Il dramma degli orsi naufraghi
"Il loro iceberg si è sciolto"
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI *
LONDRA - L’immenso iceberg su cui si trovavano si è dapprima staccato dalla terraferma e quindi si è gradualmente, completamente sciolto. Così nove orsi polari si sono ritrovati nelle acque gelide del mare d’Alaska, trasportati dalla corrente, costretti a nuotare 24 ore su 24 per sopravivere. La terra più vicina era a una distanza raggiungibile per questi instancabili animali: un centinaio di chilometri più a sud. Ma l’istinto li ha spinti a muoversi in direzione opposta, verso nord, e in quel senso di marcia il primo pezzo di ghiaccio che offrirebbe loro un approdo si trova a seicento chilometri, una distanza quasi certamente insormontabile anche per formidabili nuotatori come loro. Un tempo era più vicino, ma si è ridotto a causa del cambiamento climatico che riscalda il pianeta, facendo ritirare il manto di ghiaccio sempre di più verso il Polo Nord.
L’avventura degli orsi sperduti tra l’Alaska e il Polo è così presto diventata una tragica odissea per tornare a casa, filmata, fotografata e seguita dagli specialisti del governo americano e delle compagnie petrolifere che operano in quella desolata, inospitale, selvaggia regione del globo. Il gruppo ha percorso finora un centinaio di chilometri. Alcuni degli orsi sono morti, affogando per la stanchezza: i rilevatori che li osservano dall’alto in aereo e in elicottero non sono sicuri di quanti siano ancora in vita. Di certo i superstiti appaiono stremati. Il World Wide Fund for Nature sta considerando di chiedere alle forze armate degli Stati Uniti l’invio di una nave per cercare di salvare gli orsi: anche se il salvataggio sarebbe un’operazione estremamente complicata.
La vicenda è stata raccontata oggi dal Daily Mail di Londra, che ha pubblicato la foto di uno degli orsi nel mare d’Alaska, scattata da distanza ravvicinata da un elicottero. Non è la prima volta che orsi polari finiscono in mare a causa dello scioglimento dei ghiacci. Sempre più spesso capita che arrivino a nuoto, o su piccoli iceberg, fino all’Islanda, dove la popolazione locale peraltro li uccide a fucilate appena raggiungono la riva. La foto di un orso polare su una minuscola piattaforma di ghiaccio ha fatto il giro del mondo qualche mese or sono. "Tutti gli orsi polari sono minacciati dal surriscaldamento del pianeta, rischiano l’estinzione", dice al Mail il professor Richard Steiner della Università dell’Alaska. Chissà se qualcuno dei nove bestioni dispersi riuscirà a salvare la pelle, completare l’odissea e ritrovare miracolosamente la via di casa.
* la Repubblica, 30 agosto 2008.
Ansa» 2008-09-03 19:26
ORSI ALLA DERIVA, PROIBITIVO IL RECUPERO
ROMA - Impossibile salvare nelle condizioni attuali, considerate proibitive, gli orsi polari alla deriva nel mare di Chukchi in Alaska, per i quali era stato lanciato l’allarme dal Wwf intorno al 20 agosto scorso.
"Fino ad oggi - spiega Massimiliano Rocco, responsabile specie e Traffic del Wwf Italia - il Wwf ha cercato con ogni sforzo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui rischi che la popolazione dell’orso polare sta correndo dovuti allo scioglimento repentino dei ghiacci polari di cui questa specie è il simbolo".
Purtroppo "le condizioni per salvare gli orsi trovati nelle acque dell’Artico si stanno dimostrando proibitive - aggiunge Rocco - e peggiorano di ora in ora, anche se si continua a sperare di rintracciare gli animali e soprattutto spronare chi ha i mezzi per intervenire".
Insomma, il Wwf non abbandona la speranza "con la coscienza pulita di fare fino all’ultimo il possibile per salvarli, anche se in una drammatica corsa contro il tempo - precisa l’esperto Wwf - questa esperienza insegna che i governi devono mettere in atto immediatamente tutti gli strumenti per affrontare l’emergenza dei cambiamenti climatici che continueranno a produrre effetti disastrosi su specie e popolazioni umane se non si cambia rotta nelle emissioni di gas serra".
Infatti, conclude Rocco "mentre gli orsi polari affogano nelle acque dell’Artico molti paesi sono infatti in fortissimo ritardo sugli impegni più volte richiamati in tutti i contesti nazionali e internazionali".
