Egregi membri della ’ndrangheta,
mi appello a voi, alle vostre 155 ’ndrine, ai vostri capo-famiglia per cercare giustizia. Mi appello a voi perchiedervi di salvare l’imprenditore calabrese Pino Masciari, testimone digiustizia che tanti guai vi ha causato denunciando i vostri uomini e gli uomini dello Stato che con voi erano collusi.
Sono passati tanti anni, e quello Stato che aveva convinto Pino a schierarsi contro di voi, a denunciarvi, oggi lo ha abbandonato. Ha abusato di lui, lo ha violentato, nel corpo e nella psiche, lo ha espropriato delle sue ricchezze e ora lo ha buttato. Se Pino non vi avesse dichiarato guerra oggi sarebbe uno tra i più ricchi imprenditori d’Italia, avrebbe una vita alla Briatore, e magari sarebbe dirigente di Confindustria. Come senz’altro saprete, dal 18 settembre Pino Masciari è senza scorta durante i suoi spostamenti. Potreste colpirlo in ogni momento, quando volete. Dal suo sito potete scegliere la località in cui colpirlo.
Lo Stato italiano ha deciso di darvelo in pasto, gli ha tolto la protezione così, se lo colpirete, loro si potranno lavare le mani, come viscidi Pilato. Questo Stato oggi ha un nome ed un cognome, e si chiama Alfredo Mantovano. E’ lui che sin dall’inizio l’ha giurata a Pino, è lui che gli ha detto che non avrà alcuna protezione durante i suoi spostamenti ed è sempre lui che, chiamato a risponderne, ha avuto il coraggio di negare l’evidenza, mentendo spudoratamente. In pratica, non so se cosciente o no, lo ha condannato a morte. Oggi la situazione di Pino è molto delicata. E’ uscito dall’esilio silenzioso in cui lo Stato vorrebbe i testimoni di giustizia, ha deciso di mettere la sua storia personale a disposizione degli italiani, ha deciso di smuovere le coscienze raccontando la sua storia, quella di sua moglie Marisa e dei suoi due piccoli bambini. Ed oggi io, che so qualcosa di quello che vuol dire avere una famiglia sterminata, scrivo a voi.
Non scrivo ad Alfredo Mantovano, non scrivo al Presidente della Repubblica, non al premier. Men che meno al premier. Non scrivo loro perché non ho più un briciolo di fiducia in uno Stato totalmente indegno che si è sempre sporcato le mani del sangue dei suoi uomini migliori, da Emanuele Notarbartolo a Domenico Noviello.
Scrivo a voi, si. Agli ’ndraghetisti, ai mafiosi, ai killer e agli assassini. Scrivo a uomini senza remore, senza scrupoli. Perché oggi solo voi potete cambiare il corso delle cose.
Io chiedo la grazia per Pino Masciari, vi chiedo di salvarlo, di non uccidere lui e la sua famiglia. Vi prego, vi supplico di cancellare la fatwa che pende sulla sua testa. Chiedo a voi, “uomini d’onore”, di lasciare che quei bambini crescano con un padre tranquillo, e non timoroso di essere ucciso da un giorno all’altro.
Chiedo che Pino venga lasciato libero di vivere. Siate superiori allo Stato italiano. Capisco che per voi l’occasione per vendicarvi è ghiotta: ve lo hanno consegnato su un piatto d’argento, pronto per essere colpito senza complicazioni, per chiudere i conti.
Ma voi oggi avete la possibilità di salvarlo, di dimenticare. Perché oggi è questa l’unica speranza. Bisogna sperare nella mafia, nella ’ndrangheta. Fidarsi di questo Stato è un suicidio, farsi assistere dallo Stato è un eutanasia. Vi prego di accogliere questo appello e di lasciarci una speranza di futuro che in questa italietta indegna si chiama Pino Masciari.
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