farsi richiama ed impegna al frutto della Resistenza scritto nella Costituzione italiana, nel preambolo della Carta delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani: il ripudio della guerra, l’opposizione ad ogni uccisione, l’impegno per la vita e la dignita’ di ogni essere umano.
La marcia Perugia-Assisi e’ la pace che cammina con le tue gambe, parla con la tua voce, ha il tuo volto, e il volto dell’umanita’ intera: quell’umanita’ solidale che vide Leopardi nella Ginestra, quell’internazionale futura umanita’ che inveri nella compresenza il senso e il fine dell’umana vicenda, e tutte riscatti le umane vite, tutta salvi l’umana civilta’, la dignita’ di tutte le donne e di tutti gli uomini rivendichi e renda reale e viva qui, adesso, per sempre.
La marcia Perugia-Assisi e’ l’assemblea itinerante dell’umanita’ vivente, e’ figura e prassi della nonviolenza in cammino.
Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino
proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Arretrati in:
http://lists.peacelink.it/
Numero 234 del 6 ottobre 2007
* Il dialogo, Sabato, 06 ottobre 2007
Al via domani la 17esima edizione della manifestazione pacifista
Parteciperanno 200 organizzazioni provenienti da tutto il mondo
Perugia-Assisi, in marcia per i diritti
Venticinque chilometri di pace
ROMA - Una mobilitazione straordinaria. L’elenco delle organizzazioni che parteciperanno domani alla Marcia della Pace è lungo ben undici pagine. Sono tutte associazioni molto diverse tra loro ma accomunate dalla volontà di far parte del fiume umano che si snoderà da Perugia ad Assisi, chiedendo "Tutti i diritti umani per tutti". Quella in programma domani è la 17esima edizione, nata nel 1961 da un’idea dell’intellettuale pacifista e antifascista Aldo Capitini. Le due "edizioni straordinarie", una del 16 maggio 1999 e l’altra del 12 maggio 2002, sono state dedicate rispettivamente alla guerra in Kossovo e alla questione mediorientale.
Le organizzazioni partecipanti saranno oltre 200, provenienti da 55 paesi diversi, oltre ad esponenti laici e religiosi di movimenti, sindacati, organizzazioni, network nazionali e internazionali, giornalisti, enti locali, università e centri di ricerca. I venticinque chilometri che separano Perugia da Assisi sarà anche l’occasione per lanciare un appello al governo italiano, al parlamento, al mondo della politica e delle istituzioni. Contro la guerra e contro le responsabilità internazionali del Governo.
Diritti umani: l’appello della Tavola della pace. Ma la marcia di quest’anno, oltre che ai temi della pace, punta molto sui diritti umani, lanciando lo slogan "Tutti i diritti umani per tutti". "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti": eppure, alla vigilia del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, "centinaia di milioni di persone sono costrette a sopravvivere e spesso a morire senza conoscere pace, libertà, giustizia e democrazia". Si apre così l’appello di convocazione della Marcia.
"C’è una responsabilità per tutti - afferma la Tavola della pace - Quanto più si aggrava la crisi della politica, tanto più è necessario sviluppare la consapevolezza delle responsabilità condivise. Serve un nuovo coraggio civico e politico. Occorre diffondere una nuova cultura politica nonviolenta basata sul rispetto della ’dignita’ di tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali ed inalienabili". Per questo, la Tavola della pace invita tutti "a riflettere sulle proprie responsabilità e a camminare insieme sulla strada che rigenera fiducia, speranza e volontà di cambiamento". L’Appello della Tavola della pace si conclude rivolgendosi a tutti coloro che sono impegnati a promuovere i diritti umani, dentro e fuori il nostro paese: "Dobbiamo agire insieme. Qualunque sia il centro del tuo impegno sociale".
* la Repubblica, 6 ottobre 2007.