Nove orsi polari erano stati avvistati il 22 agosto costretti a nuotare
nelle acque del mar Artico perchè lo loro casa-banchina si era sciolta
Il Wwf costretto a rinunciare
"Nulla da fare per gli orsi polari"
Il primo settembre l’annuncio sul sito dell’associazione ambientalista
GROENLANDIA - Dispersi. Senza lasciare traccia. Tra i ghiacci del Polo Nord e il mar Artico. Ci sono poche speranze per i nove orsi polari naufraghi nel mar Artico. Una decina di giorni fa erano stati avvistati mentre nuotavano al largo dell’Alaska, dopo che l’iceberg su cui si trovavano si era sciolto a causa del surriscaldamento globale. Rimasti senza ghiaccio e habitat, erano in acqua in cerca di un nuovo approdo.
Il Wwf Alaska aveva informato che una spedizione, con l’aiuto della Marina Usa, stava studiando il modo di inviare una nave, una piattaforma che doveva fare le funzioni di una nuova banchina artificiale in grado di soccorrere gli orsi e trasportarli sul ghiaccio vero. Una specie di Arca di Noè. Ma sul sito internazionale dell’associazione animalista il primo settembre è apparso quasi un requiem per gli animali.
"Molti lettori ci chiedono perchè non interveniamo - si legge - pur provando dolore per questi animali, sfortunatamente, non c’è modo per salvarli". Ritrovarli dove erano stati avvistati giorni fa (a circa 320 chilometri dalla costa), è quasi impossibile data la vastità del mar Artico, la forza delle correnti e la rapidità a cui riescono a nuotare gli orsi polari adulti, spiega il Wwf. Inoltre, anche se venissero individuati, è quasi impossibile poterli salvare con una piattaforma artificiale.
Che fine faranno quindi i nove animali? Potrebbero anche sfidare tutti i pronostici e le previsioni e salvarsi in qualche modo. Potrebbero, però, anche morire stremati dopo aver tentato a lungo di mettersi in salvo. Di sicuro al momento e da dieci giorni non ci sono più loro tracce. E di sicuro qualche volta si sbaglia anche il Wwf. Che aggiunge: "L’unica cosa che possiamo fare oggi è agire per salvare tutta la popolazione di orsi polari, specie minacciata dal cambiamento climatico".
Tra i fattori di rischio per gli orsi, ma non solo per loro, l’associazione elenca la crescente industrializzazione dell’artico e i livelli insostenibili raggiunti dalla caccia. "Compiendo le giuste scelte possiamo salvare gli orsi polari ma anche noi stessi".
Geoff York, il coordinatore del Wwf per l’Artico e specificatamente per gli orsi polari, ha spiegato che "quando gli orsi polari nuotano così lontani dalla terra ferma, potrebbero avere serie difficoltà a salvarsi specie se dovessero arrivare tempeste". Più in generale, un naufragio così numeroso preoccupa molto perchè dimostra che i ghiacci dove gli orsi erano soliti abitare e cacciare per sopravvivere si stanno sciogliendo. Così il dramma degli orsi sta diventando un altra faccia del disastro ambientale.
Le immagini del satellite raccontano oggi che non c’è più ghiaccio in quella zona dell’Artico dove gli orsi erano stati avvistati la prima in agosto. Sul sito del Wwf decine di lettori protestano e chiedono di non rinunciare a provare a salvare i nove orsi polari.
(la Repubblica, 3 settembre 2008)
Scioglimento record della calotta polare: aperti i passaggi di Nord Ovest e di Nord Est
Lo provano le foto dei satelliti. Studiosi: oceano senza ghiacci d’estate entro il 2030
L’Artico può essere circumnavigato
è la prima volta in 125mila anni
LONDRA - Per la prima volta a memoria d’uomo sarà possibile cirumnavigare l’intero Polo Nord. Foto satellitari scattate due giorni fa mostrano, scrive oggi l’Independent, che lo scioglimento dei ghiacci verificatosi la settimana scorsa ha finalmente aperto contemporaneamente sia il favoleggiato Passaggio a Nord-Ovest che il passaggio a Nord-Est. A dimostrarlo sono immagini scattate da satelliti Nasa. Il Passaggio Nord Ovest, nel territorio canadese, si è aperto nello scorso fine settimana, mentre l’ultima lingua di ghiaccio che ostruiva il Mare di Laptev, in Siberia, si è disciolta qualche giorno dopo.
È un evento clamoroso che, se da un lato corona il sogno secolare di generazioni di esploratori, navigatori e viaggiatori, dall’altro rappresenta un preoccupante segnale dell’accelerarsi del processo del riscaldamento globale. Sul breve periodo, naturalmente, la novità dovrebbe portare soltanto vantaggi alle varie compagnie di navigazione che per la prima volta nella storia potranno tagliare migliaia di miglia marine lungo le rotte tra il nord del Canada e la Russia.
