Museo Cervi, Gattatico, 20-22 giugno 2008
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Prima Festa nazionale dell’ANPI *
L’iniziativa sarà presentata alla stampa il 29 maggio nel corso di una conferenza stampa a Roma
Il blog della Festa
Il programma della Festa
Informazioni sui 4 laboratori tematici
Come raggiungere il Museo Cervi
Scheda di prenotazione alberghiera per i Comitati ANPI
Materiali:
Adesivo
Banner
Locandina
Manifesto
Intervista ad Alessandro Frignoli, Vice presidente dell’ANPI di Reggio Emilia, responsabile della Festa (da Patria Indipendente, n. 2. 24 febbraio 2008)
Armando Cossutta: "Sarà una festa bellissima" (da Patria Indipendente, n. 4. 20 aprile 2008)
Quando il Giornale si occupa di noi (4 maggio 2008)
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SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
L’Anpi: no al presidenzialismo, difendiamo la Carta
di Alessandro Rubenni (l’Unità, 08.06.2012)
«La chiamiamo festa, ma è una iniziativa politica. E per farla abbiamo scelto un luogo che parla da sé, con un concentrato simbolico fortissimo», annuncia il presidente nazionale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, Carlo Smuraglia. E di incontri e forum di carattere politico è ricco il programma della terza festa nazionale dell’Anpi, che quest’anno si svolgerà a Marzabotto dal 14 al 17 giugno. In quella terra di memoria dove in una settimana, nel ‘44, furono uccisi più di 700 civili, e dove da giovedì prossimo si attendono migliaia di persone, soprattutto tanti giovani, chiamati a raccolta intorno ai valori dell’antifascismo, della Costituzione e della democrazia.
«La memoria batte nel cuore del futuro» è infatti il titolo scelto come manifesto della festa, e non solo di questa. «Rafforzare la memoria insististe Carlo Smuraglia, che ieri a Roma ha presentato l’appuntamento insieme al sindaco di Marzabotto è un processo di grande attualità. La storia ci ha dimostrato come nelle fasi di crisi il distacco dalla politica possa sfociare nell’autoritarismo. Nei primi del Novecento fu la crisi economica e sociale a portare alle grandi dittature. E quello che sta succedendo oggi in Slovacchia, così come i rigurgiti neonazisti in Grecia, sono un campanello d’allarme».
Un tema, questo, che sarà al centro dell’appuntamento di Marzabotto con le iniziative organizzate per lanciare quella che l’Anpi vuole che diventi una grande campagna politica e culturale di contrasto ai rigurgiti di fascismo che si stanno manifestando anche nel nostro Paese. Questo insieme a una nuova riflessione su legalità e lotta alla mafia, affiancata alla richiesta di verità e giustizia per le vittime delle stragi nazifasciste in Italia. Con gli occhi puntati sull’udienza preliminare che si terrà il prossimo 15 giugno presso il tribunale militare di Roma per la strage di Cefalonia. Ben oltre 60 anni dopo.
«Migliaia di vittime ripete il presidente dell’Anpi non hanno ancora ottenuto giustizia, i procedimenti giudiziari sono stati bloccati dall’occultamento di documenti. Naturalmente è difficile pensare ormai che i risarcimenti possano essere individuali, ma noi continuiamo a chiediere giustizia e vorremmo che fossero utilizzati per progetti utili alla comunità, per corsi di formazione».
Ma la prossima quattro giorni (il programma è consultabile su www. festa.anpi.it) sarà anche l’occasione per parlare dei temi più attuali di politica interna. «Ultimamente in Parlamento c’è chi vuole il presidenzialismo e lo vuole far passare senza che nel Paese se ne parli o ci sia una vera discussione. A parte il fatto che in questo modo si sconvolgerebbe il nostro sistema, senza sapere bene come modificare i contrappesi costituzionali, ho l’impressione che più che altro questo sia un modo per non occuparsi della riforma elettorale. Noi non sentiamo l’esigenza del presidenzialismo, difendiamo l’architettura costruita attraverso la nostra Costituzione. Piuttosto occorre lavorare per cambiare il Porcellum», rilancia Smuraglia, che poi torna sulla data del 2 giugno e le polemiche annesse: «Parlamentari del Pdl propongono di accorpare la festività a quella del 25 aprile, ma è dimostrato come sia un luogo comune, usato in modo strumentale, dire che questo sarebbe utile all’economia. Mentre si tratta di festività sempre più sentite dalla gente».
Il sindaco di Marzabotto Romano Franchi, intanto, si prepara ad accogliere, dentro la festa, anche un incontro con diversi sindaci dei centri terremotati dell’Emilia.
