Editoriale

L’illusione di Internet: commiato d’una voce smorzata, "la Voce di Fiore", indifferenti Beppe Grillo e la nostra città

lunedì 19 gennaio 2009.
 

Fra sedici giorni, esattamente il 31 gennaio, sapremo che cosa ne sarà di “la Voce di Fiore” e della sua rete. Suona strano parlare d’una propria “creatura” con certo distacco, e con termini, come «rete», della tecnologia e d’un consueto linguaggio politico.

Oggi tutto si vuole messo «in rete», come se la mera «connessione» risolvesse problemi difficili e importanti, urgenti, specifici; come se fosse sufficiente esser-ci, esistere in uno spazio pubblico, dialogare, scambiare, dimostrare, per raccogliere i frutti d’un impegno altrimenti non riconosciuto e perfino ostacolato, impedito materialmente e psicologicamente.

Molti di noi sono convinti che «la rete», intesa come quell’universo di esistenze, dati, opinioni e materiali accessibili con un clic, sia il sostituto di Dio, per una parte del Novecento morto con Auschwitz e, secondo Hans Jonas, non più onnipotente. Molti di noi pensano, io stesso sino a poco tempo fa, che «la rete» ci semplifichi la vita e divulghi le nostre idee e i nostri ragionamenti, liberandoci in qualche modo dalla frustrazione dell’impotenza, dell’isolamento, della dipendenza dal "potere".

La nostra richiesta d’aiuto, ampiamente motivata e corredata di documenti, per esempio il bilancio del «laboratorio culturale antimafia», come amiamo chiamare - e non per vanità - “la Voce di Fiore”, è stata accolta da diverse persone, molte delle quali non ci conoscono.

Tempo è passato da quando, ragazzini, imboccammo la strada dell’impegno quotidiano, aprendo un sito Internet per informare, dibattere, denunciare, proporre, costruire; da un angolo della periferia del globo, San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza.

Siamo cresciuti «nella rete» e «in rete». Abbiamo avuto la possibilità, grazie «alla rete», di incontrare gruppi e soggetti a noi vicini per idealità; di conoscere posti del Sud meravigliosi ma abbandonati; di vedere che c’è una reazione civile, seppure priva di mezzi, alla prepotenza e al dominio delle mafie, all’arroganza di certa politica, alla spregiudicatezza di poteri che agiscono nell’ombra.

Molto modestamente, abbiamo sempre preferito tenerci a debita distanza da rumori e luci da palcoscenico, puntando a un’ingegneria sociale dal basso, fatta di piccoli ma significativi approfondimenti: incontri, discussioni, temi aperti, controinformazione.

Tutto questo lo abbiamo condiviso «in rete», lo abbiamo reso pubblico, attendendo puntualmente adesioni, critiche, riverberi, dissenso. Persuasi che si può migliorare solo se si oltrepassano i classici orizzonti di provincia e se si accetta la diversità degli altri, dell’altro; a patto che questa diversità costituisca comunque un elemento di ricchezza e sia utile alle parti del confronto.

Abbiamo mantenuto da principio questo atteggiamento, consapevoli di non essere altro che giovani di buona volontà, magari un po’ meno egoisti di molti altri e scarsamente individualisti.

Nella nostra terra, abbiamo operato con tante difficoltà. Candidammo Gianni Vattimo quale sindaco di San Giovanni in Fiore e alcuni sacerdoti dissero dall’altare che i cattolici del luogo dovevano guardarsi dal «diavolo che arriva da Torino». Altri ammonirono che «la cultura va bene, ma solo fino a un certo punto, oltre il quale rappresenta il male sociale».

Per timore dei potenti, molti concittadini si rifiutarono di aiutarci come rappresentanti di lista. Poteva essere pericoloso schierarsi in questo modo dalla parte di giovani indipendenti, animati dal desiderio di un’altra politica.

Gli allora Ds giocarono sull’omosessualità di Vattimo. Nei piccoli comuni meridionali, la virilità è anche un valore politico.

Col nostro libro "La società sparente", che, partendo da San Giovanni in Fiore, racconta la Calabria degli imbrogli e delle contiguità, ci siamo beccati querele, minacce di morte, intimidazioni e violenza fisica. Oggi il volume è diventato stranamente irreperibile, tanto che è stato inserito su alcuni siti Internet con download gratuito. Il giornalista Roberto Galullo ha realizzato una trasmissione, sulla vicenda, che andrà in onda su "Radio 24" nei prossimi giorni.

In pratica, ci siamo ritrovati molto in solitudine, e sempre coi bastoni fra le ruote. Come accadde l’estate scorsa, quando, invitato a parlare Pino Masciari, l’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore ci autorizzò all’ultimo la manifestazione, non chiudendo al traffico la strade vicine. Per la cronaca, Masciari ci riferì d’essere tornato a Cosenza senza un rinforzo di scorta. Il comandante della stazione dei carabinieri di San Giovanni in Fiore seppe in extremis dell’arrivo del testimone di giustizia, per quanto avessimo informato gli organi di competenza con abbondante anticipo.

Oggi - dopo aver speso sempre di tasca nostra, perfino anticipando finanziamenti a enti pubblici che dovevano provvedere per il Festival Internazionale della Filosofia in Sila, da noi ideato - ci ritroviamo con un passivo di diecimila euro. Lo abbiamo detto e scritto in tutti i modi.

Avevamo chiesto a Beppe Grillo di pubblicare il nostro appello sul suo sito. E’ certamente vero che il sito di Grillo non può essere una bacheca per appelli del genere. Ma almeno ci aspettavamo una risposta, che invece non abbiamo mai ricevuto.

Ci dispiace di non essere stati considerati, così come ci rammarica il fatto che, malgrado la richiesta pubblica d’una donazione simbolica per andare avanti, i membri del nostro gruppo su Facebook, che si chiama "Sosteniamo la Voce di Fiore", quasi per intero non siano stati conseguenti con l’iscrizione. Il che, come il silenzio di Grillo, ci fa pensare che la rete abbia ancora molto di virtuale e di apparente.

Ci fa male, poi, che dalla nostra città d’origine, San Giovanni in Fiore, siano arrivate poche donazioni. Indipendentemente dagli importi, questo ha un significato molto preciso.

Noi non siamo mai stati acquiescenti nei confronti dei potenti della politica, che abbiamo messo di fronte alle loro responsabilità. Come quando domandammo al presidente della Provincia di Cosenza, l’onorevole Mario Oliverio, di assumere una posizione politica nei confronti del consigliere provinciale Luigi Garofalo, di cui il pm Vincenzo Luberto chiese la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, nel processo "Omnia".

Non è affatto un obbligo aiutarci. Ma, questo punto, sta alla coscienza e alla volontà di ciascuno decidere di contribuire alla causa di "la Voce di Fiore", anche in piccolo, o di ignorare. O, peggio, di tacere.

15 gennaio 2009

Emiliano Morrone, per "la Voce di Fiore"


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