Memoria e Verità. Storia dell’alpinismo...

LA SCALATA DEL K2. AVEVA RAGIONE WALTER BONATTI. Il Cai ha dato il "visto si stampi" alla relazione chiesta nel 2004 a Fosco Maraini, Alberto Monticone e Luigi Zanzi - a cura di Federico La Sala

sabato 29 marzo 2008.
 
[...] Lo sapevano tutti, ma sulla storia non esisteva ancora il timbro del Club alpino italiano. L’associazione ha finalmente dato il "visto si stampi" alla relazione che era stata chiesta nel 2004 a "tre saggi": lo scrittore Fosco Maraini e i docenti universitari Alberto Monticone e Luigi Zanzi. Fra qualche giorno il testo uscirà, pubblicato dall’editore Priuli&Verlucca, con l’introduzione del presidente generale del Cai, Annibale Salsa, le minuziose note esplicative di Zanzi e gli interventi storico-alpinistici di Enrico Camanni e Roberto Mantovani [...]


-  Il Cai ha dato il "visto si stampi" alla relazione chiesta nel 2004
-  E’ la verità definitiva sull’arrivo in vetta, il 31 luglio 1954

-  K2, caso chiuso dopo 54 anni
-  i "saggi" riabilitano Bonatti

di LEONARDO BIZZARO *

Walter Bonatti - 13.5 Kb

Walter Bonatti

IL CASO è chiuso. Aveva ragione Bonatti. 54 anni dopo, pressoché un primato, esiste una verità ufficiale sulla prima salita al K2. Bonatti riabilitato, non sfruttò l’ossigeno delle bombole che aveva portato in quota a Compagnoni e Lacedelli. I vincitori lo respirarono fino alla vetta. E tantissimi altri pesanti particolari di quelle ultime ore sulla seconda vetta del mondo sono da rivedere, dalla notte in tenda dei due, in una posizione diversa rispetto a quanto concordato, al terribile bivacco nella neve di Bonatti e Mahdi: un capitolo intero, sostanzialmente, del volume sulla spedizione firmato da Ardito Desio.

Lo sapevano tutti, ma sulla storia non esisteva ancora il timbro del Club alpino italiano. L’associazione ha finalmente dato il "visto si stampi" alla relazione che era stata chiesta nel 2004 a "tre saggi": lo scrittore Fosco Maraini e i docenti universitari Alberto Monticone e Luigi Zanzi. Fra qualche giorno il testo uscirà, pubblicato dall’editore Priuli&Verlucca, con l’introduzione del presidente generale del Cai, Annibale Salsa, le minuziose note esplicative di Zanzi e gli interventi storico-alpinistici di Enrico Camanni e Roberto Mantovani.

Da decenni si spingeva per una versione univoca su un’impresa che gli appassionati di tutto il mondo ricordavano ormai più per le polemiche, che per l’arrivo in vetta, la sera del 31 luglio 1954, di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni. Polemiche che curiosamente non si scatenarono quando nel dicembre dello stesso anno uscì per Garzanti la relazione del capospedizione Ardito Desio. Pur zoppicante e lacunosa, soprattutto nella parte che riguardava l’assalto alla vetta, arrivò in libreria senza troppo clamore.

Le liti si scatenarono quando nel 1964 venne pubblicato, sulla Nuova Gazzetta del Popolo, un reportage che metteva sotto accusa il comportamento di Walter Bonatti. Al giovane alpinista - aveva 24 anni al tempo della spedizione - erano stati preferiti Compagnoni e Lacedelli per l’attacco finale, pur essendo lui l’uomo sicuramente più in forma del gruppo. Rispettoso della gerarchia, Bonatti accettò comunque gli ordini di Desio. Assieme all’hunza Mahdi portò le bombole di ossigeno fin oltre gli ottomila metri, dove avrebbe dovuto incontrare i compagni. Il bivacco dei due era stato però spostato, evidentemente temevano che Bonatti volesse sostituirli il giorno dopo nell’ultima corsa al K2.

Bonatti e Mahdi furono costretti a bivaccare all’aperto, una prova, a quell’altezza, cui nessuno fino allora era sopravvissuto. L’apporto fondamentale alla vittoria non gli venne riconosciuto per moltissimi anni. Non solo, fu invece accusato di aver consumato, per resistere nella notte, l’ossigeno delle bombole che aveva con sé, tanto da consegnarle pressoché vuote a Compagnoni e Lacedelli, costretti - secondo il loro racconto - a salire gli ultimi duecento metri senza l’aiuto del gas.

Una ricostruzione contro la quale Bonatti lottò sempre, con interviste e libri in cui puntigliosamente smontava le insinuazioni. Ma la sua versione sembrava destinata a non essere mai presa ufficialmente sul serio. Fino alla ricostruzione dei "saggi" di qualche anno fa, appunto. Ma anche al libro-intervista di Giovanni Cenacchi in cui Lacedelli ammise, nell’anno del cinquantenario, che non tutto era andato come Desio aveva scritto. Perfino Compagnoni fu costretto a dire che sì, forse qualche particolare andava corretto.

Morto Mahdi, morto Ardito Desio nel 2001, restava solo la figlia a opporsi fieramente a una revisione. Ma all’interno del Cai non era scomparsa una certa resistenza alla riscrittura di quelle pagine lontane. Il documento di Maraini, Monticone e Zanzi - che dava ragione a Bonatti su grandi questioni e su particolari apparentemente insignificanti - restò per qualche tempo in un cassetto. Intelligentemente, il presidente Salsa attese che si calmassero le acque. Anche la decisione di pubblicarlo è stata presa sottovoce.

Fra qualche giorno, anche il K2 avrà la sua storia. Una, accettata da tutti. E Bonatti, Compagnoni e Lacedelli, che vivono oggi una vecchiaia serena, potranno forse risedersi allo stesso tavolo.

* la Repubblica, 28 marzo 2008.




WALTER BONATTI (Wikipedia)


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