ANPI Domani 130 piazze per il tesseramento e la Costituzione
«Una grande giornata per rafforzare le fila dell’antifascismo e il futuro della democrazia». L’Anpi lancia domani la sua campagna di tesseramento in 130 piazze di tutta Italia.
L’obiettivo è quello di «suscitare fiducia, per offrire uno spazio di partecipazione, per fare dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia un punto di riferimento, ancora più largo e forte, per tutti coloro che intendono assumere un impegno di responsabilità per il Paese».
In altre parole, si tratta di rilanciare le “radici” della Repubblica: antifascismo, Resistenza, Costituzione, «per tornare a incontrarsi intorno a quei capisaldi della democrazia che hanno permesso al Paese di condurre una esistenza civile per oltre 60 anni e che oggi si vorrebbero far passare per “vecchi”, quindi da stravolgere se non cancellare». Nelle piazze dell’Anpi sarà ribadito il «no a chi sta togliendo dignità all’Italia e speranza in un futuro migliore ai cittadini». Sarà insomma «una giornata per le italiane e gli italiani e per la Costituzione».
* l’Unità, 19.11.2011
«Bella ciao» ora ha la sua Festa
Dal 20 al 22 giugno la prima festa nazionale dell’Anpi. In nome dei fratelli Cervi
di Nedo Canetti (l’Unità 31.05.2008)
È LA PRIMA Festa nazionale dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani). Si svolgerà nel Parco del Museo Cervi di Gattatico (Reggio Emilia) dal 20 al 22 giu- gno, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica. Lo ha annunciato il senatore Armando Cossutta del direttivo nazionale dell’Anpi insieme a Raimondo Ricci, vice presidente vicario. «L’attualità dei valori della Resistenza e della Costituzione - ha sottolineato Cossutta - che hanno assicurato al Paese pace e democrazia per sessant’anni, sarà il filo conduttore della manifestazione, nel corso della quale saranno organizzati quattro laboratori storico- culturali, ai quali parteciperanno studiosi, intellettuali, scrittori, dirigenti politici».
La Festa è stata concepita e organizzata da un gruppo di giovani, iscritti all’Anpi quando l’Associazione, con la modifica dello Statuto, ha aperte le porte anche a chi non ha partecipato direttamente alla Resistenza. La scelta della località nasce dal forte significato simbolico che la terra dei Cervi ed il Museo lì sorto in loro ricordo, hanno rivestito per l’intero movimento resistenziale e per le generazioni successive. È stata, per prima, Maria Cervi, figlia di una del sette fratelli martiri, purtroppo deceduta lo scorso anno, a credere in questo progetto. Con lei hanno inizialmente lavorato questi giovani, che poi hanno portato al traguardo l’ idea, scaturita durante i lavori del 14° Congresso dell’Anpi di Chianciano.
Sarà vera Festa. Non solo convegni, dibattiti e laboratori di studio, sono in programma, infatti, ma anche eventi musicali, ludici, culturali. L’iniziativa, illustrata da Alessandro Frignoli, responsabile della Festa e dalla direttrice del museo e sindaco di Gattatico, Cantoni, sta riscuotendo, in tutto il Paese, larghe adesioni. Da Ciampi a Veltroni, da Epifani a Finocchiaro, da Ingrao a don Ciotti, da Errani a Marazzo, a Vendola, a Soru, da Marina Sereni a Diliberto a Rodotà a Zavoli, da Carla Fracci a Scarpati,al Presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Vassalli, presente alla conferenza stampa, sono centinaia le personalità della politica, della cultura (forte l’impegno anche organizzativo dell’Arci), dello spettacolo, del mondo sindacale che hanno già fatto pervenire l’adesione. Alcuni saranno presenti alla Festa. «Mi auguro che i giovani - è il messaggio di Margherita Hack - ritrovino l’entusiasmo per i grandi ideali di solidarietà che hanno animati i giovani di 60 anni fa».
L’iniziativa si colloca in un momento particolare della situazione dell’Italia, nel quale rigurgiti fascisti si stanno materializzando in diverse parte del Paese. «I valori di libertà e giustizia - ha insistito Cossutta - che sono alla base della Costituzione antifascista, sono attualissimi in un momento in cui tendono a prevalere il qualunquismo e l’antipolitica, che aprono la strada agli attacchi alla Resistenza, agli atti di intimidazione razzista e fascista, da Verona a Roma, che chiedono una riconciliazione senza verità, equiparando il torto degli sconfitti alle ragioni dei vincitori». «La festa - ha concluso - vuole anche essere un chiaro no al revisionismo culturale e storico».
