Politica

"Dobbiamo pensare alla storia dell’emigrazione e guardare all’immigrazione con occhio positivo", ha detto l’assessore della Comunità montana silana Gabriele Piluso (ds), in un recente incontro sul turismo promosso dall’ente

Servirebbe la penna di Collodi, per ricavare altri legnosi personaggi, dal naso mobile
mercoledì 25 gennaio 2006.
 

"Dobbiamo pensare alla storia dell’emigrazione e guardare all’immigrazione con occhio positivo", ha detto l’assessore della Comunità montana silana Gabriele Piluso (ds), in un recente incontro sul turismo promosso dall’ente pubblico. Dunque, proviamo a ricostruire obiettivamente. Piluso è un diessino, consigliere comunale a San Giovanni in Fiore con delega al turismo nell’esecutivo della Comunità montana silana. Già sindaco di San Giovanni in Fiore, è stato consulente dell’Arssa, l’agenzia regionale per lo sviluppo dell’agricoltura. Nel suo discorso durante la recente iniziativa in questione, nella quale s’è parlato, tra l’altro, delle attività sportive presso il Centro fondo di Carlo Magno, presente Pino Mirarchi, tecnico dello Sci club Montenero, Piluso ha citato di sguincio, e con parole emblematiche, il museo sull’emigrazione "La nave della Sila", ideato e realizzato da Mirella Barracco, della Fondazione Napoli novantanove, e dall’editorialista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella, col quale ho un rapporto di amicizia e stima reciproca. Ecco il passaggio di Piluso: "Non dobbiamo pensare solo a quelle iniziative di Camigliatello e ad alcune cose che si stanno facendo qui". Traduco dal pilusese. "Non dobbiamo pensare che esistano unicamente le iniziative di Gian Antonio Stella, Mirella Barracco e François Nicoletti (fondatore e presidente di Heritage Calabria, associazione degli emigrati sorta a San Giovanni in Fiore)". Tra Stella e Barracco e il centrosinistra di San Giovanni in Fiore non ci sono mai stati rapporti idilliaci. E non per colpa o volontà dei primi. Quando i due intellettuali inaugurarono, a Camigliati, "La nave della Sila", c’erano i sindaci e i rappresentanti istituzionali di mezza Calabria, la stampa nazionale e regionale al completo, il governatore Loiero e Antonio Bassolino, il quale, peraltro, fece un ragionamento veramente di sinistra, a proposito dei rapporti tra Europa e popoli dell’area mediterranea, dei flussi migratori che interessano l’Italia e delle necessarie risposte politiche nel senso di un’integrazione doverosa e importante. Del Comune di San Giovanni in Fiore non c’era anima, salvo Vincenzino Gentile (Margherita), lì come studioso delle tragedie di Monongah, Marcinelle e Mattmark, e Pietro Marra, dirigente dei servizi culturali del municipio, da sempre interessato all’argomento. La maggioranza politica era assente ingiustificata. Non c’era l’onorevole Mario Oliverio, che, come presidente della Provincia di Cosenza e cittadino di uno dei comuni italiani più colpiti dall’emigrazione, nonché come fondatore e presidente della fondazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo, doveva stare in primissima fila. Quel boicottaggio della sinistra florense e il garbo con cui Mirella Barracco sottolineò il fatto, pur senza espressi riferimenti, sono il segno evidente d’una cieca antipatia, tutta dalla parte del centrosinistra locale. Nello stesso periodo, Stella venne a visitare la discarica di eternit a Serralonga, nel Comune di San Giovanni in Fiore. Mi disse che quella era la prova eloquente di un’amministrazione colpevole e, più avanti, osservando alcuni operai del Fondo sollievo, sussultò: "Così, nemmeno in Burundi". In un’altra circostanza, sempre a Camigliati, presente perfino Cesare Romiti, Saverio Basile (direttore del mensile "il Corriere della Sila"), il geologo Alfonso Perri e il sottoscritto osservammo la stessa assenza del centrosinistra locale o, se vogliamo, d’una rappresentanza istituzionale del Comune di San Giovanni in Fiore. Allora, Basile, che è la memoria storica della città florense, commentò il fatto raccontando dell’incapacità del governo civico di stabilire proficue relazioni con personaggi