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CALABRIA. A DIAMANTE, DA SOTTO LA PIAZZA A PICCO SULLA SCOGLIERA, SPUNTA UN ECOMOSTRO. LA RESISTENZA DEL SINDACO. Un articolo di Carlo Lania - a cura di Federico La Sala

Per il Consiglio di stato in Calabria si può fare un albergo sulla spiaggia. Ma il sindaco resiste.
venerdì 11 aprile 2008.
 

[...] Quella di Diamante è una battaglia per opporsi anche a un destino che, negli anni passati, ha visto l’intera zona cedere lentamente al cemento. Come ricorda lo stesso Magorno in una lettera che il 5 febbraio scorso invia al presidente della repubblica Giorgio Napolitano: «Negli anni ’80 - scrive il sindaco - Diamante, con tutta la costa tirrenica, ha subito l’impatto di una enorme speculazione edilizia che ha sconvolto non solo il territorio ma anche le abitudini e lo stile di vita dei residenti». Un destino che in molti vorrebbero che non si ripetesse ancora, ma che purtroppo sembra essere sempre in agguato. Come dimostra un’altra speculazione edilizia che minaccia un’area archeologica poco distante da Diamante, dove è prevista la costruzione di villette a schiera per 38mila metri cubi.

Per quanto riguarda la piazzetta, Napolitano ha promesso di interessare della vicenda il ministero dell’Ambiente. «Finora però non si fatto vivo nessuno», spiega Magorno. «Di una cosa, però sono sicuro: finché il sindaco sarò io, sulla piazzetta non costruiranno niente» [...]


Un Diamante di paese insidiato dall’ecomostro

di Carlo Lania *

Ricordate la scena finale dell’«Abbuffata» di Mimmo Calopresti, quella dove Gerard Depardieu festeggia al centro di una tavolata con tutti gli abitanti del paese? Tenetela bene a mente, perché quella sequenza rischia di essere l’ultima immagine di com’era fino a pochi mesi fa Largo Savonarola, una delle più belle piazzette di tutta la Calabria, con il suo splendido affaccio sul mare e sull’isola di Cirella. Sì, ricordatela bene perché quella piazza, orgoglio di Diamante, paese di cinquemila abitanti in provincia di Cosenza, non c’è più, deturpata dallo scheletro di un albergo che, arrampicandosi dalla scogliera sottostante, ostacola ai diamantesi la vista sul Tirreno. E questo nonostante da mesi l’amministrazione comunale di centrosinistra tenti in tutti i modi, ma inutilmente, di fermarne la costruzione dell’ennesimo ecomostro che deturpa le coste italiane.

L’ultimo smacco è di ieri, quando il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza con cui il Tar della Calabria aveva accettato la richiesta di sospensiva di revoca della concessione edilizia presentata dalla ditta costruttrice dell’albergo. Una decisione che però, per quanto amara, non scoraggia il sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, e la sua giunta, determinati nel continuare la loro battaglia. E questo anche se rappresenta comunque un boccone duro da mandare giù. «Sono perplesso - ammette infatti Magorno - troppo spesso si accusa la politica calabrese di agire male, e perfino di essere collusa con la criminalità. Quando però si tenta di fare qualcosa di buono la risposta da parte delle altre istituzioni dello stato non c’è». Almeno per ora, comunque, i lavori dell’albergo non proseguiranno. Il cantiere è stato infatti posto sotto sequestro dalla procura di Paola che ha indagato i responsabili della ditta e l’ex responsabile dell’ufficio urbanistico.

Quella dell’albergo di Diamante è a suo modo un classico esempio di come in Italia vanno un certo tipo di cose. Tutto comincia nel 2005, quando il paese è governato da un giunta civica di centrodestra. Largo Savonarola è ancora una splendida piazzetta appesa sull’Alto Tirreno. Una vista mozzafiato, con il paesaggio reso ancora più suggestivo dalla visione di una delle due isole calabresi. Sotto la piazza, a picco sulla scogliera, già esistono un ristorante e una casa disabitata da anni, il cui tetto è proprio parte della piazza: un rettangolo di circa duecento metri quadrati recintato da un piccolo muro ma di proprietà del Comune. La concessione rilasciata alla ditta S.I.R. sas consente di trasformare la casa disabitata in albergo, rialzandola di un piano. «Già questa è assurdità, perché si permette di edificare sopra il terrazzo che è del comune», commenta Magorno.

La concessione viene però subordinata alla stipula di una convenzione tra la S.I.R e il comune, in cui si dovrebbero fissare non solo le nuove cubature previste, ma soprattutto si confermerebbe che la proprietà della terrazza resta dell’amministrazione. Stipula che però non viene mai fatta. Nonostante questo, la S.I.R. comincia i lavori. Nel frattempo nella giunta le cose cambiano: alcuni assessori si dimettono e il comune viene commissariato. E il commissario blocca i lavori dell’albergo. Fino al 29 maggio dell’anno scorso quando, vinte le elezioni, la nuova giunta guidata da Magorno avvia le procedure per annullare la concessione edilizia e procedere con l’abbattimento di quanto costruito fino ad allora. Mentre la S.I.R fa ricorso al Tar chiedendo la sospensiva dell’annullamento della concessione (ricorso in seguito accolto dal Tribunale amministrativo), interviene la procura di Paola a sequestrare il cantiere.

Quella di Diamante è una battaglia per opporsi anche a un destino che, negli anni passati, ha visto l’intera zona cedere lentamente al cemento. Come ricorda lo stesso Magorno in una lettera che il 5 febbraio scorso invia al presidente della repubblica Giorgio Napolitano: «Negli anni ’80 - scrive il sindaco - Diamante, con tutta la costa tirrenica, ha subito l’impatto di una enorme speculazione edilizia che ha sconvolto non solo il territorio ma anche le abitudini e lo stile di vita dei residenti». Un destino che in molti vorrebbero che non si ripetesse ancora, ma che purtroppo sembra essere sempre in agguato. Come dimostra un’altra speculazione edilizia che minaccia un’area archeologica poco distante da Diamante, dove è prevista la costruzione di villette a schiera per 38mila metri cubi.

Per quanto riguarda la piazzetta, Napolitano ha promesso di interessare della vicenda il ministero dell’Ambiente. «Finora però non si fatto vivo nessuno», spiega Magorno. «Di una cosa, però sono sicuro: finché il sindaco sarò io, sulla piazzetta non costruiranno niente».

* il manifesto, 10 aprile 2008


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