Anpi
Le celebrazioni si terranno a Gattatico dal 20 al 22 giugno
E Cossutta lancia la Festa dei partigiani: mai una via Almirante
di Monica Guerzoni (Corriere della Sera, 30.05.2008)
ROMA - Non sono ancora stanchi di lottare per la libertà, vogliono che la memoria della Resistenza non si spenga e così i partigiani italiani hanno deciso di passare il testimone ai giovani. Dal 20 al 22 giugno si terrà a Gattatico, Reggio Emilia, la prima festa nazionale dell’Anpi e il luogo - il Parco del Museo Cervi, dove vissero i sette fratelli Cervi trucidati dai nazifascisti - dice già molto. L’idea è venuta agli «eredi» di una lunga storia di passione civile e demo-cratica, cioè ai ragazzi sui quali l’associazione ha investito per non morire, per assicurarsi un futuro di testimonianza.
È con una certa emozione che Armando Cossutta, partigiano nelle Brigate Garibaldi, lancia l’iniziativa nella sala stampa di Montecitorio alla presenza di Giuliano Vassalli, presidente emerito della Consulta ed ex partigiano anche lui. E dice, Cossutta, che la memoria va tenuta viva oggi più che mai, in giorni di «attacchi contro quei principi e quei valori ». A preoccupare l’ex presidente del Pdci non sono soltanto «gli atti violenti, le aggressioni di stampo fascista, nazista e razzista», ma anche la «crescente campagna di revisionismo culturale e storico». Cossutta ritiene «francamente ipocrita» l’idea di una riconciliazione nazionale «senza verità» e sospetta un disegno politico per «screditare e delegittimare la grande epopea della Resistenza antifascista e della guerra di Liberazione nazionale». La polemica su Giorgio Almirante ancora non si spegne e Cossutta, pur senza nominarlo, condanna con forza e sdegno l’idea «politicamente inaccettabile» e «moralmente offensiva» di intitolargli una strada di Roma, città Medaglia d’oro della Resistenza: «Un uomo politico che non è stato semplicemente un esponente della Prima Repubblica ma fucilatore di partigiani e sostenitore del razzismo...».
La prima Festa partigiana si deve anche all’impegno di Maria Cervi, figlia di uno dei sette fratelli uccisi, che per due anni - fino all’improvvisa scomparsa un anno fa - ha lavorato con i giovani dell’Anpi per dare vita all’iniziativa.
Lungo e autorevole l’elenco delle adesioni, da Veltroni a Ciampi, da Epifani a Diliberto, da Ingrao a Rodotà passando per Nichi Vendola e Franco Giordano. La colonna sonora? «Bella ciao», ovviamente
Una festa dei partigiani per i resistenti di oggi
di Stefano Morselli *
Gli ingredienti sono quelli consueti nelle feste popolari: spettacoli, incontri, ristoranti, stand assortiti. Ma è del tutto inedito l’evento nel suo insieme. Infatti quella che da ieri e fino a domenica va in scena nel podere e nel casolare che furono della famiglia Cervi, ai Campi Rossi di Gattatico - ora sede di un moderno museo della Resistenza e del mondo contadino - è la prima festa nazionale organizzata dall’Anpi nei suoi oltre sessant’anni di esistenza. «Democrazia e antifascismo - Democrazia è antifascismo» è lo slogan scelto per sottolineare un concetto che dovrebbe essere scontato, ma che l’Anpi teme possa invece diventare sempre più evanescente nell’Italia di oggi.
«Un’Italia nella quale - avverte Tino Casali, presidente nazionale dell’associazione - si moltiplicano i segnali di ritorno in campo del fascismo, pur mascherato in forme diverse dal passato». Anche per questo i partigiani, che sono gente ancora tosta ma in età ormai avanzata, hanno pensato di spalancare le porte a nuove generazioni che la Resistenza non hanno potuto farla per ragioni anagrafiche, ma ne condividono i valori e sono impegnate in altre «resistenze» dei giorni nostri. Come diceva Alcide Cervi, padre dei sette fratelli fucilati dalle brigate nere nel dicembre del 1943, «dopo un raccolto ne viene un altro». E dunque, un paio d’anni fa, all’ ultimo congresso, l’Anpi ha modificato il proprio statuto, ha cominciato ad iscrivere anche giovani e giovanissimi. Proprio in quel momento è nata l’idea della festa nazionale, alla cui ideazione e organizzazione ha lavorato proprio un gruppo di giovani appositamente costituito.