Medio oriente
Quello che sta accadendo (e non vogliamo vedere)
di Giulietto Chiesa da E polis - 3-7-06
Postato il Tuesday, 03 July @ 09:16:16 CEST di jormi *
Il medio oriente sta entrando a vele spiegate in una nuova guerra su grande scala. Bisogna essere ciechi per non vedere i sintomi, che sono chiari: l’Autorità Palestinese non esiste più. Gaza è diventata un poligono di tiro dell’esercito israeliano. In Libano cominciano a saltare in aria le colonne UNIFIL delle forze dell’ONU (per ora agli italiani è andata bene), mentre strani gruppi terroristici attaccano l’esercito libanese. La puzza di bruciato cresce. La guerra si estende in Irak; la Turchia pensa a un prossimo intervento nel Kurdistan iracheno; gli Usa e Israele tengono i motori accesi per un prossimo intervento militare contro l’Iran.
Il governo israeliano decide di restituire, finalmente circa 600 milioni di dollari che teneva illegalmente sequestrati ai palestinesi dal gennaio 2006, data della straripante vittoria elettorale (regolare) di Hamas. Ma quei soldi non andranno ai palestinesi, bensì al signor Abbas, presidente del nuovo Bantustan della West Bank.
I palestinesi, non solo quelli che muoiono trincerati a Gaza, ma anche la maggioranza degli altri, lo considerano già un traditore della loro causa. L’Europa ha già deciso di schierarsi con Abbas, per cui condividerà con lui il disprezzo e l’odio dei disperati.
E sempre l’Europa, con notevole faccia di bronzo (quella di Javier Solana) invita alla concordia. Ma tra chi e chi? Siamo stati noi europei, insieme agli USA, a derubare i palestinesi del legittimo governo che si erano scelto, votando come gli avevamo chiesto.
Ieri International Herald Tribune scriveva: la politica israeliana, "insieme all’embargo occidentale dell’aiuto al governo di Hamas, fu messa in atto con l’obiettivo di indebolire il governo e farlo cadere".
Siamo davvero molto democratici, noi europei. Solo che i palestinesi hanno eletto i loro candidati e non i nostri, per cui li abbiamo puniti.
A Israele nessuno dice niente, nessuno rimprovera niente. Neanche l’occupazione delle terre palestinesi che continua dal 1967. Neanche gl’insediamenti dei coloni, che continuano. Neanche il muro.
Se non ci sono due stati in Palestina è perchè Israele non lo vuole e gli Stati Uniti nemmeno. L’Europa dice di volerlo, ma non ha il coraggio di essere coerente. Non ha neanche il coraggio di dire con franchezza a Israele che non potrà costruire il suo Bantustan con Abu Abbas, senza cessare l’occupazione. E se volessero ripetere le elezioni Fatah perderebbe di nuovo. Si annuncia la guerra, e una nuova Intifada.
Che tristezza, per loro e per noi. Che vergogna per noi!
http://www.giuliettochiesa.it/modules.php?name=News&file=article&sid=268
* Il Dialogo, Martedì, 03 luglio 2007
Lettera aperta alla Tavola della pace
contro il pericolo di un attacco militare in Iran
I popoli dell’Iran da 28 anni vivono sotto un regime repressivo, barbarico teocratico, senza precedenti nella storia dell’ era moderna e con una campagna discriminatoria del mondo industriale ed in particolare dalle amministrazioni USA che si sono succedute fino alla peggiore della sua storia, cioè quella di Gorge w. Bush Junior. Sin dal 1953( dal rovesciamento del governo nazionalista del Dr. Mossadegh), tutti gli interventi del governo americano hanno contribuito all’annientamento della libertà e della democrazia in Iran.
Gli interventi militari americani in Afghanistan, in Iraq, la guerra Israelo-Libanese, il dramma della Palestina hanno prodotto una destabilizzazione e rinforzato le forze integraliste del medio e vicino oriente, creando un unico vincitore nell’area, l’Iran, favorendone l’uscita dal suo isolamento internazionale .
Vien da chiedersi se il mondo ora sia più sicuro.
Il regime della Repubblica Islamica si è insediato ingannando i popoli dell’Iran, ha distrutto i principi della rivoluzione popolare del 1979, che aveva deposto il regime monarchico filo americano di Pahlavi, ha istituito i Passdaran, i comitati khomeinisti, distruggendo i più elementari diritti acquisiti durante la rivoluzione.