come Mirella e Maurizio Barracco, che indiscutibilmente fanno cultura in Sila, considerati, vai a capire perché, avversari da cui allontanarsi. Tutti gli operatori culturali della zona sono, per il centrosinistra locale, avversarsi dai quali tenersi a distanza e da osteggiare in ogni modo. Siccome Stella e i Barracco sono dei giganti, il potere politico di San Giovanni in Fiore non può nemmeno provare a scalfirli. L’unica cosa, dunque, è snobbarli e, come ha fatto Piluso, sminuire le loro iniziative con formule tipo "non dobbiamo pensare solo a quelle iniziative di Camigliatello". Vi immaginate, ma il paragone non regge affatto, se l’organizzazione di Umbria Jazz si riferisse al Parco della musica nello stesso modo, "non dobbiamo pensare solo a quelle iniziative parioline del giardinetto romano"? In realtà, una parte del centrosinistra di San Giovanni in Fiore ha sempre combattuto lo sviluppo della cultura, confinando il cantautore Danilo Montenegro, sfruttando il poeta Pasquale Spina, comunista autentico, e proponendo alla collettività, praticamente sempre, manifestazioni prive di significati, "leggere" e "rilassanti", "popolari" e "comprensibili per tutti", per usare espressioni consuete di suoi attuali dirigenti. Una parte del centrosinistra di San Giovanni in Fiore è responsabile d’un localismo esasperato, me lo ha detto perfino un imprenditore neutrale di Lorica. Una parte del centrosinistra di San Giovanni in Fiore non ha mai voluto che la società locale si emancipasse, che conoscesse e che sapesse. Con quale coraggio, dunque, Gabriele Piluso dice che occorre valorizzare la nostra storia, la storia dell’emigrazione e la cultura florense? Chi ha sbancato i terrazzamenti dei monaci florensi, chi ha distrutto le bellezze del territorio, piazzandoci case abusive e rilasciando condizioni edilizie senza manco pensarci? Siccome tutto ciò è evidente, che cosa fa in proposito, ci piacerebbe sapere, la Magistratura dello Stato? Quale maggioranza ha cancellato dallo statuto comunale di San Giovanni in Fiore la Consulta degli emigrati, per riabilitarla dopo tre anni di battaglie di quel matto di François Nicoletti, un vero "destrorso", senza alcun regolamento d’attuazione? Forse è dimenticando che ci riappropriamo della storia dell’emigrazione? Ce lo può spiegare Gabriele Piluso? La nostra cultura è legata alla Gerusalemme florense di Gioacchino da Fiore, al suo messaggio di speranza o alla, pur degna, "pasta e surache"? Io non sto a destra. Mai. A San Giovanni in Fiore, oltre a essere stata asociale, la destra, come si dice al Sud, c’ha ammollato il pane, ha sfruttato il bisogno di molti e s’è creata un consistente bacino elettorale. Ha promesso, ha provveduto a effettuare prenotazioni sanitarie, ha sistemato ragazzotti a tempo determinatissimo e ha ereditato lo storico clientelismo della controparte. Ha mentito spudoratamente, ha creato movimenti popolari - non mi riferisco a Barile - che non avevano elementi di genuinità e convinzione politica. Ha sempre pensato, in modo truculento e volgare, a organizzare il proprio personale sostentamento. Non finiremmo più cogli elenchi, le menzioni e la narrazione di storie di personaggi d’un gruppo mangione e inefficace. Tuttavia, la sinistra radicata e antologica di questo posto, di cui il buono ma scaltro Piluso è netta espressione, farebbe bene a non parlare, a non spacciare fischi per fiaschi e ad agire, senza più scuse, dimenticando i propri gravissimi reati di ieri e dialogando con la società civile in modo chiaro e leale. Risponda sulla legalità e cominci col mea culpa, riabiliti Antonio Guarascio come geometra in Comune, faccia piazza pulita di chi prende lo stipendio assentandosi dal lavoro o non applicando le leggi dello Stato e ascolti le richieste di giustizia di Giovanni Pasqualini e Giampiero Tiano. Così, prenderà a guadagnarsi la nostra stima e la nostra benevolenza.

Emiliano Morrone


Il direttore della Voce, Emiliano Morrone - Morrone prega per non piangere e, a camera spenta, si sganascia dalle risate
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