"KOYAANISQATSI" ("Life out of Balance")

ALLARME WWF. Pubblicato il ’’Living Planet Report 2006’’: entro il 2050, il collasso della TERRA.

martedì 24 ottobre 2006.
 
[...] entro il 2050 le risorse della Terra non saranno più sufficienti, se continueremo a sfruttarle a questi ritmi. Sono le conclusioni del "Living Planet Report 2006", l’ultimo rapporto del WWF, giunto alla sua sesta edizione, presentato oggi a livello mondiale proprio da uno dei paesi a più rapido sviluppo, la Cina. "Fare dei cambiamenti che migliorino i nostri standard di vita e riducano il nostro impatto sulla natura non sarà facile - ha detto il direttore generale di Wwf International, James Leape - ma se non agiamo subito le conseguenze sono certe e terribili" [...]

Il rapporto sullo stato di salute della Terra indica un crollo della biodiversità e la riduzione vertiginosa delle risorse

Allarme del Wwf: "Un pianeta non basta. Entro il 2050 risorse insufficienti"

"Bisogna cambiare, se non lo faremo conseguenze certe e terribili"*

ROMA - Gli ecosistemi naturali si stanno degradando a un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana e la conseguenza più immediata è la perdita di biodiversità. Le conseguenze di questi processi sono catastrofiche già nel medio periodo: entro il 2050 le risorse della Terra non saranno più sufficienti, se continueremo a sfruttarle a questi ritmi. Sono le conclusioni del "Living Planet Report 2006", l’ultimo rapporto del WWF, giunto alla sua sesta edizione, presentato oggi a livello mondiale proprio da uno dei paesi a più rapido sviluppo, la Cina. "Fare dei cambiamenti che migliorino i nostri standard di vita e riducano il nostro impatto sulla natura non sarà facile - ha detto il direttore generale di Wwf International, James Leape - ma se non agiamo subito le conseguenze sono certe e terribili".

L’uomo distruttore. Secondo il rapporto, che è stato redatto dopo due anni di studi, la perdita di biodiversità già segnalata nelle precedenti edizioni è sempre più marcata e il consumo di acqua, suolo fertile, risorse forestali e specie animali ha raggiunto livelli intollerabili per il pianeta. Il rapporto dimostra che in 33 anni (dal 1970 al 2003) le popolazioni di vertebrati hanno subito un ’tracollo’ di almeno 1/3 e nello stesso tempo l’impronta ecologica dell’uomo - cioè quanto ’pesa’ la domanda di risorse naturali da parte delle attività umane - è aumentata tanto che la Terra non è più capace di rigenerare ciò che viene consumato.

Il ruolo dell’Italia. Il consumo incontrollato riguarda tutti i paesi e l’Italia, sebbene dietro al resto dell’Europa, è al 29esimo posto nella classifica mondiale delle nazioni scialacquatrici. E’ evidente, secondo il Wwf, che anche l’Italia deve cambiare rotta al più presto e imboccare la strada della sostenibilità del proprio sviluppo, integrando le politiche economiche con quelle ambientali.

Correre ai ripari. "Siamo in un debito ecologico estremamente preoccupante, considerato che i calcoli dell’impronta ecologica sono per difetto - ha spiegato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia - Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di quanto la Terra sia capace di ’metabolizzare’ i nostri scarti. E questo porta a conseguenze estreme ed anche molto imprevedibili".

Per questo, secondo Bologna, "è tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il mutamento dei nostri modelli di produzione e consumo. Il nostro futuro dipenderà da come impostiamo oggi la costruzione delle città, da come affrontiamo la pianificazione energetica, da come costruiamo le nostre abitazioni e da come tuteliamo e ripristiniamo la biodiversità".

I dati. Il rapporto del Wwf ha analizzato in tutto 695 specie terrestri, 344 di acqua dolce e 274 specie marine. Negli oltre trent’anni presi in considerazione le specie terrestri si sono ridotte del 31%, quelle di acqua dolce del 28% e quelle marine del 27%. Il secondo indice, l’Impronta Ecologica, misura la domanda in termini di consumo di risorse naturali da parte dell’umanità. Il "peso" dell’impatto umano sulla Terra è più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003. Questo rapporto mostra che la nostra impronta ha già superato nel 2003 del 25% la capacità bioproduttiva dei sistemi naturali da noi utilizzati per il nostro sostentamento. Nel rapporto precedente era del 21%.

In particolare, l’impronta relativa alla CO2, derivante dall’uso di combustibili fossili, è stata quella con il maggiore ritmo di crescita dell’intera impronta globale: il nostro "contributo" di CO2 in atmosfera è cresciuto di nove volte dal 1961 al 2003. L’Italia ha un’impronta ecologica (sui dati 2003) di 4,2 ettari globali pro capite con una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3,1 ettaro globale pro capite.(24 ottobre 2006)

* www.repubblica.it, 24.10.2006



Wwf: «Terra da buttare, nel 2050 un nuovo pianeta»*

«Un pianeta non basta, tanto che nel 2050 ce ne vorranno due se continua l’attuale ritmo di consumo di acqua, suolo fertile, risorse forestali, specie animali tra cui le risorse ittiche. Gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana». È quanto riporta con grande chiarezza il «Living Planet Report 2006», l’ultimo rapporto del Wwf, giunto alla sua sesta edizione, lanciato oggi al livello mondiale proprio da uno dei paesi a più rapido sviluppo, la Cina.

Le risorse naturali del pianeta sono sfruttatate a una velocità 25 volte superiore rispetto al tempo che ci vuole per rigenerarle. Non solo. La ricerca sottolinea che il degrado procede a «un tasso senza precedenti nella storia umana». E indica lo sfruttamento intensivo del pianeta sulla base di alcuni indici di calcolo.Il primo è il «living planet index», Indice del Pianeta Vivente ,che misura la salute degli ecosistemi, e l’«ecological footprint», l’Impronta Ecologica, misura la domanda in termini di consumo di risorse naturali da parte dell’umanità, che misura la domanda umana di risorse naturali. Il pesò dell’ impatto-umano sulla Terra è più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003.

Negli oltre trent’anni presi in considerazione - tra il 1970 e il 2003- le specie terrestri si sono ridotte del 31%, quelle di acqua dolce del 28% e quelle marine del 27%, quelle tropicali sono diminuite del 55%.

Il paese che consuma più risorse sono gli Stati Uniti, che ogni anno distruggono 2,819 milioni di ettari di verde. Segue la Cina, con 2,152 milioni di ettari. In Europa, la Gran Bretagna supera gli altri paesi, sfruttando ogni anno 333 milioni di ettari.

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www.unita.it, Pubblicato il: 24.10.06 Modificato il: 24.10.06 alle ore 17.24


TESTO PDF (in inglese):

http://assets.panda.org/downloads/living_planet_report.pdf


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