La manifestazione ai Campi Rossi, luogo simbolo della memoria, assume anche il significato di un passaggio delle consegne a una nuova leva di «resistenti». Lo sottolinea Armando Cossutta, da giovanissimo combattente nelle Sap, membro della direzione Anpi: «In una situazione politica pesante, l’Anpi può rappresentare un forte punto di riferimento». Ieri la cerimonia inaugurale con la musica dei Gang, che hanno dedicato le loro canzoni a Maria Cervi, figlia di uno dei sette fratelli, a sua volta scomparsa l’anno scorso. Messaggi di adesione sono arrivati, tra i tanti, da Scalfaro e da Ciampi, mentre Napolitano ha concesso il suo alto patronato. Nel fine settimana, insieme a decine di autobus provenienti da tutta Italia, sono attesi numerose personalità della politica della cultura, tra le quali Veltroni, Vendola, Rita Borsellino, don Ciotti.
Sono in programma laboratori sulla Costituzione (con Domenico Gallo, Nicola Occhiocupo, Alessandro Pizzorusso), sulla comunicazione della memoria (con Bice Biagi e Loris Mazzetti), sull’antifascismo vecchio e nuovo, sul ruolo delle donne nella Resistenza. Il cartellone degli spettacoli prevede sabato Mauro Sarzi, Sine Frontera, Mercanti di Liquori, Gasparazzo; domenica sarà la volta di Ivana Monti con le mondine di Novi e dei Sonnebrille.
* l’Unità, Pubblicato il: 21.06.08, Modificato il: 21.06.08 alle ore 10.07
CONVEGNI
A Gattatico di Reggio Emilia alla Festa nazionale dell’Anpi partigiane di ieri e «nuove partigiane» di oggi hanno ricordato il contributo femminile alla Lotta di Liberazione: 35mila combattenti, 7mila staffette e altre migliaia in retrovia
Resistenza, perché le donne la scelsero
di Stefano Morselli (l’Unità, 23.06.2008)
Trentacinquemila combattenti nelle formazioni partigiane, ventimila staffette, settantamila organizzate in gruppi di difesa. E poi diverse centinaia cadute in combattimento o fucilate, molte altre migliaia ferite, arrestate, torturate, condannate dai tribunali fascisti, deportate in Germania.
I numeri dicono già quali dimensioni abbia avuto la partecipazione delle donne alla Resistenza. Ma per restituirne appieno il senso, la passione, l’importanza, bisogna ascoltare di persona le voci di quelle che sono ancora oggi sulla breccia. A testimoniare, a trasmettere la memoria alle nuove generazioni, a proseguire l’impegno per i valori di libertà, di democrazia, di uguaglianza che - giovanissime ragazze - seppero far vincere oltre sessant’anni fa.
Donne di ieri e di oggi. Il coraggio della scelta è il titolo del convegno che ieri - nell’ambito della prima festa nazionale dell’Anpi, alla casa-museo Cervi di Gattatico, luogo simbolo dell’antifascismo - ha offerto l’occasione per ascoltare queste voci e per presentare i progetti volti a promuovere la conoscenza di quanto le donne italiano hanno fatto prima, durante e dopo la Liberazione.
Ad organizzarlo hanno lavorato insieme anziane partigiane e «nuove resistenti» entrate nell’Anpi in questi ultimissimi anni. Non è stata una celebrazione rituale, né una esercitazione accademica, ma una riflessione sulla storia di ieri con un occhio esplicitamente rivolto alle vicende dei giorni nostri.
Non solo perché - con i tempi che corrono, con i revisionismi strumentali che vanno di moda - ricordare la realtà autentica del fascismo e della Resistenza è già mettere i piedi nel piatto della più stretta attualità politica. Ma anche perché - come avverte esplicitamente la Marisa Rodano, partigiana e fondatrice dell’Unione Donne Italiane - «certo l’Italia di oggi è molto diversa da quella fascista, però di fronte alle violazioni di diritti e di libertà fondamentali è necessario essere vigili, reagire. Purtroppo, i segnali non mancano».
E dunque, quale fu il momento in cui tante donne capirono da che parte bisognava stare? In molti casi, non si trattò di una scelta dettata da ideologie politiche, bensì di una reazione spontanea alle condizioni di vita proprie e delle proprie famiglie, alle ingiustizie e alle prepotenze del regime, poi alle sofferenze e ai lutti della guerra. «Mia madre era vedova - racconta Giacomina Castagnetti- - il regime la premiò perche aveva otto figli. Ma poi le rubò perfino l’anello nuziale, con la campagna per l’oro alla patria: lei consegnò piangendo, lo fece per proteggere noi figli da possibili rappresaglie. Ma nel 1938, vennero di notte ad arrestare uno dei miei fratelli. E nel 1941 vennero di nuovo, a portarci un telegramma con l’avviso che un altro fratello era morto in guerra, al confine tra Grecia e Albania. Dopo l’8 settembre, per me è stato un fatto naturale andare con i partigiani».
