MASS-MEDIA E "MITOLOGIA A BASSA INTENSITA’": COMPLESSITA’ E PARADOSSALITA’ DEL PRESENTE ...

LE TECNOLOGIE DIGITALI E IL LEGAME SOCIALE. IL SECOLO DEI MEDIA. Recensione di Rino Genovese del libro di Peppino Ortoleva - a cura di Federico La Sala

Una lezione a cui qualsiasi sinistra da ripensare e da rifondare non dovrebbe sottrarsi.
domenica 29 marzo 2009.
 



-  Il Novecento attraverso l’evoluzione dei media.
-  Un legame sociale cementato dalle tecnologie digitali.

di RINO GENOVESE (Il manifesto, 17.03.2009)

Il libro che Peppino Ortoleva pubblica con il titolo Il secolo dei media. Riti, abitudini, mitologie raggiunge due risultati notevoli: quello di offrire una descrizione obiettiva - cioe’ non moralistica, non pregiudizialmente liquidatoria - di cosa sia stato, e di cosa sia diventato con le nuove tecnologie, il sistema dei media; e quello di riaprire il dibattito sul significato generale dei rapporti tra la tecnica e la forma di vita moderna. Corrispondera’ al vero, infatti, il ritornello su cui insiste una vulgata molto pervasiva che fa della tecnica guidata dal capitalismo la grande distruttrice del "legame sociale", il veicolo di un’atomizzazione individualistica pressoche’ irreparabile? O non e’ piuttosto vero il contrario, cioe’ che i media - da non intendere riduttivamente come mezzi soltanto tecnici -, nel corso del Novecento e in questo nostro inizio secolo, hanno costituito il tratto piu’ tipico di una cultura da considerare in senso propriamente antropologico, quindi come una forma di legame perfino soffocante?

Assumere fino in fondo la seconda ipotesi vuol dire fare dell’Occidente moderno non tanto il mondo dell’individualismo, quanto piuttosto quello di un individualismo corretto da forti dosi di comunitarismo neo-arcaico, se cosi’ si puo’ dire; e considerare percio’ il secolo dei media non come contrassegnato dalla semplice fine del mito e del rito, ma come il tempo in cui si forma e si sedimenta quella che Ortoleva chiama una "mitologia a bassa intensita’".

Che cos’e’ una mitologia di tal fatta? Lo spiega bene Ortoleva: "A differenza dei miti classici o di quelli Bororo di Levi-Strauss, a ripetersi e’ la formula, anziche’ la singola storia; sono le situazioni e i tipi (il detective, il potente-corruttore, la dark lady), anziche’ i nomi e i personaggi". Il fruitore in questo modo e’ inserito in una dimensione fatta di accumulo ripetitivo, di abitudini (il che e’ caratteristico del mito), e insieme di piccole variazioni introdotte da storie simili e tuttavia sempre diverse (si pensi al serial televisivo), nei cui confronti puo’ arrivare ad assumere l’attitudine piu’ o meno compulsivamente giocosa di un bricoleur "fai da te".

E’ un accumulo ripetitivo, certo, ma un accumulo di atti di consumo che hanno la forma di acquisizioni di volta in volta connotate individualmente. Proprio questo fa si’ che la cultura di massa diffusa dai media sia un misto di individualismo e conformismo antindividualistico.

Il cosiddetto legame sociale e’ tutt’altro che spezzato. Al contrario, assume la forma compatta di una cultura nel senso dell’antropologia culturale. Sia pure in una maniera "a bassa intensita’", nel cui ambito e’ previsto un allentamento del carattere imperativo del mito e una certa liberta’ dell’individuo, quello dei media e’ pur sempre un mondo fondato sopra abitudini difficili da scalzare una volta instaurate, come appunto quelle di qualsiasi cultura.

Ortoleva si conferma in questo libro un acuto rinnovatore della linea di ricerca che annovera tra i suoi capostipiti Marshall McLuhan, e che consiste nel vedere nei media novecenteschi, cioe’ nella cultura di massa o industria culturale che dir si voglia, non soltanto qualcosa da cui non si puo’ prescindere per una sociologia del presente, ma un succedersi di rotture da collocare in una prospettiva storica.

Rispetto al maestro canadese, tuttavia, Ortoleva e’ piu’ attento nel descrivere gli aspetti di continuita’ e discontinuita’ all’interno di questa storia, che viene presentata talvolta un po’ troppo come aperta al nuovo e per principio inquieta.

Per esempio, un medium del passato come il giornale non e’ affatto sparito, non e’ stato soppiantato dai media recenti e recentissimi, e anzi ha conservato intatta la sua struttura comunicativa fatta di un collage di commenti e "notizie" (un’invenzione storica anche questa, dato che nessuno saprebbe dire cosa veramente sia una notizia).

Al tempo stesso, pero’, la vorticosa comunicazione resa possibile dai media ha mutato, in una maniera non governabile, usi e costumi che affondavano le radici in un tempo molto remoto, facendo cadere i due tabu’ forse piu’ forti che l’Occidente abbia mai conosciuto: quello sul giuramento, sul "dare la parola", e quello sulla rappresentazione del sesso.

Lo sviluppo della pornografia reso possibile dalla riproduzione fotografica e dal cinema ieri, oggi dai video e da Internet, e’ cresciuto in effetti esponenzialmente su se stesso, e non puo’ nemmeno essere ridotto alla sua forma di merce, che pure c’e’. Ha la portata di un’estetizzazione ed esposizione integrale del corpo umano nel cui ambito, come spesso in Occidente, la spinta liberatoria iniziale e la sua impasse finale risultano indistinguibili.

Allo stesso modo, la caduta del tabu’ riguardo all’onore che il giuramento e il "dare la parola" mettevano in gioco e’ certo collegata a un processo di deritualizzazione della vita sociale, che sembrerebbe "liberare" le forze dell’individualismo moderno; ma cede il passo, ancora una volta, alla "bassa intensita’" dei molti riti "fai da te", in cui consumo e sacralizzazione diffusa fanno tutt’uno. Non appare allora strano che chi voglia sul piano mondiale contrastare l’egemonia della cultura occidentale assuma posizioni religiose oltranziste e tradizionaliste.

Il merito principale del libro di Ortoleva e’ dunque in un forte richiamo alla complessita’ e finanche paradossalita’ del mondo contemporaneo. Una lezione a cui qualsiasi sinistra da ripensare e da rifondare non dovrebbe sottrarsi.

*
-  Peppino Ortoleva,
-  Il secolo dei media. Riti, abitudini, mitologie,
-  Il Saggiatore, pp. 334, euro 19.


Sull "due facce" del problema, nel sito, si cfr.:

L’ITALIA, IL VECCHIO E NUOVO FASCISMO, E "LA FRECCIA FERMA". La lezione sorprendente e preveggente di Elvio Fachinelli

DANTE "corre" fortissimo, supera i secoli, e oltrepassa HEGEL - Ratzinger e Habermas!!! MARX, come VIRGILIO, gli fa strada e lo segue. Contro il disfattismo, un’indicazione e un’ipotesi di ri-lettura. AUGURI ITALIA!!!

-  CHI SIAMO NOI IN REALTA’? Relazioni chiasmatiche e civiltà. Lettera da ‘Johannesburg’ a Primo Moroni (in memoriam)


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