In Iran la società civile viene sottoposta quotidianamente a continue repressioni da parte del regime, ogni voce di dissenso viene repressa con l’isolamento, il carcere fino alla pena di morte. I giornali liberi vengono chiusi e i giornalisti messi in carcere, i lavoratori non hanno diritto a manifestare liberamente per i loro diritti sindacali e non possono formare le loro associazioni sindacali indipendenti dal regime. Una parte degli insegnanti sono costretti ad accettare di essere confinati per avere manifestato pubblicamente davanti al parlamento rivendicando un salario equo e compatibile avendo un’ inflazione a due cifre. I referenti della protesta sono ancora in carcere. Dopo un’esecuzione per lapidazione di un innocente , Jiavad Larijani, membro del governo e responsabile per i diritti umani del potere giudiziario del regime, dichiara “ che la condanna a morte con la lapidazione viene eseguita quando una persona commette adulterio e confermato da 4 testimoni ri conosciuti dal tribunale come idonei , oppure quando il colpevole è reo confesso per 4 volte”.
Ci si chiede come possano comportarsi i giudici iraniani quando lo stesso responsabile per i diritti umani non si vergogna di far rispettare il codice islamico favorevole alla pena di morte.
Il numero chiuso con esame di ammissione alle università in Iran, riguarda gli studenti non filo governativi, alcune minoranze religiose come i Bahaii, che vi possono accedere solo per apostasia, (in Iran l’apostasia dalla fede islamica è condannata con la pena capitale ). Il corpo docente, i presidi e i rettori dell’università nella loro totalità sono stati scelti dal clero attualmente al potere e i docenti non comodi al regime vengono allontanati dalle cattedre, la maggior parte degli studenti universitari, sono controllati, espulsi e repressi mediante il carcere e l’impiccagione in pubblico.
Le donne in Iran, numericamente parlando, rappresentano la maggioranza, ma i loro diritti( penali, civili e patrimoniali), sono calpestati quotidianamente da un giureconsulto inciso in ogni articolo del codice civile, penale e dalla costituzione islamica. Esse, si battono per l’ottenimento dei loro diritti negati dal governo, dalla religione al potere e da una cultura miope che purtroppo non ha minimamente ridimensionato il maschilismo che infarciva la post rivoluzione antimodernista Khomeinista e ha prodotto, al contrario, un generale atteggiamento antidonna, teorizzato e giustificato. In un clima così teso, chi può essere più emarginato della donna?
Tutto questo succede in un Paese definito da “Transparency International”, nel suo rapporto annuale, per quanto riguarda il grado di affidabilità e la degenerazione finanziaria al 131 posto. Precisamente peggiorato di 16 posizioni rispetto al precedente rapporto. Niente male, per un regime che doveva portare la rendita del petrolio sulla tovaglia di ogni famiglia iraniana.
Partecipanti alla marcia per la pace, i nostri popoli vivono in una condizione difficile in un Paese con una situazione complessa, come abbiamo scritto e riscritto, condanniamo fermamente l’attacco militare in Iran( le due guerre in Afghanistan e in Iraq, dimostrano che un presunto attacco comporterebbe un fallimento di altre vie, e un rafforzzamento dell’integralismo capeggiato dal regime della repubblica islamica in Iran), gli interventi di organizzazioni umanitarie internazionali, presso gli organi competenti, prima di tutto l’ONU, non ha prodotto risultati, poiché ogni volta che si parla di Nucleare iraniano e di sanzioni economiche la repressione in Iran aumenta in modo vertiginoso, basta pensare che in un anno il numero di uccisi dal regime, è aumentato del 100%. Il consiglio di sicurezza delle nazioni unite deve condannare e sanzionare un regime per le violazioni dei diritti umani non certo per le ambizioni di arricchimento di Uranio, già in possesso dei membri con diritto di veto, ma a nostro avviso oltre a non essere necessario e non sicuro, comporta una quantità elevata di scorie a carico delle future generazioni ( basta pensare che non riusciamo a far fronte allo smaltimento dell’amianto). E’ diritto sacro santo di tutti i popoli ed in particolare di quello iraniano, con un passato di ben tre rivoluzioni pacifiche( 1906, 1953 e 1979), ad avere una democrazia che rispetti i diritti umani . Infine chiediamo all’ONU un segnale forte da dare ai popoli dell’Iran: rivendicare senza se e senza ma la libertà per tutti prigionieri politici in Iran.
Mohsen Hamzehian , 5.10.2007