Politica

Su Vattimo, il punto di vista di Marco Militerno

venerdì 4 marzo 2005.
 

20 febbraio 2005, questa data potrebbe rappresentare per San Giovanni in Fiore l’inizio di una nuova stagione politica, della sua tanto attesa primavera. Il professor Gianni Vattimo, noto filosofo, fra i più grandi del nostro tempo, già euro-parlamentare, pubblicista di importanti e storiche testate nazionali e non, ha diradato le sue ultime remore dichiarandosi pronto a guidare la ricostruzione di San Giovanni. Si, ricostruzione: questo è il termine che più di ogni altro si addice ai desideri di rinascita dei sangiovannesi, della nostra città, il cui degrado è sotto gli occhi di tutti. Una città avvilita da anni di mala-amministrazione, devastata da decenni di abusivismo edilizio, una progettualità scadente tra le più inerti d’Italia, un’economia soffocata da una burocrazia ottusa e da politiche di sviluppo aride e spesso incocludenti. A ciò si aggiunga una totale inadeguatezza delle politiche sociali, talmente inefficaci da spingere tanti disabili a lasciare il loro paese per vedersi riconoscere i loro sacrosanti diritti in terre straniere, ma più sensibili al loro disagio. Nell’antica e bellicosa Sparta gli invalidi, gli improduttivi, venivano buttati da una rupe, nella moderna San Giovanni si sono scelti metodi, come dire, più pratici e indolore. Si sono lasciati partire sui pullman della disperazione diretti al nord, per non farli più ritornare: soluzione cinica ma senz’altro più pulita. Efficace e risolutiva come le politiche per i giovani, svuotati della loro identità, smarriti nel mondo del consumismo becero e lassista, privati di quella coscienza critica in forza della quale ribellarsi e spronati, sistematicamente, ad abbandonare la loro terra a causa della desolante assenza di prospettive, di speranze. Innanzi a questo processo di degrado, di involuzione sociale la gente, spesso, ha reagito con rassegnata preoccupazione e scarsa attenzione favorendone, indirettamente, la sua progressione. Voi, professionisti di questa città, avvocati, farmacisti, ingegneri, professori, dottori d’ogni sorta, voi che dovreste rappresentare la coscienza intellettuale di una collettività, scuotetevi! Pensate davvero che la casa arredata con mobili e suppellettili preziose, il Rolex al polso, la macchinona custodita in garage accanto a prosciutti e salsicce, nonché il vostro disinteresse per la cosa pubblica siano la vera via di fuga da un processo inesorabile di desertificazione, sociale e culturale, che si sta consumando fuori dalle vostre torri d’avorio? E voi, amici operai, studenti, casalinghe, anima del popolo dalla cui forza e dal cui malcontento sono scaturite le più grandi rivoluzioni della storia, pensate realmente che con questa classe politica si possa riuscire ad invertire la rotta sulla strada del cambiamento, dello sviluppo? Non credete, forse, che per decenni sul vostro bisogno, usa e getta, si siano fondate le fortune politiche ed economiche di uomini mediocri, oggi importanti esponenti delle istituzioni al servizio di determinati affari, e che tale politica verrà ripetuta dal solito pupazzo di turno? Vattimo la soluzione? Non ancora, in quanto sprovvisto anche lui della bacchetta magica: Vattimo, sicuramente, rappresenta la certezza di cose presenti e la speranza di cose in addivenire. La certezza che un uomo della sua levatura, dalle radici calabre di fama internazionale e di cristallina onestà intellettuale, sia la guida di un gruppo di giovani ispirati da una pura voglia di cambiamento; la certezza che un uomo della sua statura, senza interessi personali all’apice della carriera, spenda la sua enorme esperienza intellettuale e politica in una realtà che necessita di cultura ed etica; la speranza che il suo nome possa far superare ostacoli soggettivi nell’assegnazione dei voti, spesso dettata più da legami parentali e di amicizia che da obiettive valutazioni sulle capacità delle persone e dei programmi; la speranza che intorno al suo nome possano aggregarsi anche le sane istanze di altre forze politiche, perché questa è un battaglia di civiltà non per la vanagloria di pochi, ma per ricostruire la città e per farlo occorre l’impegno di tutti, indistintamente. L’occasione è di quelle storiche, che non ritornano facilmente, e che rende giustizia finalmente alle brame di cambiamento di tutto il popolo sangiovannese. Più che doveroso crederci.

Marco Militerno


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