Anita Malavasi, nome di battaglia Laila, subì il primo sopruso a 10 anni: «A scuola ero arrivata prima al concorso di disegno. Mi dissero che, non avendo io la tessera di piccola fascista, il premio non me lo avrebbero dato. Tempo dopo, un mio caro amico fu picchiato pesantemente per aver raccontato una barzelletta sul duce. A un altro diedero l’olio di ricino perché si lamentava della difficoltà di trovar lavoro». Luciana Romoli iniziò a ribellarsi ad 8 anni, contro la maestra che perseguitava una compagna di classe ebrea: «Voleva che noi bambine scrivessimo frasi contro gli ebrei, invece ce la siamo presa con lei, l’abbiamo aggredita. Poi io e mia sorella Adriana, che aveva due anni in più di me, siamo state espulse dalla scuola perché avevamo portato volantini contro le leggi razziali. Ma io dopo la guerra ho ripreso a studiare, mi sono diplomata a 30 anni e laureata a 45». Tante storie di ragazze semplici, che vissero prestissimo sulla loro pelle le angherie della dittatura. E videro poi brutalità sempre più orrende.
Dianella Gagliani, docente universitaria di storia, cita un libro di Tina Anselmi, la quale comprese che «doveva esserci», quando vide 31 giovani impiccati ad altrettanti alberi dai nazisti, a Bassano del Grappa. «Oggi sentiamo parlare molto di crimini dei partigiani - commenta con amarezza la prof. Gagliani - Ma forse noi stessi non abbiamo mai spiegato abbastanza in quali forme terrificanti si esercitò la violenza nazifascista».
Allora, è importante conservare la memoria, trovare i mezzi per comunicarla alle nuove generazioni. L’archivio audiovisivo che la giornalista Gabriella Gallozzi e il regista Guido Albonetti hanno cominciato a mettere insieme - per l’Acab (associazione culturale Antonello Branca), con il sostegno dell’Anpi, del nostro giornale e della Regione Lazio - si propone appunto di raccogliere i racconti delle donne partigiane di tutta Italia.
A Gattatico ne hanno presentato «provino», facendo passare, insieme a belle immagini storiche realizzate da Liliana Cavani, alcune brevi testimonianze. In una, che risale al 1964, Germana Boldrini racconta da protagonista la battaglia di Porta Lame, a Bologna, contro i nazisti. In un’altra, Marisa Rodano ricorda le sue prime attività antifasciste: «Non sono discese da una tradizione familiare, anzi mio padre aveva fatto la marcia su Roma. Ho cominciato all’università, dopo aver visto cacciare due studenti colpevoli di essere ebrei. Con alcuni compagni abbiamo costituito un piccolo gruppo, nel 1943 sono stata arrestata per la pubblicazione di un foglio comunista, si chiamava Pugno Chiuso, era il primo numero e sarebbe rimasto l’unico. Il 25 luglio sono uscita dal carcere e di lì a poco sono entrata nella Resistenza».
Un’altra «voce» che già fa parte dell’archivio è quella di Lina Fibbi: «Nell’aprile 1945 ero incinta, il mio compagno era appena stato ammazzato dai fascisti. Luigi Longo mi incaricò di smistare a Milano l’ordine di insurrezione generale del Cln. Io andai: in bicicletta, con il pancione e con molta paura». Poi c’è quella di Walchiria Terradura, comandante della «Brigata Garibaldi-Pesaro», una formazione di sette uomini conosciuta come «Settebello». E quella di Teresa Vergalli, che diventò partigiana «per amore dei genitori, contadini poverissimi, che hanno cresciuto i figli a radicchio di campo e antifascismo».
Teresa Vergalli, pure presente al convegno, tiene molto a ribadire una cosa: «Ora si guarda con una certa qual comprensione ai ragazzi di Salò, perché anche loro sarebbero stati in buona fede. Ma anche noi partigiani eravamo ragazzi, e stavamo dalla parte giusta! È una differenza che non bisogna mai dimenticare». E lancia un appello ai ragazzi di oggi: «Attenzione, stiamo vivendo un momento grave, nel quale si cerca di svuotare la Costituzione dall’interno. Dovete colmare il silenzio che è calato tra voi e le generazioni che vi hanno preceduto. Tocca voi, adesso, arrabbiarvi e dare battaglia».