Negli scorsi decenni, in varie occasioni si è verificata la situazione dell’apertura dell’uno o dell’altro passaggio ma mai, come in questi giorni, era accaduto che entrambe le due misteriose porte dell’artico si dischiudessero simultaneamente.
E’ questo solo l’ultimo segnale della crisi dell’intero ecosistema artico. Solo pochi giorni fa, il National snow and ice data center (NSIDC) statunitense ha informato che quest’anno l’estensione globale del ghiaccio artico è prossima a battere il record record negativo, dello scorso anno, di 4,14 milioni di chilometri quadrati: un valore inferiore di oltre un milione di metri cubi al record precedente, fissato nell’estate 2005. In due anni, i ghiacci del Polo Nord si sono ritirati per un’estensione grande quattro volte l’Italia.
Quattro settimane fa, i turisti sono stati fatti evacuare dal Parco Nazionale Auyuittung, nell’Isola di Baffin, la grande isola del Nunavut canadese situata a occidente della Groenlandia, a causa dello scioglimento dei ghiacci: "Auyuittung", in lingua inuit, significa "terra che non scioglie mai"... E’ di pochi giorni fa la vicenda dei nove orsi polari rimasti senza habitat e visti nuotare in mare aperto, seguita a breve da un immenso crollo nel ghiacciaio Petermann, in Groenlandia, in un’area che si riteneva ancora immune dagli effetti del global warming.
Ma la simultanea apertura del Passaggio Nord Ovest, intorno al Canada, e del Passaggio Nord Est, intorno alla Russia, a costituire un vero e proprio choc. Non accadeva, secondo i climatologi, da almeno 125mila anni. Dall’inizio dell’ultima era glaciale erano rimasti entrambi bloccati: nel 2005 si era aperto solo il Passaggio Nord Est, l’estate seguente era accaduto il contrario.
"I passaggi sono aperti, è un evento storico, ma con il quale dovremmo abituarci a convivere nei prossimi anni - ha confermato il professor Mark Serreze, uno specialista di mari ghiacciati del NSIDC, sottolineando però che le autorità marine dei Paesi interessati potrebbero essere riluttanti ad ammetterlo, per evitare di essere citate a giudizio dalle compagnie di navigazione, le cui imbarcazioni dovessero incontrare ghiaccio e subire danni".
Gli armatori però sono tutt’altro che disinteressati. Il "Beluga Group" di Brema, ad esempio, ha già fatto sapere che manderà navi dalla Germania al Giappone via Passaggio Nord Est, con un taglio netto di 4000 miglia nautiche, quasi 7.500 km, rispetto alla rotta tradizionale. E il premier canadese Stephen Harper ha già fatto sapere che chiunque volesse attraversare il Passaggio Nord Ovest dovrebbe fare riferimento ad Ottawa: un punto di vista, questo, che non piace agli Usa, che considerano quella parte di Artico acque internazionali.
I climatologi però rimarcano che simili dispute potrebbero essere irrilevanti, se il ghiaccio continuasse a sciogliersi al ritmo attuale. In tal caso, infatti, sarebbe possibile navigare direttamente attraverso il Polo Nord, completamente liberato dai ghiacci. Evento questo, che fino a poco tempo fa si riteneva possibile che dal 2070. Ora, però, molti studiosi indicano il 2030 come l’anno entro il quale l’Oceano Artico sarà completamente fluido in estate, mentre uno studio del professor Wieslaw Maslowski, della Naval Postgraduate School di Monterey, California, arriva a concludere che già dal 2013 il mare sarà completamente aperto da metà luglio a metà settembre. Il "punto di rottura", l’evento che ha ulteriormente accelerato il processo di scioglimento, è costituito dalla perdita-record di massa ghiacciata, dello scorso anno: le masse solide sono scese a un livello che non si attendeva fino al 2050, mandando all’aria tutti i calcoli prodotti fino a quel momento.
Quest’anno è andata un po’ meglio, l’inverno è stato più freddo, e per un po’ è sembrato che i ghiacci potessero difendere meglio le loro posizioni. Ma in agosto lo scioglimento ha subito un’improvvisa accelerazione e la scorsa settimana la superficie globale dell’Artico ricoperto di bianco era già al di sotto del livello minimo del 2005. Secondo l’Agenzia spaziale europea (Esa), in qualche settimana anche il record del 2007 sarà battuto. Uno studio recente dell’Università dell’Alberta dimostra che lo spessore dei ghiacci artici si è assottigliato della metà in soli sei anni. Ed è un processo che alimenta se stesso, perché man mano che la superficie bianca viene rimpiazzata dal mare, la superficie di quest’ultimo, più scura, assorbe via via più calore, contribuendo a riscaldare l’oceano e a sciogliere altro ghiaccio.
* la Repubblica, 31 agosto 2008.