Politica

Giovanni Frazzica, presidente del Movimento popolare siciliano scrive al segretario diessino dei Ds, Piero Fassino - di Giovanni Frazzica

lunedì 6 febbraio 2006.
 

di Giovanni Frazzica*

Caro Fassino, in questi ultimi tempi, in ragione della mia attività di giornalista, ho dovuto seguire con attenzione le vicende dei Ds e le Tue che, a questo Partito, sono indissolubilmente legate. Devo confessarTi di aver “tifato” per Te e di avere apprezzato il metodo e lo stile con cui, con l’aiuto di D’Alema, sei riuscito a portare la Quercia fuori dalla bufera. Bravi, veramente bravi! Siete riusciti a mantenere la leadership, è questo è oggettivamente importante, ma devo tuttavia dirTi che, al di fuori del mondo della militanza e degli addetti ai lavori, tutto ciò non ha suscitato grande interesse. Un Partito che nella lista unitaria si assume la responsabilità di coprire il 62% delle presenze, ha, a mio avviso, la necessità, per la propria convenienza, ma anche il dovere morale (poi spiegherò cosa intendo dire) di giocare con autorevolezza ed in prima battuta su tutti i temi che interessano la stragrande maggioranza degli italiani. Troppo spesso Vi vedo invece persi su tematiche particolari, avviluppati da esigenze di modernismo, condizionati dall’apparire in linea ed in prima fila, sempre e comunque, su argomenti di complesso profilo giuridico, ma di scarso interesse generale. Mentre, al contempo, il Cavaliere cavalca selvaggiamente ed in assoluta solitudine e libertà nelle sterminate praterie in cui fioriscono spontaneamente i grandi temi che interessano il cittadino medio, l’elettore comune, le famiglie, i sindacati, le associazioni, la chiesa. Tasse, pensioni, politica energetica, giustizia, sicurezza, lavoro, Ponte sullo Stretto, Tav, scuola,sanità etc. etc. Parla sempre lui, staccando, con le sue repentine e forti pedalate e con la stessa disinvoltura, gli alleati e gli avversari. E poi, dopo che “la voce dal petto uscì”, tutti a corrergli dietro, alleati e avversari, con gli ovvi distinguo che i rispettivi ruoli impongono. La tattica dei suoi alleati ormai è chiara: prendono le distanze dai suoi eccessi, si accreditano come il centro-destr a dal volto umano, ma, a fine serata, sono tutti ansiosi di controllare gli incassi complessivi e di calcolare la loro percentuale. Lega, Udc e An non mi sorprendono più, ormai è tracciato il solco in cui si possono muovere. Mi sorprende il centrosinistra ed ancor più il Partito dei Ds che, a mio parere, ha il dovere morale (lo vedi che ci siamo arrivati!) di dare garanzie, innanzitutto a se stesso (la dove per se stesso non intendo semplicemente gli apparati e le dirigenze, ma intendo i militanti di base e i cittadini elettori, i simpatizzanti, che sono la grande corolla che può fare la differenza, gli alleati ed i simpatizzanti degli alleati), di essere una sana, grande, democratica e risoluta forza di governo. Non c’è dubbio che, nella sostanza, così è e non potrebbe essere altrimenti , ma così deve anche apparire. Ora. Perché l’area dell’indecisionismo e di un conseguente astensionismo o, peggio, di un potenziale risucchio è vasta, molto vasta. Ed il cavaliere lo sa perfettamente ed è per questo che si agita tanto. Ha fiutato, o gli hanno fatto fiutare, una partita che, malgrado gli errori commessi ed i vasti strati di malcontento che hanno generato, è ancora aperta. Ed è inutile aggiungere purtroppo o malauguratamente, è aperta, è drammaticamente aperta e, se si vogliono vincere le elezioni, bisogna correre rapidamente ed energicamente ai ripari. Energicamente Fassino. Quando nei convegni si riconosce che la DC aveva la cultura di governo, quando le si dà atto che per oltre 40 anni è stata l’asse portante di una coalizione che ha guidato il Paese, si dice una cosa esatta. Nel suo agire, pur con tutti gli errori e le deviazioni che sono state commesse, soprattutto negli ultimi tempi, rappresentava un fattore di garanzia per il popolo democristiano, per gli alleati e per gli stessi avversari. Oggi i numeri Vi impongono di assumere il ruolo di asse portante della Coalizione, in un momento in cui la partita non è aperta solo per Berlusconi, è aperta anche per l’Unione che, anzi, gode ancora di un margine di vantaggio. La vittoria è, oggettivamente, a portata di mano, ma se si continua a parlare di alchimie cencelliane, di Pacs, se si appare ondivaghi sulle grandi opere (Ponte e Tav, per esempio), timidamente contrari rispetto ad un ritorno all’energia nucleare, se si continua a dire di no all’aumento delle pensioni proposto dalla Cdl e via di questo passo, il Centrosinistra rischia di qualificarsi, agli occhi dell’italiano medio, come un bellissimo e multicolore fronte del NO, una formidabile forza di opposizione che nei prossimi 5 anni dovrà contrastare, controllare e mitigare lo strapotere del nuovo governo. Scriveva Bertrand Russel, ai tempi della guerra fredda, che il dirigente dell’industria di stato sovietica ed il manager della multinazionale americana, finivano col prendere lo stesso tipo di decisioni. Il primo perché doveva dar conto ai rappresentanti del popolo, il secondo perché doveva dar conto a gli azionisti. Bisogna avere il coraggio di gestire con chiarezza il livello decisionale, sapendo che il conseguimento del risultato passa attraverso percorsi obbligati. Si devono riprendere in mano i grandi temi e si devono portare avanti con correttezza politica, senza pensare troppo alla sigla che si ribella o al migliaio di voti che si possono perdere. Diceva De Gasperi che il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista pensa alle future generazioni. La gente ha veramente bisogno di vedere che c’è qualcuno capace di assumersi delle responsabilità, qualcuno di cui fidarsi. Se Berlusconi, malgrado i suoi potenti mezzi, appare come il prototipo del politicante, gli italiani devono percepire che dall’altro lato c’è gente che, della politica, dello Stato e della società, ha una visione nitida e precisa, nella quale possono riconoscersi tutti. Sono convinto che gli italiani, impauriti dalle crisi energetiche, dalle minacce alla pace e dalla concorrenza internazionale, hanno un reale bisogno di vedere che c’è un progetto che riguarda le masse e gli interessi generali del Paese. Un progetto per la sopravvivenza e oltre. Fassino, il caso Unipol è una sciocchezza, il documento unitario della Direzione dei Ds è una pinzillacchera, rispetto alla gran mole di lavoro e di impegno che dovrai produrre per vincere la grande scommessa che sta già sul tappeto. Ti auguro buon lavoro perché se non la vinci Tu questa scommessa, la perdiamo tutti.

*Presidente del Movimento Popolare Siciliano


Rispondere all'articolo

Forum